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Autore: BrokenAngel    03/09/2012    2 recensioni
Allison e Daniel si incontrano per la prima volta in collegio, quando lei ha 12 anni e lui 15. Si confidano fra loro, e diventano molto amici. Si capiscono, e si aiutano a superare le loro paure.
Lei si sentiva molto sola senza di lui, dato che è stata abbandonata dai suoi genitori e non ha amici. Lui è l'unico su cui adesso può contare.
Dopo due settimane di amicizia sono costretti a separarsi perché Allison viene adottata.
Si rincontreranno 8 anni dopo, quando entrambi saranno ormai molto grandi. Capiranno che molte cose nelle loro vite sono cambiate, ma che si sono sempre voluti bene e che anche dopo 8 anni, nonostante tutto ciò che succederà se ne vorranno sempre. E chissà magari potranno anche sperare in qualcosa di più.. Seguite i capitoli e lo saprete!
Spero vi piaccia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Once again
-Just.. tell me it’s not so, please.-
 







 

Sono passate 2 settimane da quando sono al college e mi sono buttata a capofitto sullo studio, visto che ho scoperto che è molto più complicato di quanto pensassi.
Non che avessi preso lo studio alla leggera, ma ho sempre avuto qualcuno che me le spiegava, poi mi faceva leggere e rileggere, infine, ripetere. Da quando mi hanno adottato ho sempre avuto un insegnante privato, e non ho mai capito il perché. La cosa mi ha sempre fatto infuriare, e come biasimarmi. Dopo essere stata 12 anni in un collegio, avevo voglia di divertirmi, farmi dei veri amici ma l’unica cosa che ho ottenuto è stato vivere in un’altra, squallida casa.
Le uniche cose diverse erano la camera, che naturalmente non condividevo con nessuno, la confusione, che ovviamente non c’era, e.. e Daniel.
Tutto questo per colpa di Jane, o di chi per lei. Avevano detto al mio caro papà che ero una persona che ama stare da sola, che non parla molto, che non ha bisogno di affetto, forse. Ma chi non ha bisogno d’affetto? Dalla vita, dai film e dai libri, ho imparato che tutti coloro che dicono di non aver bisogno di essere amati in realtà mentono, perché è la cosa che vogliono di più. Magari nascondono questo desiderio dietro alla rabbia, all’indifferenza, ma tutti dentro hanno un cuore. Tutti hanno bisogno di quella certa persona, che permette loro, di cambiare radicalmente i propri pensieri. E ne sono consapevole, perché anche per me è così.
Ero una bambina e non potevo certo credere di aver bisogno dell’affetto, dell’amore, perché non sapevo neanche cosa fossero e da quale parte del corpo provenissero.
Ero piccola, e cercavo di pensare come una persona abbastanza grande da poter stare da sola, ma francamente, l’età non ha senso. L’età serve solo a rispondere alla domanda ‘quanti anni hai?’ oppure per prendere la patente, sposarsi, diventare indipendenti, per qualcuno forse anche per avere un fidanzatino, dare il primo bacio, o per la prima volta. L’età è numero. L’età di una persona può essere basata sull’aspetto fisico. Ma la mente? Chi ci fa caso alla mente? Una persona può avere anche 40 anni ed essere sola, e pensare allo stesso modo di un bambino di 8 anni. L’età non ha senso perché ha senso ciò che hai nella testa. L’età dovrebbe essere giudicata in base a  quello e non dall’aspetto fisico. Perché l’aspetto fisico non c’entra niente con la mente.
Ma la verità, alla fine, è che ognuno ha la sua vita, e cerca di viverla al meglio, cercando di fare delle scelte che sul momento possono sembrare giuste, in base a se stesso e alle persone a cui vuole bene. E nessuno, ha il diritto di giudicare in realtà, perché non sappiamo mai, tutto della persona che ci sta accanto. Non sapremo mai ciò che pensa ogni singolo istante della sua vita.
Ho sempre pensato che nessuno mi capisce, ma non è così, perché se io sto male, ci sono persone che stanno molto peggio di me, e che tirano avanti, perché sono forti. Lo so, sembra una di quelle frasi dette tanto per cercare di non soffrire, ma è tutto il contrario. Io voglio essere forte. Io voglio lottare.
