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Autore: Dave1994    03/09/2012    0 recensioni
Il Tormento di un giovane e promettente mago.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Finalmente, Balthazar! Riesci ad arrivare in ritardo anche al tuo Tormento, oltre che alle lezioni quotidiane? - esclama Irving, allargando le braccia con fare bonario. Colpevole sorrido mentre rifletto su una scusa abbastanza credibile.

- Dovete perdonarmi – rispondo – quell'incantesimo di Protezione proprio non voleva saperne di riuscirmi... -

- Sei spavaldo anche in un momento come questo? Impressionante. - dice una voce, che dopo un secondo identifico appartenere a Gregoir. Il templare tiene le braccia incrociate, mentre la sua armatura scintillante riflette la luce della più piccola candela presente nella stanza: avverto la sua ostilità nei miei confronti anche senza tutte le voci di corridoio che circolano su di lui.

- Certo. - dico, sorridendogli.

Non intendo scendere a patti con un templare.

Il Creatore solo sa quanto li odi.

Mi fissa di traverso, mentre Irving fa appello a ogni briciolo della sua leggendaria pazienza.

- Come ben sai, stanotte affronterai il Tormento. E' un rito obbligatorio per tutti gli apprendisti che desiderino diventare maghi, se non voglio intraprendere la Via della Calma... -

- Mai. Tengo troppo alle mie emozioni: preferisco rischiare la vita da essere umano che viverne una da automa. - osservo, osservandomi le unghie della mano destra con fare noncurante.

Voglio dare loro una sensazione di sicurezza: non intendo mostrarmi debole davanti ai miei superiori.

E poi, non ho certo paura di questo Tormento. Ne ho passate troppe per fermarmi proprio ora.

- Molto bene, allora. Owain avrebbe parecchio da ridire, ma parliamo di cose più importanti. Seguimi. - dice Irving, incamminandosi verso il centro della stanza. Obbedisco e noto che poco davanti a me un piedistallo di marmo bianco si erge dal pavimento, recante una ciotola ricolma di finissima polvere blu.

- Lyrium. - sussurro, ipnotizzato dal lucente colore del minerale magico. Vorrei allungare una mano per sfiorarlo, ma sospetto che tra non poco ne avrò l'occasione.

- Esattamente. Perspicace come al solito: spero che tu sopravviva al rituale, Balthazar – sussurra Irving, con una punta di -possibile?- divertimento – sei uno degli apprendisti più svegli di questo ciclo. Eccessivamente sicuro di te talvolta, al punto da risultare quasi arrogante, ma brillante e dal potenziale illimitato. -

- Grazie. -

Irving mi sorride, poi la sua espressione si fa all'improvviso più seria.

- Stanotte affronterai un demone nel suo territorio, l'Oblio. Mentre la tua forma terrena rimarrà qua, il tuo spirito aleggerà oltre il Velo e sarà messo alla prova. Solo così sapremo se sei degno di essere un mago e, nel caso più estremo, di resistere alle creature più oscure di quel mondo. -

- E' inutile che ti dica, ragazzo – interviene Gregoir, con voce tagliente – che al minimo segnale di pericolo faremo in modo che nulla possa passare da questa parte. -

- Uccidendomi, immagino. Non mi sorprende. - osservo, ridendo quasi di gusto. Come se ci si potesse aspettare altro da un esponente della Chiesa.

- Spero che la tua lingua sia affilata quanto la tua magia, ragazzo – risponde Gregoir, irato – laggiù ti servirà, quando quel demone cercherà di... -

- Adesso basta, Gregoir. -

La voce di Irving è pacata, eppure assomiglia incredibilmente a una tempesta: pronta a scatenarsi quando meno te lo aspetti.

Il templare tace, ritirandosi, e in quel preciso momento mi domando fin dove si spingano le abilità del nostro Primo Incantatore. Dev'essere un mago di potenza eccezionale, per ricoprire quella carica.

Chissà che un giorno non indossi anch'io quella tunica.

