Mi guardai allo specchio un’altra volta prima di andarmene, per essere sicura che fosse tutto a posto: i miei lunghi capelli neri scendevano lungo le spalle, il mio goffo corpicino era fasciato da un abito aderente nero e ai piedi portavo un paio di zeppe viola. Okay – mi dissi – è tutto perfetto.
Passai in soggiorno a salutare mio padre:
- Sei stupenda, tesoro.
- Grazie – risposi timidamente.
- A che ora torni?
- Verso mezzanotte.. ora vado, ciao.
Gli diedi un bacio sulla guancia e uscii chiudendo con calma la porta.
Appena uscita da casa trovai Dan con la sua auto, lo rimproverai ridendo per il ritardo.
Salii sulla sua macchina e ci dirigemmo a casa di Marta, dove si teneva la festa.
Arrivati, scendemmo nel seminterrato. Conoscevo bene Marta, fu mia compagna di banco per diversi mesi: solare, simpatica, sorridente, intelligente, un caschetto biondo sbarazzino e un fisico invidiabile. Conoscevo bene anche casa sua, ci ero già andata un paio di volte.
La sala dove si teneva la festa era arredata con vistosi festoni fucsia e rosa, ed altrettanti erano i piatti ed i bicchieri. Le porsi il regalo dandole un bacio e corsi da Dan.
Dan era il mio migliore amico allora. Capelli biondo scuro, con un ciuffo curioso, alto, magro. Aveva diciassette anni, ci eravamo conosciuti due anni prima a scuola.
- Bella la festa, no?
-Si si, molto bella.. – rispose con poca convinzione e con uno sguardo assente.
- Stai pensando a Laura? Dai, prima o poi arriverà.
- E’ che .. è da giorni che è un po’ fredda.. distaccata..
- Dai, ora che arriva le parlerai.. – risposi un po’ scocciata.
Laura era la sua ragazza. Non mi era mai piaciuta come persona, mi stava piuttosto antipatica e preferivo evitare di parlare di lei.
Ad un certo punto, Laura entrò nella sala. Era alta, magra, portava una terza abbondante, capelli ricci e biondi,  boccolosi per l’occasione. Indossava un mini vestito scollato color cielo.
Subito corse in mezzo ad un gruppetto di ragazzi, e Dan ci rimase molto male, per cui ci andò a parlare.
Discussero animatamente, e, a giudicare dalla faccia di lui, lei lo aveva lasciato.
Corsi da lui per chiedergli spiegazioni ed effettivamente avevo ragione.
Il mio Dan era distrutto, tanto che iniziò a bere finchè non diventò completamente brillo. Fu così che lo portai via, tanto ormai era tardi e dovevo rincasare.
Uscii dalla casa e mi ritrovai in strada.
- Dove stiamo andando? – disse Dan, con il tono di chi è ubriaco marcio.
- Ehm.. a casa, Dan, non preoccuparti.
La sua macchina era lì. Non avevo la patente, e dovevo andare a casa. Se non si fosse ubriacato mi avrebbe accompagnata lui. Decisi di chiedere a Ian, il fratello di Marta, di riaccompagnarci con la sua automobile. Promettendo di prendersi cura della macchina di Dan che avrebbe ripreso non appena fosse stato un po’ lucido, si mise alla guida.
- Dove andiamo? – chiese allora l’autista improvvisato.
- Portami a casa mia, poi vedrò lì cosa fare.
Ci portò di fronte al mio portone, lo ringraziai e aprii dolcemente la porta di casa.
Papà dormiva sul divano con la tv accesa.
Decisi di non disturbare e scrissi a penna su un foglietto che poggiai sul tavolo, che Dan avrebbe dormito da me. Non era la prima volta che dormiva da me, ma di solito sempre insieme a qualcun’altra amica.
Lo portai in camera e lo stesi sul letto, dove si addormentò in fretta.
Esitai prima di spogliarmi. Dai su, infondo dorme – mi dissi.
Mi misi in pigiama e sotto la flebile luce della luna osservai il suo viso: era così  bello, dovevo ammetterlo. Non mi piaceva, era il mio migliore amico e basta.. oppure no?