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Autore: hiccup    02/09/2012    3 recensioni
Il dottore riceve una lettera sgualcita e ingiallita dal tempo. Non crede quasi ai propri occhi quando capisce che il mittente è Donna Noble, la focosa Donna Noble.
Perchè no, Donna non ha mai realmente dimenticato le avventure nello spazio ed il Dottore; ha sempre avvertito una voragine nella sua vita, nella sua memoria. Ha provato di tutto per ricordare, per cercare ma gli anni sono passati anche per lei e si è dovuta arrendere.
Le sue ultime parole a quel signore che, forse, non ha mai conosciuto.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donna Noble
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lettera ad un signore dimenticato



C
aro Signor X,



Sinceramente non so a che cosa possa servire questa lettera indirizzata a lei, signore senza nome, ma la dottoressa, qualche giorno fa, mi ha consigliato di scrivere ciò che provo...
Ma forse dovrei partire dall'inizio, non crede?

Mi chiamo Donna Noble e ho visto l'alternarsi delle stagioni per novantadue lunghi anni. Oh, non ho mai sopportato il tempo, lo scorrere di questo intendo; così lento e fugace insieme. Incute un po' di timore il tempo, signore.

Ho novantadue anni e devo dire che, ahimè, me li sento tutti quanti. I miei capelli un tempo erano rossi, sa? Di un bellissimo rosso fuoco mentre ora sono sempre più striati di bianco e rimane solo qualche ciocca rossastra; il mio viso è solcato da un'intelaio di rughe profonde e marcate; le labbra sono perennamente screpolate; il mio corpo è stanco, ormai cammino a fatica e i miei occhi non vedono più bene come una volta, nemmeno se indosso gli occhiali.
Ma cosa vuole che sia, signore?
Sono vecchia e la vecchiaia porta a tutto questo. Porta indebolimento, stanchezza e slabbrature nella memoria.

Ho sempre lavorato... bè, non sempre in realtà. Da giovane avevo molti sogni e speranze per il mio futuro e non ho mai cercato assiduamente un posto di lavoro, non perchè non volessi trovarlo ma perchè avevo altro per la testa, sarà stato giovane anche lei, giusto signore? Forse può capirmi,
Ho sempre vissuto con mia madre e mio nonno; mio padre se n'è andato prima che io nascessi e la madre di mia madre non l'ho mai conosciuta... eppure mi dicono che le somiglio molto.

La focosa Donna Noble.
Così mi chiamavano gli amici. Oh sì. Erano davvero bei tempi quelli, sa?
Amici, amori, primi baci, prime volte, prime delusioni... La giovinezza è fatta di prime volte. Se non si prova un'esperienza non si può sapere cosa può comportare.
Oh, ed ero davvero una ragazzina tutto pepe, con un bel caratterino anche, ho vissuto ogni giorno come se fosse l'ultimo, non mi sono mai tirata indietro a nulla.

Pensi che sono arrivata persino a quasi sposarmi.
Quasi, sì, perchè alla fin fine non ho sposato quell'uomo. Non mi piaceva l'idea di dipendere da qualcuno, credo. Se è per quello nemmeno adesso sopporto queste giovani infermiere che si offrono di lavarmi e cambiarmi ogni mattina e ogni sera. Non che siano incapaci, sia chiaro, solo che sono io e Donna Noble bada a sè stessa.
Buffo, no?
Una vecchia che pretende di far tutto da sola. Una vecchia orgogliosa. Troppo orgogliosa. Sempre stata.
Io e mia madre abbiamo litigato così tante volte a causa del mio carattere.
Non mi sono mai sposata, mai. Ho avuto qualche uomo, certo, ma mai per lunghi periodi. Non ho mai stretto legami importanti con nessuno, ora che ci penso... ma non è stato un caso.
No.

E io so perchè. Ed è per questo che le sto scrivendo, signore.
Nel bel mezzo della mia esistenza c'è un buco, un buco sì, un'enorme voragine. E credo che lì io mi sia persa tanto tempo fa.
Non conosco la natura di questa voragine e non so se sia reale o una mia mera fantasia.
Io l'avverto e questo mi basta.
Mi sono persa, cadendo laggiù e chissà, forse non ne sono ancora uscita. Certo che no, come potrei? Le sto scrivendo dopotutto, signore.

La immagino signore, anche se non l'ho mai conosciuta, credo di non averla mai conosciuta... credo... io... l'ho conosciuta, sì... ma...

Ecco, vede signore? Sta succedendo di nuovo!
E io non posso farci nulla. Non riesco a ricordare. Nulla. Non riesco. Come se la mia mente fosse bloccata, ferma, immobile. Non riesco a ricordare, perchè? Eppure vorrei ricordare. Vorrei ricordarla.
Già, proprio lei vorrei ricordare, signore.
Perchè io so di averla conosciu- no, sono sicura che in quella voragine ci fosse anche lei.
Sicuramente.

Non può sapere lei quante notti ho sognato di percorrere un lungo, lunghissimo, corridoio cercando di raggiungere quella sagoma sfocata alla fine - era lei, per certo - Ed io correvo, correvo e correvo ancora, ma lei non si avvicinava. Mi risvegliavo piangendo, le guance gelide di lacrime e il respiro spezzato. E la testa pesante.

L'ho cercata, sa signore?

