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Autore: Emera96    03/09/2012    15 recensioni
Sono passati dieci anni dalla guerra che rivoluzionò Panem.
Katniss e Peeta vivono insieme, ma a Peeta questo non basta.
Per questo, chiederà a Katniss di sposarlo in un modo tutto suo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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1. La perla




Piccolo spazio autrice:

Eccomi, sono tornata.
Avevo troppa voglia di scrivere, e questo è il risultato.
Voglio aggiungere che avevo finito di scrivere il capitolo e mi si è spento il pc.
Quindi se fa cagare è colpa del pc.














A volte, il mondo e il suo peso gravano così tanto sulle nostre spalle che l'unica cosa che vorresti fare è sparire in un angolo e dimenticare chi ti ha amato davvero. Dimenticare le lacrime che hai asciugato, i sorrisi che hai guardato, gli occhi in cui hai visto il tuo riflesso, il suono della voce del tuo migliore amico. Semplicemente dimenticare e andare avanti, da sola, per fare in modo che nessuno soffra a causa tua, dimenticare e crearsi un muro invalicabile attorno. Io lo so bene, ho provato davvero a farlo. La mia mente confusa era convinta che fossi capace di provvedere ancora a me stessa da sola, senza l'aiuto di niente e nessuno, come facevo prima. Quando il mio nome era sconosciuto, quando 'fuoco' per me era solo una parola, quando le ghiandaie imitatrici erano solo una specie particolare e quando uccidere il presidente di Panem non era nella lista delle cose da fare.  E forse ci sarei davvero riuscita, se non fosse arrivato Peeta a salvarmi.

Perchè mentre io mi costruivo una corazza intorno e pensavo solo a me stessa e a come mi sentissi, Peeta mi proteggeva col suo amore incondizionato. Peeta in ogni suo silenzioso gesto aveva impresso una frase, che negli anni ho imparato a conoscere molto bene:
- E' per te, Katniss. - Perchè per quanto la sua mente sia stata contorta e girata come un calzino, lui ha lottato mesi interi contro se' stesso, per ritrovare quell'amore puro e così suo che mi donava. E inconsciamente, lo  aveva trovato subito. Solo che non lo sapeva.

Il bosco è riuscito a salvarmi almeno quanto mi ha salvato Peeta.
Passare il pomeriggio ad ascoltare il rumore dei passi di uno scoiattolo, il fruscio che produce lo scoccare improvviso della mia freccia dritto al cuore della preda, sentire l'odore dell'erba subito dopo un temporale, o anche solo poter appoggiare delicatamente le suole dei miei vecchi scarponi sul terriccio umido, ha per me lo stesso effetto che hanno i biscotti di Peeta su un bambino goloso: con la sua semplicità, regala un minuto, o un'ora di felicità. E a me questo basta.

Il sole ormai troppo alto mi indica che è ora di pranzo, così nascondo il mio arco in un albero cavo e torno a casa. Seguo la scia di profumo di pane appena sfornato e mi compare un sorriso riconoscente sulle labbra, che mi fa tornare indietro nel tempo. Sospirando, apro la porta di casa, e trovo Peeta ad accogliermi davanti alla cucina.

Un sorriso nervoso e un espressione nuova incorniciano il suo viso.

- Che hai? - chiedo, preoccupata quanto basta.
- Niente, perchè? - risponde lui, disinvolto.
- Sei strano.. -
- Tutto bene.. Ma hai visto qualcosa? -
- Peeta, sono appena entrata, che dovrei vedere? -


Il suo silenzio non fa che alimentare la mia innata curiosità.
Mi sciolgo la treccia e lascio ricadere i capelli morbidi sulle spalle. 

- Tu mi nascondi qualcosa.. -
- Colpevole, vostro onore! - risponde Peeta, alzano le braccia come per arrendersi , e cingendomi la vita in un abbraccio che sa di buono.

E nel silenzio che segue, osservo Peeta attenta.
Possibile che questo sia ancora il ragazzino che fu estratto per partecipare agli Hunger Games dodici anni fa? Forse in tanti non riuscirebbero nemmeno a riconoscere il vecchio ragazzo del pane. Ma io lo faccio. Io in lui vedo ancora gli occhi azzurri che guizzarono su di me sotto la pioggia, quando mi salvò la vita lanciandomi il pane. Io in lui vedo ancora il ragazzo che vede tutto con dolcezza, anche se ciò che vede è tuttaltro che dolce. Io in lui vedo ancora l'innocenza e il carisma per cui ogni sua parola usciva fuori al momento giusto.
Forse è cambiato, forse a volte lotta ancora per cercare di ritrovare quel ragazzo. E forse, io voglio che rimanga quel che è.

Fingendomi offesa, mi avvicino al tavolo e mi lascio cadere pesantemente su una sedia. Peeta fa lo stesso, con in viso un broncio talmente triste da sembrare irresistibile. Ma resisto. Mantenendo la mia espressione torva, allungo la mano e prendo un pezzo di pane caldo, e me lo avvicino alla bocca. Sto quasi per addentarlo quando Peeta esclama, sbigottito e spaventato allo stesso tempo:

- No! Quello no! -
- Ma che succede? Sei impazzito? -
- Quel.. Quel pezzo di pane ... bruciato, ecco. Prendi questo. - risponde lui, porgendomi una pagnotta nella mano destra.

Afferro la pagnotta e con curiosità la addento, staccandone un bel pezzo. Ma mentre sto masticando, sento confusa tra la morbidezza del pane una pallina, non più grande del mio dente, e la sputo sul palmo della mano. Immediatamente, riconosco la superficie opaca della perla, quella perla che mi regalò Peeta undici anni fa, durante l'Edizione della Memoria. Quella perla di cui conosco la superficie a memoria, a cui mi sono aggrappata così tante volte in passato, risalta bianchissima sulla mia carnagione scura da Giacimento.

- Peeta, che significa? - 
- Leggila. - risponde lui, con naturalezza.

Dapprima non capisco a cosa si riferisca Peeta, ma poi mi avvicino la perla, stringendola tra il pollice e l'indice, e finalmente capisco. Sulla superficie liscia, è incisa una frase, che riesco a leggere solo strizzando gli occhi e poi riaprendoli, speventata. Non può essere, non ora.
Quando la stanza inizia a girare capisco il reale significato di quelle parole, e tutti quei dubbi che erano stati zittiti tanto a lungo, riemergono. E rivedo Gale, le trecce di Prim, il sorriso di Finnick, gli occhi spenti di mia madre, le labbra piene di mio padre.

- Katniss, devi leggerla ad alta voce. -
- Io.. n-non ci riesco. -
- Leggila. - ripete Peeta, stringendo la mia mano libera nella sua, e portandosela vicino al cuore.
- Vuoi sposarmi. Vero o falso? -

Il silenzio che segue mi fa sentire minuscola accanto a Peeta, che mi guarda in attesa, come in una specie di silenziosa e letale apnea.

- Devi rispondere, Katniss. -
E cercando di mettere a tacere ogni voce e stando attenta a non ascoltare la mia parte irrazionale, rispondo in un sussurro: - Vero. - 






Spazio autrice:

Stavo scrivendo il capitolo e si è cancellato tutto.
Prima era molto meglio, ma vabbè. Ho cercato di ricordarmi le parole che avevo usato. 
Spero che chi mi ha già seguito continui a farlo :') E un grazie a Giu1996 che ha 'approvato' questa folle idea.

a presto,
Elisita.
   
 
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