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Autore: Emily Kingston    01/09/2012    4 recensioni
I don't like walking around this old and empty house
So hold my hand, I'll walk with you, my dear

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“Non mi infastidisce il fatto che tu abbia bisogno di me,” continuai, balbettando. “E volevo dirti che…be’…sì…se mai avrai bisogno di una mano puoi stingere la mia.” Annabeth mi guardò con tenerezza – probabilmente, dato che si trattava di un bis, dovevo farle anche un po’ pena. “E, be', se ti servirà qualcuno da insultare puoi rivolgerti tranquillamente a me, tanto sono bravo a farti infuriare. E, sì, insomma, il punto è che io sono al tuo fianco e non mi infastidisce il fatto di esserci.”
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Allora prendi la mia mano, camminerò con te


Eravamo tornati al campo subito dopo la riunione sull’Olimpo.
Mia madre mi aveva incrinato un paio di costole quando io e Annabeth eravamo apparsi nell’atrio dell’Empire State Building, ma ne era valsa la pena.
C’erano state diverse occasioni – quando combattevo con il dragone o con Crono stesso – in cui avevo pensato di non rivederla mai più.
I feriti erano stati subito trasferiti nella Casa Grande, sotto le cure e la supervisione dei ragazzi e le ragazze della casa di Apollo e per i caduti erano state organizzate delle cerimonie il pomeriggio stesso del nostro ritorno.
Per un attimo, mentre i drappi bruciavano alimentando le fiamme, mi era sembrato che Peleo – il drago a guardia del Vello d’Oro – ci stesse guardando, come se fosse consapevole di ciò che stava succedendo.
Mi si stringeva il cuore al pensiero di tutti i mezzosangue che avevano perso la vita in quella guerra e un po’ mi sentivo anche in colpa. Avendo creduto di essere il ragazzo della profezia mi ero immerso nello Stige per diventare invulnerabile, mentre tutti gli altri avevano combattuto con la sola protezione di uno scudo e un’armatura.
Forse, quando Annabeth mi aveva dato del vigliacco, non aveva poi tutti i torti.
Diversi giorni dopo la battaglia di Manhattan, il campo era più o meno tornato come prima. Le case erano state risistemate ed altre stavano venendo costruite con l’aiuto di tutti. Ogni giorno nuovi mezzosangue oltrepassavano il pino di Talia accompagnati dai loro satiri-guida e l’umore del signor D sembrava essere molto migliorato da quando Zeus aveva ridotto la sua punizione di cinquant’anni.
Era notte fonda quando qualcuno bussò con insistenza alla porta della casa di Poseidone.
L’edificio dedicato ai figli del dio del mare era il secondo della fila maschile – le case erano disposte a U, un braccio per le dee ed uno per gli dei – ed era ricavato da una roccia marina. Qualche anno prima l’avevo condiviso per un periodo con Tyson, il mio fratellastro ciclope, ma ormai mi ero abituato a starci da solo.
Quando il fastidioso visitatore bussò di nuovo, mi alzai barcollante dal letto e aprii la porta.
Dave, un ragazzino della casa di Atena, mi rivolse un sorriso assonnato.
Io mi stropicciai gli occhi e sbadigliai.
“Annabeth?”
Dave annuì.
“Ci risiamo,” sospirò.
Senza badare al fatto che fossi in pigiama, mi richiusi la porta alle spalle e lo seguii nella notte.
La casa di Atena era contrassegnata da un gufo appeso sopra la porta. Ormai avevo imparato a riconoscerla anche al buio.
Quando Dave aprì la porta, un drappello di figli di Atena era radunato attorno ad uno dei letti. Altri ragazzi avevano cercato di ignorare il trambusto e si erano rintanati sotto alle lenzuola, altri ancora erano usciti dalla casa borbottando, diretti verso l’edificio dei figli di Ermes (da Ermes ospitalità la si trovava sempre, anche nel cuore della notte)
Mi feci largo tra i ragazzi e mi inginocchiai ai piedi del letto dove Annabeth si dimenava nel sonno, sudata e agitata.
