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Autore: ErikB_19    04/09/2012    1 recensioni
Un sogno, un immaginario, un'idea.
Confini che sfumano nell'onirica notte, una sensazione forte, un viaggio verso la nostra anima.
Ci sono cose che non si possono spiegare, che vanno oltre ciò che le parole potrebbero dire.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le luci della città si riflettono sul mondo che ci circonda. Poco importa se qualcuno ci sta guardando; siamo liberi in quel piccolo angolo di esistenza. Nessuno ce lo può portare via, è nostro.
Negli sfondi brumosi di questo spicchio di vita provo infine ciò che per sempre cercherò, e tutto questo lo avverto in un languido tepore che mi attraversa intensamente e lascia una traccia dentro me.
Io vorrei davvero esistessi.
Nei miei passi lenti mentre guardo la tua fisicità attraversare la strada e spalancare le labbra in un piccolo sorriso.
So di stare sorridendo, e nel farlo cammino senza accorgermi delle persone che mi circondo; loro sono divenute sagome grigie nelle luci della sera.
Si annulla ogni altro colore; la tua t-shirt nera con sopra stampato il logo dei Dir en Grey si piega aderendo ai tuoi fianchi. Tu non te ne accorgi, ma io vedo ogni suo minimo spostamento. Lo osservo estasiato. Questa serata, questa notte nessuno potrà scalfirci. Questo è il nostro mondo, creato solo per noi.
Mi avvicino a te e comincio ad avvertire dentro di me la serenità incontenibile che non provo in nessun altro posto e in compagnia di nessun altro. Il tuo viso mi si avvicina e si allargano le sue labbra; mi verrebbe quasi da commuovermi di fronte a tanta bellezza; so che tra poco noi saremo vicini e che quello splendore si concentrerà su di me.
Mi preparo ad accoglierti tra le mie braccia; nella luce intensa di questa serata che si sta incendiando; il cielo è rosato e gli alberi si muovono sospinti da una leggera brezza.
E così ogni fibra del mio corpo gioisce nel sentire quella t-shirt aderire alla mia, a sentire le tue braccia circondarmi forte e la tua bocca avvicinarsi al mio viso per un bacio di benvenuto. Già sento che qualcosa è cambiato dentro di me.
Crollano tutte le mie difese e cominciamo a giocare insieme al gioco dei ruoli, mentre avanziamo verso il luogo di ritrovo con gli altri; il programma della serata prevede cena e parco in versione notturna. Niente di meglio.
Ci stringiamo in un unicum e avverto che finalmente a qualcuno, magari non per sempre ma per il presente, importa di me. Si prende cura di me. Mi fa sentire voluto, mi fa sentire che ciò che io apprezzo non è da buttare, che ciò che io sento è importante, che capisce quando nascondo la verità sotto un sorriso, che mi sostiene quando le cose, come spesso accade, non vanno. Magari solo con un abbraccio. Magari solo con uno sguardo.
Non c’è bisogno di dire niente, solo il cervello non riesce ad accettarlo e svuota la testa da ogni altro pensiero.
Le vie della città sono stipate di persone; la serata promette bene. Ci facciamo strada tra i viali alberati assaporando il vento sulla pelle mentre parliamo; il mio spirito è leggero e so che tu mi rinforzerai; parliamo e parliamo, e non c’è pausa né incomprensione.
C’è desiderio dentro me, ma non è immediato, non è di facile consumo come spesso è accaduto. Tutto viene visto nella sua totalità, e dilatato in forme complesse. Tutto ciò che voglio è restarti vicino, nulla di più e nulla di meno, restare abbracciati come adolescenti e lasciarci attraversare da scariche elettriche.
Metto la mano attorno al tuo fianco e sento la schiena spingere per farla aderire; stiamo camminando più veloci ora, ma non voglio perdere un secondo del tempo che abbiamo; molto poco a dirla tutta.
Il vialone è lungo e sembra infinito; incrociamo altre persone che passeggiano nell’atmosfera pigra della sera. In questo momento so che nessuno potrà fissarci in maniera strana; nessuno potrà commentare su di noi. So che qui possiamo essere ciò che desideriamo.