- Gregoir ha detto il vero, Balthazar – continua lo stregone, con fare serio – se quel demone dovesse per caso avere la meglio su di te, i templari presenti nella stanza faranno in modo che quella creatura non possa raggiungere il mondo reale attraverso il tuo corpo fisico. Lo distruggeranno e tu resterai intrappolato...dall'altra parte. -

- Capito. Non accadrà, Primo Incantatore: ho fiducia nelle mie abilità. -

- Oh, ma non serviranno solo quelle, laggiù. – sussurra Irving, poi si avvicina al mio orecchio e parla ancora.

- Ti servirà la volontà, figliolo. Devi volerlo, per riuscire nell'impresa. -

Poi si allontana e la sua espressione ritorna quella di sempre: sorridente e affettuosa.

- Basta parlare, ora: che il Tormento abbia inizio. In posizione. -

All'istante, quattro templari si dispongono agli angoli della stanza, le braccia incrociate quasi a monito.

Di qua non si esce.

 

 

Devo dire, me l'aspettavo molto peggio. Quando ho toccato la polvere di lyrium con la punta dell'indice destro, credevo di svanire in un bagliore di luce o chissà cos'altro.

Invece, il buio.

Poi mi sono svegliato qui. In questa terra assurda e priva di senso.

Mi guardo intorno, cercando di adattarmi al nuovo ambiente. Alberi privi di qualsiasi forma terrena si ergono dal terreno, roccioso eppure morbido come argilla.

Qua ogni regola del mondo reale perde valore, per piegarsi alle leggi del sogno.

Sto sognando?

No, non credo. Mi sembra tutto terribilmente concreto: il colore del cielo, di un vivido ocra sfumato di viola, l'aria profumata di...

Lavanda?

Ma dove diavolo sono finito?

E' davvero questo, il famigerato Oblio? Il luogo dove andiamo mentre sogniamo e dove

(oscure creature, abiette e rigettate dagli abissi più neri)

demoni e spiriti vivono?

Mi osservo i palmi delle mani. Sono rosa e tangibili: sembra davvero il mio corpo, questo...

Ma so che non lo è.

Ha questo aspetto solo perché è la mia mente a crederlo.

Dicono che si possa assumere qualsiasi forma, quaggiù: l'unica limitazione sta nel concetto della forma. Chissà se è davvero così.

Immagino all'istante di poter essere un falco, dal becco ricurvo e dagli artigli mortalmente affilati: chiudo gli occhi e...non succede proprio un bel niente.

Riprovo, e ancora nulla.

Che fregatura.

- Su, andiamo. Non ci stai neanche provando. - dice una voce, spezzando il silenzio assoluto dell'Oblio.

Mi volto di scatto, preparandomi a un attacco: già avverto riccioli fluenti di magia affluire alle mie mani, quando...

Un orso si para davanti a me, osservandomi con occhi disinteressati.

- E tu chi sei? - esclamo, senza abbassare le mani.

Mai fidarsi di nessuno, nell'Oblio. Gli spiriti possono assumere qualsiasi forma, per poi aggredirti alle spalle.

- Qualcuno che non ha interesse nel divorarti, nel possederti e in nessun'altra delle cose che ti hanno inculcato al Circolo. E abbassa quelle mani, per favore: non ho voglia di combatterti. Non che tu possa avere qualche possibilità, in tal caso. -

Malvolentieri obbedisco, osservando scettico quello strano orso parlante. Ha il pelo nero e piccoli occhi troppo vicini tra loro, ma nonostante quello quello strano essere mi trasmette una profonda sensazione di...

Stanchezza?

- Perché dici che non ci sto provando? -

- Sei ancora troppo legato alla forma. La tua mentalità da noioso essere umano ti impedisce di focalizzarti su qualsiasi altra visione del mondo. Capito? -

Annuisco. Ancora fatico ad associare quel muso bestiale alla cadenza trascinata e quasi annoiata della voce che sento.

