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Autore: Jane00    03/09/2012    0 recensioni
Alex fu' emarginata dopo uno spiacevole evento che però le segnò la sua vita per sempre. Nel profondo sapeva che qualcosa era cambiato, ma non avrebbe mai immaginato di dover affrontare la sua stessa vita come un'ostacolo.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un giorno come un altro tornai a casa sicura di trovare mia madre ma le luci erano spente, aprii la porta
ma prima di poterla chiudere un’improvvisa puzza di zolfo mi inondò le narici annebbiandomi la mente, la testa iniziò a girarmi
e in un lampo mi ritrovai in un fiume di sudore, la frangia appiccicata alla fronte, mi parve di vedere un’ombra
e due luci fioche rosse che uscivano dal retro, provai a seguirle ma prima di rendermene conto
mi accasciai al pavimento, tremante e stanca chiusi gli occhi.


Passarono settimane prima che potessi ritornare a svolgere la mia comune vita.. se così ormai  
poteva chiamarsi, dalle analisi dell’ospedale risultò che ero strafatta di chissà quale droga,
provai più e più volte a convincere mia madre e i medici che non  era vero, i risultati furono
delle sedute da uno strizzacervelli e delle pillole che puntualmente non prendevo.

Addio amici e addio vecchia vita, mio padre scomparve lasciando mia madre in chissà quale
stato di shock dato che proprio quella sera ritrovò sua figlia “drogata” sul pavimento, la scuola
diventò un tormento dato che la voce fece il giro della città e tutti quelli che mi conoscevano
improvvisamente diventarono puri estranei, a parte il fatto che continuarono a lanciarmi
sguardi che era meglio evitare… per il loro bene ovviamente.

Poco dopo feci conoscenza con un ragazzo, Trevor il solo ed unico di cui potessi fidarmi,
per qualche strana ragione iniziò a parlarmi dicendo che mi credeva, non sapevo se
credergli o no ma almeno adesso avevo una spalla su cui poggiarmi.

Di una sola cosa era certa; qualcuno aveva tentato di incastrarmi, per un motivo oscuro alla mia mente,
fino ad allora ero sempre stata una ragazza socievole, una di quelle dove i genitori potevano dire di esser fieri,
ma dopo quell’episodio tutta la mia vita si stravolse.

 


<> Mi coprii le orecchie col cuscino mentre con l’altra mano cercai di mettere a tacere la sveglia senza riuscirci,
alla fine la scaraventai a terra con gran successo. Mi stiracchiai, non sarei riuscita ad addormentarmi e in ogni caso c’era la scuola
quindi alzarsi mi parve più che giusto. Senza gran voglia scesi a fare colazione mangiando una brioche e bevendo il latte dal cartone, lavai i denti
e sistemai quel disastro chiamati capelli, non sapevo dargli un colore specifico, erano rossi.. ma così scuri da sembrare neri. Quando uscii di casa
osservai l’auto come al solito prima di salirci, una mustang gt cabrio grigio perla,
un vero gioiello a dirla tutta, e l’ultimo regalo lasciatomi da mio padre.. se regalo fosse la parola giusta.
Mi godetti il cammino fino a scuola mentre il vento mi scompigliava i capelli, parcheggiai
il più lontano possibile dalle altre auto, ormai quello poteva dirsi il mio parcheggio personale,
insomma nessuno posava li la propria auto, troppo lontana dall’ingresso, a me non interessava di certo. Sospira
i e alzando il cappuccio mi diressi nell’edificio che tanto odiavo. “Welcome
to the Seattle  High School” diceva il cartello, un bello schifo insomma. Come al solito vari occhi
puntavano il mio viso che tenni ben nascosto, ma era anche vero che girare per la scuola
con  un cappuccio dava molto nell’occhio, solo arrivata all’aula di scienze decisi di tirarlo giù
sciogliendo i lunghi capelli tirati su da un elastico “
Lieti della sua presenza signorina Burton
Non c’è di che..” risposi col mio tono distaccato senza curarmi dei soliti sguardi mentre tirai
fuori la mia roba. Seguii poco e niente la lezione, a quanto pareva nessuno voleva farmi
da partner per gli esperimenti così decisi di starmene per i fatti miei fino al suono della campanella
dove mi affrettai a posare le mie cose inutilizzate per uscire.