Arriviamo alla fine del viale ed ecco che vedo altre facce conosciute; i nostri compagni per questa sera di festa. Ridiamo tutti insieme e scherziamo. Ci lasciamo un solo attimo ma so che tu sei con me; ti osservo ogni tanto e i tuoi movimenti sono un lungo e appassionato assolo di chitarra elettrica. Nel caos della sera il tutto si compie e la temperatura è perfetta. Non resta altro che cominciare; la smania di arrivare e provare emozioni tutti assieme ci conquista.
Scendiamo nella metro e ti riavvicini a me; l’arrivo è la parte migliore e ce la vogliamo gustare insieme. Le luci che si accendono sui percorsi e i tracciati illuminati cominciano a forgiare la magia. Stiamo per entrare in un altro mondo, in cui tutto è possibile e gli incantesimi si creano a suon di musica.
Il treno corre veloce verso la nostra destinazione, e non stiamo più nella pelle: il desiderio di entrare è grande, e il sapere che presto tutti i problemi del mondo resteranno fuori non fa altro che accrescere il desiderio di arrivare.
Le stazioni si susseguono l’una dopo l’altra e mi stringo di più a te nella penombra dei sottopassaggi. I neon illuminano le altre persone e io le osservo per un po’, incapace di togliere le mie mani da attorno al tuo corpo. Sento che ti stai avvicinando un po’ di più.
Ci allontaniamo nel momento in cui arriviamo alla nostra fermata; è il momento in cui si dicono le ultime cazzate prima di scendere.
Corriamo fuori impazziti. Io ti prendo per mano e ti spingo a seguirmi fuori dalla stazione, per osservare il mondo delle favole che si apre ai nostri occhi: la musica già si fa largo nelle mie orecchie mentre sui nostri visi ballano riflessi di decine di luci multicolori. È come fluttuare insieme ad un intero universo. Mi guardo attorno e vedo che il viso di tutti è attraversato da un sorriso; e come potrebbe essere diversamente; non c’è altro momento in cui il mondo reale viene lasciato all’esterno del nostro orizzonte; ed è giusto. So anche che questa sensazione è amplificata dal fatto di averti accanto; di sentire che un brivido aggiuntivo quando tu mi sfiori la mano per dirmi che sei felice di essere qui, ora, noi, e i problemi alle spalle.
Prendiamo a camminare verso l’ingresso e mentre i miei piedi si sovrappongono non riesco a non guardare il cielo terso sopra alle luci; un cielo notturno che ci inonda di blu e tra poco si rabbuierà e lascerà spazio alla notte. Sarà allora che i fuochi artificiali illumineranno il cielo e la favola sarà compiuta. Io spero solo di essere con te.
I suoni dolci ci cullano all’interno, e gli odori di leccornie stuzzicano il nostro appetito già stimolato. Compriamo dei biscotti morbidi e caldi e, dolci alla mano, ci dirigiamo verso le prime avventure.  Urliamo e ci sfoghiamo, e tu sei sempre con me; vorrei poter spiegare quanto questo momento sia importante, ma non trovo il modo per farlo, e l’unica cosa che posso fare è stringere le tue mani lungo la discesa di un coaster, e sentire che tu me le stringi di rimando.
L’emozione che provo è immensa, amplificata, mentre ti osservo e vedo il tuo sguardo appoggiarsi su di me quasi a spingermi a fluttuare in un momento di paradiso.
Scendiamo e ricominciamo il nostro percorso, tra sentieri poco illuminati e scenari utopistici, sorprendendoci di quanto la nostra mente possa amplificarsi a idee di piacere o avventura e lasciandoci prendere dolcemente e velocemente da scenografie e rapide traiettorie, senza mai sentirci sazi, ma sempre con il bisogno di assorbirne di più.
E così tra esperienze e roundabout colorati giunge il momento dei fuochi. Non posso far altro che stringermi a te mentre esplodono nel cielo le sostanze chimiche che sublimano in sogni meravigliosi. Sento le tue mani stringere le mie ed è tutto così incredibile che mi sembra non poter essere tanto fortunato da potermelo permettere. Vorrei piangere copiosamente mentre mi muovo lentamente tra le tue dita, ma per una volta non posso far altro che sorridere.