Ho sempre voluto avere qualcuno per cui stare male, perché io sono sempre stata male solo per me stessa, per chi sono, per il mio passato e per la solitudine. E adesso ne ho l’opportunità, e non la voglio certo sprecare. Per qualcuno sembra stupido, magari, voler soffrire per un’altra persona ma sapete cosa vi dico? Soffrire vuol dire essere vivi dentro, vuol dire che il tuo cuore batte e che il sangue ti scorre nelle vene e tu lo percepisci. E vuol dire tenere a qualcuno, e io non vedo l’ora di sentirmi così.
Sento il telefono vibrare nella tasca. George.
“Ehi papà.” Esclamo, rispondendo alla chiamata.
“Ehi tesoro. È un po’ che non ti fai sentire, e questa casa sembra molto più vuota senza di te. Come stai? Tutto bene?” troppo apprensivo come al solito, per il mio essere fuori da casa. Questa è la ragione per cui non lo chiamo quasi mai.
“Tutto benone, tranquillo.” Rispondo con un sorriso.
“Stavi studiando?” Beh, veramente stavo per uscire con Jenny, ma tralasciamo questo dettaglio.
“Già..” Dico, mentendo per cercar di finire il prima possibile questa conversazione.
“Va bene. Un’ultima cosa e ti lascio studiare, prometto.” Sorrido.
“Dimmi”
“Torni a casa per il Ringraziamento?”
“Papà, ma è a Novembre.”
“Lo so, ma ascolta. Lo so che non hai molta simpatia per Elizabeth, ma fa il possibile, okay? Perciò ci farebbe molto piacere averti a casa per il Ringraziamento.” Non capisco perché ogni volta deve tirarla in ballo, nei discorsi.
“Penso di venire, comunque.” Dico marcando sulla parola ‘penso’.
“Va bene. Fai il possibile okay? Allora, ci sentiamo al più presto. Ti voglio bene.” Non capisco tutta questa fretta in realtà.
“Ti voglio bene anch’io. Ciao.” Dico chiudendo la telefonata.
“Il ringraziamento pff, non so nemmeno se ci arrivo viva, figurati se ci penso.” Borbotto mentre entra Jenny, con la cena in mano.
“Parli da sola?” ride.
“Ah ah. No mi lamentavo di mio padre che mi vuole a casa per il Ringraziamento.”
“Ma è a Novembre.” Alzo le mani.
“Vedi? Qualcuno che mi capisce.” Ride ancora per la mia reazione e posa la cena sul tavolo.
“Mangiamo sul divano, ti va?” dice.
“Certo.” Rispondo sicura. “Ma evitiamo di sporcare sennò poi ci tocca pulire” mi lamento.
Prendiamo le pizze e le tagliamo in 4 spicchi. Ci dividiamo due spicchi da ogni pizza ciascuno e ci sediamo comode sul divano a mangiare.
Bussano alla porta e io sbuffo andando ad aprire.
Davanti a me ci sono Daniel e Matt, l’amico di Jenny. Già, dopo quella uscita al bar ho scoperto che lei e Matt avevano parlato molto e sono diventati amici. Adesso usciamo tutti e quattro insieme e ci facciamo un sacco di risate ogni sera.
Mi sorpassano e si siedono su divano.
“Pizze, avevo un po’ di fame si.” Dice Daniel, mentre Matt annuisce.
“No, queste pizze sono per noi, sciò, giù le mani.” Tiro uno scappellotto a Daniel che carca di prendere i miei pezzi di pizza.
“Ahi.” Alzo gli occhi al cielo e mi metto vicino a lui iniziando a mangiare, e staccandone un pezzo per darlo a lui che apre la bocca.
“No.” Aggrotta la fronte. “Ce le hai le mani, non sei mica un bambino.” Scoppia a ridere e prende la pizza, infilandosela in bocca tutta insieme. “Sei un maiale.”
“Maiale? A chi?” inizia a farmi il solletico sulla pancia e io inizio a ridere e dimenarmi così forte che sono costretta a rimettere la pizza nel cartone.
“Sm..metti..la s..tro..nzo” cerco di dire fra le risa.
Sono sdraiata sulla schiena con Daniel sopra di me. Alzo la testa e vedo Jenny che ci sta guardando con aria divertita e il sorriso di chi la dice lunga sulle labbra. Matt invece si sta letteralmente contorcendo dalle risate.
Jenny mi fa l’occhiolino e io divento rossa più di quanto già non lo sia.
Dopo un momento di forte imbarazzo riesco ad alzarmi e prendere la pizza, un po’ fredda, dal cartone.
Mi passo una mano tra i capelli e cerco di interessarmi a qualunque cosa stiano trasmettendo in tv.
