Soul love
Due
ore prima del concerto John trova Sid a casa di Paul. Si è
chiuso a
chiave, ha dovuto spaccare un vetro per entrare, si è ferito
le mani
e, cazzo, fanno male. Non è un masochista come Sid.
Paul
non c'è, bell'idiota a lasciare il suo appartamento, per
quanto
schifoso sia, in mano a Sid. In dieci minuti riesce a trasformare una
merda in una merda distrutta: le tende strappate, la carta da parati
tappezzata di scritte, il pavimento costellato di vetri rotti.
Sid
è seduto nel bel mezzo del corridoio di servizio, occhi
fissi, petto
nudo, siringa infilata nel braccio. Bravo coglione.
«Cazzo
fai stronzo? Ci aspettano tra due ore al Crunchy!»
Gli
estrae l'ago dalla vena, lo mette in piedi di forza senza fatica, Sid
è leggero.
«Non
mi va Johnny, perché non ci facciamo una scopata?»
Con
gli occhi semichiusi, Sid gli tormenta il muso con la mano, come per
scacciare una mosca.
John
lo guarda per alcuni secondi, cercando di capire se l'amico
è fatto
del tutto o se è lucido e sta solamente fingendo.
«Bene,
fai come vuoi, vorrà dire che suoneremo con una nota stonata
in meno
stasera».
Lydon
gli tira un calcio negli stinchi per nulla amichevole e si avvia
verso la porta, per la rabbia dà un altro calcio a un
mobiletto in
legno che si rovescia, assieme a tutti i gingilli di vetro che vi
sono appoggiati sopra. Sid lo ferma, lo tira per la maglia
sbrindellata, gli volta il viso con ben poca grazia e gli ficca la
lingua in bocca.
John
risponde allontanandolo di petto, le spille attaccate ai suoi
indumenti punzecchiano la pelle nuda dell'altro. Sid finisce ancora
con il culo per terra, si graffia le caviglie sui vetri, Lydon lo
raggiunge e lo bacia, senza inibizione e senza vergogna. Si porta una
mano sul cavallo dei pantaloni in pelle, ce l'ha alzato.
Ora
gli spacco il culo a questo stronzo, letteralmente.
Lydon
ha proprio la pelle da inglese, pallida, quasi bianca, con le
lentiggini in trasparenza. Ha il naso a punta, il mento sporgente,
gli occhi allucinati. Un fisico magro e slanciato, senza un filo di
muscolo.
Sid
non lo guarda mentre si riveste, fissa il pavimento con una canna
appesa alle labbra.
Non
è amore quello che lo lega a John, è piuttosto
competizione.
D'altra parte Sid è in conflitto con qualsiasi cosa, anche
con se
stesso, è incapace di instaurare rapporti pacifici.
«Ora
che hai avuto il biscottino, bello, puoi alzare quel culo e
uscire?»
Manca
mezz'ora al concerto.
Fuck
all!
*
Concerto?
Io la chiamerei piuttosto una dissacrazione di un concerto.
«Paul
è questo che vogliamo far capire alla gente. Che ai concerti
punk
non c'è più artista e pubblico, ci sono tre figli
di puttana sul
palco che insultano un marasma di stronzi sotto».
Si
blocca.
La
figura slanciata di Sid premuta contro i cassonetti, appena fuori il
locale, e tra lui e la lamiera la Nancy che lo divora.
Si
blocca e si sgela, scuote forte la testa e tira fuori la lingua.
Quanto fa schifo.
Non
è gelosia, o almeno tenta di convincersene.
Sid
e Nancy non mettono punto fermo alla loro storia, continuano a
sfruttarsi a vicenda in una sorta di convivenza simbiotica. Allora
lei non era solo un modo per scaricare lo stress post-concerto! Che
poi, quale stress? Sid ha mai conosciuto lo stress in vita sua?
Giammai. È un perfetto situazionista.
Non
lavorare, rincorrere l'onda delle sensazioni, dedicarsi a una vita
creativa.
Il
punto è che a volte una vita creativa può
risolversi in un nulla di
fatto, se mancano la volontà e l'ispirazione.
«John,
che ti succede?» Paul gli molla un pugno sulla spalla, lo
richiama
alla realtà, lo riporta all'odore dei gas di scarico e alla
nebbia
delle insegne luminose dei night club.
«Pensi
che Sid non riesca a cavarsela da solo?»
«Mi
chiedo se Sid sia in grado di sopravvivere alla Spungen».
«È
ovvio, non ci riuscirà. Nancy è determinata a
portare Sid con sé
nella tomba».
Detto
questo Paul lascia l'amico - parola
grossa, compagno di band
piuttosto - ai suoi pensieri.
Lydon
osserva i due parlarsi a bassa voce, non si diranno niente di strano,
niente di più che ti amo e ti amo usati
come
fazzoletti di scarsa qualità.
Ma
amore non è sinonimo di amare.
Si
può provare amore per il proprio carnefice, per il proprio
gold
retriever, per la propria casa in centro a New York. Amare è
un'attività, l'amore è una stella cadente. Una
cosa che dura un
attimo, si guarda e basta.