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Autore: RobDarko    01/09/2012    11 recensioni
Che succede quando il mite e insicuro Kurt Hummel incontra l'incostante e diabolico Sebastian Smythe? Una storia sulla provincia industriale, le anime assiderate che ansimavano e i sogni che sfioravano i soffitti. Sulla provincia di cui non parla mai nessuno, dove sembra che non succeda mai niente.
"Si guardarono, complici, poi corsero senza rimpianti fino alla fermata, giusto un minuto prima che l'autovus chiudesse l'ultima portiera. Ci si fiondarono dentro e quando l'autobus partì, Kurt sbattè il sedere contro i sediolini di plastica, cadendoci in lungo. Sebastian, che aveva avuto l'accortezza di aggrapparsi alla sbarra di metallo rossa, rise fragorosamente e poi gli tese la mano per rialzarsi.
Quando furono entrambi seduti si guardarono, in un primo momento serissimi, poi scoppiarono a ridere. E più si guardavano, più ridevano. Più guardavano altrove e più ridevano."
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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All About Us - anche noi diremo che eravamo giovani e che soffrivamo di vertigini.
Capitolo uno.

La mattina fredda e grigia salutava beffarda Kurt dalla finestra.

Era una mattina come tante altre, alla fin fine, dove il freddo ti entrava nelle ossa anche sotto strati di lana. Gennaio. No, non era neanche mattina, era semplicemente quello che iniziava a vedersi della mattina: erano le sei e trentacinque. fuori era ancora buio pesto. Sarebbe schiarito a minuti, però. Kurt buttò giù le gambe dal letto.

Camminava anche quella mattina. Respirava. Aveva pieno controllo del suo corpo e improvvisamente quella fu la prima cosa che lo scoraggiò : era vivo e stava bene.
Non aveva senso sperare di prendersi un bel malanno invernale quando usciva coperto come faceva lui, quindi sospirò e guardò fuori dalla finestra il deprimente panorama a cui era costretto tutte le mattine.

Più di Lima, il posto in cui viveva gridava provincia! in modo terribile e inderogabile. Strada. Asfaltata, grigia, con le strisce bianche. Poco marciapiede e poi tutta strada, che si allargava fino al palazzo una volta bianco -adesso grigio e rovinato- di fronte al suo. Gemello al suo, gemello alla maggior parte dei palazzi di Lima. Forse qualcuno era più basso, o più vecchio, ma le palazzine avevano sempre quel che di vecchio, anche se bianche immacolate come la nuova serie giù a Glassrod Street, pronte per essere abitate in quanto più sicure. Ma nessuno voleva lasciare la propria casa, quindi prima che il primo inquilino vi ci mettesse piede, quelle palazzine sarebbero ammuffite e diventate uguali a quelle già presenti.

Perdere tempo in quel modo, Kurt lo sapeva, era completamente inutile. Non gli avrebbe evitato un'altra giornata a scuola.
Andò dritto a fare la doccia, con passo felpato, perché sapeva che era il primo sveglio in casa. Attese la conferma di Finn, che russò quantomeno rumorosamente dal fondo del corridoio. Si lavò sfregando forte la spugna sulla pelle, come se non facesse una doccia da una vita, poi si passò la crema idratante velocemente, valutando o meno se applicare le altre.

Doveva, ma faceva troppo freddo per negoziare con le creme, quindi, in canottiera e pantaloni del pigiama sgusciò di nuovo in camera sua e aprì l'armadio : i vestiti, sebbene diversi e colorati, gli sembrarono tutti uguali e grigi. E fu in quel momento che Kurt capì di stare proprio male a vedere tutto uguale nel suo armadio.

Afferrò i vestiti a casaccio, improvvisamente stanco di guardarli e si infilò una camicia e un cardigan grigio, e catalogò quelli che si stava mettendo come semplici jeans. Sistemò i capelli con gesti meccanici, poi controllò i quaderni e i libri nello zaino. Niente, era tutto perfetto e minuzioso come al solito. Desiderò di sbagliare qualcosa, così qualcuno avrebbe capito che c'era qualcosa che non andava, ma prima ancora che potesse rendersene conto era andato in cucina e aveva apparecchiato per la colazione, certo che Carole lo avrebbe adorato una volta sveglia. Come tutte le mattine.

Uscì prima, con una sola galletta e un solo sorso di latte come colazione e scese in strada, imboccando la strada dello stazionamento di Elmar street.
Prendeva l'autobus perché uscire con Finn era fuori discussione. Preferiva farsi quattro fermate piuttosto che condividere con Finn il viaggio per arrivare a scuola, questo perché loro due non riuscivano a convivere insieme.

In anticipo, salì sull'autobus ancora fermo e dopo aver timbrato il suo biglietto prese posto in fondo, vicino al finestrino.

