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Autore: __WeatherlyGirl    04/09/2012    11 recensioni
Cosa succederebbe all'NCIS se una ragazza arrivasse e sconvolgesse gli equilibri? Come reagirebbe il Team Gibbs? E, soprattutto, cosa dovrei fare, se quella ragazza fossi io?
Genere: Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti, Ziva David
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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GIUSTO PER COMINCIARE... HELLO GIBBLETS!
Leggete e divertitevi con il primo di molti altri capitoli!
Spero vi piaccia e vi prometto che avremo del Tiva nei prossimi ;)
Coomunque, divertitevi!
XOXO KB





 

NELLA TANA DEL LUPO


Era una mattina buia, piovosa, una mattina di metà settembre come tante altre. McGee e Ziva erano già seduti alla scrivania, Gibbs era andato a prendere un caffè -già il terzo, ed erano soltanto le otto- mentre Tony usciva ciondolante dall’ascensore. Camminando verso la scrivania incrociò Gibbs “Buon giorno, Boss! Scusa per il ritardo, ma c’era molto traffico, e quando piove la gente sembra non sapere più guidare”

Gibbs non rispose, ma sorrise e si limitò a dargli una pacca sulla nuca. Comincia bene la mattina, pensò Tony.

Sedendosi alla scrivania incrociò gli sguardi colpevolizzanti di Ziva e McGee, ma li ignorò, accese il computer e cominciò a lavorare. 

Passò velocemente un quarto d’ora, fino a quando Gibbs entrò nella squad room esclamando “Marine morto a Norfolk!” I tre si alzarono velocemente, presero i loro zaini e in meno di due minuti erano già in macchina diretti a Norfolk.

Sulla scena del crimine c’era già Ducky con Palmer, qualche giornalista e un paio di curiosi che cercavano di capire cosa fosse successo. 

L’omicidio era avvenuto in strada, vicino ad un marciapiede, e la macchina del morto si trovava a pochi metri di distanza.

“Era il tenente Jack Reynolds, d’istanza a Norfolk da tre anni.” Disse McGee “Nella macchina ci sono dei segni evidenti di colluttazione, probabilmente l’hanno fatto scendere dopo averlo picchiato e gli hanno sparato in strada.”

Ziva e Tony stavano scattando le fotografie, mentre McGee si avviò verso uno dei curiosi, che poco prima aveva dichiarato di aver visto qualcosa.

“È morto tra le cinque e le sette di questa mattina, un colpo alla schiena, preceduto da numerose percosse al torace ed al volto. Povero ragazzo” disse Ducky rivolto verso Gibbs.

McGee iniziò a parlare con il testimone “Mi chiamo Kurt Grey,” disse questo “e tutte le mattine dalle sei alle sei e mezzo faccio questa strada a piedi: camminare mi rilassa. Questa mattina ho visto la macchina di quel poveretto” e indicò il morto “fermarsi qui e poi due motociclette avvicinarsi rumorosamente. Sono scesi due tizi col casco, uno alto quanto il suo collega circa” e a questo punto indicò DiNozzo “e l’altro più basso di una ventina di centimetri. A quel punto ho capito che non era cosa per me e me ne sono andato.”

“Tutto qui?” McGee era sconvolto “Non ha chiamato la polizia?”

“E per cosa? Per un poveraccio seguito da dei motociclisti?”

“Si!” esclamò McGee, ma poi si contenne e domandò “Mentre andava via non ha sentito nulla? Nè uno sparo...?” Grey si fece pensieroso, poi sorrise, McGee lo guardava attonito.

“No, niente spari. Io non cammino molto velocemente e quindi presumo che l’avrei sentito se gli avessero sparato, invece no. Avranno usato un silenziatore...” McGee pensò che quell’ultima frase era l’unica sensata di quel cinico discorso. Come poteva un uomo aver assistito ad una scena simile e non aver chiamato la polizia?

In ogni modo McGee informò il testimone di rimanere rintracciabile e si riavviò verso Gibbs. Continuarono a perlustrare la scena del crimine e poi, verso ora di pranzo tornarono in ufficio.

