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Autore: Malik31011    03/09/2012    5 recensioni
Vi è mai capitato di essere quella terza persona di troppo?
Quando tutto ciò che ottieni è solo del fottuto sesso e tu ti ritrovi ingabbiata in un amore malato in cui ti sei buttata a capofitto con tutte le scarpe?
No? Beh, beate voi.
Negli ultimi due anni sono stata il giocattolino di Harry Styles e non ho mai provato a metterlo davanti ad una scelta.
Me o lei?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Cosa farai Emily?" chiese, con voce bassa e roca, rivestendosi. Non ebbi il coraggio di voltarmi, di guardarlo negli occhi senza provare per l'ennesima il senso di abbandono che provavo ogni volta che se ne andava. 
"Camminerò per le strade e sfoggerò il mio sorriso migliore, come sempre Harry." risposi con voce flebile.
Ventidue anni persi, ventidue anni sprecati dietro a persone sbagliate, situazioni sbagliate. Forse ero io quella sbagliata, forse ero che semplicemente non riuscivo a trovare un modo per restare in sintonia con il resto di tutti gli esseri umani. 
Sentii la cerneria dei pantaloni di Harry richiudersi, il rumore metallico della cinta mentre la richiudeva, il fruscio della camicia blu notte che ricopriva la sua pelle candida e che avvolgeva il suo torace. 
Se ne sarebbe andato di nuovo, non ce n'era il minimo dubbio. Ero in piedi vicino alla finestra, il caldo soffocante di quel mese d'agosto era insopportabile, la luce filtrava dalle piccole fessure delle tapparelle chiuse, il trambusto della città frenetica sotto di noi giungeva soffocato fin lì, al quindicesimo piano. 
Portai una mano sulle mie labbra, sfiorandole con la punta delle dita. Sembrava quasi che l'odore di Harry fosse intrappolato tra le increspature della mia bocca, quasi come se il suo odore fosse rimasto impresso nella mia pelle, nei miei capelli, tra le mie dita e sul mio corpo. Il mio corpo era nascosto solo da uno striminzito accappatoio viola pallido. Sentii una manica scivolare giù lungo la mia spalla nuda. Non ebbi nemmeno il tempo necessario per tirarla su, che Harry fu alle mie spalle, prendendosi la briga di ricoprire lentamente la mia spalla, sfiorando la clavicola con le dita lunghe e pallide. 
"Te ne andrai.. ancora?" riuscii a chiedere, cercando di scacciare via il groppo che sentivo in gola. 
"Certo che me ne andrò." rispose, stringendomi i fianchi da dietro. Senza rendermene conto, il pianto che minacciava di sfogarsi da un momento all'altro trovò una via di fuga fuori dai miei occhi, lungo le mie guance e giù, lungo il collo. Erano calde, amare e ognuna sembrava bruciare e lasciare un solco incadescente sulla mia pelle. Quelle lacrime facevano male. Male come le crepe che infliggevano dolore al mio cuore. 
Harry si rese conto che stavo piangendo soltanto quando nascondere i singhiozzi fu impossibile. Avrei cercato di celare quel pianto finché non avesse messo piede fuori dal mio appartamento, ma era stato più forte di me. Harry si irrigidì, mollò la presa e mi afferrò per le spalle, facendomi voltare. 
"Credevi sul serio che sarei rimasto stavolta?" domandò, pronunciando quella parola come se fosse stata una parolaccia. Non risposi, distolsi lo sguardo dai suoi magnetici e singolari occhi azzurri. Per risposta ottenni la sua risata cristallina.
"Emily, andiamo! Credevi che qualcosa fosse cambiato? Mi dispiace, questo è solo un divertimento, un passatempo per me.. Be', del resto lo è anche per te, non è così?" chiese, cercando di non scoppiare a ridere nuovamente. 
"Guarda che so tutto." dissi.
Il suo sguardò cambiò, si incupì. "Cosa sai?" domandò, il tono di voce ridotto talmente tanto da somigliare ad un ringhio. 
"So che sei fidanzato, so che stai per sposarti e che le nozze sono imminenti. So tutto Harry, basta con tutte queste menzogne, basta con questa nostra assurda relazione! Sono la terza di troppo, quella che verrà abbandonata per una sposina cara e premurosa." sbottai, scrollandomi le sue mani di dosso. Restò immobile a fissarmi, gli occhi ridotti a due fessure.
"Sei andata in giro a curiosare." sibilò. 
"Non ce la facevo più." replicai.
"Sei andata in giro a farti i fatti miei." disse, minaccioso come un temporale estivo, come se le mie parole si fossero disperse nel vento. 
"Tu mi usi Harry! Mi usi e basta. Io sono stufa di essere il tuo giocattolino. Io sono una persona, una persona come te che merita di vivere come tutte le altre persone, non ai servigi di un ragazzo completamente folle." ribattei. Mi afferrò i polsi, stringendoli e avvolgendoli sempre di più con le sue dita dalla presa di ferro.
"Ti avevo chiaramente proibito di farti i cazzi miei e tu non mi hai dato ascolto?" urlò rabbioso, strattonandomi come se fossi stata una bambola.
"Lasciami, mi fai male.." mormorai, mentre il suo sguardo spiritato mi fissava come se avesse voluto trafiggermi con una sola occhiata.
"Rispondi!" urlò, ancora più rabbioso. 
"Ti amo Harry, volevo sapere la verità.." sussurrai, accasciandomi a terra sulle mie ginocchia, mentre le sue mani mi tenevano ancora per i polsi. Le ciocche di capelli mi caddero davanti al viso, coprendolo dalla luce. Fissavo le lacrime cadere zampillanti sul parquet scuro, ruvido e consumato della camera. Consumato dalle suole delle costose scarpe di Harry, che era andato e venuto a suo piacimento nel piccolo appartamento a qualsiasi ora lui avesse voluto negli ultimi due anni. Una relazione basata completamente sul sesso. 
"Mi ami?" sputò quelle parole. "L'amore non esiste." continuò.
"Allora cos'è che sento io quando ti vedo apparire sulla soglia della porta? Quando mi baci avidamente e quando il tuo corpo caldo comincia a sfiorare il mio per poi unirsi come se fossero una cosa sola?" domandai. "L'amore è la cosa che si avvicina maggiormente alla magia, Harry." dissi. Mollò i miei polsi e continuò ad osservarmi impassibile. Notai qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che continuò a celare finché non uscì dalla stanza dirigendosi a passo spedito verso il portone. 
"Cazzate." borbottò, prima di sbattere dietro di sè la porta.
Sola, ero di nuovo sola. 
 
