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Autore: Lelec    02/09/2012    1 recensioni
L’emozione del ricevere un bigliettino anonimo consiste nel non conoscere l’identità del mittente. Il problema di questo bigliettino anonimo è che non se ne conosce neppure il destinatario!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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LA LETTERA

L’emozione del ricevere un bigliettino anonimo consiste nel non conoscere l’identità del mittente. Il problema di questo bigliettino anonimo è che non se ne conosce neppure il destinatario!

È una commedia romantica che avevo scritto e pubblicato anni fa, basata su una serie di piccoli e divertenti equivoci. Mi ero ispirata alla trama del film The Love Letter, con Elle Degeneres, Kate Capshaw e Tom Selleck, del 1999. I pairing sono volutamente segreti, perché il bello di questa storia è proprio l’effetto sorpresa. Vediamo se riuscite a indovinare chi sta con chi... ma mi raccomando, ricordate: niente è come sembra!

Buon divertimento.



Capitolo 1.

Gli appunti di pozioni

[Hermione]

Era una fredda domenica pomeriggio di fine gennaio. Dal momento che non erano state previste gite ad Hogsmeade per il week-end Harry, Ron e Hermione si trovarono costretti a trascorrere la giornata nel castello. Verso le cinque si erano ritrovati casualmente insieme in Sala Comune, davanti al caminetto acceso. Ron aveva occupato la poltrona e sfogliava distrattamente il manuale di trasfigurazione. Harry e Hermione invece si erano sistemati sul divano, con una pila di libri ammucchiati tra di loro: lui sembrava immerso nella lettura dell'ultimo numero di Universo Quidditch mentre lei era impegnata a scrivere qualcosa su una lunga pergamena che si srotolava fino al pavimento.

Non era una novità che Ron non trovasse divertente studiare, per cui né Harry né Hermione si sorpresero o trovarono necessario alzare gli occhi dalle proprie faccende quando lui brontolò, ad alta voce: «Che noia pazzesca.» E dopodiché si lasciò sfuggire un profondo sospiro.

Dato che nessuno dei due amici sembrava averlo sentito, tranne Harry che aveva grugnito un mm-mhhh in risposta, Ron sospirò di nuovo, forte questa volta. «Che ne dite di fare una partita a scacchi?» propose. «O alle gobbiglie. Harry, è una vita che non giochiamo a gobbiglie. Altrimenti possiamo...»

«Shh!» Hermione alzò di scatto la testa. «Insomma, Ron! Vuoi stare un po' zitto? Non vedi cosa sto facendo?»

Ron sbirciò il foglio di Hermione. «Stai ehm, stai scarabocchiando la pergamena?»

«Sto studiando,» disse lei con un’occhiataccia. «E per tua informazione, questo è un disegno, non uno scarabocchio.»

«Ah, okay, certo.» Ron allungò il collo per vedere meglio. «Cos'è? Grattastinchi? Perché disegni quel tuo stupido gatto per compito?»

«È una manticora!» disse Hermione offesa prima di riprendere a grattare il foglio con la piuma. «La sto disegnando per arricchire il mio tema.»

Ron sbatté le palpebre e alzò la testa per scambiare uno sguardo perplesso con Harry.

«Miseriaccia, Hermione, tu sei proprio unica!» Ron ridacchiò. «Disegnare una manticora, roba da matti. E poi, scusa, ma di che tema stai parlando?»

Questa volta Hermione non si degnò neppure di alzare lo sguardo dalla pergamena. «Del tema di Pozioni, no?» replicò asciutta. «Novantacinque centimetri sulle proprietà del veleno della manticora. Lumacorno ce l'ha assegnato la settimana scorsa per domani.»

Gli occhi di Ron si allargarono. «Tema di Pozioni? Non ne sapevo niente! Stai scherzando, non è vero?»

Hermione alzò gli occhi dal tema con aria seccata. «Non scherzo mai sui compiti, Ron. Il veleno della manticora, ne abbiamo parlato a lezione la settimana scorsa,» spiegò con tono saccente. «Lumacorno ci ha assegnato un tema per approfondire l'argomento, indispensabile per sostenere l'interrogazione di domani. Dai, non è possibile che... Ron?»

Ron si nascose la faccia tra le mani. «Me ne ero completamente dimenticato,» mugugnò, scuotendo la testa. «Quel tema! Oh, accidenti, io pensavo di... dovevamo... Harry, tu dovevi ricordarmelo!»