 

Appena arrivati Gibbs scomparve, dicendo di dover andare da Abby, McGee invece venne incaricato di andare a prendere i panini, e quindi in ufficio rimasero solo Tony e Ziva.

Entrambi non dissero una parola per alcuni minuti continuando a lavorare, poi un colpo di tosse volontari fece alzare le loro teste. Entrambi pensarono che fosse stato l’altro per richiamare l’attenzione, ma subito si accorsero che una ragazza li stava guardando.

Mi scrutarono attentamente, stupiti, domandandosi cosa volessi da loro. Io non dissi nulla, rimasi a guardarli con un lieve sorriso sulle labbra, aspettando che dicessero qualcosa; invece loro si guardarono con aria interrogativa e continuarono a fissarmi.

“Buon giorno agente DiNozzo!” dissi rivolta a Tony, poi a Ziva “David! Spero di non avervi interrotti, ma devo parlare con Gibbs.”

Prese la parola Tony “Mi dispiace, potrà tornare più tardi o aspettare qui, ma l’agente Gibbs non c’è” Sottolineò intensamente la parola agente come per dirmi che avevo preso troppa confidenza.

“Aspetterò, ma credo di poter parlare anche con voi. Permettete?” Ed indicai una sedia

Tony annuì, mentre Ziva continuava a studiarmi. “Non si disturbi troppo, agente David. Le spiegherò chi sono tra poco. Prima...” ma Tony m'interruppe “Prima ci dice come fa a conoscerci. Non ci ricordiamo di lei”

“Oh, datemi del tu, vi prego, ho diciassette anni, non quarantacinque!” Cercavo di eludere la loro domanda. Il segreto che mi portavo dentro potevo rivelarlo solo a Gibbs. Era l’unico di cui mi fidassi.

“Sono qui per parlarvi della morte di Reynolds” Tony sobbalzò sulla sedia, Ziva invece distolse lo sguardo da me. Io accavallai le gambe e cominciai a giocare con una ciocca di capelli.

“Prego” disse Tony quando si fu ripreso “può cominciare quando vuole”

“La prego, non dica così, mi sembra di essere ad un interrogatorio. E, di nuovo, mi dia del tu”

“Solo quando avrò capito chi è.” S’intromise Ziva, poi Tony riprese la parola “Questa scena mi ricorda qualcosa...” Ziva arrossì, io capii che Tony era involontariamente caduto nella mia trappola

“Già, le deve ricordare qualcosa.” dissi guardandolo fisso negli occhi, lui provò a distogliere lo sguardo ma non ci riuscì, continuai “proprio come quando dieci anni fa arrivò qui l’agente David. Ma a quell’epoca era un ufficiale del Mossad che cercava il fratello. Giusto?” Rivolsi la domanda a Ziva, che involontariamente sbiancò, aprì un poco le labbra e lasciò trapelare una rabbia ed un terrore profondi. Si stava chiedendo chi io fossi, da parte di chi venissi, e come facessi a sapere i particolari della sua vita.

“Agente David, chiuda la bocca o le entreranno le mosche!” Lei sobbalzò, nei suoi occhi vidi il terrore, proprio ciò di cui avevo bisogno

“Si ricorda, agente David, quando lei arrivò qui? Rivelò all’agente DiNozzo di aver studiato il suo dossier prima di venire, ecco che io e lei ci assomigliamo. Peccato, a lei non sembra far piacere.” Le mie parole erano una provocazione continua, aspettavo una sua reazione, aspettavo che dicesse qualcosa, sapevo che l’avrebbe fatto. Per il momento, però, rimase in silenzio, fingendo di non essere scossa, ma i suoi occhi trapelavano emozioni.

“Ci dica” m’interruppe DiNozzo “lei chi è?” Io ignorai la domanda, suscitando ancor più sdegno in Ziva

“Lei ed io, agente David, veniamo entrambe da delle realtà diverse da questa, realtà difficili. Vede, ci assomigliamo sempre di più. Spero che non le dispiaccia se le racconto delle cose...” Stava per arrivare la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, Ziva lo sentiva dal mio tono di voce, ed io percepivo la sua ansia. Anche lei aspettava il momento giusto per parlare, non era così debole come avevo immaginato, ma lo sarebbe diventata.