“Volete da bere, io si, ho un po’ sete? Bene, io e Allison andiamo a prendere qualcosa da bere al bar. Muoviti, ragazza.” Dice senza aspettare che nessuno risponda o che io non mi trovi una scusa per non andare con lei.
Prendiamo i soldi e usciamo dalla stanza andando al bar più vicino.
“Muoviti, hai poco tempo. Parla. Ora.” Mi dice.
“Ma di cosa?”
“Di Daniel. Oh, andiamo non dirmi che tu pensi io ti abbia creduto quando hai detto che vi conoscete da poco. Voi due siete molto più che amici.” Molto più che.. cosa??
“Non dire cavolate. Hai ragione ci conosciamo da 8 anni ma la nostra amicizia è durata solo 2 settimane perciò..” lascio cadere il discorso.
“Tu, mi devi raccontare un bel po’ di cose sai?” sospiro.
“Lo so ma non ora.”
“Dimmi solo una cosa. Gli vuoi bene?” annuisco.
“Certo.” Non sembra molto convinta ma non torna ancora sul discorso.
Compriamo quattro birre e torniamo in camera. Finiamo la nostra pizza, ormai fredda e usciamo per una passeggiata.
Dopo 10 minuti di chiacchiere Jenny e Matt decidono di tornare.
“Se volete voi continuate pure, noi torniamo indietro. Ci vediamo dopo.” Dice Jenny. Che sia un modo per lasciarci soli noi, o per stare soli loro due?
Continuiamo a camminare in silenzio fino a che lui non inizia a parlare.
 “Mh, allora.. la vuoi sentire la mia storia?” annuisco. “Esattamente otto anni fa, quando te ne sei andata dal collegio sono rimasto da solo, e non avevo più nessuno con cui parlare. Ero convinto di dover restare lì fino ai diciotto anni, ma un giorno arriva Jane, e mi dice che la direttrice vorrebbe parlarmi.
Ero non so.. confuso, spaventato e non mi immaginavo minimamente quello che sono venuto a sapere. Mia madre.. lei aveva una sorellastra e lei e suo marito hanno deciso di prendermi con se. Capisci? È stata.. una delle notizie più belle. Loro avevano dei figli, ma erano felici di avermi con loro. Loro sono bravissime persone e i loro figli, nonché miei cugini hanno più o meno la mia stessa età perciò siamo andati subito d’accordo. E così mi sono trasferito a Los Angeles e loro mi hanno permesso di avere una bella vita. Sono andato al liceo e adesso sono qui al college. Abbiamo costruito davvero un bel rapporto, io mia zia, mio zio e i miei cugini.” Sono a bocca aperta. Sono davvero sorpresa e lui se ne accorge perché si mette a ridere.
“Di sicuro la tua vita è stata più emozionante della mia..” aggrotta la fronte.
“Che vuol dire? Ci sei andata al liceo no?” scuoto la testa e lui rimane sorpreso “No?”
“Insegnante privato.” Scuote la testa contrariato.
“Senza offesa Al ma quale mente normale dopo che una bambina se n’è stata 12 anni in collegio, le fa aver un’insegnate privato? È una cosa senza senso.”
“Jane..”
“Jane?” annuisco.
“Lei ha detto a George che sono una persona che sta bene da sola eccetera eccetera. E lui ha pensato che a me desse proprio noia la confusione e stessi bene in solitudine.. penso.” I suoi occhi si spalancano e la sua mascella si contrae.
“Ti ha rovinato la vita.. e poi, chi? Chi sta bene in solitudine?” stringe i pugni e io li prendo tra le mani e gli apro le mani incrociando le mie tra le sue.
“Calmati.” Stringe la presa nelle mie mani.
“No, non mi calmo. Allison, ti hanno rovinato la vita.” scuoto la testa.
“Ha solo cercato di fare del suo meglio ma.. ma la vita me l’ha rovinata mia madre mettendomi lì.. non lui. Anzi no, forse.. forse mi ha fatto un favore sai? Infondo, chi la voleva una madre che non tiene nemmeno un po’ alla propria figlia da avere il coraggio di lasciarla in collegio?” si rilassa visibilmente e nei suoi occhi leggo il dispiacere.  “Ma sai, alla fine forse doveva andare così. La mia vita, doveva andare così fino ad adesso. Io.. adesso, sono libera no? Perciò perché guardare indietro e provare rabbia? Non.. non ha senso no?” sorride.
“Già. Gia quand’è che sei diventata più saggia di me?” scherza.
“Da quando sono cresciuta. Tu che credi, mh?” scioglie le nostre mani e mette un braccio sulle mie spalle attirandomi a sé.