 
 
 
Harry. 
 
 
Prendo il mio iPhone e digito velocemente su Google 'definizione per la parola amore'.
 
"L'amore è un sentimento intenso e profondo di affetto, simpatia ed adesione, rivolto verso una persona, un animale, un oggetto o verso un concetto, un ideale. Oppure, può venire definito sotto un altro punto di vista (scientifico), un impulso dei nostri sensi che ci spinge verso una determinata persona."
 
Grazie Wikipedia. 
Sospiro rumorosamente mentre attraverso la città con passo lento, stringendomi nella mia camicia mentre un venticello fresco comincia a diradarsi per le strade. Fa troppo caldo per essere agosto, troppo. Nessuno sa spiegarsi il perché di tutto questo calore improvviso. Di solito non fa così caldo, insomma. 
Vado a sbattere contro qualcuno, ma non mi volto nemmeno a guardare chi sia. Continuo a camminare dritto per la mia strada, seguendo i miei passi, muovendomi lento come un felino e silenzioso come un fantasma tra la gente che brulica qua e là affrettata. Il cellulare comincia a squillare nella tasca dei jeans, lo tiro fuori velocemente e leggo il nome di Lauren occupare lo schermo. 
Lauren, la mia fidanzata. 
Le nozze si sarebbero celebrate la settimana seguente in una vecchia chiesetta fuori Londra. Ci eravamo conosciuti nel backstage di un concerto, un concerto dei One Direction. Strano a dirsi, ma ci eravamo sciolti dopo pochi anni. Liam era felicemente sposato con Danielle, Louis ed Eleanor convivevano, e lei era già in dolce attesa. Niall aveva proseguito la sua carriera come chitarrista insieme ad Olly Murs e Zayn si era dato al ballo e faceva parte di una crew. 
Che fine avevo fatto io?
Mi ero affidato alle mani di Emily, carina e dolce ragazza della porta affianco. Avevo scelto di rimanere a Londra e la prima cosa da fare era liberarsi del passato. Di conseguenza, per prima cosa mi ero trasferito in un altro appartamento. La gente mi salutava ancora per strada, ma la mia fama era calata drasticamente. 
Cominciò tutto con una sbronza. Ricordo tutto perfettamente.
 
