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Autore: Ladym    17/03/2007    1 recensioni
Lui, poeta, ha amato e cantato lei nelle sue poesie per tutta la sua vita. Lei non se n'è accorta che quando era troppo tardi. Ora, dopo qualche tempo, lei raggiunge il luogo ameno del loro primo incontro, dove lui ha deciso di essere sepolto.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sussurri

 

Posso quasi sentirti sospirare.

Sentire il tuo sguardo, ancora alla ricerca del mio. Mentre io non ti ho mai visto, nascosta da quel velo che pudico mi copriva il volto.

Ora c’è solo nero, attraverso questa stessa nuvola. La natura che hai tanto cantato mi appare quasi minacciosa, immersa in una notte perpetua. Ma forse anch’ella è triste, aspetta speranzosa il giorno in cui la tua luce tornerà a brillare, più forte delle misere stelle.

Sospira il vento con la tua voce. Lo sento, anche nell’acqua.

Non rimproverarmi, ti prego.

Sussurri verdi, sussurri azzurri, chiari, limpidi. Dicono che non sono arrivata tardi. Non troppo, almeno. 

Vedi? Io sola basto a commiserarmi.

Finalmente scorgo la tua pietra, ciò per cui sono tornata in questo luogo di ricordi. Proprio qui, dove siedo ora, alzai lo sguardo su di te. Rimembri? Ti guardai strano, pensavo fossi solo un altro seccatore; ma tu non dicesti nulla, ti limitavi a osservarmi. Ed io ti ignorai anche allora.

Ora però sono qui, dove è rimasta una lapide a segnare la tua esistenza. A segnare una vita.

Di te è rimasta anche la voce. Come quella ninfa, di cui raccontava Ovidio. Anche lei aveva amato l’impossibile Narciso, che si specchiava in una fonte, come me.

Eco.

Eco di parole, su fogli di carta. Echi rossi ardenti, echi di anima, mentre il suo corpo giace sotto questa pietra pesante, nella profonda terra fredda.

Non so perché sono qui, accanto a questa tomba. Non so perché mi ritrovo a tendere in vano la mano nel vuoto, come per accarezzarti, come se tu fossi ancora qui.

Mi sono accorta dei tuoi sguardi tropo tardi… la vanità mi aveva accecato, mi aveva fatto scudo contro le ingenue frecce del tuo dio Amore.

 

Sento lacrime fredde, calde, cadere sulla nuda terra, macchiare le mie mani composte. Non credo siano solo per te. Forse qualche goccia di cielo è anche per me: quanto sono stata stupida a specchiarmi nella mia scintillante armatura colpevole, a cercare solo il mio riflesso!

Stanchezza improvvisa mi assale.

Vuoto.

Pena.

E tante piccole lucciole scendono dai miei occhi tristi.

Non ho più il tuo amore.

Non ho più il tuo bene.

Solo l’inchiostro secco di amare parole.




Note: in questo breve testo, ho inserito citazioni (più o meno esplicite) di Saffo, Ovidio, F.de André. Principalmente l'ho fatto come omaggio a questi grandiosi autori.

  
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