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Autore: giambo    02/09/2012    2 recensioni
One-shot in cui tento di descrivere pensieri e sensazioni che Nico Robin prova verso Rufy e i suoi compagni nei primi giorni della navigazione insieme a loro.
Estratto:
I primi giorni che Nico Robin passò sulla Going Merry furono piuttosto particolari. Il resto della ciurma cercò di abituarsi a quel cambio così improvviso di compagne. Dalla dolce, anche se leggermente ansiosa, Bibi, alla silenziosa, affascinante e, soprattutto, molto misteriosa Nico Robin.
Non era facile per i componenti della ciurma di Rufy, cappello di paglia, sulla cui testa pendeva ora una taglia di ben cento milioni di berry, adattarsi a quel cambio. Anche se Rufy aveva detto che Nico Robin sarebbe stata una buona compagna, ben pochi ne erano convinti. Forse solo Sanji e Nami, ammaliati rispettivamente dagli occhi e dai gioielli di Robin, si fidavano del giudizio di quell’incosciente del loro capitano. Gli altri, invece, si limitavano ad aspettare che le cose tornassero alla normalità.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mugiwara, Nico Robin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Dunque, non so dove ho trovato l’idea per scrivere questa cosa, perché all’inizio avrebbe dovuto essere tutt’altro ma sorvoliamo. In ogni caso, ho sempre pensato che il personaggio di Nico Robin fosse tra i più complessi del manga. Ragion per cui, avevo deciso di scrivere qualcosa sui suoi pensieri durante i suoi primi giorni di navigazione a bordo della Going Merry. Onestamente non ho idea se sia venuta fuori una cosa decente o meno. Ragion per cui, lascio a chiunque vorrà leggerla l’ardua sentenza. Tanto per la cronaca, per chi non mi conoscesse, accetto molto volentieri anche recensioni critiche e suggerimenti.
Buona lettura!

I primi giorni che Nico Robin passò sulla Going Merry  furono piuttosto particolari. Il resto della ciurma cercò di abituarsi a quel cambio così improvviso di compagne. Dalla dolce, anche se leggermente ansiosa, Bibi, alla silenziosa, affascinante e, soprattutto, molto misteriosa Nico Robin.

Non era facile per i componenti della ciurma di Rufy, cappello di paglia, sulla cui testa pendeva ora una taglia di ben cento milioni di berry, adattarsi a quel cambio. Anche se Rufy aveva detto che Nico Robin sarebbe stata una buona compagna, ben pochi ne erano convinti. Forse solo Sanji e Nami, ammaliati rispettivamente dagli occhi e dai gioielli di Robin, si fidavano del giudizio di quell’incosciente del loro capitano. Gli altri, invece, si limitavano ad aspettare che le cose tornassero alla normalità.

Nico Robin, dal canto suo, fece poco o niente, all’inizio, per tranquillizzare o preoccupare i suoi nuovi compagni di viaggio. Infatti, la mora passava la maggior parte del suo tempo a leggere alcuni dei libri che si era procurata ad Alabasta. Tuttavia, anche se non sembrava, la donna teneva sempre le orecchie e gli occhi ben aperti. Era già stata tradita troppe volte da persone che si spacciavano suoi amici durante il suo tormentato vagabondare, e non era ancora certa di potersi fidare di quella ciurma così sgangherata e sempre, all’apparenza, di buon umore.

I primi giorni di navigazione a bordo della Going Merry le servirono soprattutto per studiare i suoi nuovi compagni. Dopo qualche giorno di osservazione, la donna arrivò alla conclusione che erano, chi più chi meno, tutti dei bravi ragazzi che, a causa di quel folle ragazzo di gomma, si erano trovati imbarcati tutti insieme in quella pazza avventura: permettere a Rufy, cappello di paglia, di diventare il nuovo Re dei Pirati.