"Perché questo fottutissimo pianeta ce l'ha con me?" urlai al cielo, mentre l'alcool scorreva impetuoso nelle mie vene. L'aria congelata di novembre mi faceva rabbrividire, la maglietta sottile che avevo addosso non era di certo d'aiuto. 
C'erano pochissime persone ormai in giro per la città. La mia vista appannata corse a dare una sbirciatina all'orario sul cellulare. 
Erano le due di notte. 
Vagavo senza una meta, senza uno scopo. Non sapevo dov'ero, non sapevo chi ero. 
"Sono Harry Styles!" urlai barcollando. Harry Styles, quello dei One Direction. Dai, il ricciolino con il volto carino, quello che secondo gli altri nascondeva una relazione con il suo migliore amico, quello che veniva descritto sempre come un donnaiolo e festaiolo. 
Chi non sapeva chi ero? 
Il ticchettio di alcuni passi affrettati che venivano nella mia direzione mi fecero alzare il capo. Una ragazza avvolta in un morbido trench verde stava percorrendo il marciapiede quasi correndo. I capelli scuri ondeggiavano sulla sua schiena, i tacchi neri e lucidi producevano quel suono strano e quasi.. rassicurante. Mi ricordavano mia madre. Continuai a guardarla mentre camminava affrettata, ma distinguere bene il suo viso era impossibile, viste le mie condizioni. 
"Che cosa ci fa una bella ragazza come te in giro a quest'ora?" domandai con un tono di voce alto. La ragazza si fermò immediatamente e voltò la testa verso di me. Sembrava spaventata, esitò prima di rispondere. 
"P-potrei chiederti la stessa cosa!" disse, cercando di farsi sentire. Mi alzai dalla panchina su cui mi ero comodamente seduto e cercai di camminare in linea retta per avvicinarmi a lei. 
"Non dovresti parlare con me." dissi a bassa voce. 
"Stai lontano, non avvicinarti, conosco delle mosse che ti manderebbero all'ospedale!" diceva, ma ero sicuro che mentiva. Mi fermai a qualche passo da lei e mi meravigliai del fatto che ancora non era scappata a gambe levate. 
"Non voglio farti del male." dissi. Sembrò leggermente più tranquilla, ma era tesa come una corda. I suoi occhi cominciarono a scrutare il mio volto e sembrò quasi che un campanello fosse scattato nella sua testa.
"Ma io ti conosco!" esclamò. 
"Che cosa?" biascicai. 
"Sei.. mh.. Harry, no? Sono Emily, la tua vicina di casa." disse rivolgendomi un sorriso. 
"Emily, hai detto? Senti Em.. va bene se ti chiamo Em, vero? Io non so come mi chiamo, non so dove mi trovo e non chi tu sia, ma se sai riportarmi a casa e prenderti cura di me, io ti seguirò." dissi con fare diplomatico. Sembrava divertita e sconvolta al tempo stesso. 
"Sia casa mia che casa tua sono proprio dietro l'angolo, tu sei Harry e sei ubriaco perso. Immagino che mi tocchi sul serio riportarti a casa. Devo dire che non mi è mai capitato di riportare a casa qualche ragazzo ubriaco, ma stavolta farò un eccezione. C'è sempre una prima volta, no?" disse, lasciando che una risata leggera uscisse dalle sue labbra sottili. 
 