Da quando eravamo tornati al campo faceva degli incubi orribili; i suoi fratelli venivano a chiamarmi praticamente ogni notte perché li aiutassi a calmarla.
“Annabeth,” la chiamai, appoggiandole una mano sulla spalla.
Lei mugolò, cercando di allontanarsi dal mio tocco, spaventata.
Chiamai di nuovo il suo nome e, dopo un paio di scossoni, finalmente aprì gli occhi.
“P-Percy..” biascicò.
Aveva i capelli biondi appiccicati al viso e le scorgevo ancora un’ombra di paura negli occhi.
Chiesi ad uno dei suoi fratelli di portarle un bicchiere d’acqua e l’aiutai a sedersi sul bordo del letto.
Quando mi accorsi che ci stavano fissando tutti arrossii.
“Tornate a dormire ragazzi,” dissi, sedendomi accanto ad Annabeth sul materasso.
Con un po’ di riluttanza, ognuno tornò nel proprio letto. Solo Dave rimase in piedi accanto a noi, con un bicchiere colmo d’acqua fresca.
“Grazie,” gli sussurrai e lui sorrise prima di sparire fra le lenzuola del suo letto.
Annabeth bevve l’acqua in un solo sorso. Sembrava rinvigorita, ma era ancora un po’ scossa.
“Facciamo due passi in spiaggia, ti va?” le chiesi. “Così mi racconti del tuo sogno.”
Ci pensò su per qualche minuto, andare in spiaggia in piena notte era contro le regole, avremmo violato il coprifuoco che ci imponeva di chiuderci nelle nostre capanne alle undici e riuscirne solo la mattina seguente.
Non rispose, mi strinse forte la mano ed io lo presi come un sì.
Cercando di non svegliare quelli che dormivano – anche se ero certo che ben pochi di quelli che si erano svegliati quella notte fossero già riusciti a riprendere sonno – sgattaiolammo fuori dalla capanna, diretti verso la spiaggia di Long Island.
Camminammo in silenzio per un po’, poi Annabeth si schiarì la voce.
“Di nuovo lo stesso sogno?” chiesi.
Lei mi guardò, affranta.
Erano giorni che sognava la morte di Luke: lui che si pugnalava il braccio con un sorriso e moriva, lì, davanti ai nostri occhi e lei non poteva fare niente.
“Questa volta, però,” disse, la voce ancora arrochita dal sonno, “mi ha parlato.”
Ci sedemmo sulla sabbia e io mio mi misi all’ascolto in silenzio.
“Diceva che gli dispiaceva per non aver mantenuto la promessa, di chiedere scusa a Talia da parte sua e che non è stata colpa mia.”
Le passai un braccio attorno alle spalle, anche se non ero del tutto sicuro che fosse la cosa giusta da fare.
Qualche settimana prima, il giorno del mio compleanno, io e Annabeth ci eravamo baciati. Be’, non era stato solo un bacio, io avevo anche cercato di dirle che mi piaceva, ma avevo fatto la figura dell’idiota e lei era stata costretta a farmi tacere prima che continuassi a mettermi in ridicolo. Non che la cosa mi sia dispiaciuta.
Solo che non sapevo ancora bene come comportarmi con lei. Avevo sempre paura di fare la cosa sbagliata e nella maggior parte dei casi, ovviamente, la facevo.
Ma Annabeth non si ritrasse, appoggiò il capo sulla mia spalla e la sentii trattenere un singhiozzo.
Non sapevo mai come consolarla quando mi raccontava dei sogni. Non c’era molto da dire, in effetti.
Luke era morto, e io non potevo farci niente. Aveva ferito Annabeth in molti modi, e io non potevo farci niente.
Improvvisamente mi accorsi che non ero in grado in alcun modo di lenire il dolore di Annabeth. Qualsiasi cosa io avessi detto o fatto non avrebbe mai potuto cancellare la realtà.
Luke Castellan era morto.
