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Autore: Gulminar    02/09/2012    6 recensioni
“Sei una guerriera?”
Rivolse uno sguardo privo di emozioni in direzione della voce, una ragazzina sui dodici anni la osservava incuriosita dalla sedia accanto. Aveva lunghi capelli neri e occhi verde scuro, con una sfumatura di giallo. Una bellezza strana, selvatica.
“Sono un medico ninja.” Rispose.
“Non ho mai visto un medico ninja con la spada.” Osservò divertita la ragazzina.
“Era di una persona a cui volevo molto bene.”
“Il tuo ragazzo? È morto in battaglia?”
Alla sua età, Sakura non si sarebbe mai sognata di porre una domanda del genere con tanta leggerezza. Fu tentata di tirare un ceffone a quella ragazzina impertinente.
“Sì.” Rispose, riportando l’attenzione al proprio bicchiere.

Sono passati anni dalla fine della quarta grande guerra ninja, la pace regna ma non per Sakura. Nonostante le promesse fatte agli amici e gli impegni presi con se stessa, c'è qualcuno che non può dimenticare. Quando la speranza si riaccende, seppur flebile e quasi assurda, non può fare a meno di partire per una misteriosa destinazione.
Personalissima interpretazione del mondo di Naruto.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Oinomori

Rai riemerse stringendo la trota fra i denti, il pesce si dibatteva inutilmente. Lo lasciò cadere nel secchio e raggiunse il fratello maggiore, che si stava già rivestendo. La pesca era fra le poche cose in cui riusciva, a volte, a batterlo. Per il resto, Sasuke rimaneva senza termini di paragone.
“Maledetto mal di testa, non se ne vuole andare.” Si lamentò il maggiore.
“Stai invecchiando fratellone.”
“Ma vai a cagare.”
“Sarà perché è da un po’ che non hai nessuno da massacrare.”
Il maggiore rispose con un ringhio sordo e si avviò lungo il sentiero che portava oltre l’argine, Rai recuperò i secchi e lo seguì.
“Magari è ora che ti trovi una donna, un uomo deve avere una donna, che diamine! Oppure non riesci a dimenticare quella bella kunoichi del Villaggio della Foglia?”
Sasuke si bloccò in mezzo al sentiero, rivolgendo al fratello il peggiore dei suoi sguardi. Rai continuò a sorridere, per nulla intimorito, con lui gli occhiacci non funzionavano.
“A me puoi dirlo.”
“Cosa?”
“Chi è la ragazza che hai salvato. Io non sono Soma.”
“Che c’entra Soma?”
“Io non sono geloso di te.”
“Perché Soma sì? Da quando?”
“Più o meno da quando ti conosce?”
“Ma se si è portata a letto mezza Oinomori, te compreso, da quando mi conosce.”
“Che ne so, magari lo fa proprio per farti ingelosire.”
“Sì, auguri.”
Camminarono per un altro tratto senza aggiungere altro, superato il crinale dell’argine, contemplarono il sole incendiare i campi arati di fresco.
“Dai, chi è quella bella gattina con i capelli rosa?”
Sasuke si fermò nuovamente e rivolse un altro sguardo omicida al fratello minore, pur sapendo che era perfettamente inutile.
“Se me lo chiedi di nuovo, mamma cucinerà te al posto del pesce.”
Rai fece schioccare le labbra, imitando il verso di un pesce boccheggiante, ma Sasuke non volle cogliere la provocazione. Erano quasi a casa, dove si sarebbe rifugiato nella sacralità della sua camera, al sicuro, forse, dal fastidioso fratello.
“Tanto prima o poi lo verrò a sapere.”
“Sì, aspetta e spera.”