E così mi riportò sul serio a casa, giusto a pochi metri di distanza da casa sua.
Decido di rispondere prima che Lauren si innervosisca. 
"Pronto?" 
"Harry, finalmente! Dove sei?" la sua voce stridula mi sfonda il timpano destro, così allontano un po' il cellulare dall'orecchio. 
"Sto tornando a casa." dico. Cazzata, enorme cazzata. 
"Allora passo a prenderti lì, dobbiamo ancora scegliere i fiori e la torta!" dice. 
"Veramente adesso non posso." dico. Resta zitta per un secondo prima di rispondere.
"Che cos'hai di più importante da fare? Adesso non puoi nemmeno organizzare il tuo matrimonio?" quasi urla. 
"Devo incontrare Louis." dico di getto, senza nemmeno rifletterci un secondo. 
"Ah." sembra che si sia calmata. "Okay, allora. Di che colore ti piacerebbero le rose da mettere nel salone del ricevimento?" chiede. 
"Che ne so, blu." rispondo. Altro minuto di silenzio dall'altra parte del telefono. Che cosa ho fatto adesso? Dove ho sbagliato, di nuovo? 
"Harry, le rose blu indicano il tradimento. Mi tradisci, per caso?" chiede acida. 
"Lauren, già te l'ho detto, puoi sceglierli tu i fiori. Vedi? Io non me ne intendo e non ne capisco un cavolo, quindi pensaci tu." dico e riattacco, senza aspettare la sua risposta. So che adesso sarà infuriata con me e che le viene voglia di spaccare qualcosa, ma so anche che le passerà nel giro di cinque minuti e che tornerà ad occuparsi dei preparativi del matrimonio. 
Il matrimonio.. 
Mi rendo conto solo adesso che è un bel po' che non vedo Louis e che non mi dispiacerebbe affatto incontrarlo, perciò prendo il cellulare e lo chiamo. Risponde poco dopo, con la voce impastata dal sonno. Bene, l'ho svegliato. 
"Vengo a casa tua tra trenta minuti, okay?" dice prima di riattaccare. 
Quanto posso amare Louis William Tomlinson. 
Mi rendo conto di essere piuttosto lontano da casa e non ho assolutamente voglia di tornare a casa a piedi, perciò mi dirigo verso la fermata della metro più vicina. Quando salgo sul vagone evito qualsiasi sguardo delle persone che mi circondano e resto chiuso per un po' nei miei pensieri. 
Emily, è l'unica cosa a cui penso. "Ti amo Harry" aveva detto quella mattina prima che me ne andassi, di nuovo. L'ho sempre guardata come un'amica, una confidente, una con cui me la spassavo sempre sotto le coperte. Non ero mai riuscito ad interpretare i suoi sguardi dolci, i suoi abbracci sul portone, la colazione che mi portava ogni mattina. Ogni volta che lasciavo casa sua, mi giravo e la trovavo affacciata alla finestra della cucina mentre mi osservava con un tenero sorriso sulle labbra. 
Penso per un secondo a Lauren, a quanto spesso non riesco a sopportarla. Capisco perché preferisco passare del tempo con Emily e trovo sempre delle scuse per Lauren. 
Ma cosa voglio davvero? 
Sposarmi con Lauren o restare con Emily? 
Mi accorgo che devo scendere alla prossima fermata, così mi alzo e mi avvicino alle porte del vagone. Le persone che mi circondano sembrano non riconoscermi. O forse sanno chi sono, ma ormai non gliene frega più niente. In fondo, ero solo un ragazzino che aveva condiviso il sogno di una vita insieme ad altri quattro. 
Esco dalla metro e torno di sopra, nel trambusto cittadino. Mi avvio verso casa e mi siedo sui gradini delle scalette ad aspettare Louis. Spero tanto che arrivi in fretta, ho bisogno di parlare con qualcuno. Ho una confusione in testa.. 
"Vuoi restare lì fuori, signorino?" mi chiede una voce che proviene dal portone di casa mia. Mi giro e vedo Louis con un grembiule a fiorellini avvolto attorno alla vita. Mi alzo e cammino verso di lui, col sorrisetto divertito che è riuscito a strapparmi. 
"Come sei entrato?" gli chiedo, mentre mi fa strada nella mia cucina. 
"Ti conosco da otto anni, caro mio. So che nascondi le chiavi sotto il vaso di fiori non ben identificati che hai vicino al portone." dice con una certa soddisfazione nella voce. Annuso l'aria e sento un odore buonissimo. 
"Che cosa stai cucinando?" chiedo curioso, anche se conosco benissimo quel profumo.
"Tortino di carote, tesoro." dice, fingendosi una donna. Scoppiamo a ridere entrambi e per un secondo tutte le preoccupazioni mi abbandonano. 
"Ho una certa fame, donna, quanto manca ancora?" chiedo. 
"Devo tirarlo fuori tra dieci minuti, amore. Com'é andata la tua giornata? I bambini hanno sentito la tua mancanza, ma adesso sono di sopra a dormire come degli angioletti." dice Louis, sedendosi difronte a me. Ridiamo ancora e mi rendo conto che mi manca la vita con i ragazzi. Sono anni ormai che non vedo Niall e Zayn. 
"Hai notizie degli altri?" chiedo seriamente. 
"Niall sarà di ritorno la prossima settimana dal suo tour con Olly proprio per il tuo matrimonio, Liam è a Parigi con Danielle per il loro anniversario di matrimonio, torneranno anche loro la prossima settimana. Non sono certo di Zayn, ma credo che si sia trasferito in Italia per imparare la lingua." dice Lou. 
"Credi.. che torneremo insieme?" chiedo senza rendermene conto. La nostra separazione è stata durissima, lasciare i ragazzi è stata una delle cose più dolorose che io abbia mai affrontato.
"Non lo so." risponde secco lui. "E' pronto il tortino." dice subito dopo, alzandosi. Lo tira fuori dal forno e cominciamo a mangiarlo in silenzio. 
"Perché ho l'impressione che mi hai chiamato per parlare di qualcosa in particolare?" chiede Lou, dopo aver ingoiato un boccone. 
"Perché mi conosci troppo bene." dico, ma non sorrido e questo fa capire a Lou che c'è qualcosa che non va. Mi rivolge uno sguardo che mi incita a parlare. "Lunedì devo sposarmi con Lauren, mancano solo tre giorni. Io le voglio bene, tengo a lei.." dico, ma non riesco a continuare. 
"Ma?" mi chiede lui. 
"Ho una relazione con un'altra ragazza da due anni." dico in un sospiro. Il pezzo di tortino che Louis si era appena messo in bocca gli va di traverso e comincia a tossire rumorosamente, il suo viso assume in colore rossastro, così mi affretto a riempire un bicchiere d'acqua e porgeglielo. 
"TU CHE COSA?" urla. 
"Non so che cosa fare." dico a bassa voce. 
"L'unica cosa che tu farai sarà lasciar perdere l'altra ragazza e sposarti con Lauren. Perché tu vuoi sposarti con lei, vero?" dice, fissandomi negli occhi con uno sguardo duro. 
"Io.. non lo so più, non so più niente. Ho sempre pensato che la relazione che ho con l'altra ragazza sia sempre stata basata esclusivamente sul sesso, ma adesso non lo credo più. I miei sentimenti per lei stanno mutando, ma tengo anche a Lauren e non so cosa diavolo fare." dico disperato. 
"Devi smettere di vedere l'altra ragazza e concentrarti soltanto su Lauren. State insieme da quattro anni, lei ha sempre sognato di sposarti e ti è sempre stata fedele. Non ti lascerò mandare a monte una relazione così. Posso provare a capire cosa senti in questo momento, ma ti basterà passare un po' più tempo con Lauren per riscoprire tutto l'amore che hai nutrito nei suoi confronti." dice Lou con tono fermo e determinato.
"Farò come dici." acconsento. 
Cavolo, Emily.
 