“Però sei sempre una nanetta.” Gli tiro un pugno sul petto e lui mi scompiglia i capelli.
“Stronzo.” Dico cercando di sistemarli con le mollette che ha appena fatto cadere a terra. Lui in compenso si mette a ridere e continua a camminare senza aspettarmi.
“Dove stai andando?” gli urlo.
“Al solito posto.” Al mare, sta andando lì. Quello che in poco è diventato il nostro posto.
 
Dopo un’ora passata con lui a parlare della sua nuova famiglia mi ha riaccompagnato alla camera e sono filata subito a letto.
Il racconto di Daniel mi ha lasciato un po’ spiazzata, e forse avrei dovuto fargli delle domande in più, ma sul momento ero solo molto felice per lui.
Ricordo la prima volta che mi ha raccontato il suo passato.
I ricordi mi riaffiorano velocemente in testa.
“La vuoi sentire la mia storia?” dice guardandomi fisso negli occhi.
“Solo se vuoi raccontarmela.” Dico un po’ incerta.
“Io so tutto di te, perciò adesso tocca a me.”
“N-non devi sentirti in dovere.” Lo fermo prima che possa ribattere “Devi farlo solo se vuoi. Se te la senti”
“Voglio dirti tutto, perché credo di averne il bisogno, e credo che sia arrivato il momento di parlarne con qualcuno.” Continua a guardarmi fisso negli occhi senza perderli mai.
Io annuisco, senza dire niente e lui inizia a raccontarmi la sua vita.
“Vivo qua a Chicago da quando sono nato. La mia era una bella famiglia, benestante. Loro mi facevano avere ciò che potevano, e io lo apprezzavo perché non mi hanno mai fatto mancare niente.
La mia infanzia è stata normale, come tutte quelle di ogni altro bambino. Ero davvero felice della famiglia che avevo e avere una sorellina era il regalo più grande che i miei genitori mi potessero fare.
Ma poi.. ci fu quel giorno. La mattina mi sono svegliato tranquillo, ero pronto a vivere un altro noioso giorno, esattamente uguale agli altri. I miei la mattina mi hanno portato a scuola e dopodiché sono andati a lavoro. Mio padre accompagnava mia madre, perché era così protettivo da non lasciarle nemmeno guidare la macchina con la gravidanza” sorrido al pensiero di un padre così. Chissà chi è il mio e se avrebbe fatto anche lui una cosa del genere.
Scaccio subito il pensiero, aspettando che Daniel continui.
Adesso sposta lo sguardo dai miei occhi a un punto fisso, sospirando e preparandosi  a raccontare la parte che gli fa così male. La loro morte.
“Quel giorno fecero un incidente, in macchina. Morirono tutti e due e la bambina era troppo piccola per vivere.
Quello è stato il giorno più brutto di tutta la mia vita, e adesso.. adesso niente a più senso perché loro erano tutto ciò che avevo e sono morti.” Le lacrime scendono sulle sue guance e io rimango immobile non sapendo cosa dire o cosa fare.
“Io.. mi dispiace così tanto.” Vedere il suo dolore e le sue lacrime fa stare male anche me. Cerco di confortarlo stringendo la sua spalla con una mano, impacciata, ma  mi rendo conto che non è abbastanza, così metto un braccio intorno alle sue spalle e lo stringo in un abbraccio.
Lui sembra sorpreso ma si rilassa subito mentre continua a piangere e a sfogarsi.
“Tu.. tu non hai nessun parente che ti possa adottare?” chiedo quando sembra aver smesso di piangere.
Si stacca da me e risponde.
“No.. i miei nonni sono morti e non mi ricordo di avere altri parenti.” I suoi occhi sono ancora lucidi e tristi ma la sua voce è tornata ferma.
“M-mi dispiace.. io..” balbetto parole senza senso.
“Non ti devi dispiacere, davvero. Non devi.” Scuote la testa come se la cosa gli desse parecchio fastidio.
“E invece si. Ascolta, mi dispiace tantissimo davvero. Che tu ci creda o no. Non devi vergognarti di niente ok? Siamo sulla stessa barca io e te.” Scuote ancora la testa.
“Non è vero, perché tu non li hai persi i tuoi genitori, non li hai mai avuti. E non hai mai avuto l’occasione di amare qualcuno. Perciò non siamo proprio sulla stessa barca.” Dice freddo.
