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Autore: LProudEchelon    03/09/2012    2 recensioni
Finale alternativo della quinta stagione: Sono trascorse poche ore da quando Sam Winchester ha sacrificato la sua vita intrappolando Lucifero e Michele nella gabbia. Dean rimasto solo sul campo di battaglia della sventata Apocalisse ,invoca l'aiuto di Castiel...
-Promettimi che non mi farai dimenticare il tempo trascorso con te … -
- Lo prometto- Era un patto solenne, più che una debole promessa e come ogni patto di tale gravità,doveva essere sancito con l’incontro delle loro anime. Con un bacio…
Delirio Destiel nato dall'ascolto ripetuto di "Angel"dei Judas Priest
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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A Francesca la socia   migliore che ci sia.  




Angel take me far away
Put sad wings around me now 
 

 

L’apocalisse era stata evitata,l’umanità era salva. Michele e Lucifero erano nella gabbia,imprigionati per sempre. Dean Winchester si sforzava di continuare a pensare che tutto era finito per il verso giusto. Sarebbe stato troppo doloroso pensare a suo fratello Sam, quello che per lui era rimasto sempre il piccolo Sammy, che si era sacrificato per fermare l’Armageddon ed ora giaceva con due Angeli arrabbiati pronti a cuocerlo a puntino con le loro torture. Intrappolato per sempre. . .
-Vai da Lisa e Ben,  ti accoglieranno a braccia a per te ed avrai una vita normale- gli aveva detto il fratello minore  abbracciandolo poche ore  prima di  sfidare Lucifero.  Ma non era ciò che Dean voleva davvero. . . appoggiato alla sua impala, osservava ammutolito la distesa di terreno verde, sterile e deserta come il suo cuore e il suo cervello dagli eventi troppo fulminei delle ultime  ventiquattro ore. Le ultime conversazioni con suo fratello,continuavano a ronzare e nei suoi pensieri  risuonando come un mantra, si sentiva come quei figli di puttana smidollati e psicotici, peggio di quella volta  aveva contratto la febbre da fantsma. . .
Fu nel momento cruciale, tra il dolore e la decisione. Che pronunciò il suo nome.
-Castiel! Puoi sentirmi?- puntò gli occhi al cielo,nella vana speranza di essere attraversato dalla sferzata di vento che aveva sempre accompgnato il fruscio d’ali dell’angelo. Ma questa volta,sapeva che il suo Angelo legnoso in trenchcoat,non sarebbe tornato. Tutti volevano che vivesse una vita normale.Persino Bobby, lo aveva lasciato solo con i suoi pensieri,dopo avergli consegnato le chiavi delle sua catapecchia e una fashcietta di whisky.  Ma chi aveva veramente sancito che una vita normale,fosse una casa,una famiglia  e un lavoro sicuro? La normalità era solo un abitudine e lui ne aveva tante, come ascoltare i Metallica durante i lunghi viaggi in macchina o mangiare cheesebruger in ogni occasione. Era un cacciatore,avrebbe continuato ad esserlo per sempre, quello che un tempo aveva pensato fosse una maledizione, era il suo destino l’unica vocazione da accettare. Il suo ultimo appiglio per le speranze sempre più morenti di riportare indietro Sam. Avrebbe fatto di tutto, anche ritornare all’Inferno per riportarlo indietro. . .  in quel momento aveva solo bisogno di aiuto
-Castiel- si sentì uno stupido a continuare a chiamare invano l’angelo sordo alle sue preghiere. –maledetto figlio di puttana, rispondimi- calciò il cerchione della sua amata “baby” in un moto di rabbia e frustazione.
Era completamente solo e fottuto.
 
-Dean, femati!- lo ammonì la voce monocorde e severa di Castiel.
Dean, si sentì completo e confuso quando la voce dell’amico riempì le sue orecchie. Era arrivato. Il  sollievo prese il sopravvento.
-Aiutami a recuperarlo. Deve essere salvato- non voleva apparire disperato, ma aveva bisogno d’aiuto e sperava che Castiel fosse al suo fianco anche questa volta.
-Dean,non posso. . .- disse rassegnato l’angelo. Nei suoi occhi blu,Dean riusciva a vedere l’impotenza di fronte agli eventi. Fu in quel preciso istante,che si lasciò sopraffare dalla disperazione più profonda.
 
-Tu sei un Angelo del signore! Devi fare qualcosa, cazzo! Aiutami- sbraitò Dean furioso e incapace di abbondare il suo ultimo appiglio.  Afferrò il colletto del trenchcoat e iniziò a scuotere l’angelo,divenuto arrendevole e impassibile, poteva fermare Dean in qualsiasi momento,anche prima che lui iniziasse a sferrare pugni sul suo petto, ma dentro di sé era consapevole, che era un’azione altruista lasciarlo sfogare.
Passarono minuti interminabili,prima che Dean sopraffatto dalla fatica e col respiro corto, si fermasse. Fu allora che Castiel riprese a parlare.
-   Non avrei dovuto farlo-  tuonò prima di puntare due dita sulla Fronte del cacciatore.
-   Ti prego, portami lontano- disse il cacciatore, cogliendo al volo le intenzioni dell’altro.
Il lampo del teletrasporto angelico si colorò di blu e verde prima di divenire luce pura.
 
