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Autore: Johnlockistheway    04/09/2012    7 recensioni
Merlino è piccolo. Nonostante l'amore della madre si sente solo. Solo e spaventato. Si sente sbagliato. E così inizia a scrivere.
Caro papà...
Vincitrice del 1 premio nel contest organizzato dalla pagina facebook fanfiction italia
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Merlino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Qusta è una "storia" che è nata quasi per caso da una riflessione su una frase del telefilm. Nella lettera che Hunith scrive a Gaius all'inizio della prima serie dice, riferendosi a Merlino, "e lui è così chiaramente in conflitto con tutti".
E allora  mi è venuto in mente che in fondo Merlino, prima di trovare Wll, abbia avuto molte difficoltà con gli altri bambini e con la gente a causa della sua diversità.
Davanti a questa riflessione, tante domanda hanno iniziato ad arrivare: Ma un Merlino di 10 anni come viveva questa situazione?  E se avesse avuto paura ? E se invece di dirlo alla mamma, avesse preferito parlare con il suo papà?
Perché a volte è più facile parlare con chi non si conosce...ed è coì che è nata questa ff. P.S. Se permettete questa piccola intrusione, vi suggerirei di leggere questa storia accomapagnati da questa musica: http://www.youtube.com/watch?v=gIuotFZnBtk



Caro papà,

questa è la prima lettera che ti scrivo.

Non so chi sei e non so nemmeno dove sei, ma voglio parlarti.

Ho BISOGNO di parlarti.

Perché oggi mi è successa una cosa.

Una cosa incredibile: ero da solo al ruscello e ad un certo punto ho visto una farfalla bellissima che si posava sui fiori.

Era così bella, che ho desiderato che il tempo si fermasse per poterla vedere ancora un attimo.

All'improvviso, ho sentito dentro di me una forza, un calore, che mai avevo provato.

E il tempo si è fermato.

Si è fermato per davvero.

Ad un certo punto tutto ha smesso di muoversi, ogni cosa era immobile, congelata nell'attimo che IO avevo desiderato fermare.

All'inizio, non mi sono spaventato: episodi del genere mi capitano, ogni tanto, ma poi ho guardato nell'acqua.

Allora sì che ho avuto paura!
I miei occhi...i miei "splendidi occhi blu", come dice la mamma, erano diventati color oro.

Papà...perché è successo questo?

Perché agli altri non capitano queste cose?
La mamma dice che io sono speciale, ma lei lo dice perché è la mia mamma.

E per lei andrebbe bene anche se avessi la coda e il pelo.

Ma per gli altri non è così.

Loro sono quelli...normali...mentre io sono quello strambo.

Per gli altri bambini, io sono un mostro.

Loro me lo dicono spesso.

É per questo che sto sempre da solo: se provo ad avvicinarmi, mi dicono "Non vogliamo giocare con te, mostro!".

I più grandi mi chiamano "mostriciattolo" perché io sono piccolo.

Sono alto, questo è vero, ma sono anche molto magro...tanto magro che le vecchiette del villaggio , quando ero piccolo, alla fine di ogni inverno venivano a domandare alla mamma se il suo scricciolo era ancora vivo.

Io sono così.

Alto, magro, con i capelli neri e "ribelli", come li chiama la mamma, e la pelle "candida come la neve".

E poi ci sono i miei occhi.

A me piacciono tanto, perché la mamma ogni volta che li guarda mi dice che si ricorda di te.

E visto che non ti ho mai conosciuto, per me è come portare addosso un pezzetto di te.

Sono felice di questo, anche se mi hai abbandonato.

Ma sono certo che avevi le tue buone ragione, perché non puoi essere cattivo.

Non puoi esserlo perché l'unica cosa che la mamma mi ha detto di te è questa, ma quando l'ha detta, i suoi occhi si sono illuminati.

Mi piacerebbe averti qui.

Nonostante il fatto che con me c'è la mamma, a volte mi sento così solo...

Sarà perché io le cose che sto dicendo a te, a lei non le posso dire.

O meglio,non gliele voglio dire.

Non voglio dirgli che non ho amici.

Non voglio dirgli che gli altri bambini mi odiano.

Che i più piccoli scappano da me terrorizzati per colpa di quello che gli dicono i fratelli o le sorelle più grandi.

Che a volte i più grandi mi fanno anche i dispetti, e che sono molto crudeli.

Come quella volta che avevo piantato un fiore.

Con le mie cure, era nata una bellissima rosa bianca.

Ero così orgoglioso del mio fiore, che ho chiamato Agata, una bambina che al tempo mi piaceva, per farglielo vedere.

Lei è venuta con le sue amiche e io le ho detto "Guarda che bella...è per te!".

Lei mi ha guardato e poi ha esclamato "Bleah! É orribile! Comunque si vede che l'hai coltivata tu...è uno proprio come te, sgorbio! ".

Poi ha preso la rosa e l'ha spezzata.

É stato orribile...da quel momento, io le rose bianche non le posso soffrire...e nemmeno le ragazze bionde!

Ma non voglio dirgli neanche questo.

Perché lei soffrirebbe e io non voglio farla soffrire.

É già abbastanza triste che per colpa mia la gente le sparli dietro per la strada.

Loro credono che non ci sentiamo...ma io le ho le orecchie, e anche belle grandi!

Si domandano come una donna rispettabile come lei abbia avuto un figlio strambo come me.

"Poverina-dicono-Ne ha già passate così tante...ci mancava solo quel bambino! Povera cara, con il figlio che si ritrova, per forza che soffre!"

Ma soffre cosa?

Siete voi che la fate soffire, idioti!
La mamma dice che idioti è una brutta parola, e che non la devo mai dire.

Anche perché l'ultima volta che l'ho detta a quel gruppo di ragazzini che mi ha fatto arrabiare, il vecchio che abita vicino si è alzato, mi ha dato una sberla e mi ha trascinato a casa prendendomi per le orecchie.

Lei si è arrabbiata, ma più con lui che con me; gli ha detto che i bambini non si picchiano e che se aveva dei problemi poteva benissimo portarmi a casa senza schiaffegiarmi.

Ovviamente, io ho cercato di dirle che non era niente, ma visto che ho la pelle bianca il segno si vedeva benissimo.

E questo la faceva soffire.

Io odio farla soffire.

Lei non se lo merita.

Non per me.

Non mi importa se gli altri continueranno a prendermi in giro considerandomi strano, basta che lei non lo venga a sapere.

Forse non sono i miei comportamenti ad essere strani.

Forse sono proprio io ad essere strano.

Ad essere sbagliato.

E questo mi fa male.

A volte piango.

Piango non perché è dolorso pensare di non essere giusto, ma perché fa male sapere di non esserlo.

Ogni volta è come una pugnalata al cuore.

E mi domando perché a me.

Io non ho mai chiesto questo.

Io, che ora vorrei solo poterti stringere la mano e sentirmi dire che va tutto bene.

Perché, papà?

Perché io?

Papà...

 

...perchè?

 

Ff vincitrice del primo premio al contest di fanfiction Italia



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