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Autore: harryslies    01/09/2012    6 recensioni
«Phoebe, ti amo. Ti ho sempre amata e ti amerò per sempre. Mi sono innamorato di te fin dal primo giorno in cui ti ho vista, un anno fa sapevo che non ti avrei mai lasciata andare. Sei tutto ciò di cui ho bisogno, sei tutto ciò che voglio, sei tutto ciò che ho sempre desiderato. Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata, non riesco ad immaginare come sarebbero le cose se non ci fossi tu accanto a me. Ti amo, Phoebe»
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«Dove cazzo sta andando?», urlò Harry.
«Probabilmente ora è già all’aeroporto, l’aereo parte alle tre e un quarto», spiegò Louis.
«Dove?», urlò più forte il riccio.
«New York», disse Zayn.
«E quanto tempo rimane lì?».
«Non si sa», fece Liam.
«Voi sapevate che sarebbe partita e non mi avete detto niente?», disse, ancora urlando, Harry visibilmente in preda al panico e con gli occhi lucidi.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Consiglio di leggere la one-shot con Fearless di Taylor Swift come sottofondo)




4 aprile 2011
 
«Phoebe, ti amo. Ti ho sempre amata e ti amerò per sempre. Mi sono innamorato di te fin dal primo giorno in cui ti ho vista, un anno fa sapevo che non ti avrei mai lasciata andare. Sei tutto ciò di cui ho bisogno, sei tutto ciò che voglio, sei tutto ciò che ho sempre desiderato. Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata, non riesco ad immaginare come sarebbero le cose se non ci fossi tu accanto a me. Ti amo, Phoebe», disse il ragazzo stringendo le mani della mora tra le sue.
Harry poteva sentire l’adrenalina scorrere nelle sue vene, riscaldargli il corpo nonostante entrambi fossero sotto la pioggia che continuava a cadere da ore. Quella mattina, Harry sapeva che qualcosa sarebbe cambiato, sapeva che avrebbe fatto qualcosa  per cambiare la loro situazione: voleva disperatamente che tra lui e Phoebe ci fosse qualcosa di più di un’amicizia, nonostante fossero migliori amici. Non era certo che la ragazza provasse qualcosa per lui, ma aveva deciso di rischiare, di rischiare come mai aveva fatto prima. Harry sapeva che Phoebe avrebbe avuto le lezioni di pianoforte alle quattro e, senza pensarci due volte, si alzò dal divano di casa, prese le chiavi ed uscì deciso a raggiungere l’amica: sicuramente la pioggia non l’avrebbe fermato.
Il silenzio che si era creato tra i due iniziava ad essere snervante e troppo lungo, l’unico rumore attorno ai due ragazzi era creato dalle gocce di pioggia che cadevano con regolarità sull’asfalto. Harry continuava a fissare gli occhi azzurri di Phoebe in cerca di qualche segnale, in cerca di qualcosa che non gli facesse credere di essere stato uno stupido a rivelare i suoi sentimenti alla sua migliore amica. Di rimando, Phoebe non aveva distaccato lo sguardo dai profondi occhi verdi di Harry che rivelavano uno stato d’animo misto fra insicurezza e determinazione, coraggio e paura. Phoebe adorava il modo di fare del riccio: era sicuro di ciò che voleva ed era sempre pronto a lottare per ciò che davvero gli stava a cuore; amava il suo modo di essere, per questo era diventato il suo migliore amico: erano uno l’opposto dell’altra e Phoebe aveva dannatamente bisogno di una roccia a cui poggiarsi nei momenti di difficoltà, aveva bisogno di un ragazzo come Harry che le facesse dimenticare qualsiasi paura.
Appena vide gli angoli della bocca di Phoebe inarcarsi verso l’alto, Harry sorrise immediatamente sfoderando così il sorriso di cui la ragazza si era innamorata tempo addietro durante il loro primo incontro, esattamente un anno prima. Phoebe afferrò il viso del riccio con entrambe le mani, lo fissò per un secondo negli occhi e posò le sue labbra su quelle del ragazzo, bagnate dalla pioggia. La ragazza sorrise a contatto con le labbra del ragazzo quando sentì una mano di Harry posarsi sulla sua schiena e avvicinarla al corpo di lui.
«Ti amo anch’io Harry», disse Phoebe una volta terminato il bacio.
La ragazza fissò nuovamente gli occhi verde smeraldo di Harry e quel sorriso che ogni giorno la rallegrava.
«And I don’t know why but with you I’d dance in a storm in my best dress fearless», disse Harry canticchiando la canzone preferita di Phoebe.
Taylor Swift aveva sempre dannatamente ragione.
 