Il membro che più la incuriosiva era Zoro. Lo spadaccino era un tipo di poche parole, e badava principalmente ai fatti suoi. Tuttavia, la cosa che lasciava la donna leggermente perplessa, era che il ragazzo non sembrava un tipo che prendesse ordini tanto facilmente, né tantomeno aveva l’aspetto di un pirata. Aveva più l’aspetto di un cacciatore di taglie, e forse in passato lo era stato. Dentro di se, Nico Robin si chiedeva spesso come era riuscito Rufy a convincere Zoro a far parte del suo equipaggio.

Nami, invece, era la persona con cui, dopo i primi dubbi che la rossa aveva avuto sul suo conto, passava più tempo assieme. Forse per il fatto che era l’unica ragazza all’interno della ciurma oltre a lei, forse perché apprezzava l’intelligenza e il carattere pragmatico della rossa. In ogni caso, passando molto tempo con lei, Nico Robin comprese chiaramente che, se Rufy era il braccio e la forza di quell’equipaggio, Nami era il cervello e la mente che pensava ed organizzava ogni cosa.

Usopp era stato una sorpresa per la mora. All’inizio la donna l’aveva considerato un tipo buffo ed innocuo, un ragazzo normale che sembrava trovarsi quasi per caso dentro quella ciurma. Eppure, nonostante i suoi difetti, tra cui una spiccata tendenza a parlare troppo e a pavoneggiarsi, Usopp era benvoluto da tutti. Soprattutto Rufy sembrava essere legato al moro, forse perché entrambi avevano degli obbiettivi talmente assurdi ed incredibili che ai più potevano sembrare pura follia.

Infatti, qualche tempo dopo essere entrata a far parte dell’equipaggio, Nico Robin aveva scoperto che il padre di Usopp era uno dei fedelissimi di Shanks il Rosso, uno dei quattro imperatori. Non era raro che Usopp parlasse di suo padre, un uomo che si chiamava Yasopp, con grande rispetto e venerazione.

“Un giorno io l’incontrerò! E quando questo accadrà, sarò diventato un pirata forte e temuto come lui!”

Di questo la donna era molto dubbiosa. Aveva sentito parlare di quell’uomo, e sapeva che era uno dei più grandi cecchini che navigavano su quella terribile rotta. Oltre a ciò, Yasopp doveva la sua fama anche per la sua appartenenza alla ciurma di uno dei quattro imperatori. Il solo pensiero che quel ragazzino chiacchierone potesse diventare famoso come suo padre l’aveva fatta sorridere all’inizio. Ma con il tempo, la mora aveva scoperto che, sotto un carattere allegro e un po’  codardo, si nascondeva, in realtà, una determinazione dura come l’acciaio, e una voglia matta di staccarsi dall’ombra troppo grande del padre.

Sanji era stato, invece, il membro a cui aveva dedicato meno tempo per capire il suo carattere. Non era insolito, infatti, che il giovane cuoco riservasse un mucchio di cortesie e gentilezze, per lo più superflue, a lei e a Nami. Nico Robin l’aveva trovato, sotto un certo aspetto, simpatico, e faticava a credere che quel ragazzo che Nami usava come una marionetta fosse tanto forte come aveva dimostrato ad Alabasta.

Ed infine c’era lui, Chopper. Quel buffo animale parlante che aveva scoperto in seguito essere una renna. Nonostante avesse un carattere estremamente timido, il piccolo dottore era stato il primo a socializzare con la mora. Con molta pazienza e comprensione, Nico Robin aveva scoperto il difficile passato che la renna si portava dietro, e la sua immensa gioia di aver trovato finalmente degli amici che non badavano solamente alle apparenze. Davanti alla storia di Chopper, la donna aveva provato un moto di simpatia spontaneo verso quella piccola e dolce renna. Una simpatia che raramente provava verso gli sconosciuti. Non fece fatica a socializzare con lui perché anche lei, per tutta la sua vita, era stata giudicata solo per le sue origini e per i suoi poteri, e mai per ciò che era veramente.