Harry fece spallucce. «A dire la verità io l'ho fatto, un sacco di volte, ma tu hai sempre trovato scuse per rimandare. L'allenamento di Quidditch, la partita a scacchi con Dean, altro-da-fare-non-meglio-specificato...»

«Miseriaccia!» Ron gemette disperato. «E adesso come faccio? È per domani! Non riuscirò mai a scrivere un tema di... di...»

«Novantacinque centimetri,» disse Hermione, senza alzare la testa dalla pergamena.

«Novantacinque centimetri per domani!» Ron si voltò verso Harry. «Ti prego, amico, prestami il tuo tema!»

Harry voltò distrattamente una pagina di Universo Quidditch. «Vorrai dire, ti prego, amico, fammi copiare il tuo tema.»

«Certo certo,» mugugnò Ron, tendendo una mano piena di pretese. «Tutto quello che hai detto tu, ti prego!»

«Uhm, beh. Non lo so. Tu che mi dai in cambio?»

«La mia eterna gratitudine.»

«Fattelo da solo.»

«Ah, fate un po' di silenzio voi due!» sbottò improvvisamente Hermione. «Non ne posso più.» Si protese dal bracciolo, allungando la mano per raggiungere la sacca dei libri che stava sul pavimento.

«Che fai, Hermione? Vuoi prendere la bacchetta per Silenciarci tutt'e due?» commentò Harry, riprendendo a sfogliare la rivista dopo averle scoccato un'occhiata divertita.

Lei si sedette di nuovo composta. «Non è una cattiva idea, ma no. Stavo solo prendendo questi.» Tra le mani stringeva un consistente pacco di pergamene accuratamente rilegate.

«Che cosa sono?» domandò Ron uggiolante.

Hermione fece spallucce. «I miei appunti di pozioni,» rispose, come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo. «Avanti Ron, prendili e usali per fare il tuo dannatissimo tema.»

Ron si raddrizzò sul divano, di nuovo attento. «I tuoi appunti? Hermione, i tuoi minuziosi, precisi, sacrosanti...»

«... dettagliati ed esaurienti appunti su praticamente tutto il programma di Pozioni a partire dal primo anno, esattamente,» concluse Hermione, annuendo. «Da questi puoi trarre facilmente – aggiungendo qualcosa di tuo, ovviamente – un compito fatto e finito svolto interamente dalla tua testolina.»

Ron aggrottò la fronte, guardandola scettico. «Hermione, mi stai facendo... copiare

«No. Ti sto semplicemente dando il materiale per svolgere un compito autonomo.» Arrossì e riprese scarabocchiare sulla pergamena. «Con qualche... aiutino.»

«Sì, ma tu sai che io mi limiterò a mettere in una forma più colloquiale i tuoi appunti per ricavarne un tema, vero?»

Hermione sospirò, senza alzare la testa dal disegno. «Fai pure. D'ora in poi il tuo compito non è più affar mio.» E il tono con cui lo disse lasciava intendere che la questione fosse chiusa.

Harry rivolse ad Hermione uno sguardo stralunato. «Lo stai lasciando copiare! Tu, copiare, cosa-disonesta-e-immorale-che-non-aiuta-per-niente-il-nostro-rendimento-scolastico. Ricordi?»

Lei sbuffò, senza smettere di disegnare. «Datti una calmata, Harry. So esattamente quello che faccio.»

«Evviva!» Ron si mise a sventolare esultante gli appunti di Hermione. «Hai visto, Harry? Lei sì che rappresenta il mio ideale di amicizia. Oh sì, con questi potrò...»

«Ron!» disse Hermione, scoccandogli un'occhiataccia. «Adesso piantala, abbiamo capito che sei contento! Guarda, mi hai fatto sbavare gli aculei della manticora.»

«Ops, scusa Hermione. Stavo solo...»

«Non mi interessa,» disse lei. «Ora te ne vai dritto dritto in biblioteca a fare questo dannatissimo tema, da solo e in silenzio, e non esci finché non avrai finito.»

Ron gemette risentito. «No, ti prego, in biblioteca da solo no, mi annoio. Perché devo andare in biblioteca?»

«Perché sei molesto,» sbottò Hermione. «E mi disturbi mentre studio. Mettiamola così, o te ne vai in biblioteca di tua spontanea volontà, oppure rinunci ai miei appunti e ti fai il compito da solo. Prendere o lasciare, Weasley.»