 
Lunedì, ore 10:00, appartamento di Emily.
 
"E' solo un'avventura, ci stiamo solo divertendo!" mi ripetevo sempre ed è grazie a questa stupida convinzione che mi ritrovo in questa schifosissima situazione.
E ci provavo, ci provavo a dirgli di no, a dirgli che non avevo intenzione di continuare quella relazione, quel tipo di relazione. Non volevo restare ancora in silenzio, non volevo accoglierlo ancora nel mio letto, ma continuavo a farlo perché ero malata d'amore per lui, ormai era una dipendenza e non potevo farne a meno. 
Sapevo che stava con un'altra. Avanti, che razza di relazione sarebbe incontrarsi solo di sera ed esclusivamente nel mio appartamento? 
E non sono rimasta con le mani in mano e avevo scoperto che era fidanzato con una ragazza dieci volte più bella e ricca di me, ma non avevo mai avuto il coraggio di metterlo davanti ad una scelta. 
Lei o me. 
Non l'avevo mai fatto perché sapevo benissimo che avrebbe scelto lei al posto mio e io mi accontentavo di quel poco che mi riservava. Stupido sesso. 
E io che credevo che fosse amore! 
Immagino che adesso sia lei che lui si stiano preparando per il grande giorno, per il grande evento. Ero quasi tentata di boicottare il suo matrimonio!
Ma figuriamoci, a cosa sarebbe servito? La signorina Lauren sarebbe stata sempre migliore di me, da qualsiasi punto di vista. 
Perciò, i biglietti e le valige sono pronti. Sarei partita, sarei andata da mia sorella, in Australia. Eh si, proprio in un altro continente, un luogo sperduto, lontanissimo da Harry, lontanissimo da questo amore senza senso, lontanissimo da questa follia. 
C'era solo un'ultima cosa da fare, mandare un messaggio ad Harry per spiegargli un po' di cose, almeno per avvisarlo che non ci sarebbero state più tutte le cose che abbiamo condiviso. Avrei usato un messaggio, perché se gliel'avessi detto in faccia sono sicura che ci sarei caduta ancora e che sarei rimasta. Una sorta di masochismo nei miei confronti. 
 
