Ron Weasley uscì dalla serra, allo stesso tempo soddisfatto e preoccupato.

Aveva trovato ciò che stava cercando, ma questo significava che avrebbe dovuto fare ciò che si era prefisso: non aveva più scuse.

A dire il vero avrebbe preferito aspettare un’occasione diversa, non aveva capito molto bene il significato di quella festività babbana, la festa della donna, ma aveva deciso di farlo comunque.

O, per meglio dire, Harry, sfinito nel sentirlo ripetere da secoli che prima o poi si sarebbe fatto avanti, l’aveva praticamente obbligato a farlo in quel giorno che, secondo l’opinione del ragazzo sopravvissuto e della sua fidanzata, nonché sorella di Ron, Ginny, era l’occasione migliore che Ron avrebbe potuto avere dopo la figuraccia che era riuscito a fare quando aveva tentato di invitare Hermione al Ballo del Ceppo, l’anno precedente, con quella frase decisamente infelice per cui lei, sicuramente, non l’aveva ancora del tutto perdonato.

"Hermione, tu sei una ragazza…" si, senza dubbio era stato un cretino, questo non era in forse.

Il rosso entrò in sala comune con il suo bottino tra le mani, nascosto dietro la schiena.

Vide Hermione seduta dalla parte opposta della stanza, di schiena, immersa nella lettura di un libro decisamente enorme, così presa da quello che stava leggendo che non si era accorta di Harry e Ginny che stavano progressivamente svuotando la sala comune con varie scuse più o meno credibili.

I due Grifondoro, una volta completata la loro missione di liberare il territorio d’azione, si scambiarono con Ron un cenno e lo superarono con evidenti gesti d’incoraggiamento, dopodichè uscirono dal buco del ritratto, che si richiuse alle spalle di Ron.

Ron inspirò a fondo e con passi lunghi e veloci attraversò la stanza circolare raggiungendo la poltrona scarlatta su cui Hermione era accucciata.

Si fece coraggio e riuscì a parlare –Ciao.- disse, e quel saluto risultò più faticoso di un’intera interrogazione di Trasfigurazione.

Hermione sobbalzò, e si voltò verso il ragazzo –Ciao.- rispose riscuotendosi dalla lettura e portando tutta la sua concentrazione sul ragazzo che stava di fronte a lei. Cosa che non le venne affatto difficile, comunque.

-Ehm… Che stai leggendo?- domandò Ron sedendosi accanto a lei e stando attento a non mostrarle il mazzolino che teneva dietro la schiena e, contemporaneamente, avendo cura di non rovinarlo.

-Oh… "I castelli infestati della Bulgaria". Me l’ha mandato Viktor, per la festa della donna.- spiegò Hermione girandosi il volume tra le mani –Un po’ esagerato, direi, è molto antico, ce ne sono solo quattro copie in tutto il mondo.- spiegò, senza grande entusiasmo –Suppongo che sia per convincermi ad andare da lui in Bulgaria, quest’estate.-

Ron rimase qualche secondo in silenzio, abbassando lo sguardo. Quello le aveva regalato un libro unico e costosissimo… e lui si presentava con…

Si alzò di scatto –Devo andare.- disse.

Hermione si accigliò –Che hai dietro la schiena?- domandò, notando che il ragazzo aveva tenuto le mani nascoste da quando era arrivato.

-Io? Chi? Schiena? Quale schiena?- come gli succedeva sempre, Ron si fece prendere da panico, e le sue orecchi si tinsero di rosso in pochi secondi.

-Non fare lo stupido, Ron, cos’è?- insistette Hermione.

-Nulla… insomma… è solo un…- balbettò Ron mostrando il mazzo di fiori che aveva tenuto nascosto per tutto il tempo.

Hermione lo vide e le brillarono gli occhi, anche se Ron non lo notò –Che… carino…- disse con un sorriso triste ammirando le mimose e le roselline di bosco che componevano il mazzo destinato sicuramente a Lavanda Brown.

-Beh… è solo… una… sciocchezza.-

-No, non lo è.- sorrise Hermione guardandolo negli occhi azzurri –Lavanda è fortunata.-

-Lavanda?- per un secondo, Ron prese in considerazione l’idea di mentirle e dire che effettivamente quei fiori erano per Lavanda. Ma cosa ci avrebbe guadagnato?

-In realtà, li avrei presi per te.- confessò Ron diventando ancora più rosso.

Hermione rimase in silenzio, stupita e felice come non ricordava di esserlo stata molte volte. Ma ovviamente Ron diede un significato sbagliato a quel silenzio, interpretandolo come delusione –Non è bello come il regalo di Krum, ma… insomma, visto che ti piacciono le rose di bosco… ho pensato che… ah, sono uno stupido, lascia perdere.-

Ron fece per voltarsi, ma Hermione lo trattenne per un braccio –Ron, aspetta…- disse fissandolo con un sorriso spontaneo –Non c’è paragone tra il regalo di Viktor e questo. Perché il tuo è fatto col cuore, e già per questo vale mille volte di più. Ma aggiungici altre mille volte in più, perché me l’hai fatto tu.- spiegò la ragazza prendendo il mazzolino e guardandolo con affetto. Dopo qualche secondo lo poggiò su un mobiletto con cura e si rivolse al ragazzo –Questo è il regalo più bello che io abbia mai ricevuto, Ron, grazie.-

-Di niente.- arrossì Ron per la milionesima volta –Non devi ringraziarmi…-

-Si, invece.- Hermione, stranamente sicura di sé stessa, fece un passo verso di lui –Si che devo ringraziarti.- la ragazza si alzò in punta di piedi e baciò lievemente le labbra del ragazzo. Ron era immobile, incredulo, ma non si era spostato, perciò Hermione gli passò le braccia attorno al collo e lo baciò di nuovo, questa volta più a lungo.

Ron, dopo qualche secondo, le passò le braccia attorno alla vita e rispose al bacio, approfondendolo.

Ancora non aveva capito il significato della festa della donna, ma se le mimose avevano quell’effetto, avrebbe dovuto scoprirle prima!