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Autore: MeMedesima    04/09/2012    3 recensioni
Blaine Anderson non era mai stato bravo con le sorprese.
Ed era proprio perché i Warblers lo sapevano che avevano cercato di coinvolgerlo il meno possibile nell’organizzazione della sua – a detta di tutti geniale – idea.
«Se decidessi tu finiresti per spiattellare tutto», Wes gli puntò contro il martelletto con aria perentoria. «Lascia il resto a noi. Tu scegli la canzone».
«Che sia decente, stavolta», borbottò Trent in un sussurro perfettamente udibile. Blaine aggrottò le sopracciglia.
«When I get you Alone è una canzone perfettamente appropriata, e-».
«Parlava di "giocattolini", Blaine!», sbottò Nick.
«E Candles, la canzone che hai scelto di cantare con il ragazzo a cui ti eri appena dichiarato parlava di una separazione. Andiamo, amico, ti rimane un'unica chance: la canzone perfetta per dirgli addio».
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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How to not say Goodbye
Avvertenze: fluff a livelli diabetici, indigestione di pop idol americane e menzione di giocattolini di gomma. Da parte di Nick. Incolpate lui, mi ha costretto a farglielo dire.

 
Blaine Anderson non era mai stato bravo con le sorprese.
E questo non significava che fosse un disastro nello scegliere i regali o cose simili, intendiamoci. Voleva solo dire che non riusciva a tenere la bocca chiusa, ed ormai era risaputo. Lo sapevano sua padre e sua madre, lo sapeva suo fratello maggiore, lo sapevano i suoi amici.
Ed era proprio perché i Warblers lo conoscevano così bene che avevano cercato di coinvolgerlo il meno possibile nell’organizzazione della sua – a detta di tutti geniale – idea.
«Scegli la canzone», aveva detto Wes puntandogli contro il martelletto con aria perentoria. «E lascia il resto a noi. Se decidessi tu finiresti per spiattellare tutto».
Blaine aveva protestato. Aveva detto che erano degli idioti, che non lo prendevano abbastanza sul serio, che sarebbe davvero, davvero stato zitto – a questa uscita Thad era addirittura scivolato dalla sedia per il tanto ridere – ma loro non avevano voluto sentire ragioni.
Anche se Blaine ci aveva creduto davvero.
Ci credeva quella mattina, mentre faceva colazione osservando i visi assonnati e i capelli arruffati dei suoi amici – eccetto quelli di un certo Warbler estremamente perfezionista.
Ne era convinto quel pomeriggio, quando i ragazzi avevano steso qualche coperta sul prato dell’Accademia ed erano rimasti lì per ore, chiacchierando e piluccando frutta, mentre il sole splendeva sulle loro teste.
Anche quella sera, sebbene Kurt fosse accoccolato su di lui e le loro mani si stringessero mentre facevano finta di guardare un film nella Sala Comune, la sua convinzione non era vacillata.
Ma ora, con gli occhi blu del suo ragazzo a pochi centimetri dal naso, doveva ammettere che i suoi amici avevano ragione.
Maledizione, aveva così tanta voglia di dirglielo… immaginò il suo viso illuminato dalla sorpresa e dalla felicità, mentre gli confessava senza ritegno la sorpresa che aveva preparato per lui e…
“No, Blaine”, si disse fermamente. “L’hai pensata come una sorpresa e tale deve rimanere. Ce la puoi fare, forza”.
Si sforzò di concentrarsi su quello che Kurt gli stava dicendo, cercando di non cedere alla tentazione di rivelare i suoi piani.
«… e non hai idea di quanto mi siano mancati i miei stivali, Blaine! E i Levi’s neri che avevo appena comprato. Giuro che sarà la prima cosa che mi metterò quando lascerò l’uniforme».
«Quelli che hai preso prima del Ringraziamento?». Kurt annuì. «Approvo in pieno. Quei pantaloni ti stanno particolarmente bene».
Era vero. L’aveva accompagnato a comprarli ed era stata una vera impresa non fissargli il sedere mentre si rigirava davanti allo specchio del centro commerciale.