 
 
Harry. 
 
 
Quando arrivo nella chiesa ho un solo nome nella mente. 
Emily. 
Sono due giorni che non la vedo, due giorni che non la sento. Sembrano un'eternità. Probabilmente, se Lauren si fosse trasferita a Londra nel mio appartamento in questo momento starei pensando solo a lei, e invece no, lei era rimasta a Leeds dai suoi genitori e ci vedevamo pochissimo. 
Lauren ancora non arriva, la chiesa si sta riempiendo mano a mano. Vedo Louis che entra e attraversa la navata, seguito da Eleanor che si tiene il pancione. Dietro di lui vedo Liam e Danielle che si tengono amorevolmente la mano. Niall e Zayn ancora non si vedono, ma sono sicuro che non mancheranno. I miei genitori sono seduti in prima fila insieme a tutti i miei parenti, mia sorella sospetta qualcosa, ma resta zitta e mi rivolge sguardi dubbiosi. Tutti i nostri amici stanno arrivando e prendono posto nelle panchine, mancano soltanto Lauren e i suoi genitori. Eccoli, sua madre si affretta e corre a prendere posto, già piagnucolante. Suo padre accompagna Lauren lungo la navata e la marcia nuziale rimbomba tra le pareti pericolanti della chiesa: lei è sorridente e radiosa, così come suo padre. Io per risposta rimango impassibile a fissarli, incapace di muovermi. 
Emily, Emily, Emily. 
Ho bisogno di Emily, solo di lei. L'amore, lei è l'amore! 
Lo capisco dal battito che accelera quando la vedo, il calore che mi esplode dentro ogni volta che mi bacia, il piacere di trascorrere del tempo con lei. E' questo che mi fa capire che io sono innamorato di lei! 
Questo, il matrimonio, è tutto sbagliato. Il mio posto è quello affianco ad Emily Parker! Devo correre da lei, dirle che la amo. Dirle che ho commesso un grandissimo errore, che l'amore esiste e che noi siamo destinati a stare insieme. 
Vedo tre figure che entrano furtivamente e silenziosamente in chiesa e riconosco soltanto due persone: Niall e Zayn. Una ragazza tiene la mano a quest'ultimo. 
Lauren mi raggiunge e il padre mi rivolge un sorriso caloroso che ricambio con poco entusiasmo. Guardo Lauren negli occhi e capisco che stare con lei è stato il più grande sbaglio della mia vita, che non è la persona giusta per me. 
Il prete comincia a parlare, ma mi volto per bloccarlo e proprio in questo momento il mio cellulare fa partire l'intro di Sweet child o' mine dei Guns n Roses. Un messaggio. 
"Solo un secondo." dico e sia Lauren che il prete che tutti i presenti mi guardano stupiti. 
 
Harry, sono Emily. 
So che ti stai sposando, so che non te ne frega niente di me, so che è tardi per dirtelo (anche se ci ho provato tantissime volte e ci sono riuscita solo stamattina), ma volevo soltanto dirti che ti amo. 
Ed è proprio perché ti amo che non ti ho voluto mettere difronte ad una scelta. 
Me o lei. 
So benissimo che avresti scelto lei se te l'avessi chiesto. 
Non sopporto la situazione in cui mi sono gettata a capofitto con tutte le scarpe. Non mi basti così e non voglio essere la terza di troppo e già lo sono stata per ben due anni. 
All'inizio era una cosa da nulla, un 'passatempo', ma per me è diventato ben altro e per te no. Ma io ci sto male! E non posso andare avanti così. 
Sto andando all'aeroporto, vado da mia sorella. Non ti dirò la mia destinazione così come non mi farò vedere mai più.
Parto per salvarmi.
Grazie di tutto Harry.
 