 
 
17 giugno 2012
 
Phoebe era alle prese con le valige, stava cancellando alcuni oggetti dalla lista che, il giorno precedente, aveva accuratamente stilato. Dove stava andando? America, New York. Phoebe si stava pian piano, ad ogni oggetto infilato nelle due grandi valige, allontanando dal passato. Aveva deciso di trasferirsi, aveva deciso di abbandonare la sua città natale. Phoebe non era mai stata brava con gli addii, non erano il suo forte e non lo sarebbero mai stati. Ne aveva già affrontati due molto importanti: il primo era stato con sua nonna quasi sei anni prima, quando, nove giorni prima del suo compleanno, l’8 agosto 2006 l’aveva abbandonata e se n’era andata via; sentiva la sua mancanza ogni giorno di più e non poteva credere che una persona, così importante, non sarebbe mai più stata al suo fianco. Il secondo addio, detto nel gennaio di quello stesso anno, era stato ancora più difficile, forse perché era più matura. Aveva detto addio, dopo nove anni, alla pallavolo, la sua più grande passione. Sarebbe rimasto per sempre il suo sport preferito e Phoebe credeva che forse avrebbe avuto la possibilità di praticarlo ancora. Il 16 gennaio 2012 aveva preso la decisione più difficile mai affrontata in tutta la sua vita: aveva detto al suo allenatore che avrebbe preso una pausa dalla squadra, pausa che si era protratta fino alla fine della stagione agonistica. La madre aveva detto a Phoebe di cambiare società più volte all’inizio dell’anno, ma lei aveva sempre rifiutato: lo vedeva quasi come un tradimento, dopo nove anni quella società era diventata la sua famiglia e non avrebbe mai potuto tradirla con un’altra. Quello che stava per affrontare sarebbe stato il terzo addio, difficile quanto i precedenti. Avrebbe detto addio a Londra, la città in cui era nata, in cui era cresciuta e in cui era diventata una diciottenne forte, nonostante tutti gli alti e bassi che avevano caratterizzato la sua vita. Phoebe era la tipica ragazza legata alle sue radici, legata a ciò aveva sempre fatto parte di lei; Phoebe era il tipo di ragazza che quando si affeziona a qualcuno o qualcosa, ci mette il cuore e difficilmente è in grado di affrontare un cambiamento. Sua madre gliel’aveva fatto notare troppe volte, ma per lei era una cosa normale, era il suo carattere.
Ma questa volta era tutto troppo diverso e tutto ciò che aveva a Londra la faceva soffrire più di quanto realmente credesse: aveva bisogno di allontanarsi da quel senso di tristezza che provava già da qualche mese e che non le permetteva di godersi pienamente la vita.
Inoltre la storia con Harry era incredibilmente finita in mille pezzi quando due settimane prima lui l’aveva tradita ad una festa di un’amica comune. Phoebe l’aveva visto divertirsi con un’altra ragazza davanti ai suoi occhi, ma quella volta l’alcol non c’entrava: Harry era sobrio e non si era minimamente preoccupato che lei potesse beccarlo con un’altra ragazza. Phoebe sentiva già da qualche mese che le cose tra loro due non andavano nel verso giusto, non procedevano come entrambi avevano sempre sperato nonostante entrambi fossero innamorati follemente l’uno dell’altra. Inoltre, il tentativo di Harry di riaggiustare la loro storia aveva solo peggiorato le cose. Phoebe aveva visto altre volte il suo ragazzo ubriaco dopo qualche drink di troppo, ma una settimana prima l’aveva trovato davanti alla sua porta di casa con due bottiglie di superalcolici in mano, una completamente vuota, l’altra già oltre la metà destinata ad essere svuotata come la precedente. Era ridotto peggio di uno straccio, enormi occhiaie gli rabbuiavano il volto che era sempre stato solare. Ma Phoebe non era riuscita a perdonarlo e la rottura con Harry la faceva stare male più del previsto e contribuiva ad alimentare il senso di tristezza che si sentiva dentro.
In quel momento, l’appartamento che, qualche anno prima, era stato acquistato dalla famiglia di Phoebe a New York, sembrava l’unica via di fuga.
 