“Disse quello che due giorni fa mi disse che non è un male amare qualcuno. Scusa è ma non è colpa mia se i miei genitori mi hanno abbandonato. E non è nemmeno colpa mia se non ho mai avuto l’occasione di amare qualcuno e se lo vuoi sapere, non è nemmeno colpa mia se io mi dispiaccio per te ma tu sei così stronzo da rispondere.. da rispondere così.” Ribatto a tono, colpita e ferita dalle sue parole.
All’improvviso però sembra essersi ripreso, e nei suoi occhi torna la stessa luce di sempre, ancora però velata dalla tristezza.
“M-mi dispiace..io.. io non volevo dire questo.”
“Si, invece. L’hai detto.”
 “No, ascolta. Tu non puoi capire me, ma io non posso capire te. E non è quello che volevo intendere, perché lo so che non è colpa tua. Così come non è colpa mia ma.. è  così dura perdere qualcuno così all’improvviso che me la sono presa con te, e mi dispiace davvero.. non dovevo, non era mia intenzione.”
“Già.. non preoccuparti.”
“Comunque, dispiace anche a me.” E un sorriso amaro e finto spunta sulle sue labbra.
 
La mattina successiva mi sveglio con il suono del telefono. Jenny.
Ma non poteva bussare alla porta?
“Ehi.” Rispondo con la voce ancora impastata dal sonno.
“Muoviti, alzati e vieni a fare colazione. Oggi è sabato e indovina un po’, andiamo a Los Angeles.” A Los Angeles?
“E a fare cosa, scusa?”
“Ma è ovvio, no? Shopping.” Sbuffo.
“Ma non possiamo andare un po’ più vicino eh?”
“Noo. Non rompere e alzati da quel letto. Dobbiamo fare in fretta.”
“Un’ultima domanda. Con che c’andiamo?”
“Con quell’affare a quattro ruote e motore no? In macchina, con cosa ci vuoi andare? Andiamo con quella dei ragazzi.”
“I ragazzi?” ride.
“Si. Matt e Daniel. E poi ehm.. ci staremo un po’ strette in macchina perché ehm..” balbetta.
“Arriva al punto Jen.”
“Mia cugina, vuole venire anche lei.” Scoppio a ridere “Ci vuole riprovare con Daniel ma non glielo dire, ti prego.” Rido ancora più forte.
“Ci sarà da divertirsi.” Non riesco a trattenere le risa
“Si, ok. Adesso muoviti che stanno arrivando i ragazzi. Vieni al bar fra 10 minuti, facciamo colazione e andiamo.” Attacca senza permettere che le risponda.
Corro in bagno a farmi una doccia veloce, mi vesto ed esco il più in fretta possibile.
Dopo 20 minuti dalla telefonata della mia compagna di stanza sono al bar e mi siedo con loro al tavolo.
“Eccomi.” Annuncio.
“Avevo detto 10 minuti.” Mi ammonisce.
“Jen, non sono mica flash. Comunque, buongiorno a tutti.” Dico iniziando a fare colazione. Per fortuna che avevano già ordinato anche per me. “Voi ragazzi come mai vi date allo shopping?”
“Ci annoiamo qua, e visto che non abbiamo niente da fare.. Jenny ha chiesto un passaggio a Matt e io sono venuto per far compagnia a te.” Mi sorride e io non riesco a trattenere un risolino pensando che ci sarà anche Victoria.
“Adesso perché ridi?” Jenny mi fulmina con lo sguardo e io smetto di ridere.
“Niente niente. Grazie di venire Daniel comunque. Sarà davvero divertente quest’uscita.”
“Ti ho già detto che non sai mentire e questa volta ho davvero paura di sapere cosa state escogitando.” Io e Jenny ci guardiamo e scoppiamo a ridere di nuovo.
Dopo una mezz’ora al bar scendiamo al parcheggio e vediamo Victoria che ci sta aspettando con.. Alex.
“Ehi ragazzi, che piacere. Spero che non vi dispiaccia ma ho invitato anche Alex. Lui ha la macchina perciò staremo anche più larghi no? Molto meglio.” Ha un sorriso finto sulle labbra e qualcosa mi dice che toccherà a me andare in macchina con lui.
Daniel ha la faccia molto scocciata. Chi può biasimarlo, forse non è stata una gran bella idea. All’improvviso mi nasce in me il senso di colpa anche se non sono stata io ad invitarla.
“Beh, direi di andare. – fa finta di guardarsi intorno e poi il suo sguardo si posa su di me e sorride ancora – Alli, cara, perché non sali tu in macchina con Alex?”
Le sorrido anche io.
“Certo.” Le fa una smorfia e si avvia verso la macchina di Daniel, pronta a salire.