“Mi dispiace,” sussurrò Annabeth, ingoiando i singhiozzi.
Ci rimasi di sasso. Non pensavo di meritare delle scuse da parte sua, anzi, pensavo di doverle fare io.
“Tutto questo parlare di Luke e svegliarti in piena notte e piangere e rimuginarci…”
Per un attimo mi chiesi se non stesse scherzando. Si stava davvero scusando per…Menomale che lei è quella intelligente!
“Fai sul serio?”
Annabeth mi guardò e vidi baluginare nei suoi occhi quella luce guerriera che li illuminava sempre.
“Certo che faccio sul serio, Testa d’Alghe!” esclamò, alzando di scatto la testa. “Ti sto assillando e mi dispiace.”
Io sorrisi e dovetti davvero trattenermi dal riderle in faccia.
Mi ci sarebbero voluti secoli per capire perché Annabeth andasse così d’accordo con Rachel adesso che ospitava lo spirito dell’Oracolo di Delfi mentre prima la odiava, lo ammetto, ma anche lei non era poi così sveglia sul fronte sentimentale.
“Tu non mi assilli,” dissi, guardando il mare. Stavo per dire una cosa sdolcinata e l’unica cosa che mi avrebbe dato il coraggio per dirla era proprio quella: il mare. “Io…io sono contento che tu voglia me quando hai gli incubi. Non vorrei che ti consolasse qualcun altro. Mi va bene così.”
Annabeth arrossì lievemente, ma la vidi nascondere un sorriso.
“C’è altro che vuoi dirmi, Testa d’Alghe?” questa frase mi ricordò il giorno del mio compleanno, quando eravamo seduti nel padiglione a mangiare un dolcetto blu.
E come quel giorno, come ogni volta che c’era Annabeth nei paraggi, sentii la gola secca e feci la figura dell’idiota.
“Non mi infastidisce il fatto che tu abbia bisogno di me,” continuai, balbettando. “E volevo dirti che…be’…sì…se mai avrai bisogno di una mano puoi stingere la mia.” Annabeth mi guardò con tenerezza – probabilmente, dato che si trattava di un bis, dovevo farle anche un po’ pena. “E, be', se ti servirà qualcuno da insultare puoi rivolgerti tranquillamente a me, tanto sono bravo a farti infuriare. E, sì, insomma, il punto è che io sono al tuo fianco e non mi infastidisce il fatto di esserci.”
Sentii la mano di Annabeth raggiungere la mia e sperai che Atena non mi fulminasse per aver detto delle cose così sdolcinate a sua figlia.
“Sai, sono davvero contenta che tu non sia diventato un dio.”
“Perché altrimenti saresti stata costretta a dire che sono più intelligente di te sennò ti avrei fulminato?” mi aspettavo un pugno o come minimo un’occhiataccia, ma Annabeth era piuttosto brava a stupirmi quando mi aspettavo i pugni.
Si avvicinò e mi dette un bacio. Anche se non era la prima volta che ci baciavamo, mi tremarono lo stesso le mani.
“Perché altrimenti non avrei scoperto quanto puoi essere sdolcinato.”
“Se mi prendi in giro davanti agli altri torno dagli dei e accetto l’offerta,” la minacciai.
Annabeth inarcò le sopracciglia.
“Adesso che ho visto il tuo ‘io’ romantico puoi anche diventare un dio.”
Era una cosa idiota, ma per un momento pensai che dicesse sul serio. Credo di essere sbiancato o qualcosa del genere, un po’ come quando avevo creduto che Annabeth si sarebbe unita alle Cacciatrici – e non fu un bel momento, fidatevi.
Poi Annabeth scoppiò a ridere e mi diede un paio di baci sulle labbra.
“Sei proprio uno stupido, Testa d’Alghe!” esclamò.
“Con te non si sa mai,” borbottai.
“Senti,” riprese, sorridendo. “Credi che me lo darai un bacio o devo fare tutto da sola?”