«Prendere, prendere.» Ron si alzò controvoglia dal divano. «Vado subito, allora, così riuscirò a finire per l'ora di cena.»

«Fantastico,» replicò Hermione senza entusiasmo. «E tu, Harry. Non pensare di cavartela così, sai?»

Harry sobbalzò sentendosi chiamato in causa. «Che c'entro io, scusa? Io il mio tema l'ho finito.»

Hermione sospirò, roteando gli occhi al soffitto. «Sì, e io ci ho dato un'occhiata, e ho potuto constatare quanto sia pessimo, per non dire altro... Adesso metti giù quel tuo “giornalino” e mettiti sotto per rifarlo da capo.»

Harry spalancò la bocca, scandalizzato. «Ma... ma come! A lui dai gli appunti per copiare e a me niente?»

«Io li ho visti per primo!» gongolò Ron, prima di attraversare il ritratto della Signora Grassa.

«Ma dai, non è giusto!»

«Piantala, Harry, tu puoi riuscirci benissimo da solo,» disse Hermione. «E ora silenzio, anch'io devo studiare, capito?»

E senza Ron, effettivamente, silenzio ci fu.

§*§

Ron entrò in biblioteca con la sacca dei libri a tracolla e il voluminoso incarto di pergamene sottobraccio. Si guardò attorno per un paio di secondo e poi si diresse verso il tavolo sotto la vetrata, vicino alla sezione “M di Medimagia”, dove sedeva Neville Paciock. Ron lo salutò e prese posto vicino a lui sulla lunga panca.

«Anche tu il tema di pozioni?» Si mise a srotolare gli appunti di Hermione sul tavolo.

Neville annuì. «In realtà l'avevo già finito ieri...» disse con tono sconsolato. «Ma Trevor ci ha fatto la cacca sopra. Ho provato a ripulire tutto con un gratta e netta, ma oltre alla macchia è scomparso anche tutto l'inchiostro. Quello che è rimasto è questo.» Sollevò un lembo della pergamena incredibilmente pulita che si trovava di fronte a lui.

Ron camuffò una risata con un colpo di tosse. «Beh, se vuoi io qui ho la soluzione hai tuoi problemi.» Indicò trionfante gli appunti di Hermione, come se li avesse compilati lui di suo pugno.

Neville riconobbe subito la grafia e sgranò gli occhi.

«Accidenti, Ron! Sono quello che penso?» chiese emozionato, rivolgendogli uno sguardo ammirato.

Ron annuì, cominciando a predisporre una pergamena pulita e la bottiglia dell'inchiostro per cominciare a scrivere il tema. «Proprio loro. Hermione me li ha prestati in via del tutto eccezionale. Ultimamente è di umore stranamente buono e quindi per questa volta ha deciso di chiudere un occhio sulla sua regolina del copiare.»

«Posso vederli?» chiese speranzoso Neville e allungò una mano.

«Nossignore!» disse Ron, trascinandosi gli appunti vicino. «Non toccarli con quelle tue zampacce cancella-inchiostro. Se vuoi gli appunti di Hermione, dimmi quali pagine ti servono e te le darò io, sistemandotele qui davanti per farti copiare. Tu non li toccherai proprio per niente. Nulla di personale, amico, ma se gli succedesse qualcosa sarebbe la mia, di testa, a rotolare.»

Neville gli scoccò un'occhiataccia ma non disse niente, consapevole che in fondo Ron non aveva tutti i torti. «E va bene, allora mettili in mezzo.»

«Ci servono solo questi sul veleno...» disse Ron, dividendo i fogli e piazzandone metà sul resto dei libri che Neville aveva ammucchiato sul tavolo. Si accorse troppo tardi che la copertina di Fatture e Fattucchiere era inclinata verso la fine del tavolo come uno scivolo. Un brivido gli solleticò la base della nuca, come quando durante una partita gli occhi realizzavano prima del cervello che la pluffa stava arrivando a tutta velocità verso la porta. Ron allungò le mani di scatto, nel tentativo di afferrare gli appunti che scivolavano in avanti, ma era troppo tardi. Con un sibilo e un tonfo, i fogli di Hermione erano finiti per terra, volando a destra e a sinistra sparpagliandosi sul pavimento come un velo di neve di carta.

«Merda,» disse Ron, con gli occhi sgranati.

Neville emise un verso strozzato. «Hermione ti ucciderà...» bisbigliò, come se solo pronunciare il suo nome potesse farla comparire di fronte a loro armata di bacchetta e di furia omicida.