 
Si risveglio su un tappeto d’erba che gli solleticava la nuca. Riuscì ad alzarsi solo dopo aver preso un respiro. Si guardò intorno, c’erano panchine in legno lucenti e lunghe distese verdognole sotto un cielo che sembrava una cupola di cristallo. Sembrava di essere in un parco cittadino,ma conoscendo Castiel,sapeva di ritrovarsi in Paradiso,cullato dallo statico oblio celeste. Un mezzo sorriso illuminò il suo viso, lasciando che la pace di quel luogo,lo pervadesse almeno in superficie.
-Cass?- sussurrò smarrito dalla sua assenza.  Era rimasto solo per troppo tempo.
Sbatté gli occhi quando l’angelo apparve davanti a lui al limite del suo spazio personale.  Sapeva che Castiel non respirava e non emanava calore, ma in quel momento arrossii per la troppa vicinanza dei loro corpi.
-Cosa hai intenzione di fare?- domandò l’altro indietreggiando di qualche passo.  Sapeva che si stava riferendo alle sue decisioni terrene e non ad un pensiero fulmineo ed irrazionale che aveva attraversato la mente di Dean quando era sprofondato nell’onda blu degli dell’altro.
- Non lo so . . . Quanto tempo mi tratterrai qui?-
- fino a quando lo vorrai-  provò la sensazione più vicina alla felicità quando udì quelle parole. Per una volta non si sentiva in bilico tra la vita e la morte, era esattamente nel mezzo e con lui c’era il suo Angelo. 
 
Il suo Angelo, ripeterlo riusciva a scrostare la ruggine dei suo tormenti e far rinascere la parte di sé che aveva seppellito  la prima volta che quello strano  essere con le sue ali tristi,era apparso nel capanno della casa di Bobby un anno prima.  L’aveva trovato destabilizzante nella sua maestosità e scocciante durante il lungo processo che Castiel aveva intrapreso ribellandosi ai suoi superiori.  Solo in quel momento Dean capì che Castiel era sempre più vicino agli uomini che ai suoi simili… in particolare  ad una cacciatore che aveva trasportato nella piccola parte di Paradiso che adorava.
-E’ il tuo posto preferito?- chiese Dean sedendosi su una panchina vicino ad una fontana di pietra. L’altro si accomodò al suo fianco e prese a parlare.
 
-   Amo ogni  parte del Paradiso. E’  come una casa o un rifugio per voi umani. Ma è  questo l’unico posto,in cui i miei pensieri non sono controllati dagli altri angeli come me… posso essere libero di non sottostare agli ordini di nessuno e lasciare che domande e dubbi mi assalgano.. senza sembrare sbagliate. Sei mai stato tormentato dal dubbio,Dean? –
Il cacciatore deglutì quando Castiel spostò l’attenzione su di lui.  Forse era stata il modo in cui quelle frasi erano state pronunciate, lo sguardo che Castiel continuava a porgere nella sua direzione o molto probabilmente la sua fantasia e delle strane speranze riaffiorate dal passato. Dean sembrava aver colto qualcosa di diverso nel discorso dell’amico, lo aveva già sentito confidarsi riguardo ai suoi dubbi, lo aveva visto diventare piccolo e impacciato davanti all’umanità dirompente dei terrestri, aveva conosciuto molto versioni di quell’Angelo, lo aveva conosciuto caduto, umano, senza poteri, aveva imparato a conoscere e sopportare il suo carattere a tratti assurdo ed esasperante e in altri complesso e affascinante, ma fu solo allora che riuscì a ricollegare i dubbi di Castiel alla loro situazione. . . la loro amicizia. . .
 
-Ho fatto una domanda stupida,Dean?- gli chiese, guardandolo smarrito più di quanto non lo fosse lui stesso.
 
Erano entrambi vulnerabili e in quel momento niente sembrava essere più in equilibrio.
 
-   Castiel, vuoi che vada da loro?- questa  volta fu l’angelo a non replicare e a guardarlo per un attimo sorpreso dischiudendo per un attimo le sue labbra carnose e screpolate.
 
 
Dean trovò la risposta alla sua domanda nel desiderio di accostare la bocca di lui con la sua.
- Meriti di vivere una vita pacifica come i tuoi simili- riuscì a dire l’altro, sembrava in difficoltà.
-Promettimi che non mi farai dimenticare il tempo trascorso con te … -
- Lo prometto- Era un patto solenne, più che una debole promessa e come ogni patto di tale gravità,doveva essere sancito con l’incontro delle loro anime.  Con un bacio…
 
Castiel ricorderà per sempre, la prima volta che Dean lo baciò, fu più elettrizzante dell’atto di volare e di assaporare la libertà che bramava da tempo.
Dean ricorderà per sempre, la completezza che quell’incontro di labbra dischiuse, culminato in una danza feroce e tratti dolce di lingue, seppe regalargli.
 