Le certezze si sgretolano in colate di polvere luminescente, da cui non riesco a distogliere lo sguardo, neanche volendo.
Continuo a fissarli, e quei simboli si inseriscono nella mia testa man mano che avverto le nostre mani muoversi dolcemente in intrecci lievi. Vorrei tutto potesse continuare all’infinito; vorrei fermare il tempo e restare intrappolato qui con te; allora nell’impossibilità dell’idea tutto avrebbe il suo significato, e io potrei continuare a esistere scacciando ogni dubbio.
L’ultimo fuoco d’artificio mi sorprende come una doccia fredda, e in quel momento il silenzio raggiunge il suo culmine. Sento che le nostre dita si intrecciano maggiormente e che solo questo scambio che stiamo effettuando basta per colmare i miei timori.
Mi giro verso di te e vedo che mi stavi fissando con i tuoi occhi dolci e teneri, il tuo viso ricolmo di dolcezza e quella tua bella bocca aperta in un piccolo sorriso. Le tue labbra mi attirano, ma so che non è ancora il momento. Preferisco esser solo con te, e so che presto accadrà. Ora tutto si sta costruendo, e le risate riaccendono una fiaba ancora non interrotta.
Purtroppo il parco presto chiuderà, e dovremo abbandonare questo angolo di paradiso.
Percorriamo lentamente il viale d’uscita, però ogni tanto mi devo girare indietro per osservare ancora questo territorio su cui si creano desideri e in cui è possibile essere ciò che normalmente non si è.
Ed ecco che ci lasciamo alle spalle la favola; eppure so che non è ancora finita; sento che i nostri passi si stanno dirigendo non verso la metro, ma verso la stazione sull’altro lato della strada. La stazione che conduce al mare.
Mi giro verso di te, e mi dici che si tratta di una sorpresa.
Conosco bene dove stiamo per andare.
Salutiamo alcuni nostri compagni che preferiscono tornare a casa e poi ci spostiamo sul binario. Altre persone sono lì e aspettano il convoglio; tutti sono attirati dalla stessa intensa sensazione. Attendiamo dieci minuti ed ecco che il fanale anteriore della locomotiva comincia a farsi strada tra le colline fiocamente illuminate dalla luna. Non esiste più la realtà, e le luci della fiaba sono ovattate dal suono del treno. I freni fischiano mentre il mezzo rallenta e si ferma. Apro lo sportellino della carrozza e ti permetto di entrare. Io ti seguo e mi appoggio a te, sedendomi davanti. Subito le tue braccia mi circondano il corpo e io sento che sarà un viaggio sicuro. Mi sento protetto da te e dal tuo essere con me; mi sento protetto dalla tua presenza. Mi appoggio al tuo corpo e chiudo gli occhi; sento la tua bocca darmi piccoli baci lungo la nuca; è stupendo.
Ed ecco che il treno comincia  a muoversi; l’aria comincia a sferzare le nostre facce vicine mentre guadagniamo velocità. Si comincia a correre; il tempo è tiranno e il viaggio sarà lungo, ma io non ho nessun timore. Mi basta restare così, abbracciati e vicini, fino alla fine del binario.
Guardo l’orizzonte sorpassare il convoglio e lui a rincorrerlo in una gara senza fine, senza vincitori né vinti.
Ora le luci della città si fanno soffuse; si sciolgono l’una nell’altra creando chiazze di colore che si compenetrano in un abbraccio cromatico. Osservo bene quelle macchie astratte e mi ricordano paesaggi fatati, istantanee di momenti trascorsi nell’immaginazione di un futuro appropriato, distanti ora nel tempo di ogni secondo che utilizzo per sfiorare il tuo braccio. Mi rendo conto che è solo in questo momento che realizzo un attimo di serenità, e che tutto ciò che è stato nel mio passato non esiste più.