- Meno male. Non ho voglia di ripetermi. -

Chiudo gli occhi, cercando di ignorare la presenza di quello stranissimo orso parlante. Dimentico di essere umano, di avere due gambe e due braccia...

Poi ripenso a quando da piccolo sognavo di volare, di librarmi con ali piumate nel vento della primavera cavalcando le nuvole stesse.

Un falco pellegrino che sfodera i suoi micidiali artigli prima di attaccare la preda dopo una lunga, fulminea picchiata verticale...

- Ehi, vacci piano. Ancora un po' e cominci a gracchiare. -

Apro gli occhi e...

Non ho più le gambe.

Spalanco la bocca, sorpreso.

Solo che adesso è un becco, ricurvo come un uncino.

- Ce l'ho fatta! - esulto, accorgendomi di come la mia voce non sia cambiata per niente.

Qua ogni regola del mondo reale non vale niente.

- Ma che bravo studente – osserva stancamente l'orso, accucciandosi per terra – ora posso divorarti con calma. -

Mi volto verso l'animale, scioccato.

- Sto scherzando, piccoletto. Non ho per niente appetito, sonnecchiare è molto più appagante. -

Spalanco le mie ali, poi mi sollevo in volo e in pochi secondi fendo l'aria spettrale dell'Oblio come una spada. Griderei, se una parte della mia anima non avesse il terrore di richiamare l'attenzione di creature pericolose.

Non ho ancora dimenticato i consigli del Primo Incantatore.

Volando sopra la testa dell'orso, rifletto e all'improvviso comprendo chi ho di fronte a me.

- Tu sei un demone della pigrizia. -

- Come sei perspicace. - osserva l'orso, sbadigliando. Tutto in lui trasmette un profondo senso di...

Calma? Stanchezza?

Pigrizia, appunto.

- Perché non cerchi di possedermi? Al Circolo ci insegnano che ogni demone è malvagio e persegue solo i propri scopi. -

- Al Circolo vi insegnano un mucchio di spazzatura. Certo, molto di quello che imparate voi maghi è vero, ma non tutti i demoni sono malvagi. Io preferisco sonnecchiare comodamente in questo luogo così tranquillo e silenzioso: ho l'aspetto di uno spirito pronto a possederti o divorarti? -

- Beh, a dire il vero sì. -

L'orso sbuffa, annoiato, poi in un baleno si trasforma in un ghiro. La forma più appropriata per un essere così pigro e sonnolento.

L'animaletto agita la sua folta coda, poi apre la bocca e riprende il suo discorso.

- Non intendevo l'aspetto fisico. Ti sembro aggressivo? -

- Non...non credo. -

- Oh, ecco. -

Il ghiro si gratta la testa, poi si mette più comodo sul morbido terreno.

- Beh, in ogni caso, che ci fai qua? Perché sei venuto a disturbarmi? -

- Ma se sei stato tu a parlarmi! - gracchio, incredulo. Che razza di demone è mai questo?

- Tu sei apparso dal nulla. Sarai qui per il tuo sciocco rituale, immagino: fretta di diventare un mago? Non ti invidio per niente. -

Le parole del demone mi ricordano all'istante chi sono davvero e perché sono qui: in un attimo il corvo svanisce per lasciare il posto all'uomo, all'apprendista che ha intrapreso la strada per diventare un mago.

- Giusto – osservo, franco dell'aver ritrovato le mie gambe – devo uccidere un demone, a quanto mi hanno detto. Sei forse tu? -

- Secondo te? - risponde il ghiro, raggomitolandosi in sé stesso. La cadenza della sua voce si fa sempre più lenta e annoiata.

- E allora chi è? -

- Non è un mio problema. Ma se la tua volontà è forte, sono certo che avrai successo e che nel mondo ci sarà un mago in più a darsi arie importanti. Ora va e lasciami riposare: conversare con te è stato così stancante... - dice, poi si dissolve pian piano, lasciandomi di nuovo da solo.

Solo, in mezzo a quella landa desolata che è l'Oblio.

  
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