 
12 febbraio 2011
 
«Perché ti piace tanto questa canzone?».
«Non lo so», fece Phoebe accennando ad un sorriso.
«In un certo senso, questa canzone è l’esatto opposto di te», disse Harry sorridendo.
«Forse è proprio per questo. Fearless non vuole dire essere senza paure, anzi. Significa avere paura e molti dubbi, ma nonostante questi continuare a lottare senza arrendersi. Fearless è continuare a sperare che le cose possano cambiare, continuare a lottare per ciò che si vuole realmente senza preoccuparsi degli insuccessi. Fearless significa lasciarsi andare ed innamorarsi nuovamente nonostante le ferite non siano rimarginate, innamorarsi tralasciando le opinioni altrui. Fearless è reagire dopo un momento triste e ritornare a sorridere. Questo è Fearless ed è proprio per questo che adoro questa canzone, perché è tutto ciò che non sono e perché è tutto ciò di cui ho bisogno».
 

 
 
19 giugno 2012 – 14:00
 
Phoebe stava caricando le valige sul taxi che l’avrebbe portata all’aeroporto di Heathrow dal quale sarebbe partita per raggiungere New York. Aveva chiesto alla sua famiglia e ai suoi amici di non accompagnarla all’aeroporto, sarebbe stato molto più difficile dire addio a tutti loro davanti ad un terminal e con i minuti contati. Le avevano anche organizzato una festa la sera precedente che l’aveva resa solamente più triste: se non si fosse trovata in quella situazione, se non avesse sentito quell’immenso bisogno di scappare da Londra, non sarebbe mai partita, non avrebbe mai fatto nulla per perdere tutti i suoi più cari amici. Loro facevano parte di Phoebe e lei li avrebbe portati con sé per sempre, le erano stati accanto durante tutti i periodi bui della sua vita e le avevano fatto trascorrere delle giornate che lei non avrebbe mai dimenticato. La festa che le avevano organizzato le aveva dimostrato, ancora una volta, quanto fosse forte il legame d’amicizia che si era instaurato tra di loro. Ma i più importanti, quelli che avrebbero sempre avuto uno spazio all’interno del cuore di Phoebe, erano cinque. Karen era la sua migliore amica dalle elementari e, se avesse potuto, l’avrebbe portata con sé a New York: sapeva quanto quella decisione l’avesse fatta stare male, ma Karen fu, ancora prima della sua famiglia, la prima a sostenere Phoebe nel suo trasferimento in America. Liam e Niall li aveva conosciuti il primo giorno di liceo durante la loro prima lezione dell’anno. L’avevano vista da sola, senza nessuna amica, nel banco in ultima fila della classe, e così decisero di avvicinarsi a lei. Louis e Zayn furono il risultato di quell’amicizia inaspettata. Louis era certo il più casinista, nonostante gli altri ragazzi non si trattenessero dal fare cretinate. Louis era il comico, era colui che, in ogni momento, sapeva come tirarti su il morale, era colui che, nonostante sembrasse un idiota, c’era sempre e offriva perfetti consigli per le situazioni più disperate. Zayn, invece, nonostante sembrasse il più fico, il duro, era quello più timido e silenzioso che però si trasformava in casinista in compagnia degli altri ragazzi. Phoebe aveva anche cercato di far smettere Zayn di fumare più volte, senza successo. Quante litigate avevano avuto riguardo il fumo, ma Phoebe, nonostante tutto, era riuscita a fargli ridurre il numero di sigarette fumate giornalmente. E poi c’era Harry. Lui era arrivato dopo, ma si era unito subito al loro gruppo e, ben presto, diventarono grandissimi amici. Ben presto quella era diventata la sua seconda famiglia che non avrebbe mai potuto dimenticare.
Arrivata all’aeroporto, Phoebe scese dal taxi, prese le valige e tirò fuori il suo iPhone dalla tasca del giubbotto in pelle che indossava. Percorse su e giù, più volte, l’elenco delle canzoni senza trovarne una adatta a quel momento. Involontariamente, la lista delle canzoni si fermò sulla F e, l’unico bravo che saltò all’occhio di Phoebe, fu Fearless. Ascoltando le prime note, iniziarono a ritornarle in mente tutti i bei momenti trascorsi insieme ad Harry, tutte le scemenze che ogni giorno le diceva e che la facevano ridere e stare bene. Ancora non riusciva a capire cosa fosse potuto andare storto tra loro due. Dopo l’addio alla squadra di pallavolo, la vita di Phoebe si era rabbuiata, non era più solare come lo era sempre stata, segno che qualcosa in lei era cambiato, che qualcosa l’avrebbe resa triste per sempre. Tutta questa tristezza si era inevitabilmente riversata in tutte le cose che Phoebe svolgeva normalmente e forse questo era il motivo per cui la storia con Harry aveva preso la piega sbagliata.
 

