Ti racconto una
favola
-E’ ora di
andare a dormire.- disse una donna dai capelli mossi di un castano lucente e
occhi ambrati ad una bambina ed un bambino di circa dieci anni, -Domani è un giorno importante.
-Howgarts
è bella?- chiese la bambina mettendosi sotto le coperte
e legandosi per bene le due codine castane, la frangetta spettinata che le
ricadeva sulla fronte dolcemente e le lentiggini che le caratterizzavano il
nasino all’insù.
-Molto,
Armony.- rispose la madre sistemandole le coperte e sedendosi sul letto, -E’ il
posto più bello al mondo.
-Lì hai trovato papà.- affermò il bambino nell’altro lettino,
mostrando degli occhi azzurri e una capigliatura rossa. Le lentiggini
caratterizzavano anche lui.
-Proprio
così, Matthew.- rispose ancora positivamente la madre.
-Papà è
fortunato!- esclamò la bambina, -Se tu non gli fossi vicina si perderebbe in un
bicchiere d’acqua.
-Hai
ragione.- rise la donna, -Quello che non sai è che anch’io sono fortunata,
senza di lui non sarei quello che sono.
-Perché?-
chiesero in coro i due bambini.
-Voi
sapete che era il mio migliore amico.- iniziò
guardando i due bambini annuire positivamente, -Se non l’avessi conosciuto a
quest’ora sarei molto meno dolce e permissiva.
-Papà ha un dono speciale.- disse Armony, -Ha il dono di renderti
felice.
-Hai
ragione. Vi racconto una favola…- propose sorridendo
alle loro espressioni.
-La vostra
favola?- domandò Armony spalancando i suoi dolci occhi da bambina e sorridendo
entusiasta.
-Proprio
così…
Ora vi racconto una storia che farete fatica a credere, perché parla di una principessa e
di un cavaliere che, in sella al suo cavallo bianco, entrò nel bosco alla
ricerca di un sentimento che tutti chiamavano amore. Prese un sentiero che
portava a una cascata dove l’aria era pura come il
cuore di quella fanciulla che cantava e se ne stava coi conigli, i pappagalli
verdi e gialli come i petali di quei fiori che portava tra i capelli.-
Armony strinse il suo cuscino, Matthew si sdraiò a pancia in già,
ascoltando il racconto della madre.
-Il cavaliere scese dal suo cavallo bianco e
piano piano le si avvicinò. La guardò per un secondo
poi le sorrise e poi pian piano iniziò a dirle queste dolci parole…- la
donna venne interrotta da una voce maschile,
proveniente dall’uscio della cameretta dei suoi bambini.
-Vorrei essere il raggio di sole che ogni
giorno ti viene a svegliare per farti respirare e farti vivere di me. Vorrei
essere la prima stella che ogni sera vedi brillare perché
così i tuoi occhi sanno che ti guardo e che sono sempre con te. Vorrei essere lo
specchio che ti parla e che a ogni tua domanda ti risponda
che al mondo tu sei sempre la più bella.- l’uomo aveva capelli rossi, due
occhi celesti che la donna aveva sempre amato, e un sorriso da bambino
nonostante l’età adulta.
-La principessa lo guardò senza dire parole e
si lasciò cadere fra le sue braccia. Il cavaliere la portò con sé, sul suo
cavallo bianco, e seguendo il vento le cantava intanto questa dolce canzone…-
continuò lei sorridendo al marito, felice che non avesse dimenticato
quelle parole.
-Vorrei essere il raggio di sole che ogni
giorno ti viene a svegliare per farti respirare e farti vivere di me. Vorrei
essere la prima stella che ogni sera vedi brillare
perché così i tuoi occhi sanno che ti guardo e che sono sempre con te. Vorrei
essere lo specchio che ti parla e che a ogni tua
domanda ti risponda che al mondo tu sei sempre la più bella.- i due bambini
avevano pronunciato quelle parole incoscientemente, le sapevano per via delle
numerose volte in cui avevano ascoltato quella favola.
-Ora a
letto.- annunciò la donna baciando i figli sulle guance e spegnendo la luce del
comodino.
Uscì dalla
camera e si chiuse la porta alle spalle, l’uomo era davanti a lei.
-Quante
volte gliel’hai raccontata quella storia, ‘Mione?- chiese
il rosso con un sorriso.
-Abbastanza
da farmi stupire di quanto siano cresciuti, Ronald.-
rispose la castana dirigendosi verso la camera da letto.
-Quando
hai intenzione di dirgli che quel giorno c’era una
festa in maschera e che, quindi, eravamo vestiti tutti come cavalieri e
principesse?- domandò Ron arrivando nella stanza e levandosi la camicia. Aprì
l’armadio e cercò il pigiama per coprire il petto nudo.
-E’ una
favola, le favole sono belle proprio perché hanno
qualche segreto magico.- affermò convinta Hermione e sorridendo mentre si
metteva la propria camicia da notte.
-Armony ha
ragione, comunque, sono fortunato ad averti.- il rosso
la strinse con le sue braccia da dietro.
Rimasero qualche secondo in silenzio giusto per assaporare quella sensazione di calore
che li avvolgeva.
-Pensi che
vivranno una favola come la nostra?- interruppe il
silenzio Hermione.
-Secondo me sì.- rispose il marito mollando la presa e portandola
verso il letto.
Lei spense
la luce sul comodino e si accomodò sul fianco del letto, accanto al marito che
la stringeva ancora una volta da dietro, -Buonanotte, cavaliere.
-Buonanotte,
principessa.
