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Autore: Il Saggio Trentstiel    02/09/2012    4 recensioni
Bridgette detestava i film con i supereroi.
Li trovava improbabili, ripetitivi e noiosi, nonostante l'abbondanza di combattimenti e acrobazie mozzafiato.
[...]
Tra l'altro, anche se non l'aveva mai detto a nessuno, soffriva terribilmente di vertigini.
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-Poco fuori città...- le aveva comunicato con gli occhi sgranati da un entusiasmo infantile -... C'è un posto fighissimo dove alcuni miei amici vanno a fare...- fece una pausa ad effetto -... Bungee-Jumping!-
Solo l'amore che provava per Geoff le aveva impedito di svenire, mettersi a urlare o rifiutarsi: quello, e la sua incoscienza.

L'amore fa fare scelte azzardate, scelte di cui ci si pente nell'immediato: Bridgette lo sa bene!
È possibile però che Spiderman giunga in qualche modo ad aiutarla?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bridgette, Geoff | Coppie: Bridgette/Geoff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Bridgette detestava i film con i supereroi.
Li trovava improbabili, ripetitivi e noiosi, nonostante l'abbondanza di combattimenti e acrobazie mozzafiato.
Di combattimenti ne aveva visti fin troppi durante la sua permanenza in quel dannato reality targato Chris McLean, e alle acrobazie tra palazzi in fiamme o a bordo di aerei ipertecnologici preferiva quelle sulla cresta delle onde, con una rassicurante tavola da surf sotto i piedi.
Tra l'altro, anche se non l'aveva mai detto a nessuno, soffriva terribilmente di vertigini.
Neanche Geoff era a conoscenza di questa sua debolezza, sviluppata durante la terza stagione di “A Tutto Reality”: in fondo aveva viaggiato su un aereo fatiscente ed era stata gettata nel vuoto, priva di protezioni, per ben due volte.
In quel momento però avrebbe quasi preferito farsi un giro sul jet di Chris che affrontare quell'incubo.
Quasi, però.
Si maledisse interiormente per non aver mai confidato a Geoff la sua paura dell'altezza, ma con che cuore avrebbe potuto spegnere la felicità del fidanzato mentre le faceva quella folle proposta?
-Poco fuori città...- le aveva comunicato con gli occhi sgranati da un entusiasmo infantile -... C'è un posto fighissimo dove alcuni miei amici vanno a fare...- fece una pausa ad effetto -... Bungee-Jumping!-
Solo l'amore che provava per Geoff le aveva impedito di svenire, mettersi a urlare o rifiutarsi: quello, e la sua incoscienza.
Deglutì mentre uno degli inservienti le sistemava con cura la pesante imbragatura: il suo momento, la sua fine, si avvicinava.
Durante il viaggio in macchina Geoff non aveva fatto altro che parlare di quanto sarebbe stato figo saltare giù da un ponte legati a un elastico e di quanto si sarebbe sentito un supereroe come Superman o Spiderman: il tutto mentre in sottofondo la radio trasmetteva “Jump” dei Van Halen.
Destino beffardo.
Avvertì una lieve pressione alla caviglia destra quando l'inserviente le assicurò il grosso elastico: il giovane le sorrise incoraggiante, ma Bridgette non riuscì a rispondere al sorriso.
Aveva i muscoli del volto paralizzati e la pesante certezza che sarebbe morta.
Geoff invece non aveva mostrato il benché minimo timore: aveva riso e chiacchierato con il ragazzo addetto alle imbragature e, quando era giunto il momento di saltare, aveva dato un urlo di pura gioia.
Durante tutta la lunga caduta del ragazzo, Bridgette aveva stretto così forte i denti da farsi male alla mascella: Geoff, per contro, rideva e urlava parole senza senso.
Forse Bridgette aveva colto un “Ti amo, piccola!”, ma non ne era sicura: il cuore le batteva così forte che lei era concentrata quasi soltanto su quello.
L'inserviente la sospinse gentilmente verso il bordo del ponte: Bridgette trattenne il fiato e guardò giù.
C'era un fiumiciattolo, un'ampia distesa di terreno brullo e, appena distinguibile, il suo Geoff.
Il ragazzo aveva insistito per aspettarla giù, forse per rassicurarla o per godersi meglio il suo volo.
Bridgette non sapeva se essere felice di questa scelta da parte del fidanzato...
Esitante salì sul parapetto e prese un profondo respiro: diamine, era sopravvissuta a tre edizioni di quell'assurdo reality show, e si faceva spaventare da un salto nel vuoto?
Rammentò quando, durante la primissima puntata di “A Tutto Reality: l'Isola” fosse stata la prima a lanciarsi in mare da una scogliera così alta da non sembrare reale: allora, però, non soffriva di vertigini. Non era stata traumatizzata da una carretta volante. Non era precipitata da chilometri di altezza dritta dentro un'immensa torta nel bel mezzo di Mosca.
Un refolo di vento la fece rabbrividire e le agitò i capelli e lei fu tentata di scendere e dare forfait, ma con prepotenza la faccia di Geoff apparve nella sua mente.
Era certa che il ragazzo si sarebbe limitato a sorridere e a coccolarla a dovere, ma intimamente ci sarebbe rimasto male.