«Ruffiano», borbottò l’altro, puntellandosi su un gomito e avvicinandosi per baciarlo.
Blaine lo tirò più vicino a sé, carezzandogli il profilo di una guancia, le spalle, la schiena.
Kurt gli morse piano un labbro e si allontanò, strusciando di proposito il naso contro il suo.
«Non sei altro che un adulatore, Blaine Anderson».
Il ragazzo gli stampò un altro bacio sulle labbra. «Puoi giurarci».
Kurt sorrise e poggiò la testa sul suo braccio, chiudendo gli occhi.
Per qualche secondo rimasero in silenzio, limitandosi a respirare l’uno il profumo dell’altro.
Fu Kurt a spezzare il silenzio. «Ho paura», mormorò piano.
La sua voce era così sommessa che Blaine pensò di esserselo immaginato.
Gli sollevò gentilmente il volto e lo guardò negli occhi, con aria interrogativa.
«Ho paura che non sia cambiato nulla e che tutto tornerà come prima. Ho paura di dover sopportare di nuovo Karofsky, Azimio e tutta la squadra di football, di tornare a casa ogni giorno con un livido nuovo…».
Si interruppe, girando il volto verso il soffitto.
«Ehi». Blaine si avvicinò di più a lui, circondandolo con le braccia. «Capisco che tu sia spaventato, ma non ne hai motivo. Lo sai che Schue e tuo padre non ti farebbero tornare indietro se non fossero assolutamente certi che non possano farti del male».
L’altro sorrise debolmente. «Lo so… è che al McKinley ho troppi ricordi amari e anche se Karofsky ha promesso di avere buone intenzioni non riesco a smettere di pensare che…».
Si interruppe di nuovo.
Blaine lo strinse più forte a sé, posandogli un bacio sulla fronte.
«Loro sono la mia casa», riprese, la voce un poco più sicura. «I mesi qui alla Dalton sono stati fantastici, e voi mi mancherete da morire, lo sai…». Blaine annuì piano contro la sua guancia. «… ma le New Directions sono la mia famiglia. Se solo lunedì mattina potessi avere un briciolo della sicurezza che mi date voi Warblers…». Il cuore di Blaine fece uno strano tuffo nel suo stomaco per poi salirgli in gola. «Se potessi portarvi tutti con me».
Era fatta. La sua idea era semplicemente perfetta, nemmeno l’avesse pensata apposta. Evidentemente, l’universo aveva iniziato a girare dalla sua parte. Fu costretto a nascondere un sorriso contro la spalla di Kurt per non scoppiare in una vera e propria risata di trionfo.
«Blaine?». Come non detto…
«Ma stai ridendo?», Kurt si puntellò su un gomito per guardare in faccia il ragazzo, che non fece in tempo a stamparsi un’espressione seria sul volto. Fortunatamente l’altro si limitò a sollevare un sopracciglio con aria ironica.
«Ride sulle mie disgrazie, Signor Anderson?».
«Non oserei mai», proferì Blaine, baciandolo leggermente. «Sfido chiunque a non sorridere tenendo un ragazzo così bello fra le braccia». Kurt esibì il suo migliore sorriso sarcastico.
«Come ho detto, un ruffiano della peggior specie». Gli posò un bacio morbido sulle labbra «E ora puoi cominciare a piangere, perché devo andare a dormire. È l’una ormai e domani mi devo alzare all’alba».
Mentre parlava si raddrizzò e volse la schiena al ragazzo, facendo per scendere dal letto.
«Aspetta!», la mano di Blaine gli afferrò una spalla e lui si girò, sorpreso.
«Aspetta, io… emh, volevo chiederti… vorresti dormire qui?».
In meno di un secondo le guance di Kurt cambiarono colore.
«Io… non credo sia una buona idea», borbottò tenendo lo sguardo a terra. Blaine aggrottò le sopracciglia, poi sembrò afferrare il messaggio.