Alex” una voce più che familiare mi arrivò alle orecchia ma non mi voltai finché non fu’ 
Trevor ad affiancarmi “
Allora, solita lezione?” mi domandò col suo solito sorriso,
cosa diamine aveva da ridere?! era sempre fin troppo allegro per i miei gusti “
Si uccidimi per favore,
di questo passo scienze per me resterà una materia morta e sepolta.. E’ per la cronaca non accetterò mai
il professor Putterson come partner.. per l’amor di Dio” mugugnai senza sosta mentre Trevor scrollò
le spalle “
Cosa dicevamo sul non mettere timore alle persone?” mi ripeté con un tono di accusa
mentre io ero intenta a roteare gli occhi all’insù “
Gesù.. esistono tipi peggiori, non so che voci
ci siano in giro sul mio conto-okay magari lo so- ma non sono un mostro,
posso fare a meno degli altri”sbottai avanzando il passo “Certo, tu hai me” rispose schioccando la lingua,
feci una smorfia per tutta risposta “
Trovati una ragazza” mi scappò per chissà quale motivo,
anche se averlo tra i piedi era la cosa migliore che potesse essermi capitata, di certo aveva le sue ammiratrici, alto, snello, abbastanza robusto,
pelle dorata, capelli color del miele ed occhi ambrati.. beh continuava ad insistere che fossero castani,
ma avevo ragione io, alla fine cedette. “
Ma io ho te” disse osservandomi negli occhi proprio quanto ero intenta sulla sua 
descrizione mentale “Non sono la tua ragazza” risposi infine entrando in classe insieme a lui
mentre ci accomodammo ai nostri posti per la lezione di matematica, in questo almeno fui decisamente fortunata,
capitare insieme a Trevor, non capivo un’accidenti di numeri, parentesi e quant’altro,
al contrario lui era un genio, quindi potevo tenermi dei voti ottimi ben assicurati.
Per il resto delle lezioni non feci che chiacchierare con Trev finché non ci avviammo alla mensa,
come al solito presi qualche verdura fresca ed una mela, odiavo quel cibo.. non poteva esserci cosa peggiore
e per Fortuna Trevor la pensava come me, ci guardammo in cerca di un posto
finché non trovammo un tavolo vuoto, di certo grande per sole due persone, ma
mi avviai frettolosamente fino a poggiare il mio vassoio.. in contemporanea ad un altro,
alzai lo sguardo giusto in tempo per notare Dianne Emerson alzare un sopracciglio “
Scusa ma questo è il mio posto
mi sibilò scacciandomi col mento mentre alcuni amici la spalleggiarono, mi guardai intorno mentre Trevor intanto mi affiancava
Ma davvero? Devono aver dimenticato la targhetta, vorrà dire che per oggi questo posto è di chi se lo prende
la osservai con sguardo tagliente e mi sedetti senza altri giri di parole, la pausa pranzo
infondo non era poi così lunga, Trev fece lo stesso ed eccolo seduto al mio fianco col suo vassoio
Questo tavolo è abbastanza grande per tutti.. non c’è bisogno di litigare” rivolse uno sguardo a Dianne che non riuscii a cogliere,
prima di sorridere ed invitarli con la mano “
Sai che ti dico? N o  G r a z i e!“ rispose lei,
ed alzai lo guardo giusto in tempo per vedermi arrivare in faccia il suo bel dessert al cioccolato.

