Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: wretched and divine    31/08/2012    1 recensioni
Dal testo: "Appena mi sono svegliato dopo l’incidente la prima cosa che ho cercato intorno a me, in mezzo alle pareti bianche e asettiche di quella triste stanza d’ospedale, erano un paio di occhi azzurri come il cielo d’estate; poi i miei genitori sono entrati, mi hanno chiesto come mi sentivo (male) e cosa ricordassi (niente). Niente. Non ricordo e continuo a non ricordarmi niente del mio passato oltre ai miei genitori e un paio di occhi azzurri."
Genere: Romantico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

When it’s time

 

Words get trapped in my mind
Sorry I don’t take the time to feel the way I do
‘Cause the first day you came into my life
My time ticks around you

Appena mi sono svegliato dopo l’incidente la prima cosa che ho cercato intorno a me, in mezzo alle pareti bianche e asettiche di quella triste stanza d’ospedale, erano un paio di occhi azzurri come il cielo d’estate; poi i miei genitori sono entrati, mi hanno chiesto come mi sentivo (male) e cosa ricordassi (niente). Niente. Non ricordo e continuo a non ricordarmi niente del mio passato oltre ai miei genitori e un paio di occhi azzurri.

 

But then I need your voice
As the key to unlock
All the love that’s trapped in me
So tell me when it’s time
to say I love you

Dopo l’incidente ci siamo trasferiti, dai miei genitori ho scoperto che non ho amici ed è per questo che nei due mesi trascorsi in ospedale non ho avuto visite e per questo, secondo loro, non c’era motivo di rimanere. A distanza di un anno dall’incidente ricordo poco o niente del mio passato; mi chiamo Alexander sono nato il 17 febbraio, ho 23 anni, sono alto 1,83, capelli neri corti occhi verdi e altre caratteristiche fisiche che non sto qui ad elencare per non parlare delle cicatrici che l’incidente ha lasciato su di me come promemoria, per quanto ne so non ho mai avuto una ragazza o ragazzo nel mio caso, sinceramente  non so neanche se i miei genitori sono al corrente di questa mia attrazione per gli uomini e qualcosa dentro di me mi suggerisce che è meglio non saperlo. Questa situazione è piuttosto frustrante mi sento come un puzzle a cui manca un pezzo, o forse quel pezzo mancante sono proprio io e in oltre sono più che sicuro che la mia famiglia mi abbia nascosto qualcosa, per questo ho deciso di tornare in Italia nella speranza di ricordare qualcosa.

 

Ora sono qui per le strade della mia città natale addobbata per le festività a cercare di ricordare qualcosa, dopo aver vagato per le strade della città mi ritrovo davanti ad un bar il “Vaniglia blu” e decido di fermarmi a fare colazione. Mi siedo all’ultimo tavolo in fondo alla sala, al lato destro dove c’è una grande vetrata, e poi li vedi, vedo gli occhi azzurri che tormentano i miei sogni da nove mesi a questa parte. L’uomo, probabilmente un cameriere del bar, mi viene incontro.

-Alexander…?- senza accorgermene mi trovo davanti a quest’uomo e che uomo, capelli biondo cenere fino alle spalle, fisico statuario, 1,94 d’altezza. 1,94 d’altezza, da dove esce tutta questa precisone?

-Ci conosciamo?-

-Non basta che sparisci per quasi un anno lasciandomi solo un messaggio, no il principessino deve pure prendermi per il culo!- mi schernisce, da quello che dice ci conosciamo e quindi penso abbia tutte le ragioni per essere arrabbiato, però non posso negarlo quelle parole mi feriscono specialmente perché non è stata una mia scelta quella di non ricordare niente!

 -Mi dispiace, ma non mi ricordo chi sei. Ho avuto un’incidente circa nove mesi fa e quando mi sono svegliato non ricordavo più niente, quindi mi dispiace ma non mi ricordo di te-.

 -Dici davvero?- è sconvolto e probabilmente pensa che lo sto prendendo in giro ma non lo biasimo probabilmente io reagirei allo stesso modo.

-Si…-

-Ti giuro Alexandar se mi stai prendendo in giro non mi vedrai più!- cerco di controbattere ma mi blocca –aspettami qui mi libero e parliamo tranquillamente-.

Lo vedo tornare poco dopo con un vassoio, mi porge un cornetto alla panna e una cioccolata calda mentre lui ha un caffe e un cornetto semplice.

-Come facevi a sapere che prendevo questo?- gli chiedo.

-Bhè sono tipo 5 anni che facciamo colazione insieme e tu prendi sempre questo, adesso racconta, poi ti dirò chi sono-.

 - Bè non c’è molto da dire, nove mesi fa ho avuto un incidente stradale, era il 12 dicembre,  sono stato in coma una settimana e quando mi sono svegliato non ricordavo più niente. Poi ci siamo trasferiti in America e adesso ho deciso di tornare per provare a ricordare qualcosa, ma non sta funzionando molto-

-La cicatrice?- mi chiede dopo minuti di silenzio, nonostante stia lasciando i capelli lunghi per tentare di nasconderla si vede ancora, parte dalla tempia destra e finisce all’angolo destro della bocca.

-L’incidente- rispondo semplicemente –tu saresti?-

- Io sono Jeson, stavamo insieme prima che te ne andassi, cioè quando hai avuto l’incidente.- chi sa perché non resto stupito del fatto che i miei genitori mi hanno mentito per tutto questo tempo, in fondo lo sapevo che era tutto falso, guardo l’uomo davanti a me e il mio cuore mi suggerisce di fidarmi.

-Senti, usciamo da qui e ne parliamo con calma, ok?- annuisco -5 minuti e sono da te-.

 

Siete usciti fuori e vi siete seduti su una panchina isolata del parco, da dove si vede una bellissima villetta bianca.

