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Autore: mircea    01/09/2012    2 recensioni
Rabastan Lestrange, un ragazzo Purosangue sempre all’ombra del fratello maggiore, in un giorno d’estate conosce Harriett, una ragazza Babbana, che gli insegnerà a ridere e gli cambierà la vita. Rabastan deve scegliere se continuare ad amare la dolce Harriett o dimostrare di essere un vero e spietato Lestrange tanto quanto suo fratello Rodolphus.
Storia partecipante al contest "Proibito" di Violet Acquarius.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rabastan Lestrange, Rodolphus Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Autore: Maureen Stark (dark_moon sul forum)
Titolo: Ombre
Rating: Verde
Generi e avvertimenti: Drammatico, One-Shot
Personaggi: Rabastan Lestrange/OC, Rodolphus Lestrange
Situazione scelta: Amore tra un/una Purosangue e un/a Babbano/Babbana

 
 
 

Ombre.

 
 
Da trent’anni ce l’aveva accanto.
La sua bocca sottile s’incurvava in una piega amara tutte le volte che gli tornavano in mente quei ricordi.
Sembrava che il tempo, invece di alleviare il suo dolore, stesse scavando ferite sempre più profonde ogni giorno che passava.
Quando Rabastan ripensava a quel giorno di trent’anni prima in cui l’aveva conosciuta, era come se lei fosse lì, davanti a lui, poteva quasi toccare il suo leggero vestito arancione.
Di quel famoso giorno non ricordava altro se non un caldo atroce e lei.
Aveva uno smalto rosso sangue che sembrava riflettere tutta la luce del Sole, alto sopra le loro teste.
Rideva, e suoi occhi verdi s’illuminavano in un modo che il ragazzo aveva da subito trovato delizioso.
Non ricordava bene cosa si fossero detti, era troppo impegnato a contemplare la sua bellezza.
Lei disse qualcosa riguardo al suo essere un “giovane uomo tenebroso”, poi risero insieme.
Si chiamava Harriett. Rideva sempre, Rabastan aveva riso di più in un solo giorno passato con lei che in tutta la sua infanzia trascorsa agli ordini di suo fratello Rodolphus e del loro vecchio padre che trovava fastidioso anche il fruscio di una foglia che cade.
Suo fratello lo chiamava “Piagnucoloso” da quando suo zio Benjamin aveva torturato un cane per farlo divertire, e Rabastan, che aveva meno di sei anni, si era rintanato in camera sua a piangere.
Rodolphus era un vero Lestrange, sadico già da bambino, e tutti in famiglia ne erano orgogliosi.
Rabastan era il debole fratello minore, un’ombra che nessuno ricordava mai.
Aveva da sempre desiderato fare davvero parte di quella nobile famiglia dal sangue puro, temuta e rispettata da tutti.
Quando suo fratello andò all’altare con quella Black a lui completamente sconosciuta, Rabastan si ritenette per la prima volta nella sua vita più fortunato di Rod: aveva ancora tempo per trovare una Purosangue da sposare e forse avrebbe potuto addirittura scegliersela da solo.
Poi arrivò Harriett e i desideri che aveva avuto sin da piccolo scomparvero all’istante.
Si videro spesso, lui dapprima era un po’impacciato, poi il sorriso dolce che lei gli rivolse un giorno gli conferì un po’ di coraggio.
Le risate si trasformarono in baci, le parole in lievi gemiti di piacere.
Era successo tutto all’improvviso ed era tremendamente bello.
Si sentiva forte, al di sopra di Rod e del suo matrimonio combinato, di suo padre e di tutti gli altri che discutevano solo di soldi e di purezza di sangue.
Harriett gli aveva insegnato a ridere e nulla era più importante.
Quanto si sbagliava! Avrebbe dovuto prenderla per mano e correre con lei fino all’estremo confine del mondo, scappare dalla magia, dai pregiudizi, dai dogmi di suo padre.
Invece rimase. S’incontravano di nascosto perché nessuno doveva sapere.
Harriett era Babbana. Lui era un Purosangue e per di più non le aveva neanche rivelato la sua natura di mago.
Se l’avesse fatto, lei si sarebbe potuta spaventare o non gli avrebbe creduto.
Il loro rapporto si sarebbe guastato per sempre.
Così Rabastan continuò a mentire ad Harriett, ai Lestrange, a sé stesso.
Si diceva che ce l’avrebbe fatta a stare con lei, che si sarebbe sciolto dalle catene che la sua famiglia gli aveva stretto attorno sin da quando aveva visto la luce del Sole.
Un giorno, Rodolphus lo tirò per un braccio e lo condusse nel bosco accanto alla villa di famiglia.
Il sorriso che gli rivolse era freddo come la neve sotto i loro piedi.
“Sai Stan, io credevo in te” gli disse.
“Pensavo che prima o poi ti saresti dato un svegliata, che dal mio piccolo fratellino piagnucoloso saresti diventato un uomo, un vero Lestrange. Io ci speravo, perché ci tengo a te, lo sai.”