Erano uniti e vicini come non mai,brillavano della stessa luce e godevano  della prigione celeste,più simile al loro rifugio, in cui il tempo e la ragione erano fermi e  pronti ad assecondarli per l’eternità.
Un bacio e un altro ancora, baci  e mani dovunque,carezze e per un attimo furono uniti. . . inseparabili.
Dean non ricordava il momento preciso in cui chiuse gli occhi, navigando tra  sogni tempestati di immagini dell’angelo che lo stringeva ancora tra le braccia. . .
 
 
Il suono di un dolce bacio posato sulla tempia,lo fece ridestare.
 


Era nella sua amata auto e il suono della radio accesa su una sequenza piena di interferenze assordanti,lo aveva svegliato.  Fanculo!si ritrovò a pensare. . .era ritornato di nuovo sulla terra su quel maledettissimo campo.  
-Stupido bamboccio in trenchcoat- pensò ad alta voce con un misto di rabbia e delusione.
Il suo più assordante che avesse mai sentito dopo essere tornato dall’Inferno, rimbombò nella sua auto. Solo allora capì che Castiel stava parlando in enochiano attraverso la radio.
-Castiel! È un modo originale  per punire chi  non ti chiama dopo essere andati a letto? Sai di solito si vendica chi è stato cacciato via a calci nel sedere dal Paradiso-  si sentì stupido nel pronunciare quelle frasi,ma nulla era troppo stupido quando si aveva a che fare con uno degli esseri più strani che conoscesse.
Un vellutato fruscio d’ali,richiamo la sua attenzione. Desiderò che le ali del suo angelo lo avvolgessero come aveva fatto in Paradiso,nella loro piccola bolla  speciale.
 
Non lo  vide apparire seduto sul sedile dell’impala con il suo trench consunto e i capelli scompigliati più del solito dalle sue mani durante i loro baci. Sembrava passato tanto tempo da quei momenti, doveva essere questo l’effetto causato dai cambi dimensionali tra terra e cielo. Sul sedile di pelle scura c’era una piccola piuma nera, morbida e soffice al tatto. Era speciale come i ricordi che Dean conservava gelosamente. E quella piuma angelica era la prova tangibile di una delle cose più belle della sua vita. Un’altra cosa che era costretto a lasciare.
 
Posò il cimelio sul cruscotto e si decise a percorrere la strada lunga e lontana.
 
Dopo una notte passata a guidare,giunse nei pressi di Sioux Falls,dove era sicuro di trovare Bobby stanco quanto lui,pronto a chiedergli che fine avesse fatto.
 
Decise di  fermarsi in un motel per quella notte, voleva crogiolarsi per altre otto ore,prima che la realtà lo prendesse a pugni . . . questa volta non ci sarebbe stato  Castiel risorto a guarirlo.
Pagò per una notte. Aveva la camera numero sedici, la quinta porta dei minuscoli prefabbricati provvisti di moquette maleodorante e di letti scomodi. Fece scattare la serratura della sua camera ed entrò,lasciandosi sopraffare dall’oscurità e dal  sonno.  Ci mise qualche secondo prima di rendersi conto che una figura lo stava osservando nell’oscurità . Tastò la sua giacca ed estrasse il coltello che un tempo apparteneva a Ruby, prima di accendere la luce ed attaccare quell’essere.
 
Ma non era un demone o un’altra creatura della notte ad attenderlo, era semplicemente Castiel che lo fissava impassibile con la testa leggermente inclinata che tradiva il suo spaesamento per i gesti di Dean.
 
-   Ho trovato il modo di riportare indietro Sam dalla gabbia- disse l’angelo a mo’ di saluto.
 
Erano le uniche parole che Dean voleva sentire in quel momento e sapeva che Castiel le aveva dette perché erano la verità. Mentire  non era mai stato il suo forte.  
Castiel gli spiegò con estrema precisione tutti i dettagli del piano che aveva intenzione di mettere in atto. Era tanto rischioso da rendere quella notte,l’ultima che avrebbero vissuto.
 
Il futuro incerto, la fine sempre più vicina, avevano sempre fatto parte della sua vita, come  la paura e la consapevolezza di perdere le persone che amava.
Accettò come sempre l’abbraccio con l’ignoto, ma prima di dedicarsi all’attuazione del salvataggio di Sammy, si tuffò tra le braccia di Castiel avvicinando la bocca alla sua,baciandolo di sorpresa  e aspettando che l’altro si sciogliesse ricambiando il bacio.
 
Si staccarono rinvigoriti e più coraggiosi di prima. Avevano ancora i loro visi tra le mani quando bastò uno sguardo per capire che quello era il momento di partire e ritornare ad essere il cacciatore  e il guerriero angelico pronti a rischiare la pelle in una delle loro imprese eroiche.

  
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