Lo Specchio delle Brame
Albus Silente camminava per i corridoi bui della scuola, alla ricerca della stanza.
La stanza dove era nascosto lo specchio.
Ormai per lui era diventata un’abitudine andare la notte a guardare il suo riflesso nello Specchio delle Brame.
Ma non vedeva solo il suo riflesso, tantomeno dei calzini.
Vedeva sua sorella Ariana, sua madre, suo padre e Abeforth, tutti dietro il vetro, che lo abbracciavano e sorridevano sereni.
Finalmente vide la porta e la spalancò, ansioso di rivedere la sua famiglia.
Corse verso lo specchio e fissò la sua sorellina, che lo salutava agitando la mano, un grosso sorriso sul volto pallido.
Uno ad uno, comparvero anche sua madre, con quell’espressione severa che aveva sempre avuto, suo padre, con Abeforth al fianco, ancora ragazzo, che accarezzava il muso di una capra.
Alla fine, comparve lui, al centro di tutti, anche lui ragazzo.
Incredibilmente, sorrideva.
Aveva un bel sorriso sul volto e abbracciava Ariana, che rideva mentre faceva comparire piccole luci sulle punte delle dita.
Lentamente, una lacrima scese per la guancia dell’uomo, che battè velocemente le palpebre per non piangere.
Ma quando il Silente-ragazzo abbracciò Abeforth, scoppiò in lacrime, cadendo in ginocchio, una mano poggiata sullo specchio.
E Albus Silente rimase lì tutta la notte, piangendo per i suoi genitori morti, per sua sorella Ariana che forse aveva ucciso lui, per suo fratello, con cui non parlava più da anni. E per se stesso, un povero, misero uomo che ogni notte soffriva davanti a delle illusioni.