 
 
19 giugno 2012 – 14:30
 
«Dove cazzo sta andando?», urlò Harry.
«Probabilmente ora è già all’aeroporto, l’aereo parte alle tre e un quarto», spiegò Louis.
«Dove?», urlò più forte il riccio.
«New York», disse Zayn.
«E quanto tempo rimane lì?».
«Non si sa», fece Liam.
«Voi sapevate che sarebbe partita e non mi avete detto niente?», disse, ancora urlando, Harry visibilmente in preda al panico e con gli occhi lucidi.
«È stata lei a dirci di non dirti niente», disse Karen cercando di rimanere calma e cercando di trattenere le lacrime.
«Se non riesco a fermarla prima che parta, è solo colpa vostra», disse Harry minacciando gli amici e incamminandosi verso la porta.
«No Harry, è colpa tua. È solo colpa tua se siamo arrivati a questo punto. Dovevi starle accanto quando ha iniziato a mostrare segni di debolezza, ma tu non te ne sei accorto. È solo colpa tua se ora se ne sta andando», disse Karen mentre alcune lacrime iniziarono a rigarle il volto.
Harry guardò ancora una volta gli amici negli occhi prima di uscire da casa di Phoebe sbattendo rumorosamente la porta. Ciò che aveva detto Karen era incredibilmente vero, era solo colpa sua. Salì in macchina velocemente e accese il motore, doveva andare da lei, doveva fermarla o almeno doveva salutarla prima che se ne andasse. Guidò più velocemente possibile, senza preoccuparsi dei limiti di velocità: per Phoebe, per riaverla con sé, avrebbe anche pagato un milione di multe.
 
 
 

19 giugno 2012 – 14:40
 
Phoebe era in coda per fare il check-in, ancora gli auricolari nelle orecchie, ancora Fearless in ripetizione. Erano giorni che non vedeva Harry, aveva cercato di evitarlo a scuola: vederlo l’avrebbe fatta stare ancora più male. Non poteva credere che la loro storia d’amore fosse finita in quel modo. Phoebe aveva sempre desiderato incontrare il ragazzo perfetto e, incontrato Harry, era sicura che quel ragazzo fosse lui. La cosa che più le sarebbe mancata di quel ragazzo, sarebbe stata sicuramente il suo sorriso: era qualcosa di magnifico, ogni volta la faceva stare bene e così era sempre stato fin dal loro primo incontro. I minuti scorrevano inesorabili e Phoebe continuava a voltarsi indietro sperando, forse, di intravedere una testa riccia sbucare dall’entrata dell’aeroporto. Forse avrebbe dovuto sapere che non l’avrebbe mai più rivista, che se ne sarebbe andata e che probabilmente sarebbe andata via per sempre, ma aveva deciso di non renderlo partecipe di quel dolore. Lei e gli altri avevano sofferto e organizzato la partenza in silenzio, senza far sapere niente ad Harry. Pure alla festa il riccio non c’era, probabilmente sarebbe andato un giorno qualsiasi a casa sua e non l’avrebbe più trovata davanti a sé ad aprirgli la porta.
Phoebe desiderò, in un momento di follia, di rivedere Harry.
 