Voleva davvero far soffrire Geoff?
No.
Anche se questo le avesse garantito la sopravvivenza?
No, di nuovo.
Lanciò un'occhiata al cielo sereno sopra di lei e al fiume che, luminoso, si snodava al di sotto del ponte.
-Può andare quando vuole.- dichiarò il ragazzo che l'aveva aiutata a indossare l'imbragatura.
Annuì seccamente e serrò le palpebre.
-Addio, mondo crudele...-
Si lasciò cadere in avanti e cominciò a sfrecciare verso il basso a velocità proibitiva.
L'aria fredda le sferzava il volto e un urlo premeva per uscire dalla sua gola: spalancò la bocca e gridò, gridò fino a farsi male.
Nella mente le vorticavano immagini terrificanti: il suo corpo distrutto e sanguinante, Geoff che si toglieva la vita pieno di sensi di colpa, Geoff che durante la sua discesa incontrollata piangeva, Geoff...
Neanche lei seppe perché, ma durante la discesa aprì gli occhi.
Vedeva il fiume e il suolo avvicinarsi a lei rapidamente, e si rese conto di aver smesso di urlare.
Era quasi arrivata alla fine della caduta -e forse della sua vita...- quando una serie di eventi si presentò all'improvviso.
Uno strattone la avvertì che, poco prima di schiantarsi, la sua discesa era terminata e l'elastico aveva retto; il terreno le sembrava paurosamente vicino; una figura massiccia, con indosso una sgargiante camicia rosa, si era avvicinato in tutta fretta; questa figura l'aveva baciata e aveva esultato; l'elastico, raggiunta la massima tensione, l'aveva riportata su di scatto.
Bridgette riaprì la bocca, stordita, ma non riuscì a urlare.
Il suono che usciva dalla sua bocca era diverso, adesso: limpido, cristallino, inaspettato.
Una risata.
La ragazza rise mentre rimbalzava su e giù come uno yoyo, rise mentre udiva gli applausi delle persone sopra di lei, rise mentre il macchinario cui l'elastico era collegato la riportava dolcemente sul ponte.
Non smise di ridere neanche mentre l'inserviente di poco prima -quanto era passato? Aveva perso la cognizione del tempo!- la liberava dall'imbragatura.
Si sedette a terra, la pancia dolente per le troppe risate, incurante degli sguardi smarriti delle persone attorno a lei.
Infine, arrivò Geoff.
Bridgette scattò in piedi e corse tra le sue braccia, senza più ridere, ma comunque preda di una gioia incontenibile.
Afferrò il ragazzo per il colletto della camicia, lo trasse a sé e lo baciò con foga, accorgendosi solo vagamente delle risatine degli astanti.
Quando riuscirono a separarsi, Geoff sembrava decisamente intontito.
-Wow.- esalò -Davvero... Wow.-
Bridgette si appoggiò al petto massiccio del ragazzo, sorridendo tra sé.
-Quel bacio in volo è stato “Wow”!- sentenziò, sobbalzando appena quando il petto di Geoff fu scosso da una risatina.
Il biondo ammiccò e le sorrise teneramente.
-È il bacio tra Mary Jane e Spiderman, sai?-
Bridgette rimase interdetta.
Quel bacio mozzafiato e spettacolare era la brutta copia di uno di quegli stupidi film sui supereroi?
La fatica di replicare le fu risparmiata da Geoff.
-Il nostro però è stato... Una bomba! Fantastico, piccola! E tu...- la baciò sulla fronte -... Tu sei stata meravigliosa!-
Un lieve rossore tinse le gote di Bridgette, che si ritrovò a ridacchiare come una ragazzina alla prima cotta: passò poi un dito sul petto del ragazzo, tracciando il contorno dei pettorali, poi dell'incavo del collo, giungendo infine a bloccarlo sotto il mento.
-Sono stata una brava Spidergirl, dunque?- domandò retoricamente, allontanando il dito dal volto di lui e prendendolo per mano.
Nonostante il suo atteggiamento tranquillo, Bridgette si sentiva ancora preda di un'energia incontenibile, come se fiumi di adrenalina stessero scorrendo dentro di lei.
-Perché...- sussurrò -... Non torniamo a casa e mi mostri che bravo Superman sei?-
Geoff spalancò gli occhi, mentre il sorriso malizioso di Bridgette gli procurava una serie di sensazioni tutt'altro che spiacevoli.
Sorrise a sua volta e trascinò la ragazza verso la macchina, partendo in sgommata come un pazzo.
Impiegarono dieci minuti a tornare a Ottawa.
Quella notte nessuno dei due dormì, e soltanto il sole che filtrava dalle imposte riuscì a placare i bollenti spiriti dei due.
Geoff si abbandonò sul cuscino, esausto e soddisfatto in egual misura: anzi, decisamente più soddisfatto!
Bridgette si adagiò su di lui, baciandolo dolcemente sul collo.
-Lois?- la chiamò scherzosamente Geoff: la ragazza sorrise e, puntellandosi su un gomito, guardò il ragazzo.
-Sì, Clark?-
Geoff ridacchiò e accarezzò il corpo nudo di lei.
-Sei la mia personalissima kriptonite, lo sai?-
Bridgette spalancò gli occhi, specchiandosi in quelli azzurri di lui.
Prima che Geoff potesse dire altro, lei gli era nuovamente saltata addosso, incollando le labbra a quelle di lui.
Sì, Bridgette adorava i film con i supereroi.

   
 
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