«Oh. Oh, no non fraintendere. Non voglio… fare nulla, credimi, abbiamo detto di andarci piano e intendo farlo, davvero», disse, prendendogli una mano. «È solo che… fra poco te ne andrai ed è così strano il pensiero che lunedì non ti vedrò». “O almeno, non qui”, aggiunse mentalmente. «Per queste ultime ore voglio tenerti il più vicino possibile». Kurt sembrava tentato.
«Sei sicuro sia una buona idea? Se ci scoprissero…».
Blaine scrollò le spalle. «Jeff sgattaiola nella stanza di Nick in continuazione, e non li hanno mai scoperti. Fidati, non succederà».
Pochi minuti dopo erano accoccolati sotto le coperte, Kurt con un paio di pantaloni della tuta e una t-shirt di Blaine, scambiandosi baci disordinati e intrecciando le gambe.
Le palpebre pesanti dal sonno, Blaine cinse la vita di Kurt con un braccio e strofinò il naso contro il suo collo.
“È stata un’ottima idea”, riuscì a pensare prima di addormentarsi definitivamente.
 
L’atmosfera non avrebbe potuto essere più diversa la mattina seguente, appena dopo la partenza di Kurt, quando Blaine si ritrovò tutti gli sguardi dei Warblers puntati addosso.
«Allora?».
Il ragazzo deglutì e si dimenò sulla poltrona in cui era seduto.
«Ragazzi, non c’è bisogno di fare così…».
«Blaine», Thad gli lanciò uno sguardo storto. «Sputa il rospo».
«Thad voleva solo suggerire», si intromise David con una gomitata al ragazzo, «che potremo scegliere insieme la canzone che canteremo domani mattina, in modo da decidere se le armonie e il back-up sono fattibili…».
«E controllare che sia decente», borbottò Trent in un sussurro perfettamente udibile. Blaine aggrottò le sopracciglia. Sempre la solita, vecchia discussione.
«When I get you Alone è una canzone perfettamente appropriata, e credo descrivesse in modo più che efficace la situazione che-».
«Parlava di peni di gomma, Blaine!», sbottò Nick, guadagnandosi un’occhiata scandalizzata da parte di Trent. «E Candles, la canzone che hai scelto di cantare con il ragazzo a cui ti eri appena dichiarato parlava di una separazione. Andiamo, amico, ti rimane un’ultima chance: la canzone perfetta per dirgli addio».
«E va bene!», capitolò Blaine alla fine. «Va bene! Guastafeste… Ma non vi azzardate a boicottare tutte le mie idee, okay?».
Tirò fuori dalla tasca della giacca un foglietto, mentre i Warblers iniziavano a parlare tutti insieme, eccitati e impazienti.
«Silenzio!», Wes li richiamò all’ordine con alcuni colpi di martelletto, cercando di non sghignazzare all’eccitazione di quel gruppo di bambini troppo cresciuti. Blaine spiegò il bigliettino e si schiarì la voce con aria imbarazzata. I Warblers si fecero più vicini alla sua sedia: l’aspettativa era palpabile nell’aria.
«Allora la prima proposta… Baby one more time di Britney Spears». Tutti si guardarono con aria incredula – tutti eccetto Thad, più impegnato a sbattersi una mano sulla fronte.
«No», trovò la forza di dire David. «La prossima».
«Ma, è una canzone carina e-».
«La prossima, Blaine».
«Va bene, va bene… Umh… la seconda proposta… Halo, di-».
«Beyoncè?». Thad strabuzzò gli occhi mentre Jeff ridacchiava silenziosamente, «Senza offesa alle tue corde vocali, Blaine, ma dubito che potresti sparare certi acuti».
«Già, non sei tu il controtenore della situazione…».
«Anche se quella volta che un ragno è entrato nella doccia le sue urla erano piuttosto-».
«Ragazzi!», sbottò Wes cercando di rimanere serio. A quel gruppo di svitati serviva un leader. «Concentriamoci, per favore! Blaine, hai pensato ad almeno una canzone che non sia cantata da una pop idol donna, di grazia?».
«Wes, canto sempre canzoni da donna e non ti sei mai lamentato», protestò l’altro.