Dal canto suo, anche Chopper prese velocemente in simpatia Nico Robin, sia per la comprensione che la donna mostrava per il suo difficile passato, sia per la loro passione comune per la lettura. In ogni caso, dopo poco tempo e tra lo stupore degli altri, non era raro vedere Nico Robin leggere i suoi libri seduta sul suo sdraio con Chopper addormentato pacificamente sulle sue ginocchia. Le dolci carezze che la mora ogni tanto gli riservava solo a lui erano un modo semplice e sicuro per far sciogliere velocemente la riluttanza della renna a stare insieme a lei durante le sue letture. La donna, infatti, trovava la vicinanza con il piccolo Chopper rilassante. Un modo per evitare di pensare al suo passato, e di pensare solo al presente.

Ed adesso lei era lì. A navigare insieme a quei ragazzini incoscienti sulla rotta più pericolosa del mondo.

Era follia? Sì, forse lo era, ma, in fondo, lei non aveva nulla da perderci a dare il suo contributo a quella banda sgangherata di pazzi. Ormai la sua vita era arrivata ad un binario morto. Stava a lei trovare la forza per andare avanti, oppure fermarsi.

A vederli così rilassati, intenti nelle loro occupazioni più comuni e semplici, ovvero combinare disastri, quei ragazzi non sembravano molto temibili. Ma Nico Robin aveva ancora impresso nella mente l’ultimo, furioso combattimento tra Rufy e Crocodile, che si era svolto nei sotterranei del palazzo reale di Alabasta. La cosa che aveva sorpreso più di tutto Robin era stata la determinazione e l’ostinazione con cui Rufy aveva affrontato quello scontro. Nonostante Crocodile l’avesse messo al tappeto per ben tre volte, ogni volta cappello di paglia si era rialzato, più deciso di prima a sconfiggerlo.

Da quel combattimento, la donna aveva appreso una cosa di Rufy. Lui non si arrendeva mai. Quando lui si prefissava un obbiettivo, l’avrebbe raggiunto ad ogni costo, anche la vita. E lui, in quel momento, si era prefissato l’obbiettivo di sconfiggere Crocodile.

Se chiudeva gli occhi, la mora riusciva ancora a vederlo nel sotterraneo. Un ragazzo magro, con le braccia e le gambe sporche di sangue, che si reggeva in piedi a fatica, ma dentro i suoi occhi, c’era tutta la determinazione di questo mondo.

Che cosa buffa che era il destino. Un giorno lei era la sottoposta di uno spietato membro della Flotta dei
Sette, che tentava, una volta averla usata, di farla fuori. E subito dopo veniva salvata, contro voglia, da un folle visionario di diciassette anni con cui decise di imbarcarsi, subito dopo, in una nuova pazzia.

Veramente, ormai era arrivata proprio al limite dell’assurdità. Anche per una come lei. Ora poteva dire di averle viste proprio tutte.

O forse no.

Mesi dopo, ammanettata e con le lacrime agli occhi, Nico Robin avrebbe visto, dall’alto di una torre che odiava con tutta se stessa, una cosa che aveva a dir poco dell’incredibile.

Avrebbe visto Rufy cappello di paglia, e la sua ciurma di matti affrontare diecimila uomini del Governo Mondiale. Avrebbe visto quel ragazzino folle e visionario dichiarare guerra al mondo intero, urlando la sua rabbia e la sua collera per aver rapito una sua compagna. Avrebbe visto la bandiera che tanto la perseguitava ardere veloce sotto la spinta di un fuoco purificatore. Avrebbe visto i compagni di cappello di paglia, i suoi compagni, davanti a lei, pronti a rischiare la loro vita per salvarla. Quella donna più grande di loro, così misteriosa e strana e di cui all’inizio diffidavano tutti. Quella donna che ora loro consideravano un bene prezioso, più prezioso dell’oro e dell’argento, più prezioso di tutti i tesori del mondo, più prezioso della stessa aria che respiravano.

Un’amica, un membro del loro equipaggio, un membro della loro famiglia.

E allora, con le lacrime agli occhi di pura gioia, una gioia che mai in vita sua aveva assaporato, Nico Robin avrebbe finalmente urlato una frase per cui, fin da bambina, cercava un motivo per dirla.

“IO VOGLIO VIVERE!”

E ora, l’aveva trovato.

E non voleva lasciarlo andare via mai più.

Aveva trovato la sua famiglia.

Fine

  
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