A quella prospettiva Ron si riscosse, come se qualcuno gli avesse gettato in faccia una secchiata di acqua gelata. Si mise immediatamente a ginocchioni, cercando di recuperare il disperso con mani tremanti. «Se si è rovinato qualcosa... se si è perso qualcosa... E tu aiutami, miseriaccia! È anche colpa tua.»

«Ma come sarebbe a dire! Io non li ho nemmeno toccati.» protestò Neville arrossendo, ma si mise comunque in ginocchio sotto il tavolo per aiutare Ron. Dopo qualche minuto avevano raccolto sul tavolo una pigna di fogli stropicciati e impolverati.

«Potremmo provare con un gratta e netta...» suggerì Neville, seduto per terra con un foglio di pergamena con l'impronta di una scarpa stampata sopra.

«Grande idea, coso,» brontolò Ron alzandosi in piedi. Si batté le mani sulle ginocchia per togliere i residui di polvere. “Così finisce come il tuo tema. No, grazie. Proverò con qualcos'altro... anche se non so cosa...»

«Attento! Stai per pestare uno dei fogli!»

Ron rimase con un piede per aria, immobile in una posizione plastica degna di una ballerina di danza classica, mulinando le braccia per rimanere in equilibrio. «E toglilo, no?»

Neville si sporse sotto il tavolo e prese il foglio minacciato dal piede di Ron. «Tieni.» Glielo porse.

«Mh?» Ron lo raccolse e lo scrollò per ripulirlo da eventuali residui di polvere. Si trattava di un foglio di pergamena azzurro, ripiegato in quattro parti come un bigliettino. Su uno dei lati c'era scritto qualcosa in nero a caratteri piccoli. «Per te,» lesse Ron ad alta voce. Guardò Neville. «Non sembra uno dei fogli di Hermione.»

Neville fece spallucce e si alzò goffamente in piedi. «Beh, era qui sotto il tavolo.»

«Sarà una lettera,» rifletté Ron. Il primo nome a balenargli in mente fu quello di Viktor Krum, l’amico di penna di Hermione. Il cipiglio di Ron si fece improvvisamente tetro; lo stomaco gli si annodò in quella fastidiosa e familiare stretta che provava tutte le volte che era costretto ad ascoltare Hermione mentre cinguettava di quanto Viktor fosse intelligente e spiritoso, e di come giocava bene a Quidditch...

No, in realtà Hermione cinguettava assai raramente di Krum. Però era come se lo facesse, ogni volta che sorrideva tra sé e sé mentre, china sul tavolo della Sala comune, scriveva una lettera per lui, o tutte le volte che le si illuminavano gli occhi quando il gufo della scuola le portava una lettera proveniente da Durmstrang. La sensazione che attanagliava le budella di Ron, quando la osservava in quei momenti, era intensa e fastidiosa e senza nome.

«Vediamo un po' che cos'è, allora,» disse e fece per aprirla.

Neville si irrigidì e scosse la testa. «Ma sei impazzito?» squittì. «Se Hermione ti scoprisse...»

Ron si guardò attorno, poi si voltò di nuovo verso Neville. Gli sorrise. «A parte che Hermione ora non è qui... ma se questo biglietto fosse davvero segreto lo avrebbe di certo nascosto meglio, no? Insomma, se si trattasse di qualcosa di davvero privato se lo sarebbe tenuto stretto, non lo avrebbe certo lasciato qui, tra gli appunti di pozioni, alla portata di tutti. Non Hermione.»

Neville non sembrava molto convinto. «Magari è un bigliettino che le hanno passato in classe e lo ha ficcato lì senza pensarci.»

«Lo sai bene qual è la politica di Hermione sui bigliettini durante le lezioni,» replicò Ron, continuando a rigirarsi la pergamena ripiegata tra le mani.

«Non puoi leggerlo se non è per te,» insistette Neville tutto rosso in viso.

Gli occhi di Ron si sgranarono. «Beh, magari lo è!»

Neville storse la bocca in un'espressione poco convinta.

«Non fare quella faccia, dico sul serio! Cioè, pensaci un attimo,» Ron indicò il tavolo dove avevano sistemato gli appunti raccolti alla rinfusa, «gli appunti sono di Hermione, no? E Hermione li ha dati a me, cosa rara, rarissima, anzi, unica e praticamente incredibile. Probabilmente voleva che trovassi il bigliettino e lo leggessi, perché sapeva che lo avrei trovato io!»