Mi alzai di scatto puntando ai lunghi ricci dorati che si ritrovava, glieli avrei strappati uno ad uno se Trevor
non fosse intervenuto alle mie spalle bloccandomi in un abbraccio “
Stronza! Lasciami, lasciami!!
strillai cercando di liberarmi dalla morsa che mi avvolgeva “
Alex ora basta, siamo sotto gli occhi di tutti” mi sussurrò in un orecchio
mentre mi divincolavo inutilmente “
Ma che novità” risposi serrando i denti mentre con un gran respiro decisi di calmarmi
Okei sono calma, sono calma lasciami” alzai le mani in segno di resa e Trevor mollò la presa,
lo spinsi via dirigendomi verso l’uscita, ancora sporca di cioccolata, non potei fare a meno di sentire
i mormorii che iniziarono ad inondarmi “
Che diavolo avete da parlare?! Dovreste stare attenti o rischiate di strozzarvi
diciamo che non ero mai stata una ragazza dai nervi saldi, voltai le spalle diretta al bagno
sentendo i passi di Trev dietro di me, lo ignorai ed entrai i  bagno sbattendo la porta,
mi guardai allo specchio notando il disastro che ero, a parte la frangia, i capelli –grazie al caro elastico-
erano sani e salvi, ma il resto.. dovetti togliermi la felpa dato che le macchie con della semplice acqua non  andavano via,
lavai il viso più volte finché ogni traccia di cioccolato non sparì”
Di sicuro molto attenta alla linea”sbottai fra me e me,
sentii aprire la porta e mi voltai  mentre Trevor mi allungava la sua giacca felpata con un sorriso,  ero convinta che
sotto la pelle avorio il mio volto fosse paonazzo, gli occhi azzurri cerchiati da un lieve rossore,
pronta a piangere, ma dalla rabbia “
Ti odio!! non puoi stare qui, è il bagno delle ragazze!” gli sbraitai contro
strappandogli la giacca dalla mano ed infilandomela, uscendo poi dal bagno gli diedi
uno strattone che lo fece finire spalle al muro “
Eddai Alex, l’ho fatto per te,
ti saresti messa nei guai e lo sai anche tu, non vorresti peggiorare la tua situazione
Trevor continuava a seguirmi, ed io ero sempre più irritata dalla sua presenza “
Basta!” la voce mi si spezzò in gola,
non avrei pianto per una torta in faccia, mi sarei odiata, quindi iniziai a correre ignorando la campanella per la prossima lezione
, Trev tentò di seguirmi ma fu’ inondato dall’ammasso di  corpi che si muoveva in disordine
per rientrare nelle classi, dal canto mio decisi di fregarmene e non andare a lezione,
avrei di certo scatenato un putiferio se entrata in classe avessi visto quegli odiosi sguardi curiosi puntarmi.
Mi diressi in cortile, ben nascosta su una panchina riparata da un salice,
mi lasciai andare chiudendo gli occhi cercando di dimenticare
cos’era appena successo “
Alexandra Sarah Burton” Un’improvvisa voce mi fece sobbalzare ed aprire gli occhi strizzandoli..
che diamine non erano passati nemmeno due minuti che qualcuno mi era tra i piedi.
Ci misi un po’ per mettere a fuoco la figura del ragazzo che mi era davanti, mi colse un po’ di sorpresa,
per come aveva pronunciato il mio nome completo avevo creduto che Trevor mi avesse trovata,
ma pensandoci non era la sua voce. Alzai lo sguardo per osservare i tratti del ragazzo, alto e  snello, molto robusto.. l
a sua pelle più chiara della mia sembrava diafana, i capelli neri
come la pece facevano da gran contrasto con la pelle chiara,gli occhi grigi, ma forse azzurri
come il ghiaccio mi osservavano, restai senza fiato “
Sogni ad occhi aperti o
è il tuo modo di salutare le persone?” mi disse attirando nuovamente la mia attenzione,
mi ricomposi osservandolo con sguardo attento “
Chi sei, cosa vuoi.. e come sai il mio nome completo?!
domandai senza levargli gli occhi di dosso “
Calma, calma, una cosa per volta” mi sorrise
facendomi abbassare lo sguardo “
Liam” mi porse una mano che osservai qualche minuto
prima di stringere, al tocco mi parve di sentire una scarica elettrica che mi fece
ritratte la mano di scatto, lo osservai ma al contrario lui sembrò non accorgersi di niente
Non hai risposto alle altre domande” sbottai chiudendo la mano nell’altra mentre lui prendeva posto
al mio fianco “
Beh dopo lo spettacolino in mensa era impossibile non riconoscerti” disse stando attento
a misurare le parole mentre io lo trafissi con gli occhi “
sono famosa, evviva!” dissi scettica
mentre mi buttai di tutto peso sulla panchina, non ero più irritata dalla situazione,
tendevo a dimenticare certe cose veloci così come venivano.

