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Autore: ElyTheWriter    01/09/2012    0 recensioni
Alice è una ragazza strana, ha santificato la sua vita al rock'n'roll e per quanto sia la sua vita piena di problemi sta per essere travolta da cambiamenti che non sa se riuscirà a controllare.
(è la prima storia originale che pubblico, ci tengo particolarmente).
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Prefazione.

 

 

Woe to you, oh earth and sea
For the Devil sends the beast with wrath
Because he knows the time is short .

 

(Guai a voi, o terra e mare,

perchè il diavolo manda la bestia con furore,

perchè sa di avere poco tempo.)

 

The number of the beast; Iron maiden.

 

 

 

 

Cap.1

 

17 Ottobre.

 

6.55.

Fa un freddo polare anche se siamo ad Ottobre!

Non esistono più le mezze stagioni.

Il pullman CTM diretto a Padova e proveniente da Castelfranco Veneto, arriva e con uno stridore di freni si ferma per accogliere i passeggeri, tra i quali ci sono io.

Mostro all'autista l'abbonamento e mi dirigo in fondo al pullman, sugli ultimi posti miracolosamente liberi.

All'interno del pullman un calore sublime mi investe, un toccasana che mi accompagnerà fino a Padova.

Mi siedo proprio nell'ultimo posto, vicino al finestrino.

Il mio sguardo si sposta al gelido paesaggio mattutino: solo gli spazzini sono in piedi intenti a scopare i marciapiedi.

Mi rendo conto che accanto a me si siede un ragazzo.

Mi guarda.

Lo guardo.

Porta camicia bianca e jeans (ma non ha freddo?!), non è molto alto, occhi verdi, capelli castano scuro.

"Primo giorno di università?" mi chiede.

"No, in realtà ci vado da due settimane!"

"Pensa, io da quasi tre anni!"

Sorrido, sembra simpatico.

"Cosa frequenti?" gli chiedo.

"Ingegneria, piacere, mi chiamo Marco!".

"Piacere, Alice, ma ho già il fratello del mio ragazzo che si chiama Marco, non hai un nome alternativo?".

Marco mi guarda divertito, ha capito che con me non può provarci e che il suo tentativo di accalappiaggio è andato a vuoto.

Il pullman riparte, fuori il sole sta per sorgere, ma le nuvole sembrano volergli impedire il suo eterno ciclo.

Le voci di alcuni lavoratori mi giungono lontane dai primi posti: parlano del tempo, del calcio, delle ultime novità.

Marco riprese: "Gli amici mi chiamano Moro, e credo che tu ed io rimarremmo tali!".

Bene, il ragazzo è intelligente!

"Hai capito tutto boss!" rispondo stringendogli la mano con fare da donna d'affari "penso proprio che io e te diventeremo solo amici!".

Poteva sembrare, a prima vista, un ragazzo normalissimo, ma ad una seconda occhiata poteva suggerire qualcosa di sottile e perfido.

Forse nello sguardo.

Forse era gay.

Arriviamo alla terza fermata, salgono tre persone, tra cui la ragazza molto carina, con i capelli scuri e ricci.

Moro aguzza lo sguardo.

Il bello degli ultimi posti è che puoi guardare tutti e tutto quello che succede senza essere fissato.

Moro aveva assunto una posizione alquanto comoda: era semidisteso tra i sedili, fissando la ragazza.

"Bel bocconcino, eh?" azzardo io.

"Mmmmmh!" mormora lui.

E qui comiciò il monologo.

"Perchè vedi, la mia ragazza ideale deve essere: alta 1. 68 circa, mora -capelli possibilmente un pò mossi o ricci- occhi vedi, labbra abbastanza carnose, senza tette o poche, magra abbastanza, culetto piccolo.!".

"Wow!" esclamai.

"Ah, e dimenticavo, un visetto angelico!" disse sorridendo perfidamente.

Ero sollevata di non corrisondere alla sua descrizione visto che ero alta come lui, castana sul biondo, occhi scuri, terza di reggiseno..insomma..un po' troppo fuori standard.

Moro era tornato a guardare la ragazza che si era seduta vicino all'autista.

"E scommetto che deve essere anche una porca da paura!" esordii.

Moro mi guardò: "Beh, non necessariamente sai, basta che sia simpatica e che le piaccia il calcio!".

Il sole aveva cominciato ad emergere dalla nuvole e ora filtrava dalle tendine del pullman.

"Cosa tifi?" chiesi senza un vero interesse.

"Juve nel cuore!" disse con un gesto teatrale.

