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Autore: luna nueva 96    03/09/2012    1 recensioni
D’istinto frugò nella tasca dei pantaloni in cerca di un oggetto in particolare; sorrise quando controllò il display: 3 chiamate perse, 15 messaggi non letti, tutti provenienti dallo stesso numero. Blaine premette il tasto verde e portò il cellulare all’orecchio.
" Pronto, Blaine! " esclamò con fin troppa irruenza Kurt Hummel
" è andata, Kurt " disse secco l’altro
"è andata… come?" chiese il biondo sospettoso
Blaine fece un sospiro profondo "Da questo momento puoi anche chiamarmi Cristian, amore mio"
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le porte si Brodway si aprirono. Chiunque avesse fatto attenzione alla figura dritta sulla soglia, anche con il buio non avrebbe potuto fare a meno di notare la sua espressione stravolta e una strana luce negli occhi castani.

Blaine Anderson camminò per circa per dieci metri per poi tuffarsi in un vicolo ancora più buio della notte che già incombeva nei cieli di New York , e quando gli sembrò di essere abbastanza lontano, fece finalmente uscire dalla sua bocca un grido liberatorio.

D’istinto frugò nella tasca dei pantaloni in cerca di un oggetto in particolare; sorrise quando controllò il display: 3 chiamate perse, 15 messaggi non letti, tutti provenienti dallo stesso numero. Blaine premette il tasto verde e portò il cellulare all’orecchio.

<< Pronto, Blaine! >> esclamò con fin troppa irruenza Kurt Hummel

<< è andata, Kurt >> disse secco l’altro

<< è andata… come? >> chiese il biondo sospettoso

Blaine fece un sospiro profondo << Da questo momento puoi anche chiamarmi Cristian, amore mio >>

L’urlo di gioia di Kurt fu forse addirittura più acuto di quello esclamato dal diretto interessato pochi istanti prima, tanto che Blaine, che di riflesso aveva allontanato il cellulare dall’orecchio, a distanza riusciva ancora a sentire la voce squillante del suo compagno.

<< E… e… che ti hanno detto? Ti avranno pur detto qualcosa no? >>

Blaine ridacchiò; Kurt era entusiasta come un bambino alla notizia dell’arrivo del circo in città. << Ne parliamo fra poco, amore. Sto tornando a casa >> 

Dopo aver finito il liceo Blaine, che era stato preso alla NYADA, si era diretto a New York dove già risiedeva da un anno il suo ragazzo, Kurt, che intanto, sfumato il sogno Brodway, si era dedicato ad un’altra sua grande passione: la moda; così Blaine, da un giorno all’altro, si era ritrovato un Kurt Hummel stagista di Vogue, pronto ad essere a disposizione del suo capo 24 su 24.
A Blaine all’inizio tutta quella faccenda aveva ricordato tanto “Il diavolo veste Prada”, ma a differenza della protagonista del film Kurt era rimasto sempre sè stesso, e aveva sempre trovato il modo di riservargli dei piccoli momenti di dolcezza anche quando i suoi impegni lavorativi lo soccombevano totalmente.
Un giorno, diceva il suo ragazzo, avrebbe avuto una linea moda tutta sua e sarebbe riuscito a sterminare quella pericolosissima razza delle persone del tutto prive di gusto.   
 
Blaine doveva fin troppo a quel ragazzo; non solo lo rendeva felice ogni giorno da ormai quattro anni, ma era in parte anche merito suo se avrebbe realizzato i suoi sogni nel mondo dello spettacolo; si, perché era soprattutto grazie a Kurt se aveva avuto la parte.

A Brodway stavano girando una rivisitazione del celebre musical Moulin Rouge, i cui ruoli erano bramati dagli interpreti di tutte le compagnia del mondo; Blaine, che era solo al primo anno, all’inzio non aveva neanche preso in considerazione l’idea di fare il provino (soprattutto per il protagonista maschile, poi), ma- e qui entrava in gioco Kurt- quel pazzo del suo ragazzo aveva così spronato sia lui che Rachel a presentarsi all’audizione che alla fine si era ritrovato su quel parco a cantare “El tango de Roxanne”- che sempre secondo Kurt era decisamente il suo pezzo più forte- e ad ottenere il massimo voto tra gli altri duemila partecipanti.

Era abbastanza certo che quel musical gli avrebbe cambiato per sempre la vita. A detta di Carmen Tibideaux, alla prima si sarebbero presentati produttori teatrali, talent scout, e giornalisti ben disposti a scrivere qualcosa di positivo sul New York Times, e, da che mondo è mondo, è noto che sono soprattutto i personaggi principali ad essere oggetto di ovazioni e standing ovation.  

E non gli importava se per avere successo avrebbe dovuto baciare una donna, non ci avrebbe messo molto ad immaginare il volto di un uomo al suo posto-magari avente due fari azzurri perforanti e vestito interamente da Mar Jacobs- ; a livelli di recitazione così alti, comunque, in fondo poco importava se si fosse gay o etero.

