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Autore: Marge    03/09/2012    0 recensioni
Sophie, ci racconti una storia? Una storia d’avventura! Con maghi, streghe, animali ed un bambino molto intelligente che risolve ogni problema!
Ambientata all’interno del capitolo VIII di FLowers Wall (ma può essere apprezzata anche senza aver letto quest’ultima). Scritta per la 10disneyfic con il prompt “Pirati”.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Flowers Wall'
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Capitolo I



Il signor Howl era già via da qualche giorno, quando Markl notò uno strano atteggiamento in Sophie. Quella sera la fanciulla servì loro uno stufato dal dubbio odore di bruciato: il bambino capì che qualcosa non andava.
“Sophie, non ti senti bene?” le chiese quando la sorprese, per l’ennesima volta, con le mani affaccendate infilate nella pentola colma di sapone, ma lo sguardo perso lontano.
“Sto benissimo” replicò lei scuotendo la testa, ma lui decise di tenerla d’occhio.
Il giorno seguente un bucato completamente azzurrino sventolava nella terrazza; ritirando i panni ormai asciutti, Markl notò con orrore che si trattava delle sue camice, un tempo bianche.
“Devo aver infilato un calzino blu di Howl per sbaglio nella tinozza…” ammise lei quando lui le fece notare l’errore.
Non ci voleva molto a capire che Sophie era sbadata perché pensava ad altro, e Markl era un bambino molto sveglio; e per quanto non s’intendesse affatto di amore, ragazze e sentimenti, sul viso di lei era dipinto a chiare lettere il motivo di tanti sospiri e pensieri altrove.
“Devo distrarla in qualche maniera” si ripromise il bambino.

Sedute sul grande lettone in veranda, Sophie e la nonnina discutevano del modello di un abito, abbozzando le varie idee su un foglio di pergamena davanti a loro.
“Non sarà troppo scollato, a questa maniera?”
“Ragazza mia, qualcosa bisogna pur far vedere!”
La Strega strizzò gli occhi: “Ogni ragazza deve far intendere ciò che ha da offrire, altrimenti nessun giovanotto si prenderà la briga d’indovinarlo, sotto strati e strati di pesantissime stoffe…”
“Ma si tratta di una semplice camicia da notte, nessun giovanotto dovrà mai vederla!” obiettò Sophie, arrossendo. “Voglio solo ideare un modello più fresco, perché qui a Dengulls è veramente caldo. Non è mica un abito da passeggio.”
“Magari una passeggiatina sulle scale fino all’ultimo piano…”
La ragazza morì di vergogna all’insinuazione, e dentro di lei nacque l’idea di abbandonare del tutto quel progetto e dedicarsi a qualcosa di molto più casto. A salvarla comparve all’improvviso Markl, infagottato nella sua camicia da notte lunga fino ai piedi e ben chiusa sul collo. “Proprio il modello adatto per un bambino” approvò dentro di sé la fanciulla. Assieme a lui saltò sul letto Heen, e Calcifer si accomodò nel piccolo camino nell’angolo.
“Sophie, ci racconti una storia?”
“Una storia?”
“Una storia d’avventura! Con maghi e streghe e …”
“Ne abbiamo abbastanza di storie di questo tipo” si intromise Calcifer.
“Che bella idea!” pigolò la nonnina. “Io vorrei una storia di animali.”
“Una storia d’avventura e di animali? Ma io non ne conosco.”
“Una storia con i cattivi e i buoni!” s’entusiasmò Markl. “E magari con un bambino molto intelligente che risolve ogni problema!”
Sophie rise: “Non conosco storie di questo tipo.”
Il bambino assunse un’espressione triste: “Ma tu hai letto così tanti libri! Non raccontavi storie a Lettie, quando eravate bambine?”
Sorpresa, Sophie si mise a scavare nella memoria: come passavano le serate, lei e la sorella?
“Era nostro padre a raccontarle” ricordò ad alta voce. “Ogni sera s’inventava una storia diversa, di cui le protagoniste eravamo Lettie ed io. Erano storie così belle!”
“E ne ricordi qualcuna?”
Sophie sorrise intenerita: “Altroché! Passavamo le giornate ad interpretare i personaggi di quelle fiabe, quante volte abbiamo pregato nostra madre affinché ci procurasse i vestiti adatti!”
Rise tra sé e sé, ed improvvisamente si illuminò: “Ne ricordo una molto bella, di cui eravamo protagoniste. Se volete, posso provare ad inventarne il seguito.”
“Sììì!” esclamò allora il bambino, e si acciambellò ai piedi del letto con il cane al fianco; la nonnina sprofondò tra i cuscini, per mettersi comoda, e perfino Calcifer sembrò darle retta, concentrando i suoi occhietti su di lei.
“Dunque, vediamo come posso cominciare…” iniziò Sophie con un dito sul mento, concentrata.
Markl sorrise tra sé e sé: aveva trovato il modo per distrarla.
  
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