«Guarda che l’ho trovato io

«Sì, ma tu non eri previsto nel piano. Gli appunti erano per me. E se la lettera è per me, non c’è niente di male se...» E prima che Neville potesse fare niente per impedirglielo, aveva già aperto il foglio di carta e se lo era spianato davanti al naso, con i gomiti in fuori in modo da poter spintonare Neville se avesse cercato di avvicinarsi.

Poche righe, scritte in inchiostro nero con una grafia minuta e precisa.

Ciao.

Ho aspettato che tutti andassero a dormire prima di mettermi a scrivere, perché, anche se leggerai questa lettera senza di me, voglio fare finta che in questo momento siamo soli io e te, e io ti sto sussurrando le parole che voglio dirti. Credo che tu le sappia già, mi meraviglierei se non avessi già capito tutto – anche se a volte ti diverti a mandarmi in bestia, facendo finta di niente in quella maniera così irritante. Perciò te lo dico io, metto le cose in chiaro.

Ti amo. Che non è come dire “mi piaci”.

Succeda quel che succeda.

Ron sbiancò.

«Allora? Per chi era?» chiese Neville.

Ron non lo guardò neppure. Scrollò forte la testa come se volesse svegliarsi da un sogno, poi rilesse il biglietto. Una, due, dieci volte. E alla fine realizzò.

Ti amo.

«Ron, era per te o no?» insistette Neville, nervosamente. «Non voglio finire nei guai con Hermione...»

Ti amo... Ti amo. TI AMO. Ron sgranò gli occhi, si sedette sulla panca, poi si alzò e poi si sedette di nuovo, sempre con il biglietto ben stretto tra le mani. Calmati, Ron. Calmati, gli intimò una voce simile a quella di Hermione. Ragiona.

Quella lettera non poteva essere da parte di qualcuno per Hermione, perché Hermione, conoscendo Hermione (maledizione, era pur sempre Hermione), l’avrebbe sicuramente nascosta nel punto più buio e segreto di Hogwarts, dopo averlo sigillato con mille incantesimi anti-lettura. Quindi la lettera doveva per forza essere da parte di Hermione per qualcuno.

Ad esempio Viktor Krum?

No, impossibile. Lo aveva già escluso prima dalla liste dei sospetti. Se fosse stata per lui, Hermione non avrebbe mai e poi mai nascosto la lettera negli appunti di pozioni. E soprattutto, mai e poi mai avrebbe poi prestato i suddetti appunti in giro. A lui, poi!

«A meno che...» mormorò Ron.

«A meno che cosa?»

A meno che il biglietto non fosse stato esattamente dove avrebbe dovuto essere. Cioè nelle sue mani.

Ron deglutì.

Ma certo. Ma certo! Era così OVVIO! Insomma, Hermione gli aveva prestato gli appunti praticamente consapevole che lui avrebbe copiato. E questo non era assolutamente da Hermione. Non solo era assolutamente contraria al lasciar copiare gli altri, ma era anche gelosissima dei propri appunti, e li prestava solo in rarissime occasioni.

E guarda caso, aveva deciso di prestarli proprio a lui. Non a Harry, che ne avrebbe avuto altrettanto bisogno, e non a Neville, ma a lui. E poi gli aveva detto di andare a studiare in biblioteca. Ovvio... ovvio! Non voleva che trovasse il biglietto davanti a lei!

Probabilmente era imbarazza. Alla fine, Hermione era pur sempre una ragazza, e le ragazze si vergognano da morire per queste cose. Certo, tutti i conti tornavano alla perfezione. Il piano era perfetto: lui sarebbe andato in biblioteca e, toh, un biglietto. Il biglietto! E ta-daan, una dichiarazione. La dichiarazione! Ma certo, certo, certo!

La scrittura minuta e composta, lo stile serio e curato, niente errori grammaticali. Era sicuramente di Hermione. E poi

anche se a volte ti diverti a mandarmi in bestia, facendo finta di niente in quella maniera così irritante

Insomma, era chiaramente una frase rivolta a lui, con tutte le volte che avevano litigato, con tutte le volte che le aveva fatto perdere la pazienza.

Ron nascose la faccia nella pergamena.

«Insomma, Ron!» protestò Neville alle sue spalle. «Che succede?»

Hermione era innamorata di lui. Hermione. Di lui.

«E adesso?»

Continua

   
 
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