"hahaha..e vengono prima il calcio o le ragazze?"

"Mah...non saprei...il calcio, no?" rispose sorridendomi.

Ormai mi ero stabilizzata con la temperatura del pullman e tutto ciò rendeva l'ambiente estremamente soporifero.

Fuori una sottile linea rosea si stava stagliando all'orizzonte, anche se il blu scuro ancora prevaleva sulla scena.

Moro stava trafficando con la cartella quando tirò fuori quello che doveva essere un lettore mp3 della Apple di ultima generazione.

"Non ci capisco niente con questi aggeggi diabolici!" sorrise "quello che l'ha fabbricato ormai è morto, era ora!".

Mi porse una cuffietta.

La presi e me la portai all'orecchio.

Partì in quel momento l'inno della Juve.

Certo, come se seguissi il calcio.

"Cambia va!" dissi.

"Ma sei matta?!Te la impari a memoria tutta!" esclamò sorridendo.

Ok, è questo che vuoi?

"JUVEEE, STORIA DI UN GRANDE AMOREEEEE" cominciai a cantare molto forte, tutti si girarono, quando improvvisamente una mano mi tappò la bocca.

"Ma sei matta?!"disse Moro piano.

La sua mano era ancora premuta sulla mia bocca, scottava.

"Aia!" provai a dire.

Lui la levò.

Si riprese la cuffia e si accoccolò vicino al finestrino, indossando gli occhiali da sole benchè fosse ancora buio, e per il resto del tragitto rimanemmo in silenzio.

 

 

 

 

20 Ottobre.

 

06.15.

Non sono abituata a svegliarmi così presto.

È un trauma ogni mattina.

Cioè, dai..non si potrebbero iniziare le lezioni alle 9.00 invece che alle 8.00?!

Il mondo è pieno di gente insensibile in questo senso!

Se non mi preparassi le cose da mettermi la sera prima non ce la farei mai a fare tutto.

Di solito sto molto attenta a ciò che mi metto.

Non fraintendetemi, non sono una di quelle fashon victim che girano con la borsetta sull'avambraccio neanche fosse un trofeo.

Niente di tutto ciò.

Ma non sono neanche una darkettona tutta zeppe, matita nera e capelli blu.

Non so definirmi.

Sono Alice, e la cosa mi piace.

Mi rigiro nel letto in quello stato di semi-domiveglia in cui non ti rendi ancora conto che sei nella realtà.

Apro gli occhi e tasto il comodino alla ricerca del cellulare.

Apro gli occhi, nella mia stanza è ancora tutto buio, solo il dispaly del telefonino mi abbaglia.

Sfreccio a vestirmi appena mi rendo conto dell'ora.

Che schifo che fa il freddo appena alzata dal letto caldo.

Mi dirigo in cucina: mia zia Irina sta facendo colazione.

“Buongiorno!” mi dice.

Lei è già vestita e pronta per andare al lavoro, metre io sono ancora in pigiama.

“Ciao” dico svogliata.

Mi siedo a tavola e bevo il caffè, riesco a ingurgitare solo quello appena sveglia.

Dopo essermi vestita in fretta scendo le scale e mi dirigo a piedi verso la fermata dell'autobus.

Come al solito è buio.

È bello vedere le persone alla mattina presto: le capisci. O almeno capisco il loro stato semi-comatoso e la svogliatezza post-letto caldo.

Passo davanti al panificio e sento odore di pane appena sfornato, ma la sensazione non è quella di fame, bensì mi si rivolta lo stomaco.

Ah, i traumi mattutini!

Finalmente raggiungo la fermata.

"Ehi!".

Mi giro, è Moro.

"Ciao!" gli rispondo, almeno ho qualcuno con cui parlare "come stai?".

"Non c'è male, tu?"

"Bene, dai..a parte il freddo".

Sorride.

"Ma tu non hai freddo?!" gli chiedo vedendo la sua camicetta leggera.

"No, beh, in realtà ne ho ma dovrei cuccare oggi, sai, e la camicia fa figo".

"An..beh, buona fortuna!"

"Grazie!".

Arriva il pullman con il suo solito ondeggiare e stridore di freni.

Saliamo.

"Vai in fondo, vai in fondo!" mi dice Moro da dietro.

"Ok".

Ci posizioniamo negli ultimi posti, occupandoli con posizioni più che sedute, semi-distese.

"Ho sonno!" annuncio.

Era vero, ero andata a letto tardi perchè la sera precedente Enrico (il mio ragazzo) era venuto a trovarmi e ci ho messo mezz'ora per salutarlo.