-Tu non mi stai mentendo, vero?- mormora.

-no…-

-Raccontami cosa è successo.- mi chiede, anzi mi ordina Jeson.

-Circa neve mesi fa il 12 dicembre, come ti ho già detto, ho avuto un incidente d’auto… quando mi sono svegliato non ricordavo niente come tuttora d’altronde…-

-Smettila di prendermi in giro, sei solo un bastardo! Tu non sai che vuol dire…- lo blocco, sento le lacrime a gli occhi ma mi costringo a parlare, sono anche leggermente, forse tanto, incazzato.

-TU non sai che vuol dire, non sai che vuol dire non ricordare niente, non sai che vuol dire passare due mesi incollato in un letto d’ospedale…- le lacrime scendono inesorabili dai miei occhi, ma le lascio stare non tento di nasconderle, so, nel profondo del cuore, che davanti a lui posso piangere -…e non sai che vuol dire passare altri quattro mesi in riabilitazione con una gamba che molto probabilmente non funzionerà come prima…- ormai il mio corpo è scosso da singhiozzi e le lacrime non accennano a smettere di cadere dai miei occhi.

mi stringe tra le sue braccia, continuo a piangere posando il capo sul suo petto, il cuore mi batte forte e sento che così potrei affrontare qualsiasi problema.

-Scusa piccolo…- mi da un bacio tra i capelli e il mio cuore perde un battito –ti aiuterò a ricordare e se non ci riuscirò ti faro innamorare di me un'altra volta. Adesso andiamo a casa, ok?- e penso che se ha intenzione di farmi innamorare di lui è sulla buona strada...

 

All I want is you to understand
That when I take your hand
It’s ’cause I want to
We are all born in a world of doubt
And there’s no doubt
I figured out
I love you

Ora siete seduti al tavolino di quella che, in teoria, dovrebbe essere la vostra casa e Jeson sta preparando un caffè.

-Allora... cosa vuoi sapere su di me?- mi chiede mentre armeggia con la macchinetta per il caffè.

-Tutto-

-Tutto? Facciamo che qualcosa te lo racconto io e qualcosa cerchi di ricordartelo tu? Se no ci facciamo vecchi…- dice sorridendo triste.

-Ci proverò…-

-Allora… da dove comincio? Va be… mi chiamo Jeson sono nato l’8 giugno, ho 26 anni. Ci siamo conosciuti un estate al mare tu avevi 16 anni, io 19 avevamo molte cose in comune e da lì a innamorarci il passo è stato breve. Quello stesso inverno ci siamo messi insieme e quattro anni fa abbiamo iniziato la convivenza, dopo che i tuoi ti avevano sbattuto fuori di casa perché gli avevi detto di noi. Da quel momento tutto è stato perfetto, certo litigavamo, non sempre eravamo d’accordo però poi rimanevamo sempre io e te! Poi la sera dell’incidente, ero a casa ti stavo aspettando eri in ritardo di 20 minuti mi stavo preoccupando, quando facevi tardi avvertivi sempre, poi mi è arrivato un tuo messaggio in cui dicevi che tutti gli anni che avevi trascorso con me erano stati un errore che avevano ragione i tuoi e saresti tornato da loro…-

-Probabilmente sono stati i miei genitori…- mormoro.

-Sicuramente. Credimi ti ho cercato, dopo due giorni a casa dei tuoi non c’era più niente, poi c’ho provato a cercarti ancora ma…- vedo una lacrima cadere dai suoi occhi, questa visione mi stringe il cuore, mi avvicino e lo abbraccio, il mio cuore batte forte dall’emozione e penso che ormai neanche volendo potrei più allontanarmi da lui.

 

Quella sera e quelle successive ti ha obbligato a passare la notte lì perché come ha detto lui, questa è anche casa tua; ti sei stabilito in quella che era la vostra camera, visto che lui da quando te ne sei andato dorme nella stanza degli ospiti.

                                                      

 

Mi sono svegliato nel bel mezzo della notte a causa dei tuoni e semplicemente… ho ricordato tutto. TUTTO. La prima volta che vidi Jess, il nostro primo bacio, la nostra prima volta, la convivenza, l’incidente, tutto, anche la sua paura per i tuoni.

Mi dirigo nella sua camera, sicuro di ritrovarlo rannicchiato in un angolo con le ginocchia al petto e le lacrima a gli occhi, infatti lo trovo così, mi guarda e penso che è semplicemente stupendo;  mi siedo accanto a lui e lo abbraccio.

-Amore, calmo ora ci sono io- mi guarda stupito.

-Tu…?-

-Si sono io, sono tornato, sono io- mi abbraccia e inizia a singhiozzare –che ne dici di tornare a letto?- annuisce e una volta in camera ci sdraiamo rimanendo abbracciati.

-Ti amo- mi sussurra all’orecchio.

-Ti amo anch’iogli  rispondo e inizio a cantare la nostra canzone -And I feel lonely for all the losers that will never take the time to say what was really on their mind instead they just hide away. Yet they’ll never have someone like you to guard them and help along the way or tell them “when it’s time?, to say I love you” so tell me “when it’s time?, to say I love you”-

-Ti amo - mi ripete e io in risposto lo bacio, e ci addormentiamo così stretti l’uno all’altro, pronti per affrontare, di nuovo, una vita insieme.

 

 

 

 

Ringrazio chiunque ha avuto il coraggio di leggere questa storia e mi piacerebbe avere un vostro parere anche negativo, mi sarebbe d’aiuto per capire dove sbaglio J

La canzone che accompagna la storia è When it’s time dei Green Day, qui c’è anche la traduzione: http://www.youtube.com/watch?v=Ayxlg4rdq1s

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: wretched and divine