“A tavola!” Gridò per la terza volta Makiko rivolta alla tromba delle scale. Aso stava già mangiando con appetito, senza aspettare i figli. Reira apparve per prima seguita da Sasuke, Rai arrivò con tutta calma.
“Grazie per averci degnati della tua presenza.” Disse Makiko all’ultimo che si era seduto.
Era sempre un avvenimento quando Rai pranzava con loro, capitava ormai molto di rado.
È com’ero io a Konoha, quando le ragazze avrebbero fatto la fila anche solo per dirmi ciao. Con la differenza che lui non è un coglione come me.
Sasuke si ritrovò con quel pensiero in testa, mentre osservava il fratello minore prendere in giro il disappunto della madre con qualche motto sagace.
Non era stato semplice abituarsi all’esistenza tranquilla in casa Shuzen, ma gli era piaciuto sempre più. Se pensava al passato, no, meglio non pensarci e continuare a giocare con quella vita.
Io non ho passato.
Per quanto se lo ripetesse, per quanto tentasse di convincersene, serviva solo a ricordargli che un passato lo aveva eccome.
“Il prezzo delle sementi è aumentato ancora, vogliono ridurci alla fame.” Stava dicendo Aso rivolto a nessuno in particolare. Un discorso che faceva quasi tutti i giorni.
“Ti avevo detto di conservarne di più all’ultimo raccolto.” Disse Makiko mentre serviva i ragazzi. Rai avrebbe voluto andare a mano libera nel tegame comune, ma si prese una mestolata sulle nocche dalla madre e desistette.
“Ci faremo bastare quello che c’è.” Liquidò la questione Aso, per poi cambiare argomento. “Oggi è successa una cosa insolita.”
“Sarebbe?” Chiese Rai con la bocca piena di pesce.
“C’è una kunoichi della Foglia in città, era da tantissimo tempo che non vedevamo qualcuno di Konoha a Oinomori.”
Sasuke rischiò di strozzarsi, cercò di far passare inosservato il momento di difficoltà. A Rai non sfuggì la tensione che aveva colto il fratello maggiore e ridacchiò a denti stretti.
“Tu l’hai vista?” Domandò Reira.
“No, ne ho sentito parlare stamattina giù allo spaccio. Dicono che stia cercando una persona, ma nessuno ha saputo o ha voluto aiutarla. Dicono anche che sia molto bella, per una che non ha sangue di lupo, e che abbia degli stranissimi capelli rosa.”
Un suono simile a quello di una piccola esplosione attraversò la sala da pranzo. L’attenzione di tutti si spostò su Sasuke, che aveva stritolato il proprio bicchiere e stava estraendo cocci dalla mano sanguinante. Rai scoppiò a ridere, nella confusione generale che colse il resto della famiglia.
“Sasuke ma che hai fatto?” Domandò Aso. Cercò lo sguardo di Makiko, ma la donna si era volta alle sue stoviglie con il chiaro intento di estraniarsi dalla cosa.
“Niente!” Mentì Sasuke.
Rai rise più forte, aveva le lacrime agli occhi, Sasuke allungò la mano sana e gli diede una spinta contro la spalla. Rai si ribaltò con tutta la sedia, anche a terra non smise di ridere. Sasuke allontanò il piatto e si alzò, improvvisamente gli si era chiuso lo stomaco.
“Reira, vieni con me!” Disse, mentre abbandonava la sala.
La più piccola dei figli di Aso non seppe come reagire. Il padre doveva saperne quanto lei, la madre rimaneva risolutamente di spalle ed era inutile aspettarsi spiegazioni dallo sghignazzante Rai. Afferrando una trota, si affrettò a seguire Sasuke.
Il fratello maggiore aspettava sul retro di casa. Reira notò che gli artigli di Ookami gli uscivano di un paio di centimetri dal dorso delle mani.
Brutto segno.
Quando Sasuke si accorse di avere la ragazzina di fianco, la afferrò per le spalle, lei notò che i suoi occhi stavano assumendo una minacciosa tonalità virante al giallo dorato. Raramente aveva visto Sasuke scatenare i poteri di Ookami, quando accadeva, ne era sempre intimorita.
“Devi farmi un grosso favore.”
Lei annuì.
“Trova la kunoichi della Foglia, non ti sarà difficile ritracciarla. Fai di tutto per convincerla a lasciare la città al più presto. So che ci puoi riuscire, molto più di Rai.”
Facendo leva sulla competizione col fratello, poteva ottenere un effetto migliore.
“Ma perché?” Volle sapere Reira.
“Perché è me che sta cercando ed è meglio per tutti che non mi trovi.”