I loro passi lasciavano tracce sulla neve soffice. Rabastan aveva paura di sapere dove il fratello volesse arrivare.
“Invece mi hai profondamente deluso, fratellino. Credevi che non me ne accorgessi? Credevi che fossi così stupido?”
Rabastan avrebbe voluto dire qualsiasi cosa, ma la lingua gli si era incollata al palato. Ogni volta che guardava i freddi occhi di Rod, i passerotti si mangiavano tutte quelle poche briciole di coraggio che aveva.
Arrivarono davanti ad una vecchia baracca con metà del tetto sfondato e Rod aveva ancora quel sorriso glaciale stampato in volto.
La porta di legno scricchiolò lievemente mentre si apriva.
Quando la vide, il suo cuore perse un battito.
Aveva un vestito azzurro quel giorno, i capelli colmi di ragnatele, il volto contratto in una smorfia di dolore.
Non sembrò riconoscerlo.
“Guardala! Guardala bene, la tua puttana con il sangue sporco! Ascolta che bella voce che ha! Crucio!
Rodolphus rise.
Harriett urlò.
Dopo quasi trent’anni dall’accaduto, quando ci pensava, Rabastan era pervaso da una furia cieca che presto si tramutava in sconforto.
Suo fratello, chissà come, seppe e ogni cosa crollò.
Rabastan Lestrange non era un vero Lestrange, era un debole innamorato di una Sanguesporco.
Un ragazzo piagnucoloso che si era preso una stupida Babbana.
Non sarebbe mai stato degno del suo cognome.
Quando andò a trovare Harriett per l’ultima volta, lei sembrava ricordare la tortura che Rodolphus le aveva inflitto come il peggiore degli incubi.
Rabastan le si avvicinò lentamente.
“Mi dispiace” sussurrò.
Negli occhi di lei scorse la curiosità.
Il ragazzo conficcò il coltello nella gola di Harriett e sul suo volto poté dipingersi solo un’espressione stupefatta prima che un’ombra scura velasse i suoi occhi, fino ad un attimo prima così luminosi.
Caldo sangue scarlatto andò a sporcare le dita di Rabastan Lestrange, che da quel momento in poi poteva essere degno di portare quel nome.
“Non è sporco il suo sangue” pensò stupidamente.
Depose un lieve bacio sulle labbra carnose di Harriett.
L’ombra di suo fratello calò su di lui e il vento che era entrato quando Rod aveva aperto la porta sembrò sussurrargli “Piagnucoloso”.
No, finalmente non lo era più.
Nessuna lacrima avrebbe più bagnato le sue gote: aveva fatto la sua scelta e aveva pagato per il disonore che aveva arrecato alla sua famiglia.
Si convinse che quella fosse la giusta fine per Harriett.
“Ben fatto, fratello” gli disse Rodolphus.
Stan “Piagnucoloso” morì con lei, da quel momento Rabastan Lestrange poté emergere e tentare di brillare più di suo fratello Rodolphus.
Ogni notte, però, Rabastan Lestrange si svegliava di botto, madido di sudore, con l’ amara consapevolezza di essere un mostro.
Durante il giorno, scacciava via gli incubi e si ripeteva: “Non piangerò mai, sono un Lestrange”.
Da trent’anni la immaginava davanti a sé, mentre lo baciava, mentre gli urlava contro, mentre gli si avvicinava grondante di sangue.
L’ombra della dolce Harriett non l’aveva mai abbandonato e il ragazzo, diventato ormai uomo, non riusciva a capire se quella fosse una tremenda condanna o un dono stupendo.
Perché l’aveva amata e l’amava ancora.
A dieci anni dalla morte di Lord Voldemort, nessuno sa che fine ha fatto Rabastan Lestrange e, a dirla tutta, a nessuno importa davvero.
A volte, la gente racconta di aver visto nell’ombra un uomo tenebroso, le sue mani sporche di sangue che accarezzano il collo raggrinzito, che sussurra: “Piango, sono un assassino”.
 
 
 
 
Nda: grazie mille a chi ha letto!
Forse devo dire un paio di cosette per rendere più chiara la storia.
Innanzitutto Rabastan conosce Harriett nell’estate del ’77, quando ha una ventina d’anni, e la uccide nell’inverno del ’78. Diventerà un Mangiamorte solo dopo averla uccisa.
Ho sempre visto Rabastan all’ombra di suo fratello, anche se entrambi sono nominati solo un paio di volte. Non so, sarà perché Rodolphus è il marito di Bellatrix e questo lo rende un po’ più “importante”.
Rabastan non sopporta di essere oscurato dal fratello e per questo alla fine decide di uccidere la sua amata e cerca di non dare peso alla sua azione.
Io ho pensato che pian piano i sensi di colpa lo abbiano fatto impazzire.
Se non sbaglio la Rowling non dice niente a proposito della sua fine, quindi questa è l’interpretazione che gli ho dato!
Ah sì, mi sembra sia chiaro, Rod e Stan sono le abbreviazioni di Rodolphus e Rabastan!
Spero vi sia piaciuta, recensioni e critiche sono sempre ben accette!

La storia non è stata scritta a scopo di lucro.
   
 
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