 
 

19 giugno 2012 – 14:49
 
Harry aveva appena parcheggiato l’auto davanti all’entrata dell’aeroporto, immensamente grande per trovare un’unica persona. Entrò di corsa a cercare il tabellone delle partenze, cercando disperatamente la destinazione New York. Per sua fortuna, trovò solo un volo diretto a New York in partenza per le 15:15. Lesse velocemente il numero del gate, avrebbe dovuto fermare Phoebe prima che facesse il check-in altrimenti sarebbe stato troppo tardi. Aveva iniziato a correre per tutto l’aeroporto, andando a sbattere contro turisti provenienti da diverse parti del mondo che insultarono il riccio nella propria lingua madre. Non seppe esattamente perché, ma, in quel momento, cominciò a rendersi conto delle grandi cazzate che aveva fatto i mesi precedenti e due settimane prima, cominciò a sentirsi in colpa più di quanto pensasse, cominciò a capire quanto desiderava passare il resto della sua vita con Phoebe, cominciò a capire il significato della canzone Fearless.
 
 
 

19 giugno 2012 – 14:57
 
Mancavano due persone e dopo di loro avrebbe fatto il check-in e se ne sarebbe andata da Londra. Continuava ad ascoltare Fearless senza una ragione, la sua gamba destra non aveva intenzione di fermarsi e aveva iniziato a muoversi nervosamente man mano che la fila per il check-in si era accorciata. Non sapeva esattamente perché, ma sentiva che aveva iniziato a piangere, poteva sentire le lacrime percorrerle le guancie e terminare sul mento per poi cadere, aiutate dalla forza di gravità, per terra davanti ai suoi piedi. Non credeva che si sarebbe sentita tremendamente triste, Phoebe credeva, e sperava, che quell’addio fosse più facile dei precedenti, ma, come ogni addio che si rispetti, non fu così.
«Signorina, è il suo turno», fece una voce dietro di lei, ma Phoebe rimase immobile.
«Signorina, prego. Venga avanti», disse un’hostess addetta al controllo del check-in. «Signorina, va tutto bene?».
«Si», disse Phoebe cercando di mantenere un tono di voce calmo.
«Ne è sicura? È in lacrime», disse la donna, preoccupata alla vista della ragazza così turbata.
«Si, s-sto bene», disse Phoebe con troppa insicurezza, più di quanta avesse voluto realmente mostrare.
Tirò fuori dalla tasca del giubbotto l’iPhone e mise in pausa la canzone che stava ascoltando; tolte le cuffie dalle orecchie, le mise, insieme al telefono, nuovamente in tasca. Era il suo turno e ora non sarebbe più potuta tornare indietro. Fece per prendere il suo bagaglio a mano, posato per terra, quando una voce, fin troppo familiare, la pietrificò all’istante.
«Phoebe!».
Quella voce, lui era lì. Poteva sentirlo chiamare il suo nome, poteva sentire che si stava avvicinando. Si tirò su velocemente e si voltò, cercando di scorgere tra la folla la testa riccia di Harry. Lo vide correre e farsi spazio tra i turisti in fila per il check-in. Pochi secondi dopo, lo vide davanti a sé, due mani le afferrarono il volto e le labbra di Harry si posarono sulle sue, prima in un semplice bacio poi in un bacio appassionato. Phoebe poteva sentire il sapore leggermente salato delle lacrime, ma era certa che le sue si erano unite a quelle che Harry stava versando in quel momento.
«Phoebe, ti prego. Non andartene, ho bisogno di te», disse Harry, terminato il bacio, con gli occhi lucidi e tenendo ancora il volto della ragazza tra le mani.
«Mi dispiace Harry, ma non posso. Devo andare», disse Phoebe liberandosi dalla presa del riccio e schioccandogli un leggero bacio su una guancia.
«Phoebe, ti prego, io ti amo», tentò nuovamente il ragazzo.
Purtroppo quelle parole non furono abbastanza, era arrivato tardi, tardi di qualche settimana. Era troppo tardi per riaggiustare le cose e Harry lo sapeva benissimo, nonostante non volesse crederci. Tutto ciò che gli era rimasto, era l’immagine di Phoebe che ben presto si era confusa con la folla dell’aeroporto. Si mise le mani nei capelli per non essere stato capace di fermarla, non riusciva a fermare le lacrime e non poteva credere di aver perso la cosa più bella che gli fosse mai capitata. Estrasse velocemente dalla sua tasca il telefono e, nonostante gli occhi pieni di lacrime, tentò di scrivere qualcosa alla ragazza prima di perderla per sempre.
-Phoebe, ti prego. Scendi da quell’aereo. Ti supplico. Ti amo-, inviò il messaggio pregando in un ripensamento da parte della ragazza.
-Mi dispiace, Harry. Non tornerò indietro-, rispose Phoebe.
-Quando tornerai?-, chiese disperatamente Harry.
-Non tornerò-, rispose velocemente Phoebe.
-Phoebe, io ti amo. Ti prego torna indietro-.
-Anche io ti amo, Harry, ma non posso tornare indietro. Mi dispiace-, rispose la ragazza.
Quelle semplici parole, quel “ti amo, ma non posso tornare indietro”, spezzarono in un sol colpo il cuore di Harry, in quel momento fin troppo fragile. Si sedette sulle panchine che si trovò di fianco, si prese la testa fra le mani e continuò a piangere come mai aveva fatto prima. Un briciolo di speranza si riaccese in lui quando sentì la sua tasca vibrare, tirò fuori il telefono, aprì il messaggio e lesse.
-And I don’t know why but with you I’d dance in a storm in my best dress, it’s fearless-.