“Mi dispiace tanto” mi sussurra Jenny quando non può sentirci.
“Non preoccuparti.” Le sorrido.
“Ehi, Al, se vuoi puoi salire, in 5 ci stiamo.” Dice Daniel.
“No, davvero. Va bene così. Voglio dargliela vita, questa volta. Ve la lascio tutta a  voi.” Cerco di mantenere il mio sorriso fisso sulle labbra.
“Allora ci vediamo là.” Annuisco.
“Ah, al ritorno faccio in modo che tu salga con me.” Mi fa l’occhiolino il mio amico e sale in macchina.
Salgo anch’io, insieme a Alex.
Restiamo molto tempo in silenzio ad ascoltare la musica alla radio, ma dopo un po’ è lui a parlare.
“Non sei una tipa molto loquace.”
“Nemmeno tu.” Ribatto.
“Già. Lo so che preferivi restare con gli altri.” Annuisco.
“Già. Ma non importa, non fa niente. Insomma, a lei piace Daniel e crede che lui piaccia anche a me, perciò è comprensibile ciò che ha cercato di fare.”
“Perché non è così?”
“Non è così cosa?”
“Non ti piace Daniel?”
“No – rido – è mio amico, e basta.” Cerco di spiegarmi.
“Non sembra.”
 “Che vorresti dire?”
“Che non sembra che voi due siate solo amici. Non so, avete qualcosa insieme. Ma io non sono nessuno per giudicare, comunque.”
“Infatti.” Rispondo pronta.
“Dico solo che state bene insieme.”
“Noi non ci piacciamo da quel punto di vista, stop. Non credi molto all’amicizia tra maschio e femmina, eh?”
“Si, ci credo. Non credo nella vostra e basta.” La sua risposta mi lascia spiazzata e per tutto il resto del viaggio ripenso alle sue parole.
Io e Daniel siamo amici, niente di più. Perché ci dovrebbe essere altro? Non ha senso. Noi stiamo bene insieme, così. Penso..
Dopo 10 minuti riesco a rispondergli.. anzi, a porgli un’altra domanda.
“Quindi.. secondo te.. Daniel, prova qualcosa per me?” alzo le sopracciglia come se fosse una cosa stupida e totalmente impossibile, ai miei occhi.
“Beh, si. Ovvio.” Risponde secco, senza ripensamenti o riflessioni di alcun tipo. La sua risposta mi lascia senza parole.
“Come.. come fai a saperlo?”
“Oh, andiamo, si vede. Da come ti guarda, da come parla di te. E a te piace, ma forse non lo sai ancora o hai solo paura di ammetterlo.” ..è?
“P-paura di ammettere.. cosa? No, ascolta, fra me e lui non c’è niente.. cioè, niente di quel tipo” rispondo cercando di sembrare più convinta possibile.  E poi, perché dovrei sembrare di esserlo? Non lo sono?
“Invece si.” Risponde, sempre pronto, continuando a tenere gli occhi fissi sulla strada.
“Provamelo.” Lo sfido e lui sorride come se si aspettasse una richiesta del genere da parte mia.
“Va bene. Vai da lui e chiediglielo.” Aggrotto la fronte.
“No. -  la mia voce è troppo acuta e cerco di moderarla – senti, no, non posso andare da lui e chiedergli una cosa del genere.” Ancora una volta ride, come se avesse intuito che avrei risposto così.
“Già. Paura di come ti possa rispondere?” le sue labbra non smettono di sorridere in modo strafottente.
“No. Semplicemente, sarebbe una cosa sciocca visto che è evidente che non è così.” Cerco di salvarmi in calcio d’angolo.
“Sai, la tua teoria non regge molto in piedi. Ma, capisco quanto possa essere imbarazzante per te perciò lascia perdere, non importa, continua a pensare ciò che vuoi, ma un giorno quando ti renderai conto di ciò che ti dico verrai da me e mi dirai ‘te l’avevo detto’
“Non succederà mai..” ride ancora prendendomi in giro.
“Ripeto pensa ciò che vuoi. Se però vuoi che ti provi ciò che dico io ho un altro modo.” Scuoto la testa.
“No, non voglio avere a che fare con niente del genere. Sono sicura di ciò che dico, non ho bisogno di incasinarmi la testa con tutte le cazzate che dici tu.” Dico acida.
“Come vuoi. Ma ricordati che se avessi dubbi sulla tua teoria, sai dove trovarmi. Ti proverò tutto quello che dico.” È fin troppo sicuro di sé.