Lo osservai attendendo con le braccia incrociate, lui si voltò e per un attivo mi venne un colpo,
sorrise e poggiò i gomiti alle ginocchia mentre le dita incrociate sostenevano il mento, per
un attimo lo vidi perso nei suoi pensieri, poi.. con voce seria accarezzò l’aria “
Sono qui per rapirti..
per un attimo mi parve di vedere i suoi occhi scurirsi e sostenere il mio sguardo a lungo, da dove era uscito questo ragazzo?
Faresti un gran favore a tutti”dissi inarcando un sopracciglio mentre lui
chinava il capo sorridendo, evidentemente non era la risposta che si aspettava.

Allora Liam.. non mi pare di averti mai visto in giro, sei un nuovo studente?” domandai distraendolo da qualcosa
Sono qui da qualche giorno” sorrise alzandosi con una mano tra i capelli , “Sei un nuovo studente e già
marini le lezioni? Hai un bel fegato” sbottai con un piccolo sorriso, alzò le spalle “Cattive abitudini
si mise le mani in tasca  alzandosi e facendo qualche passo in avanti “
Beh Alexandra..
Alex..”lo interruppi io prima che finisse la frase, “Alex… preferirei andare alla prossima lezione,
è stato un piacere” mezzo sorriso mozzafiato prima di voltarmi le spalle e allontanarsi sparendo velocemente dalla mia vista, ci voleva ancora tempo
per la prossima lezione, che tipo.. uno così poteva avere tante ammiratrici come Trevor,
anche se aveva una bellezza più cupa. “
Alex!” staccai lo sguardo dal punto in cui era sparito Liam
e lo posai su Trev che mi raggiunse con un’aria preoccupata “
Stai bene? Che ci fai qui tutta sola?
sentii un tono possessivo nella sua voce, roteai gli occhi al cielo alzandomi “
Niente volevo un po’ di tranquillità..
andiamo in classe” mugugnai mentre lui mi cingeva la vita per spingermi nell’edificio “Cosa ti aspettavi, un rapimento?
sorrisi ricordando le parole di Liam, Trevor non sembrò altrettanto divertito ed io sbuffai. Per il resto delle lezioni
mi sembrò di scendere dalle nuvole, mi tagliai persino con la carta, mi aspettai una qualche presa in giro da Trev
ma non mi guardò nemmeno, perso anche lui in chissà quali pensieri. A fine giornata
ci dirigemmo al parcheggio, iniziai ad innervosirmi per l’improvviso silenzio creatosi
Okay basta, cos’hai? Ti hanno mangiato la lingua o cosa?!” cercai di mantenere un tono calmo
ma l’irritazione era più che evidente, Trevor mi guardò per qualche istante prima di assumere la sua
solita dolce espressione “
Scusa, ho ancora la mia lingua, vuoi constatare?” mi disse avvicinandosi,
mi scansai spingendolo via scherzosamente “
Stupido” mugugnai avvicinandomi alla mia auto,
sentii un piccolo pizzicore alle dita ed alzai la mano, il taglio seppure minimo era totalmente sparito,
avvicinai il dito in questione osservandolo, “
Andiamo?” Trevor mi colse alle spalle facendomi sobbalzare,
io annuii e salimmo in macchina “
Casa tua?” mi disse con un tono speranzoso mentre io
mi accigliavo “
Abbiamo compiti da fare?” domandai un po’ incerta, lui sorrise e scosse la testa
No ma pensavo di passare un po’ di tempo con te.. non vuoi?” sorrisi senza rispondere
dirigendomi verso casa mia, un po’ di compagnia mi avrebbe fatto solo bene.
Mia madre come al solito non c’era, da quando mio padre scompare, scappò o quello che era
.. si dava sempre da fare facendo doppi turni all’ospedale, ed io restavo beatamente sola a casa.
Salii le scale ed entrai in camera mia scaraventando lo zaino sotto la scrivania,
mi sciolsi i capelli ed iniziai a sfilarmi i vestiti per infilare qualcosa di più comodo,
Trevor mi raggiunse irrigidendosi “
Scusa..” biascicò voltandosi mentre infilavo una canotta
Nessun problema” dissi scrollando le spalle superandolo “Non hai nemmeno un briciolo di imbarazzo?!