La mia mente si svuota di tutte le preoccupazioni e finalmente smetto di pensare, e provo qualcosa, qualcosa finalmente dopo anni di apatia. Un’emozione senza il filtro della mente, qualcosa di autentico e puro, da vivere. So che questa notte durerà più di qualche ora e che questo sentimento durerà più di qualche secondo. Per fortuna ci sei e posso stringermi di più, sotto l’abbraccio delle stelle che ci osservano, e nella tela di questo Kandiskij moderno mi riconosco nella sua tavolozza emotiva. Le frecce di Klee indicano la linea dell’emozione, l’emozione che provoca una eco in me come da tempo non sentivo. Spero che rimanga e per questo inspiro profondamente l’aria; il profumo della notte e di te risale le mie narici inebriante, e risveglia cellule morte dopo anni di quiete; spazza via ogni razionalità residua e mi conduce nel blu della foresta che stiamo fiancheggiando. Ormai la città con la sua verve e aura tremula è lontana dietro di noi. Ora il quadro è cambiato, Van Gogh incontra Munch in questo blu totale sospeso dal nero degli alberi. Saranno querce? Oppure aceri? Poco importa; per un secondo solo la questione attraversa la mia testa ma poi l’attenzione si porta su un piccolo assembramento di luci multicolore alla destra del convoglio.
Ti chiedo se sai mai cosa potrebbe essere ma tu mi rispondi di no. Allora torno a girarmi ponendo attenzione a quel piccolo ammassamento e pian piano vedo la sagoma di una ruota panoramica emergere dalle tempere. È elementare e logico e assolutamente istintuale; sento risate provenire da quel posto incantato.
Il treno continua a sfrecciare e tange leggermente il fianco del piccolo parco prima di proseguire.
Nei miei occhi le luci però continuano a danzare; quelle risate le porterò con me e le libererò nei tempi oscuri.
Le tenebre ripiombano sul convoglio, ma questa notte la volta celeste brilla di luce propria e impedisce al buio di dominare. Sento l’aria tiepida sulla pelle, e non posso fare altro che chiudere gli occhi e lasciarmi cullare dal rumore delle ruote del treno.
Tu-tum, tu-tum, tu-tum, tu-tum, tu-tum, tu-tum, tu-tum, tu-tum, tu-tum, tu-tum.

Un sussurro lieve nelle orecchie mi risveglia.
Mi ci vuole un attimo per realizzare dove sia, ma poi tutto torna. Sono con te, qui nell’altro piano. Ti abbraccio forte perché voglio che tu risponda avvicinandomi a te.
Nell’abbraccio mi dici che siamo arrivati e sento me stesso scuotermi; non vedo l’ora di giungere alla riva. Guardo verso l’alto e vedo che il cielo si sta cominciando a schiarire; è l’alba.
Scendiamo dal treno e seguiamo la gente lungo la piccola stazione; il fumo della locomotiva è un filtro che ci impedisce di guardare oltre, verso il mare.
Ti prendo la mano e ti tiro piano, voglio arrivare il prima possibile. Facciamo lo slalom tra le persone assiepate e continuiamo a procedere; questa sera perfetta ha attirato molte persone, e come biasimarle, lo spettacolo che si parrà ai nostri occhi sarà meraviglioso.
E mentre il fumo si dirada e l’aurora all’orizzonte appare nel suo colore rosso acceso il mio cuore palpita e si stupisce di quanto stupendo sia tutto questo; mi trovo a ridere senza motivo, sulla cima delle scale che portano al piccolo molo a picco sul mare, e sento che le lacrime si stanno per radunare nelle sacche lacrimali. Ma non deve succedere, questa è una serata assoluta, e tale deve rimanere. Prego di poter procedere ancora un po’, di poter rimanere qui con te ancora un po’, e ho la consapevolezza che di tempo ce ne sarà.
Scendiamo lentamente gradino per gradino, mano nella mano: il mare si protende senza termine come un immenso velo di seta perlata, e la luce bianca e rossa dell’alba si inerpica sul muro di azzurro del cielo in una fusione inevitabile. Sento il rumore delle onde sulla base del litorale, qualche metro più in basso e lascio che quel rumore mi conquisti e sovrasti tutto il resto.