Non volevo che andasse via.

"Anche io" disse Moro "ieri notte ho conosciuto una ragazza di Milano in chat, era bellissima!"

"Come si chiama?"

"E chi se lo ricorda!In ogni caso, deve essere mia!"

"Immagino che il tuo obbiettivo sia portartela a letto.."

"Oh, è questa l'immagine che hai di me?!" disse fingendo di essere sdegnato.

Lo guardai sorridendo.

Moro era esattamente il tipo di ragazzo che avrei potuto odiare.

Ma non lo odiavo e sinceramente non sapevo perchè.

Da quando, qualche giorno fa l'avevo conosciuto in pullman, oramai era mia abitudine parlare con lui.

Eravamo diventati amici facilmente.

Ma eravamo diversissimi!

Per me lui poteva benissimo essere l'anticristo.

Il sole stava sorgendo.

 

 

25 Ottobre.

 

Non nascondo di essere una tipa strana.

Cioè, forse a prima vista sono una ragazza normalissima, ma io so di non essere come gli altri.

Innanzitutto ho una bizzarra propensione a pensare che in ogni uno di noi esista un demone.

Nel senso, ogni uomo potenzialmente può diventare la persona più cattiva e mostruosa che esista.

Secondo me, ogni individuo ha una parte della sua anima un po' "dannata", nel senso che tutti provano prima o poi delle pulsioni terribili da sfogare.

Altrimenti non esisterebbero stupratori, assassini e quant'altro..no?

Anche io, quindi, come tutti, ho le mie manie.

Già.

Io adoro il Rock'n'roll e la vita che ne consegue.

Ecco, so già cosa state pensando.

Secondo voi sono una specie di ninfomane, simile ad una dodicenne qualunque che la da' al primo pusher che incontra, che indossa minigonne inguinali, che manda foto hard via mms.

Piano, non tirate le conclusioni troppo in fretta.

Io non sono nulla di tutto questo.

Non sono solita indossare gonne.

Non vado a spendere soldi per gli mms.

Ora non pensate che io sia vergine..perfavore!

Ho preso la verginità a 12 anni, con quello che credevo fosse il grande amore.

Le cose andarono diversamente.

Ora sto con Enrico da 3 mesi, è tutto molto regolare, ci vogliamo bene, ma...

Ma alle volte ho dei dubbi, tortuosi dubbi che mi assillano.

 

 

26 Ottobre.

 

7.23.

In pullman verso Padova, imbacuccata nel mio giubbino in pelle, semi-addormentata sulla spalla di Moro.

"Tu in quale girone dei dannati finirai?" mi chiede risvegliandomi momentaneamente.

"Lussuriosi probabilmente".

"Immaginavo" disse Moro sorridendomi.

"E tu?" .

"Credo quello dei 'bestemmiatori' se esiste!".

"Bestemmi molto?"

"Durante le partite della juve è d'obbligo!".

Lo guardo.

Non mi piace chi bestemmia, ma lui ha l'aria di chi non cambia mai.

 

 

 

8.35.

Padova.

La città brulica di studenti come ogni mattina, gente diversa, gente strana, gente normale.

Comincio la mia camminata verso gli edifici universitari.

Trattengo il respiro quando passo di fianco alle strade trafficate, calpestando i marciapiedi luridi di smog, l'odore delle auto accese mi fa venire la nausea.

Mi lascio travolgere dal flusso di gente che si dirige come me verso il centro, il mio sguardo si perde i quei volti: mi piace essere anonima la mattina, non essere disturbata.

Prendo il mio mp3, anche se ormai ero quasi arrivata a destinazione, ma non faccio in tempo ad indossare le cuffiette che qualcuno interrompe la mia tranquillità.

"Ciao amore!" dice Enrico venendomi incontro e baciandomi sulle labbra.

"Ciao!" esclamo scorgendolo, non ero troppo entusiasta di essere stata interrotta "come stai?".

"Non c'è male dai".

Mi sorride radioso.

Eravano nel parcheggio della facoltà di economia, che lui, appunto, frequenta.

Ha i capelli neri e gli occhi verdi, anzi no, grigi direi.

Mi sono sempre piaciuti i suoi occhi e il modo in cui muove le mani.

Mi domando se mi piacciono ancora.

"Ti ho preso questo".

Mi porge un piccolo anellino in plastica rosso, il mio colore preferito.

Carino!

"Grazie!" dico io fingendo entusiasmo, in realtà continuo a chiedermi se lui mi piaccia di più dell'anello che mi ha regalato.