«Ma di solito sono almeno nella tua tonalità!». Blaine arricciò le labbra in un broncio che avrebbe convinto la più acida delle vecchiette a regalargli un barile di biscotti. «Non provare a mettere il broncio a me, Blaine Anderson! Sono anni che non attacca più».
«Già, sai che fortuna…», sbuffò Blaine, tornando a guardare la sua lista. «Allora, una canzone cantata da un uomo… I’m your man di Michael Bublè?». Un silenzio di tomba scese nella stanza. Blaine si guardò intorno, mentre la mano di Thad tornava a sbattere sonoramente sulla fronte del proprietario.
«Che c’è?».
«Datemi quella cosa». David sfilò il foglietto dalle mani di Blaine e lo consegnò a Wes. Il ragazzo lanciò un’ultima occhiata a Blaine - «Cos’ha che non va, è di Michael Bublè» - «E ora vediamo di trovare qualche vera idea qua dentro».
Alle parole di Wes i Warblers si ritennero liberi di rompere le righe. La maggior parte di loro si affrettò a sbirciare il bigliettino stretto in mano da loro leader, anche se Jeff e Nick si sedettero vicino a Blaine, dandogli delle pacche confortanti sulle spalle.
«Ammetterai che è un po’… inappropriata, Blaine», lo blandì Nick.
«Di’ pure molto», si intromise Jeff. «Prova a nominarmi una fantasia sessuale che non sia in quella canzone, ci sono tutte!».
«A me piace… è dolce».
«A differenza di metà delle canzoni che hai segnato qui», commentò Wes, che continuava a leggere. «L’unica che non urta la mia sensibilità è Love Today, anche se non capisco cosa-».
Il ragazzo tacque improvvisamente, apparentemente assorto nella lettura.
«Che c’è ora?».
«Blaine…», Wes rivolse la lista verso di lui, indicando uno dei titoli scarabocchiati sopra di essa. «Questa è fantastica. Come ti è venuta in mente?».
«Maratona di film di Sandra Bullock», borbottò Blaine, arrossendo leggermente.
«Di cui avrai guardato dieci minuti in tutto», commentò David, ridacchiando.
Thad gli lanciò un’occhiata stranita. «Io dico che dovremmo fare questa. I back-up non dovrebbero essere troppo difficili, ed è una piacevole variazione da tutte le canzoni top 40».
Blaine si passò una mano sul collo, guardandoli con aria indecisa.
«Non saprei… a dir la verità è stata una delle prime a venirmi in mente, ma non sono sicuro che vada bene… forse è troppo romantica?».
«Capisco che tu abbia paura di esagerare…», Wes rivide in un attimo tutte le volte in cui Blaine aveva dichiarato di essere negato per le relazioni e le romanticherie varie. «Ma questa è perfetta. Fidati».
Blaine sospirò e si mordicchiò il labbro, senza rispondere. Tutta la sala era caduta nel silenzio, aspettando la risposta del ragazzo.
Alla fine il Warbler annuì, guardando negli occhi Wes.
«Va bene. Facciamo questa».
 
Meno di ventiquattro ore dopo già rimpiangeva la sua decisione.
Si sedette sul pavimento, la schiena appoggiata alla ringhiera della scalinata.
«L’abbiamo provata troppo poco. E il back-up suona stonato. Farò schifo, Wes».
Il suo migliore amico alzò gli occhi al cielo, ma si accucciò vicino a lui e gli mise una mano sul ginocchio.
«Blaine. Abbiamo provato fino all’una. Jeff si è addormentato con la testa sul tavolo, ricordi?».
«Beh, non è colpa mia se quel ragazzo va sempre a dormire alle dieci!». Lanciò un’occhiata colpevole verso Jeff, che aveva il capo poggiato sulla spalla di David. «Okay, forse ho esagerato… Ma è la prima canzone che dedico al mio ragazzo e- ».
«Tecnicamente, la seconda». Blaine lo guardò, interrogativo. «C’è anche Teenage Dream».
«Quella non conta. Eravamo solo amici all’epoca, anzi, non ci conoscevamo nemmeno».
