- Odio il mio
nome -.
La firma sulla
licenza di Materializzazione e Smaterializzazione, nella sua
calligrafia minuta e storta, sembra sbeffeggiarla. Il bianco luminoso e
pulito della pergamena le ferisce gli occhi.
Non che non
apprezzi le possibilità che quel piccolo rettangolo candido
e le righe fitte della scrittura dell’esaminatore le offrono.
Quando lascerà Hogwarts per le vacanze estive,
vedrà di sfruttarle al meglio.
Solo, non
capisce perché fosse davvero necessario firmare per esteso. L’esaminatore
non era della sua stessa opinione, purtroppo.
Alba Severa.
Sembra il nome di una qualche austera, giunonica matrona romana. Alba
sa di sembrare tutto tranne una donna di quel genere: non
c’è niente di regale in lei, niente di
affascinante o carismatico o che ispiri rispetto.
Non con i quei
capelli eternamente disordinati, amorfi, impossibili da pettinare, che
lei è stata l’unica della famiglia ad avere la
discutibile fortuna di ereditare da suo padre. Non con quel viso dai
lineamenti né belli né brutti, semplicemente
incolori, insignificanti. Non con quel corpo troppo basso, troppo
magro, quasi ossuto.
- Tu ti lamenti di
questo? -. La risata della sua ragazza la raggiunge da dietro le sue
spalle, e anche se non si gira Alba può vedere nella sua
mente la sua espressione soddisfatta, il sorriso dolce che le increspa
le labbra rosee e morbide, il modo in cui siede rilassata sul divano
verde cupo della Sala Comune, la cravatta perfettamente annodata dello
stesso colore.
Alba si
stringe nelle spalle: - Il tuo non è così male -.
Lacerta si lascia sfuggire uno sbuffo incredulo, ma la risposta di Alba
è completamente sincera: - È il nome di una
costellazione. E, davvero, il nome di un insieme di stelle non
è esattamente inappropriato per te -.
Si volta verso
di lei e la osserva. L’uniforme linda e ordinata, le gambe
lunghe e magre, il seno pieno e sodo, e poi il viso dalla carnagione
nivea, con gli occhi grigi più calmi e brillanti di un
intero cielo stellato, e i lucenti e morbidi capelli castani ad
incorniciarlo.
Lacerta Selene. Può
non suonare molto bene, ma la descrive benissimo comunque: la quieta,
impalpabile, scintillante luce delle stelle e della Luna.
La ragazza
nota la sua espressione malinconica, e le lancia una lunga
occhiata interrogativa. E Alba lo sa che non dovrebbe invidiare la sua
ragazza, lo sa che arrovellarsi su un problema banale come un semplice
nome è stupido
– ma non riesce ad evitare di farlo.
Lacerta
sospira e alza gli occhi al cielo, e proprio quando Alba sta per
scusarsi di essere una tale cretina e fingere che quella conversazione
non sia mai avvenuta, la invita con un gesto di una mano pallida e
aggraziata a sedersi accanto a lei. Alba obbedisce immediatamente,
sebbene voglia solo mettere la parola fine a questa storia: Lacerta
è una ragazza dolce e comprensiva, ma dimostra una
testardaggine tipicamente Slytherin quando ha un obiettivo in mente e
l’intenzione di raggiungerlo al più presto. I
Malfoy non sono più influenti come un tempo, riflette, ma
quel non sopportare che qualcosa ti venga negato deve essere una cosa
che ti rimane nel sangue, un po’ come una malattia ereditaria.
Lacerta posa
una mano delicata e leggera come una piuma sulla sua guancia e la
guarda fissa negli occhi, il suo sguardo serio ma non freddo. Hanno
già affrontato un paio di volte discorsi del genere, tra il
rifiuto di Lacerta di riconoscere quanto sia semplicemente perfetta e
la sua mai abbastanza benedetta incapacità di vedere Alba
per la ragazza scialba e anonima che è.
Ma stavolta
Lacerta pronuncia solo poche parole, mentre le sue mani scendono sulla
vita di Alba e la attirano in uno stretto abbraccio. Le sussurra tra i
suoi capelli neri e indomabili, prima di posarvi un bacio
così leggero e gentile che la ragazza ha quasi il dubbio di
averlo solo immaginato.
- Anche a me
piace il tuo nome. È unico, come te -.
Note finali:
Lo so,
scrivere una storia genderbend su personaggi della cui
caratterizzazione sappiamo poco o niente è inutile, ma
questa idea mi è rimasta in testa fino a quando
l’ho finalmente scritta. Spero che almeno i lettori della mia
serie Scorpius/Albus riescano a riconoscere anche qui i miei
personaggi, e che gradiscano questo piccolo esperimento. Ah, e il mio Scorpius ha i
capelli castani perché li ha così anche la mia Astoria.