Se avesse potuto fare una scelta, però, avrebbe tanto voluto che la sua Satine fosse proprio Rachel, che avrebbe dovuto affrontare il suo provino il giorno dopo. La piccola Berry l’indomani si sarebbe scontrata con attrici provenienti da ogni angolo del mondo, e sarebbe stata dura per lei avere quella parte; no, si disse scuotendo la testa, in fondo Rachel era la stella più brillante del firmamento, non avrebbe fallito.    

In preda all’euforia, Blaine afferrò con una mano il palo della luce e roteando su stesso ci girò intorno, canticchiando. Di certo non poteva chiedere niente di più al mondo: aveva trovato l’amore della sua vita, era circondato da persone stupende che avevano sempre creduto in lui, e adesso vedeva davanti a sé una luminosa carriera; desiderava condividere la sua gioia con le persone a cui voleva più bene,desiderava vedere sua madre, abbracciarla e dirle:-Mamma, ce l’ho fatta- nonostante fosse certo che lei lo avrebbe cacciato malamente; desiderava essere il primo a comprare il CD di debutto di Mercedes Jones, desiderava che Kurt aprisse la sua linea di moda e facesse ciò che lo rendeva felice, desiderava che un po’ della sua fortuna fosse donata anche a coloro che avevano contribuito sulla sua strada.

E sì, sarebbe successo, sarebbe andato tutto bene; per una volta Blaine si sentiva ottimista e vedeva tutto con più chiarezza. Finalmente le cose sembravano trovare il loro posto.

Sentì una risata alla sue spalle, e sorrise; immaginando che si potesse trattare di qualcuno che lo aveva raggiunto per congratularsi, si voltò, scoprendo però che dietro di lui non c’era anima viva.  Intontito continuò a camminare, ma riuscì a fare solo pochi passi, prima che quella risata lo frustasse ancora; si voltò un’altra volta, ma ancora Blaine non vedeva nessuno dietro di sé.

Questa volta iniziava davvero avere paura; New York era una grande e prosperosa città, perlopiù sicura, ma nonostante ciò le strade pullulavano di individui strani e, poteva ben dirlo, abbastanza imprevedibili. Cercò di acuire la vista, ma non vide nessuno di fronte a sé, guardò nell’unico posto in cui chiunque avrebbe potuto nascondersi, e cioè il viottolo alla sua destra, ma anche lì non c’era nessuno; Blaine sembrava davvero essere solo. Possibile che quelle risate fossero state frutto della sua immaginazione? In quel periodo non aveva dormito molto per esercitarsi nelle canzoni, forse per via dello stress accumulato aveva addirittura iniziato ad avere delle allucinazioni uditive.

Eppure, quando qualcosa si mosse all’interno del cassonetto alla sua sinistra,facendolo sobbalzare, fu certo che non si trattasse solo di un’ allucinazione. 

Blaine fu molto cauto ad avvicinarsi; il cuore gli batteva a mille, e per un attimo fu colto dal pensiero di voltarsi e fare finta di non aver sentito niente, ma in effetti fu solo un attimo; poteva esserci di tutto lì dentro, e proprio per questo non poteva tirarsi indietro.
Afferrò la maniglia del cassonetto.
1

2

E

3

La sua paura si trasformò in qualcosa di diverso nel momento in cui i suoi occhi castani si scontrarono con un altro paio di iridi, altrettanto castane, altrettanto calde; queste per un attimo si socchiusero per abituarsi alla luce, poi si artigliarono al cuore del ragazzo con la forza di mille catene di metallo.

Il fagottino rosa emise un gemito di stupore strozzato e le gambe di Blaine cedettero. 

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Allora, prima di tutto mi presento: mi chiamo luna nueva 96, sono diventata da poco Glee-dipendente, e questa è la prima storia che scrivo in questo fandom.
Secondo di tutto (si può dire O.o? ) questa ff in realtà è nata come una one-short, ma poi mi sono detta che era davvero un' ingiustizia non concedere a Blaine, Kurt e questa piccola bambina la possibilità di avere un futuro. Quindi, in realtà non so se la continuerò, o pigerò semplicemente il pulsante di "COMPLETA", questo dovrete dirmelo voi.
La storia si chiama "L'essenziale è invisibile agli occhi" e avrete anche capito il perchè: non appena Blaine incrocia gli occhi a quegli della bambina, capisce che avrebbe preferito di gran lunga stringerla tra le braccia ad una brillante e gloriosa vita sotto le luci della ribalta, e che non è la fama che rende un uomo migliore. Beh, più o meno era questo il messaggio che volevo dare, spero di esserci riuscita, in caso contrario proverò a migliorare ^-^
Baci
luna*
  
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