“Non ce n’è bisogno. Ripeto, non ti credo.” Non perde quel ghigno strafottente per tutta la durata del viaggio.
Quando arriviamo al centro commerciale, dove Jen e sua cugina avevano intenzione di venire, scendiamo di macchina e aspettiamo gli altri.
“Saresti potuto andare anche un po’ più piano, eh.” Lo riprendo.
“Vado alla velocità giusta io, sono loro che vanno troppo piano” sbuffo, e mi mordo la lingua per evitare di rispondere acida.
“Ascolta..” cerca di nuovo di attaccare discorso ma sono salvata dai miei amici che arrivano.
“Eccoli.” Sorrido.
Parcheggiano vicino a noi, scendono e ci vengono incontro.
Jenny mi viene subito di fianco scrutandomi per cercare di capire se stia bene o no, penso. La cosa mi fa sorridere.
“Sto bene.” Le dico, sorridendo ancora.
“Oh, si. Lo vedo.”
“Bene. Adesso che ci siamo tutti possiamo andare, ho da comprare un sacco di cose.” Strilla contenta.
Io faccio una smorfia, apparentemente scocciata dalla situazione.
Entriamo e mentre Victoria corre da una parte all’altra, Daniel si avvicina a me per parlarmi.
“Ehi.” Sorride.
“Ehi.”
“Tutto bene il viaggio?” scuoto la testa.
“Potete anche smetterla di chiederlo, non è che mi ha mangiato o dato fastidio in alcun modo. È simpatico e abbiamo solo parlato un po’” non sembra molto contento di sentire queste parole ma cerca di non darlo a vedere il più possibile.
“Va bene, come vuoi. Perciò preferisci salire con lui al ritorno.” Sembra in qualche modo ferito e non ne capisco il motivo.
“No. Cioè, ovvio che preferirei salire con voi ma.. ma se lei ecco.. se vuole stare in macchina con voi Victoria, non ci sono problemi, non fa niente.” cerco di spiegarmi.
“Dico solo che mi dispiace che ti obblighi ad andare con lui.” Fa una smorfia.
“Non è un maniaco, posso sopportare qualche ora di macchina con lui. Che problemi ci sono?” aggrotto le sopracciglia.
“Nessuno. Se ti piace, puoi dirlo subito.”
“Cosa?”
“Se ti piace puoi dirlo.” Finalmente si volta verso di me e mi guarda negli occhi. Sono.. strani. Non l’avevo mai visto così.
“E anche se fosse?” lo sfido, sperando che capisca che non mi piace affatto. Ma non lo capisce e continua la sua scenata di.. gelosia? No, non può essere.
“Sarebbe perfetto.” Dice ironico.
“Che problema hai con lui?”
“Nessuno. È mio amico, ma tu.. tu non puoi stare con lui.” Cosa? Le sue parole mi feriscono, pur non capendone fino in fondo il significato.
“Bene, cercherò di ricordarmi le tue parole.” Sbuffo e lui alza gli occhi al cielo. Sta per rispondermi ma raggiungo gli altri prima che possa farlo.
Jen mi lancia un’occhiata interrogativa e io faccio le spallucce abbassando lo sguardo.
Non capisco il motivo della sua reazione. Nemmeno mi piacesse davvero. E poi se fosse? Che problema dovrebbe avere lui? Dopo tutto quello che ho passato dovrebbe almeno essere felice per me. E invece si ritrova come sempre solo nella sua bolla di egoismo.
La cosa ovvia e che io preferisco stare con loro 3 piuttosto che con Alex, m non voglio certo mettermi a litigare con miss Perfettina per un posto nell’auto. Voglio essere superiore a lei, invece d abbassarmi al suo livello. E lui non capisce, anche quando non c’è niente da capire.
Che avesse ragione Alex? No, è impossibile, improbabile e da escludere. Da escludere totalmente. Andiamo, non gli posso davvero piacere.
Ci deve essere un’altra spiegazione, che scoprirò, a tutti i costi.
Dopo un’ora passata a entrare nei negozi e uscire poco dopo, decidiamo di andare a mangiare qualcosa.
Ho sempre odiato lo shopping, è stancante e non trovo mai niente di così bello da comprare.
Ci sediamo ad un tavolino a mangiare la pizza.
“Noi ragazzi abbiamo deciso che adesso andiamo nel negozio di dischi qua vicino, mentre voi continuate ad entrare e uscire dai negozi di vestiti.” Dice Matt.
“Vengo anche io.” Annuncio.
“Eh no, tu vieni con noi che hai bisogno di comprarti un bel po’ di cose.” Dice la mia amica.