sembrò molto irritato, ma non mi voltai e scesi le scale per dirigermi in salotto
Andiamo non l’hai mica fatto di proposito, perché se così fosse potresti anche pentirtene” dissi addocchiandolo
mentre sospirava “
Certo che no” esasperato mi seguii prendendomi un polso,
sentii un calore improvviso “
Hei cosa?..” mi voltai  notando l’improvvisa vicinanza,
troppo vicino vidi nei suoi occhi quello che stava per succedere, guardai in basso posando
un palmo sul suo petto “
Trev..” mi lasciò il polso con un mezzo sorriso “Devo andare, a domani
disse allontanandosi per uscire, restai impietrita e non cercai di fermarlo, dovevo prima mettere a posto tutti i pezzi del puzzle
che si erano momentaneamente sparsi qua e la nella mia mente. Da quando avevo saltato la lezione
Trev mi sembrò aver cambiata atteggiamento, sembrava impaziente, non lo avevo mai visto così..
era come un fratello per me, non che ci conoscessimo da chissà quanto, ma un anno è stato più che sufficiente
per fargli scoprire la vera me stessa, inutile dire che la prima volta che lo vidi avevo quasi la bava alla bocca,
ma il mio istinto mi aveva condotto a tenere il mio cuore al riparo, ben murato da strati e strati,
almeno era quel che speravo, infondo non è mai successo niente tra noi, a parte beh.. Decisi di distrarmi con qualche libro,
un po’ di musica assordante e la cena. Ancora nessuna traccia di mia madre, turno di notte probabilmente,
non che contasse tanto la sua presenza, ormai ci avevo fatto l’abitudine. Feci una doccia e indossai i il pigiama,
prima di infilarmi a letto diedi uno sguardo alla finestra chiusa, mia madre era fissata col barricarsi  dentro per chissà quale motivo,
la spalancai irritata, osservai il cielo stranamente limpido.. niente pioggia, e una grande e tonda luna splendeva in alto.
Sentii un leggero fruscio di foglie che mi fece voltare verso gli alberi, feci un passo indietro scrutando meglio, potevo giurare di aver visto qualcosa “
Trev?.. se sei tu non è un bello scherzo” dissi poco sicura, poi qualcosa saltò su un ramo di fronte la mia finestra, mi ritrassi urlando istintivamente.
Quando vidi un riflesso mi accorsi di essermi preoccupata per nulla, sul ramo fermo ad osservarmi
c’era un corvo che mi puntava con i suoi enormi occhi neri, per qualche ragione non staccai
gli occhi dai suoi come ipnotizzata, mi avvicinai e involontariamente allungai una mano verso
di questo che inclinò la testa su un lato, poi allungò il collo verso la mia mano, sorrisi,
improvvisamente emanò un suono stridulo che mi spaventò facendomi ritrarre, ma non prima che questo mi beccasse la mano
Che diavolo” il cuore mi batteva violentemente nel petto, mi osservai la mano sanguinante
dove mi aveva colpita il corvo, cosa pensavo di fare? Per una volta seguii il consiglio di mia madre
e chiusi la finestra, filai in bagno per sciacquare la ferita e la bendai lievemente. Per tutta la notte non feci altro
che rigirarmi nel letto sognando quegli occhi scuri, mi sentii oppressa e schiacciata da una sensazione
e per la prima volta dopo un anno mi parve di sentire di nuovo quell’orribile puzza di zolfo.

 


Ehm io ho provato a dare un senso a ciò che mi passava dalla testa, di certo non è qualcosa di così originale,
sono abbastanza sicura che molto altre storie come la mia siano state pubblicate.
Troverete si sicuro qualche errore, non so dirvi se grammaticale o coi i tempi.. pazientate, ci ho provato v.v
Non so dividere i capitoli, ma posterò i seguiti ogni volta che mi verrà in mente il continuo :P
  
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