La città dei lupi era come Tsunade l’aveva descritta, una grande nobile decaduta, piena delle vestigia di un passato glorioso. C’erano grandi palazzi che un tempo dovevano aver avuto un aspetto sontuoso, ora la maggior parte era abbandonata, altri erano divenuti grandi case popolari. Le strade erano un caotico viavai di persone di ogni sorta, per lo più sporche e piene di polvere, fumi e odori strani. In mezzo agli umani che si definivano lupi, c’era anche una gran quantità di lupi veri.
Passò davanti a una scuola, ragazzini si stavano esercitando nel cortile e si fermò a osservarli. Tecniche di combattimento molto diverse da quelle della Foglia, ma che dovevano essere altrettanto efficaci. Notò anche un maestro intento a osservare i ragazzi con sguardo vigile.
Si sedette a un tavolo sotto la veranda di un’osteria e chiese qualcosa da bere.
Aveva sfinito Tsunade per avere il permesso di partire, era arrivata alla città dei lupi la sera prima e già cominciava a pentirsene. Fare quel viaggio in un posto tanto squallido per cercare un morto sulla base di una sensazione, che stupida era stata.
Per tutta la mattina, aveva fatto domande a chiunque fosse stato disposto ad ascoltarla. Pareva che nessuno conoscesse individui corrispondenti alla sua descrizione. Non aveva menzionato il Sommo Ookami, era un argomento delicato per quella gente, gli ingenui potevano pensare che fosse una spia con un secondo fine e sollevare un vespaio.
Tsunade aveva fatto quanto poteva per cautelarsi in quel senso, aveva mandato una lettera al capo villaggio della città dei lupi, avvertendolo dell’arrivo di Sakura. Lui aveva assicurato che, per tutta la durata del suo soggiorno a Oinomori, Sakura sarebbe stata sotto la sua protezione. Aveva mostrato la lettera del Sommo Danjyo all’ingresso in città, nessuno si era fatto avanti per accompagnarla, come Tsunade aveva previsto.
Ti terranno d’occhio dall’inizio alla fine, sapranno sempre dove sei e cosa stai facendo.
Tsunade aveva visto giusto, il fatto che nessuno l’accompagnasse confermava che la stavano controllando a distanza.
“Sei una guerriera?”
Rivolse uno sguardo privo di emozioni in direzione della voce, una ragazzina sui dodici anni la osservava incuriosita dalla sedia accanto. Aveva lunghi capelli neri e occhi verde scuro, con una sfumatura di giallo. Una bellezza strana, selvatica.
“Sono un medico ninja.” Rispose.
“Non ho mai visto un medico ninja con la spada.” Osservò divertita la ragazzina.
“Era di una persona a cui volevo molto bene.”
“Il tuo ragazzo? È morto in battaglia?”
Alla sua età, Sakura non si sarebbe mai sognata di porre una domanda del genere con tanta leggerezza. Fu tentata di tirare un ceffone a quella ragazzina impertinente.
“Sì.” Rispose, riportando l’attenzione al proprio bicchiere.
“Ti ho offeso? Scusa, non volevo!”
Sakura fece un gesto con la mano come a scacciare un insetto fastidioso, desiderando che la noiosa ragazzina la lasciasse in pace.
Sei noiosa.
Parole che le fecero venire un brivido lungo la schiena.
“Come mai sei a Oinomori?”
Che rottura.
“Sto cercando qualcuno.”
“In molti qui cercano qualcuno, ma quasi nessuno riesce a trovarlo.”
“Che intendi dire?”
“Che non troverai nessuno disposto ad aiutarti.”
“Non mi interessa, la persona che cerco è qui, la troverò da sola.”
“Spero non sia per ucciderla.”
“No, è solo per rivederla. A costo di controllare uno per uno tutti gli abitanti della città.”
“Come vuoi, io però ti ho avvertita. Fossi in te, lascerei perdere e tornerei a casa.”
Stava per ribattere, ma una fitta di dolore intensissima le attraversò la base del collo come una scarica elettrica. Sentì gli arti irrigidirsi, perdere sensibilità e diventare di pietra. Si rese conto che stava cadendo dalla sedia, ma non sentì l’impatto con il terreno. Ebbe l’impressione che la ragazzina gridasse qualcosa ma ogni sensazione si allontanò. Le parve che il cielo fosse sul punto di sgretolarsi e crollarle addosso, poi fu soltanto oscurità.

   
 
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