Wes rise e gli tirò un pugno sulla spalla. «Poche balle, Anderson. Devo ricordarti che ero vicino a te? Lo guardavi come se avessi avuto una visione… eri già cotto come una pera».
Nel ricordarsi quel giorno a Blaine sfuggì un sorriso. «Probabilmente hai ragione… come al solito».
Restarono qualche momento in silenzio, Wes che mormorava vocalizzi a mezza voce e Blaine che giocherellava con le maniche del blazer. Si girò di nuovo verso Wes.
«Sei sicuro-».
«Sì. Blaine, è perfetta, anzi sembra quasi fatta apposta. Somewhere Only We Know è una canzone perfetta per un addio: dolce e romantica ma non troppo sentimentale. Kurt l’adorerà, vedrai».
Blaine aggrottò le sopracciglia. «E tu da quand’è che sei così saggio?».
Wes sghignazzò di cuore. «Qualcuno deve badare a voi ragazzini».
Blaine sbuffò con aria indignata, mentre Wes continuava a ridere. Una coppia di studentesse passò vicino al loro “nascondiglio” – come Trent insisteva a chiamarlo – lanciando ai ragazzi delle occhiate curiose. Blaine abbassò lo sguardo e tornò a giocherellare con la giacca dell’uniforme, riflettendo sulle parole di Wes.
Sperava davvero che la canzone piacesse a Kurt. La canzone perfetta per un addio…
«Nonostante tutto, questo non è un addio», si ritrovò a dire, a nessuno in particolare.
«Hai intenzione di tenerlo attorno per un bel po’, eh?». Con sua sorpresa fu David che gli rispose, mentre si chinava verso di lui e rideva.
Blaine sorrise e aprì la bocca per ribattere, quando Nick comparì da dietro l’angolo, con un’espressione a dir poco euforica.
«È arrivato! Forza ragazzi, abbiamo sessanta secondi, tutti qui».
I Warblers si avvicinarono alla scalinata principale del cortile del McKinley, riassettandosi i blazer e dandosi pacche sulle spalle.
Blaine deglutì e si mise nella sua solita posizione: davanti al gruppo, in mezzo a Wes e a David.
Wes gli tirò una spallata scherzosa. «Non ci si può tirare indietro adesso, Anderson».
«Ben detto», rise David. Blaine aprì la bocca per tentare di protestare, ma l’altro lo zittì con una pacca sul sedere. «Vai e conquistalo, tigre».
«Okay, okay».
Il ragazzo fece un respiro profondo e mise il piede sul primo scalino.
 
 

A/N:
Fluff, fluff e ancora fluff perché ho bisogno di fluff nella mia vita.
E degli occhi da cucciolo di Blaine Anderson.
E di un ragazzo che abbia il sedere (e possibilmente il corpo) di Chris Colfer.
Ma non divaghiamo.
Questa one shot ha vegetato nel mio computer molto, molto a lungo.
Ed è grazie a yu_gin che ha finalmente visto la luce, sì perché dovete sapere che la sottoscritta fa schifo a trovare i titoli alle cose che scrive – i commenti delle mie professoresse di italiano ai titoli degli articoli che scrivevo sono stati innumerevoli e spietati. Ma io l’ho sempre ammesso! Faccio schifo a trovare i titoli. Quindi grazie yu_gin!
Personalmente penso che Blaine sia una persona romantica per natura, anche se non si considera tale perché confida poco nelle sue capacità di mantenere una relazione.
Baggianate, Blaine, tu sei il ragazzo perfetto. Anche Kurt lo è.
Ovviamente il titolo fa riferimento alla frase di Kurt dopo Somewhere only We Know: "I'm not saying goodbye to you".
Sniff :')
La lista delle canzoni nominate da Blaine (e da Wes):
Baby one more time - Britney Spears
Halo - Beyoncè
Your Man - Micheal Bublè
Love Today - Mika
Questo è tutto per oggi, gentili lettori.
Spero siate sopravvissuti a uesta oltremodo zuccherosa lettura, se sì, vi ringrazio e vi mando un bacio!
Stay tuned ;)
MM
  
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