Non lo so.

 

 

27 Ottobre.

 

Scuola superiore.

Cammino sola per un corridoio, è ricreazione.

Poi lo vedo.

"Ciao Ali!".

Luca.

Lo conosco solo da quest'anno, capelli lunghi, mossi, castani, occhi nocciola.

Un sorriso da togliere il fiato.

È il chitarrista e seconda voce di un gruppo rock della scuola.

Tempo fa mi sono scopata il bassista del gruppo, un figo da paura: capelli neri e occhi azzurri.

Bravissimo a letto.

È un vero peccato che ora si droghi, o almeno così dicono.

"Come stai?" mi chiede Luca, accarezzandomi la guancia con la mano.

Qualcosa dentro di me si risveglia.

"Benissimo!" rispondo radiosa "tu?"

"Bene!".

Sfodera un sorriso da svenimento.

"Ci facciamo un giretto fuori?"

"Ok" rispondo.

Fuori la giornata è piacevolmente calda, fine Maggio.

Tira fuori una sigaretta e la accende, poi me la porge.

Do' un tiro guardandolo negli occhi, cercando di assumere una posizione rilassata.

Anche lui mi guarda.

Passa un momento che sembra durare un'eternità.

Sento un'attrazione fortissima, vorrei prenderlo, e baciarlo.

Ma mi trattengo.

"Come va con la tua ragazza?" chiedo.

Infatti Luca da un po' sta con Laura, una ragazza tutta pepe e rock'n'roll.

Laura è davvero carina, ma ha la cattiva fama di trattare un po' male i ragazzi quando si stufa di loro, ma con Luca sembrava che andasse tutto bene.

Luca mi prese la sigaretta dalle mani e guardò lontano: "Oh, beh, con lei va bene, ma non parliamone ora.." tornò a guardarmi.

L'attrazione era troppa, stavo combattendo contro me stessa per mantenere il contegno.

Aveva una maglietta nera attillata che evidenziava i suoi pettorali ed ero sicura che sotto si celavano degli addominali scolpiti.

Parliamo del più e del meno, di musica, di questioni scolastiche.

Scherziamo e mi abbraccia più volte, e ogni volta sento una vampata ardermi dentro.

I suoi occhi brillano quando mi guarda, sembra che ogni suo sguardo celi in realtà un tocco di malizia, ma non ne sono sicura.

Suona la campanella.

"Vieni, ti riaccompagno" mi dice e mi cinge le spalle col braccio.

Ridiamo insieme e camminiamo piano fino alla porta della mia classe.

Il corridoio era deserto.

"Bene allora ci vediam..." ma non riesce a finire la frase perchè gli prendo il viso e lo bacio.

Un bacio a stampo, veloce.

Mi stacco subito.

Non riuscivo più a resistere, ma appena la mia ragione realizzò quello che il mio istinto stava facendo feci marcia indietro.

Luca rimane interdetto, ma poi sorride.

"Questo era un bacio?" chiede.

Annuisco.

Mi si avvinghia addosso, e questa volta comincia lui a baciarmi, con la lingua.

Non chiedevo di meglio.

Mi tiene stretta a se, mi mette una mano nei jeans.

Vado in estasi.

Dopo qualche minuto di violenta passione mi stacco.

"Devo andare in classe" dico ricomponendomi.

Lui mi guarda leccandosi le labbra.

Entro in classe e tutto sbiadisce...

6.14.

Mi sveglio di soprassalto.

Sono tutta sudata, anche se fuori dal mio letto fa freddo.

Oggi non devo andare all'università, la mia camera è buia come al solito.

Quello che avevo appena sognato mi aveva scosso parecchio.

Avevo ancora voglia.

Mi metto seduta.

Scendo dal letto e mi dirigo alla scrivania a tentoni.

Accendo il pc e vado su Facebook, direttamente nel profilo di Luca.

Compare una sua foto in bianco e nero, a petto nudo, durante un concerto che suona la chitarra.

Wow.

Poi guardo nelle informazioni: fidanzato ufficialmente con Laura.

Vado a vedere anche lei.

Mora, occhi azzurri.

Io e lei eravamo amiche una volta, poi per caso scopro che sparla di me alle mie spalle e litighiamo.

Non ci siamo parlate per un mese, ma poi lei voleva tornare amiche e io non avevo voglia di tenerle il muso per sempre.

Oggettivamente poteva essere una brava ragazza, ma ora per me era solo una troia.

 

 

 

 

  
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