In ogni momento, in ogni luogo dove sono stata. L'ho cercata per così tanti anni.
Cercandola ho finito per volere solo lei: nessun uomo, nemmeno il più avvenente, mi interessava più.
Io cercavo solo lei.
Volevo vedere i suoi occhi.
E' strano, perchè non me li ricordo i suoi occhi... ma è un po' come se me li ricordassi comunque; occhi grandi e vecchi. Molto vecchi, occhi che hanno visto l'origine e la fine del mondo molte volte.
E la sua voce!
A volte la sento in sogno, ma non capisco quello che mi dice. Perchè parla a me, sa signore? La sento.

Sono vecchia e non ho più la forza nemmeno di prendere un libro; ho cessato di cercarla, signore.
Mi sono detta oh, Donna, vecchia Donna, cosa combini? Non sei più una ragazzina.

E sono triste, signore.
Sono così triste.
Non so che cosa fare.
Anche in questo momento mentre le scrivo, le lacrime salate scivolano lungo il mio naso e cadono su questo foglio... mi dispiace che alcune parole siano sbavate.
Mi spiace, davvero.

In questa casa di riposo non c'è molto da fare, sa?
Guardo la pioggia picchiettare sui vetri, il sole scaldare i profili grigi di Londra, le giornate passano inesorabili. Una dopo l'altra. E lo odio. Oh, se lo odio.
Odio dover rimanere qui, sola.
Perchè sono sola, signore.
Mia madre mi ha lasciato anni fa e tanti anni prima mi ha lasciato anche il mio caro nonno. Era un uomo fantastico, sa? Guardava sempre le stelle e il cielo.
Guarda il cielo Donna, perchè sei una stella ed è a lui che appartieni - mi diceva ogni volta ed io non l'ho mai capito.
Mio nonno sapeva cose che io non sapevo. Che io non ricordavo.
Non me ne ha mai parlato ed io non ho mai chiesto. Capivo che non poteva parlarne.
Così mi limitavo a salire sulla collina ogni notte e a guardare le stelle con lui.

Il cielo è così grande, così... emozionante.
Perchè emozionante?
Non lo so... mi pare di aver sempre conosciuto il cielo e di averlo visto realmente.
Ma sono solo una vecchia pazza che ha smesso di cercare.

Probabilmente troverà noiosa questa lettera, signore, e me ne scuso.
Tutti mi dicono che non dovrei passare le ore china su questi fogli, sa?
Ma che stiano zitti loro. La schiena curva è mia e così sono anche i miei occhi velati. Loro non possono dirmi nulla.

Nonostante abbia smesso di cercarla deve sapere che la penso sempre.
Ed è una tortura questa. Come si fa a pensare a qualcosa che non ci si ricorda?
No, no, non è colpa della vecchiaia come dice la dottoressa, io lei proprio non la ricordo. Ma la conosco.
Questa sensazione di non-conoscenza è dolorosa. Ma oramai anche il dolore non è più dolore.
Il mio cuore pomperà sangue ancora per poco, ne sono consapevole... tutte quelle pastiglie, quelle medicine, tutte quelle analisi... so di esserci vicina, ormai... Sento la morte accanto. E non ho paura.
Sono troppo vecchia per aver timore di una cosa naturale. Tutti muoiono, perchè io dovrei essere diversa?
Non lascerò questo mondo con timore, ma con rimorso. Con il rimpianto di non averla mai incontrata di nuovo, di non averla mai trovata.

Credo sia bene che finisca qui questa lettera. Lei non la leggerà mai... come può una persona che non è mai esistita leggerla? Come può un qualunque Signor X trovare questo mio scritto?

Prima di lascarla, signore, voglio solo dirle che l'ho amata. L'ho amata e l'amo tuttora con tutta me stessa.
La amo nonostante non l'abbia mai conosciuta. L'amo nonostante non la ricordi.
Nonostante tutto l'amo da impazzire.
Avrei voluto trovarla e darle il mio cuore, ma ho fallito e queste parole sono tutto quello che resta di me.

Mi scusi signore, ma raccolga questa lettera, la conservi se può...
Non sono che lettere scritte con calligrafia incerta e tremante, ne sono consapevole. Ma sono le ultime parole di quest'umile vecchia pazza.
Le ultime.
Mi perdoni per non averla trovata, per non ricordarla.
Dio solo sa quanto avrei voluto.
Addio, caro il mio signore

Con tutto l'amore,




Sua, Donna Noble








Il Dottore ripiegò quel foglio ormai sgualcito dal tempo, riponendolo nella tasca interna della giacca accanto al cuore. E sospirò pesantemente, asciugandosi una lacrima solitaria con il palmo.
"Perdonami, Donna Noble, perdonami per averti fatto tutto questo. Credevo fosse per il tuo bene" allungò una mano ad accarezzare la foto sulla lapide fredda e sorrise  debolmente.



 "Davvero la focosa Donna Noble"





***








Ho scritto questa storia - la mia prima storia su Doctor Who, ripensando a Donna Noble e al suo destino. Credo lei abbia avuto il destino peggiore rispetto a tutti quanti e, a mio parere meritava molto di più.
Donna è stata la mia companion preferita e vederla uscire di scena in quel modo mi spezza il cuore ogni volta. Questa storia l'ho scritta di notte cercando di metterci tutto quello che potevo, ho pianto scrivendo e questo non mi era mai successo prima. Quindi direi di poter essere soddisfatta ma ci tengo a sapere il vostro pensiero, perciò non esitate a farmi sapere cosa ne pensate, a farmi notare gli errori e tutte le altre cose.
Spero di aver scritto qualcosa di buono :3
Alla prossima e grazie per aver letto,

hiccup










  
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