Ora sei tu a tirarmi, costringendomi a procedere più rapidamente; stiamo andando verso una piccola rientranza dentro alla quale ci possiamo sedere: ci mettiamo seduti accanto, mano nella mano e poi ci guardiamo. Sento che il vento pur spirando non spira più, che la luce è solo su di noi. Tutto ciò che aspetto è in questo piccolo rettangolo di cemento.
Vedo il tuo viso stupendo avvicinarsi, e sento che presto la giornata nascerà; ora comprendo Klimt mentre dipingeva Il bacio, capisco cosa volesse dire. Vengo attratto inevitabilmente verso di te e mentre la tua mano mi carezza il viso ho ancora qualche secondo per ascoltare l’acqua rifrangersi contro gli scogli, prima che le nostre labbra si incontrino; non importa se ci guardano, non importa nulla. Siamo solo noi, e voglio che non esista altro. Continuo a baciarti, a baciarti senza voler mai finire, a toccare il tuo viso. Il mio essere non era pronto ad una sensazione simile, è ricolmo di qualcosa di inenarrabile.
Ci separiamo solo per qualche secondo ma poi non posso che riprendere a baciarti e sento che anche tu lo vuoi. E questa è la cosa più importante. La tua mano scorre lungo il mio corpo e io ti lascio fare. Voglio solo che tutto questo non termini, ma il pensiero è sopraffatto dall’emozione che rischia di farmi scoppiare il petto. Ti abbraccio forte e continuo a voler sentire le nostre labbra muoversi coordinate, e il tuo odore invadermi e ricoprirmi.
Mi stacco dalla tua bocca e ti osservo, guardo il tuo viso dolce; e mai avrei pensato di poterti rivedere dopo quella volta. Ora invece sei qui, tra le mie braccia. Il silenzio ormai ci domina ma tra di noi c’è tanto rumore, tanto da colmare un’intera grotta. Ci riavviciniamo e ci sfioriamo, prima di ricongiungere di nuovo le labbra. Ci appoggiamo con la testa sul pavimento mentre continuiamo a baciarci e il cielo su di noi è di madreperla, striato di bianco e spruzzato di rosso.
Chiudo gli occhi, e ritorno a voler essere qui; la fisicità del tuo corpo mi irradia, e mi sento potente nel pensare che solo io ho questo onore.
Non mi importa di nessuno; della gente attorno, di ciò che ci attende. Tu vali tutti i rischi che mi dovrò prendere. Continuo a baciarti incondizionatamente e mormoro mentre sento le tue mani sfiorarmi. Mi stacco e mi appoggio a te, nel mio porto sicuro. Ora i suoni del mare sono più chiari e il cielo più luminoso; ormai il nuovo giorno è cominciato.
Sento una voce chiamarci: è una nostra amica. Il suo viso spunta dal muretto che ci isola dal mondo esterno. Sorride e però ci dice che è ora di andare, il treno sta ripartendo.
Io ti guardo e la consapevolezza che questo momento è unico mi invade; non ce ne saranno altri, e questo sentimento non potrà mai essere replicato. Per questo ti debbo baciare ancora, per poterne ricordare. Mentre sento il fischio del treno in lontananza ti stringo forte a me, come se il mio abbraccio potesse impedire l’allontanamento, come se in qualche modo si potesse stare davvero vicini, noi due. La luce domina il molo ormai, si insinua tra di noi e occupa il mio campo visivo. Vedo il tuo viso lentamente scomparire nel bianco, e le mie mani rafforzare il loro appiglio sul niente. Avverto ancora le nostre labbra unite e l’eco di questa emozione; è l’alba che si trasforma in sole. Solo questo si frappone, solo l’inevitabile consapevolezza di un amaro destino.
Vedo i tuoi occhi fissarmi, e io fisso i tuoi. Ti sorrido nel bagliore accecante che ci assorbe, e tocco la tua mano per non volerla mai lasciare. Aguzzo per questo l’udito; voglio avvertire ancora il rumore delle onde e lasciarmi trasportare dalla corrente del mare.
   
 
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