Eccomi qua (:
Su twitter avevo detto che avrei postato una one-shot ed eccola qua!
Lo so fa tremendamente schifo, come l’altra fan fiction che sto scrivendo -.-
Non so perché, ma in questi giorni mi è venuta in mente questa idea e mi sono messa a scrivere.
Diciamo che in questa OS ho messa una parte di me. Vi spiego.
Le date sono quasi tutte dei giorni importanti per me, o che hanno significato qualcosa.
Il 4 aprile 2011 è il giorno in cui un ragazzo mi ha detto ciò che provava per me.
L’8 agosto 2006 è davvero la data in cui è morta mia nonna e il 16 gennaio 2012 è davvero la data in cui ho detto addio alla pallavolo.
Diciamo che quella parte descrittiva racconta ciò che ho passato e cosa ho provato in quei periodi.
Non sapevo bene come impostarla e ho deciso di lasciare una parte di me dentro questa OS (:
Le altre date sono, più o meno, dei riferimenti ad avvenimenti che sono successi in quei giorni e che non sono stati piacevoli.
Il 12 febbraio 2011 è stato il giorno in cui le cose tra me e lo stesso ragazzo del 4 aprile incominciavano a cambiare (:
va bene, basta cose tristi :’)
Ho scritto la OS ascoltando Fearless di Taylor Swift, non sono una sua fan ma mi piace molto questa canzone e pensavo fosse perfetta per questa storia (:
Lo so finisce male, ma non sempre è tutto rose e fiori.
Va bene, spero che vi piaccia e spero che mi diciate che ne pensate con una recensione, mi farebbe molto piacere :’)
Ora vado, spero che veniate a leggere la mia ff “No regrets, just love” che sto scrivendo (:
Un bacio a tutti, Elisa c: Su twitter sono @harryslies c:
  
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