Fisso lo schermo e capisco che ho soltanto pochissimo tempo. 
"Devo andare." dico di getto, rivolto a Lauren. 
"Che cosa?" chiede lei sconvolta. Gli occhi le diventano lucidi e per un secondo mi sento in colpa. 
"Mi dispiace Lauren." dico e inizio a correre verso i battenti della chiesa, verso l'uscita. Dei passi mi seguono a ruota e mi rendo conto che i miei quattro ragazzi e le loro rispettive ragazze mi stanno seguendo. 
"Questa ce la spiegherai Harry!" dice Zayn alquanto divertito. Saliamo sulle nostre auto e Louis fa in tempo a chiedermi verso dove siamo diretti. 
"All'aeroporto!" grido dal finestrino. Quattro macchine sfrecciano sulle strade mangiando l'asfalto in direzione dell'aeroporto. 
Dobbiamo sbrigarci, dobbiamo essere veloci e arrivare in tempo. Do un'occhiata allo specchietto retrovisore e mi rendo conto che Zayn è alla guida di una Ferrari rossa fiammante. Anche lui deve spiegarmi qualcosa, a partire dalla macchina a finire alla ragazza riccia al suo fianco. 
L'aeroporto, eccolo. 
Parcheggiamo velocemente e non aspetto gli altri, corro verso l'entrata più vicina. Ma non ho la più pallida idea di dove sia diretta Emily e per un secondo mi sento perso. 
Non la troverò. 
"EMILY!" inizio a chiamarla correndo tra la folla che mi osserva. Sento dei passi che corrono verso di me e mi ritrovo la mia vecchia combriccola alle calcagna. Tutti urlano il nome di Emily e per un secondo mi sento fortunato a ritrovarmi attorno delle persone così. 
Dei capelli color miele, la pelle chiara. E' lei, sono sicuro che è lei. Il segno della pace tatuato dietro il suo orecchio. E' Emily! 
"Emily!" grido e faccio un ultimo scatto verso di lei. Si gira di scatto giusto in tempo per rendersi conto che le sto cingendo i fianchi con le braccia. 
"Non te ne andare." sussurro e lei si abbandona al mio abbraccio.  
"Non voglio metterti difronte ad una scelta." dice. 
"Ma io ho già scelto. E ho scelto te, avrei scelto te sempre e comunque. Dovevo solo rendermi conto di ciò che abbiamo e di ciò che provo per te. Ti amo Emily." dico per poi andare alla ricerca delle sue labbra. Ricambia il bacio e sento quattro voci che iniziano ad intonare Gotta Be You alle mie spalle. Ci giriamo e vediamo Niall, Zayn, Louis e Liam che cantano mentre la gente comincia a fermarsi attorno a noi. Mi avvicino a loro e cominciamo a cantare insieme, come ai vecchi tempi. Mi era mancato tutto questo e sono sicuro che è uno dei giorni più belli della mia vita. 
"I One Direction sono tornati, gente!" urla Niall quando finiamo di cantare e la gente attorno a noi batte le mani euforica e gridano. 
"Non vi era mancata tutto questo, ragazzi?" chiede Liam euforico. 
"Tornerà presto, stanne certo." dice Louis. 
"Ho già in mente una nuova canzone." dico euforico e Emily si avvicina a me. "E le ispirazioni non ci mancano." aggiungo, mentre le ragazze si avvicinano a noi. 
"Niall, tu resterai single a vita?" chiede Zayn. 
"Bitch please, io sono felicemente impegnato con la regina." dice e scatena le risa generali. Emily mi poggia un lieve bacio sulla guancia e per un secondo mi perdo nei suoi occhi scuri. Una ciocca le scivola sul viso, così l'afferro e la riporto dietro il suo orecchio. 
"Ripetilo ancora e fammi essere certa che non sto sognando." dice con un sorrisetto sulle labbra. 
"Ti amo Emily, te lo ripeterò ogni giorno se ti può aiutare. Potrei darti anche un pizzicotto, se vuoi." dico e le pizzico leggermente la guancia. 
Ride, e giuro che non c'è cosa più bella della sua risata che mi riempie l'anima.
   
 
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