Sette anni dopo…
-Non posso crederci!- esclamò Hermione guardando la lettera
appena ricevuta.
Velocemente
cercò il marito, chiuso nel proprio ufficio, e gli mise davanti agli occhi la
lettera. L’espressione che assunse Ronald era la stessa della moglie, -Una
festa in maschera ad Howgarts.
-Proprio
come al nostro settimo anno.- gli ricordò Hermione sorridente, -E, come
quell’anno, sono invitati i genitori e bisogna vestirsi tutti da cavalieri e da
principesse.
-Non c’è
bisogno che tu ti mascheri, sei una principessa lo stesso.- sorrise Ron
dolcemente.
-Sei molto dolce, ma non posso dire lo stesso di te.- rise la donna, -Oggi andiamo a
prendere i costumi.
L’uomo
acconsentì, anche se a malincuore, non gli andava di fare shopping, come tutti
i maschi non gli piaceva andare in giro a comprare
vestiti in ogni negozio.
La sera
dopo Howgarts era magnifica. Era colorata di luci medievali, che ricordavano
l’architettura del castello, tutti erano vestiti da cavalieri e da principesse.
Hermione e
Ron si presentarono alla festa molto eleganti,
accompagnati da Harry e Ginny che si erano sposati un anno dopo di loro e che
avevano dato alla luce una bambina dai capelli neri e dagli occhi verdi,
Marylin. Quella stessa bambina era cresciuta ed ora li stava raggiungendo,
seguita da Armony e Matthew ormai più grandi.
-Ciao,
mamma.- sorrise Armony, diventata una bella ragazza. I capelli le ricadevano a
boccoli castani sulle spalle, gli occhi ambrati come quelli della madre
sembravano miele e le lentiggini non stonavano affatto.
-Se
non vi spiace vado dalla mia ragazza.- sorrise Matthew, diventato anche lui un
bel ragazzo, anche se Don Giovanni.
-Quante ne
hai cambiate questo mese, cugino?- chiese Marylin, sistemandosi
i ricci capelli neri.
-Nella
vita bisogna divertirsi!- si giustificò il ragazzo.
-Almeno hai preso da me!- fu d’accordo Ron ridendo, -Armony è la
copia sputata di Hermione.
-Il genio è ereditario.- disse Armony facendo scoppiare a ridere
tutti.
-Vado
anch’io, mi aspetta John.- salutò la mora
allontanandosi dal gruppo.
-Godetevi la festa.- raccomandarono i due rimasti allontanandosi anche
loro.
I quattro
genitori li guardarono andare via, fino a quando non
incontrarono dei vecchi compagni di scuola, perdendosi così in discorsi di ogni
genere.
Armony li
guadò un secondo e sorrise. Era strano come assomigliasse
alla madre. La sua stessa intelligenza, i suoi stessi
capelli, la sua stessa gelosia verso un ragazzo dai capelli neri che se la
faceva con un’ochetta della sua casa.
Senza
farsi vedere uscì dal castello, dirigendosi verso
Si sedette
vicino ad un albero, lisciandosi la gonna del vestito rosa antico.
-Ehi.- la
chiamò una voce maschile.
Si voltò
riconoscendola e sorrise debolmente, -Non stai con quell’ochetta?- chiese senza
la solita ironia che accompagnava quella domanda.
-Ci siamo lasciati.- rispose il ragazzo sedendosi accanto a lei.
-Contento
tu, Peter.- disse la castana osservando il lago, senza far trasparire la
felicità di quella rottura.
-Armony, ti
conosco fin troppo bene. Sei la mia migliore amica, ricordi?- chiese il moro capendo che c’era qualcosa che non andava.
Armony
stava per inventarsi qualche scusa, quando vide nel cielo trapuntato di stelle
qualcosa che le fece mozzare il fiato. I suoi genitori, da
giovani, vestiti da principessa e cavaliere che parlavano. Quel dono di
leggere nel cielo il passato di qualcuno l’aveva sempre spaventata. In quel
manto notturno, in quel momento, aveva visto i
genitori. Immediatamente si ricordò la favola che le raccontavano
sempre da piccola.
Si voltò
verso il suo migliore amico e rischiò. Sapeva tutto il racconto a memoria, ma
pronunciò solo una parte di esso ritenendola più
importante, seppur con una modifica finale.
-Vorrei essere il raggio di sole
che ogni giorno ti viene a svegliare per farti respirare e farti vivere di me.
Vorrei essere la prima stella che ogni sera vedi
brillare perché così i tuoi occhi sanno che ti guardo e che sono sempre con te.
Vorrei essere lo specchio che ti parla e che a ogni tua
domanda ti risponda che al mondo tu sei sempre il più bello.
Peter la
guardò un momento e poi annullò la breve distanza tra di
loro. I due si staccarono quasi subito, guardandosi ancora una volta negli
occhi.
-Dove hai trovato le parole giuste?- chiese il moro sorridendole
dolcemente.
-Ti
racconto una favola…- iniziò la castana, mentre il
ragazzo le cingeva le spalle con un braccio.
The End… Forse…
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Mi sto
dando alla pazza gioia, sto pubblicando tutte le ficcy che ho
scritto questa settimana XD
Il testo
in corsivo è la canzone “Favola” dei Modà. Le loro canzoni sono magnifiche e
non appena ho ascoltato questa mi è venuta l’idea ^^
Recensite in tanti, mi fareste un gran favore.
Un grosso bacio a
tutti, augurando anche voi una favola come la loro!!
By Titty90 ^^