Quelle parole mi colpirono dritto nel mio orgoglio maschile. Sì, anche se sono un semidio ne ho uno anche io.
Voleva un bacio? Ne avrebbe avuto uno da far invidia al bacio subacqueo del mio compleanno.
Le afferrai le spalle e la bacia sulla bocca, spostando le mani sul suo collo mentre ci baciavamo.
Dopo qualche minuto si allontanò con un sorriso.
Okay, meglio del bacio subacqueo forse no, ma ci era andato davvero vicino.
L’aiutai ad alzarsi e, stando attenti che le Arpie delle pulizie non ci vedessero, tornammo verso le capanne.
“Cercherò di non fare più incubi,” mi disse, quando ci fermammo davanti alla casa di Atena. Per un attimo mi sembrò che il gufo sulla porta mi stesse guardando con severità.
Lo ignorai ed accarezzai la guancia di Annabeth.
“Cerca di farne, invece,” risposi con un sorriso. “Almeno avrò una scusa per vederti.”
Annabeth sbuffò, dandomi un pugno sulla spalla.
“Sei sempre il solito!” brontolò.
Con un sorriso storto la baciai sulle labbra velocemente – anche perché quel gufo ci stava davvero guardando con troppa insistenza per essere solo un gufo – e poi le sfiorai la fronte con un altro bacio.
“Buonanotte,” sussurrai.
La vidi arrossire all’ombra della notte e sogghignai tra me e me.
“Buonanotte, Percy.”
Mi allontanai verso la casa di Poseidone e quando mi voltai indietro il gufo aveva riacquistato il suo sguardo serio, ma ebbi come la sensazione che stesse sorridendo.


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I don't like walking around this old and empty house
So hold my hand, I'll walk with you, my dear
The stairs creak as I sleep, it's keeping me awake
It's the house telling you to close your eyes
Some days I can't even trust myself
It's killing me to see you this way
'Cause though the truth may vary this ship
Will carry our bodies safe to shore
Hey! Hey! Hey!
That's an old voice in my head that's holding me back
Well, tell her that I miss our little talks
Soon it will be all over and buried with our past
We used to play outside when we were young
An full of life and full of love
Some days I feel like I'm wrong when I'm right
Your mind is playing tricks on you, my dear
'Cause though the truth may vary this ship
Will carry our bodies safe to shore
Don't listen to a word I say
Hey!
The screams all sound the same
Hey!
Though the truth may vary this ship
Will carry our bodies safe to shore
You're gone, gone, gone away
I watched you disappear
All that's left is a ghost of you
Now we're torn, torn, torn apart
There's nothing we can do
Just let me go we'll meet again soon
Now wait, wait, wait for me
Please hang around
I'll see you when I fall asleep
Don't listen to a word I say
Hey!
The screams all sound the same
Hey! 
Though the truth may vary this ship
Will carry our bodies safe to shore
Don't listen to a word I say
Hey!
The screams all sound the same
Hey!
Though the truth may vary this ship
Will carry our bodies safe to shore
'Cause though the truth may vary this ship
Will carry our bodies safe to shore
'Cause though the truth may vary this ship
Will carry our bodies safe to shore



Qualche giorno fa canticchiavo Little Talks ed è uscita fuori questa storia. Niente, ho solo pensato che Annabeth debba essere rimasta molto provata dalla morte di Luke, è stato comunque un suo grande amico e, anche se l'ha negato, credo che un tempo sia stata anche innamorata di lui. E ho pensato che l'unico che avrebbe mai potuto consolarla è Percy. E poi le parole di Little Talks mi fanno pensare ad una ragazza triste che ripensa al passato e che non vuole stare da sola in un posto che le ricorda qualcosa e ad un ragazzo che con tutte le sue forze cerca di starle accanto. Magari sono l'unica che ci vede queste cose, comunque, spero che questa shot possa piacervi. 
Mi farebbe piacere ricevere dei pareri, perciò sbizzaritevi e siate spietati!
Grazie a chiunque si femerà a leggere. 
Emily :)
   
 
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