Faccio una smorfia e continuo a mangiare la mia pizza.
“Lasciala stare poveretta, Jen.” Le dice Matt.
“Beh, ha ragione. Ognuno dovrebbe fare quello che vuole.” Dice Daniel amaro e gli lancio un’occhiataccia.
Tutti notano la mia espressione. Jenny mi rivolge uno sguardo interrogativo, mentre Alex mi sorride strafottente e mi fa l’occhiolino, come per dire ‘avevo ragione’. Scuoto la testa, e lo fulmino con lo sguardo.
Dopo pranzo ci dividiamo come avevamo deciso.
Passiamo tutto il pomeriggio a cercare qualcosa, per me. Victoria vuole farmi comprare dei vestitini nuovi e alla fine acconsento per uno non molto corto. Poi, scelgo dei jeans e anche una camicetta.
Posso dire di ritenermi quanto meno soddisfatta.
Mentre le altre due si danno alla pazza gioia e comprano talmente tanta roba che i sacchetti non gli stanno nemmeno più nelle mani.
Come ultimo negozio scelgono quello di biancheria intima.
“Allora.. – Victoria si volta verso di me – Allison, hai bisogno di qualcosa di nuovo?” scuoto la testa.
Mi guardo intorno e.. cavolo, siamo sicuri non essere al sexi shop?
Jenny ridacchia, mentre l’altra continua la sua tortura.
“Andiamo, adesso che sei fidanzata avrai bisogno di qualche completino nuovo, no?” bingo.
“Ma, io non sono fidanzata.” Ride.
“Non prenderci in giro, tutti sanno che stai con Daniel. Ma dimmi, per caso ti piace Alex?” sospiro scocciata.
“No, non è così e .. io e Daniel siamo solo amici, niente più.” Dico con voce ferma.
“Come vuoi tu.” Sospira.
Dopo essere uscite da quell’orrendo negozio, usciamo e ci incontriamo alle macchine con i ragazzi.
Mettiamo i sacchetti in bauliera, e come previsto la cugina spedisce di nuovo me con Alex.
“Allora..” inizia la frase
“Prima che tu dica niente.. no, non è geloso. Può.. può sembrare così ma non lo è” cerco di spiegarmi il meglio possibile.
“Non volevo dire quello, ma va bene. In ogni caso lo era, si vedeva lontano un miglio” ribatte.
“Come fai ad esserne certo?”
“Ti spiego la situazione così ti è più chiara. Victoria ama dare fastidio alle persone. Sa che a te piace Daniel e a lui piaci tu. Sa che a me piace lei, perciò si diverti così. Ha detto a Daniel che io ti piaccio, in macchina e lui quando gli hai fatto quel discorso sul ‘non voglio litigare con lei’ ha pensato fosse vero.”
“Va bene, ma non spiega il fatto che sia geloso.”
“E’ palesemente cotto di te. Perciò, si lo spiega.” Scuoto la testa.
“Non ti credo.” Perché? Perché.. è una cosa impossibile, e lui non può farmi questo. Non adesso.
“Va bene, ho un piano con cui ti proverò che ho ragione, devi solo fare ciò che ti dico io.” Sospiro.
In fondo, non succederà niente di male se provo.. Tanto lui non può essere cotto di me, perciò non ferirò i suoi sentimenti, e io proverò di aver vinto.
Ma.. se non fosse così? Ne vale la pena?
“Va.. bene. Dimmi di cosa si tratta.” Sorride.
“Io e te, da adesso, siamo fidanzati, amore.” Si volta verso di me e mi fa l’occhiolino lasciandomi a bocca aperta e ad occhi completamente sgranati. 








 

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Salve a tutti! Eccoci qua con il nuovo capitolo. Spero vi sia piaciuto e che abbiate voglia di dirmi cosa ne pensate, mi fa sempre piacere, qualunque cosa sia. 
Non ho molto da dire su questo capitolo in realtà, perché penso parli da solo ma sono sempre qui a vostra disposizione per rispondere alle vostre domande o curiosità. Ma se non volete farlo qui, potete seguirmi su Twitter ( https://twitter.com/_Theonlyreason
 ) o aggiungermi su facebook. ( http://www.facebook.com/profile.php?id=100003773725220 ).
Grazie mille a tutti quelli che mi seguono in silenzio e naturalmente a chi recensisce. Grazie ad Amelia, che recensisce sempre e alla mia Stalky, che mi fa sempre i compliementi. Ti voglio bene. <3
A presto.
Virgi

   
 
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