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Sebastian aveva iniziato ad odiare Lima sin dal primo momento in cui ci aveva messo piede.
Sua madre, al contrario, era entusiasta di viverci, perché era un posto tranquillo dove avrebbero vissuto in pace. Facile dirlo per una come lei, aveva pensato Sebastian nel guardare la sua nuova casa, un coso squadrato e enorme che stonava con l'ammasso di palazzine grigiastre che formava la città. La provincia, meglio ancora.

Aveva provato a convincere sua madre a farlo studiare a casa, ma lei non aveva voluto sentire ragioni : aveva bisogno di stare a contatto con persone della sua età. Il professor Wright era stato chiaro su questo, e poi aveva bisogno di amici.

Frequentava il McKingley da Settembre ed era schifato da quello che aveva visto : bullismo pesante, cheerleaders puttane e sportivi che si credevano onnipotenti. Il resto del corpo studenti era un vero e proprio gregge. Aveva provato a fare amicizia, perlopiù con gente semplice da conquistare, ma non aveva ottenuto granché.

Aveva provato a iscriversi a qualche club, ma le uniche cose disponibili erano le squadre sportive e il football sarebbe stato parecchio avvilente e sporco, quindi ci aveva rinunciato.
Sua madre lo aveva incoraggiato a non darsi per vinto, ma Sebastian sapeva che era già rassegnata al fatto di avere un figlio sociopatico.

Sebastian prendeva l'autobus perché era abituato. A Parigi prendeva la metropolitana, quindi vedeva la macchina come una novità riservata agli adulti.

Mercoledì sedici gennaio stava appoggiato al palo gelato della fermata,  attendendo l'autobus che arrivava dallo stazionamento di Elmar Street. Quando l'autobus arrivò ci salì e con un gesto meccanico mostrò al conducente il suo abbonamento. Quello lo guardò appena e gli fece segno di sedersi, quindi Sebastian partì verso il suo posto abituale, in fondo, vicino al finestrino.

Con sua grande sorpresa, c'era seduto qualcuno, e per un attimo i suoi occhi verde mare incontrarono quelli azzurri di Kurt Hummel.

Kurt ci mise un attimo a capire «Vuoi che mi sposti?» chiese, incerto di come comportarsi. Non timoroso, non prepotente, solo incerto.

«No, rimani» rispose Sebastian, e gli sorrise prima che potesse impedirselo. Si sedette nel posto davanti a quello di Kurt, escludendolo di nuovo dal suo mondo.

Kurt Hummel. Era nel suo stesso corso di francese, storia, inglese ed economia domestica ed era...intelligentissimo. Brillantemente acuto, anche se non era una qualità particolarmente apprezzata dai professori. A Parigi, uno come lui l'avrebbero alzato su un piedistallo, ma in Ohio, dove vivevano nel basso medioevo, la sua intelligenza era distruttiva. Sia mai che si presenti un ragazzino con delle qualità valide, uno indipendente e intelligente.

Fuori dal corso di francese, non ci aveva mai parlato. Era una persona difficile da conquistare, o perlomeno così sembrava a Sebastian. E poi non aveva voglia di fare amicizia anche con quelle sue amiche, l'asiatica e la nera, quindi aveva lasciato perdere sin dall'inizio con lui.


Dal canto suo, Kurt sapeva perché Sebastian Smythe non aveva amici. Giravano molte voci su di lui, nessuna delle quali gentile nei suoi confronti.

Aveva sempre voluto parlarci. Sapeva che era francese e che si era trasferito a Luglio per poi sparire tutto Agosto, ma questo era quanto. Si rifiutava di credere alle voci, mentre Tina lo trascinava via ogni volta lo vedeva svoltare l'angolo. Tina ne era terrorizzata.

Entrambi impegnati a pensare all'altro, scesero dall'autobus da due porte differenti, convinti che non ci sarebbero stati altri contatti.
Quanto si sbagliavano.

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Ciao bella gente!
Ebbene sì, è arrivata anche lei. All About Us, un pezzo della mia anima, praticamente ho creato un horcrux senza uccidere nessuno (battute squallidissime, sorvoliamo).
Adoro questa storia. E' un pezzo di me, sul serio. Adoro scriverla, e mi farebbe veramente piacere che mi faceste sapere cosa ne pensate. E' la mia bambina, sul serio, ci ho messo anima e corpo sia nella plotline che nei primi capitoli, e voglio davvero tanto mostrarla al mondo, anche se sono insicura, perché so che non avrà granché successo, sia per le tematiche che affronta più avanti, sia per la mia proverbiale sfiga xD
Questa storia si è scritta da sola e mi ha chiesto in ginocchio di pubblicarla, visto che è da Aprile che me la tengo nel pc.
Niente, angolino lacrimoso apparte, spero che vi sia piaciuta.

Ci vediamo al prossimo capitolo, see ya soon,
Robs
  
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