“Parliamo di suo padre, ad esempio, oppure di suo fratello, o di Michael Rivkin. Suo padre è un uomo dispotico, incapace di mostrare emozioni, che per la carriera ha distrutto la sua famiglia. Lei è cresciuta amandolo, nonostante tutto, ma adulta ha dovuto rendersi conto di che razza d’uomo fosse,” il mio tono di voce saliva regolarmente, e così aumentava la rabbia di Ziva “Suo padre le ha nascosto molte verità, e quando credeva di aver trovato un’ancora di salvezza, Michael, l’agente DiNozzo è riuscito a distruggerla. Lei è condannata all’infelicità, alla ricerca dell’amore senza mai trovarlo...” Non riuscii a finire che Ziva m’interruppe urlando “Basta!” 

Potevo vedere gli occhi gonfi e lucidi, potevo vedere tutti i segnali evidenti di aver raggiunto il mio scopo.

“La smetta!” La voce di Ziva si stava per rompere, un’altra parola e sarebbe scoppiata a piangere. Tony se ne accorse abbastanza in tempo da intervenire “Ci dica chi è e basta, nessuno le ha chiesto nulla.” Io mi alzai tranquillamente dalla sedia, mi sfregai le mani contro i jeans e mi voltai. Come previsto Gibbs era dietro di me.

 

Gli allungai la mano “Camilla Ruzzi, vengo per il caso Reynolds.” Gibbs non mi strinse la mano, ma socchiuse gli occhi e mi fece cenno di seguirlo. Entrammo nell’ascensore, sapevo che l’avrebbe bloccato per parlarmi e così lo anticipai.

“Come faceva a saperlo?” Mi chiese indicando il pulsante del blocco

“Ho fatto i compiti a casa...” Provavo ad incrociare il suo sguardo ed alla fine ci riuscii.

“Lei ha dei begli occhi azzurri, agente Gibbs. Ce li aveva così anche sua figlia, immagino.”

Stranamente Gibbs non fu sorpreso dalla mia affermazione, anzi, come se si aspettasse che rivangassi il suo passato. Immaginavo che avesse ascoltato la mia conversazione con Ziva e Tony. 

“Lei è qui per il caso Reynolds o per far impazzire la mia squadra?” Gibbs era serio, così decisi di rispondere alle sue domande, avrei portato in seguito il discorso su degli argomenti a me più favorevoli.

“Caso Reynolds, signore”

“E chi la manda?”

“Temo di non poterglielo rivelare, signore. Informazione riservata”

“Quanti anni ha?” la domanda mi colpii, non immaginavo che potesse passare a delle domande personali, ma immaginai che gli servisse per rispondere alla domanda precedente.

“Diciassette, signore.”

“Non mi chiami signore. Lei studia?”

“In un certo senso. Diciamo che sono un’autodidatta.”

“E i dossier li studia da autodidatta?” La domanda mi colpii, Gibbs sapeva scendere al mio livello e la cosa avrebbe reso il nostro colloquio ancora più interessante.

“Per quello ho avuto l’aiuto di qualche amico. Non esiste sono il Team Gibbs, ce ne sono anche degli altri...” sorrisi.

“Immagino, ma mi dica, lei a che squadra appartiene?”

“A questo punto credo di doverle rivelare da parte di chi vengo. Lei conosce la Young?”

“Chi?” Gibbs non aveva idea di cosa stessi parlando. Cercai di riformulare la domanda

“Noi la chiamiamo la Young, il nome ufficiale è Young CIA, non so come la chiami lei.”

“Con un termine poco gentile” Gibbs era diventato ancor più serio, come se nominare la Young CIA l’avesse indispettito.

“La Young CIA è formata da ragazzi dai tredici ai ventuno anni che collaborano per, come dire, fare affari. Proprio come la CIA”

“Peccato che la CIA sia un’agenzia federale, mentre quando i membri della Young CIA vengono scoperti di solito siano mandati in prigione con capi d’imputazione come spionaggio, omicidio, e così via.” Touchè, pensai. 

“Vero. Io faccio parte della Young da quasi due anni, mi occupo delle relazioni con le altre agenzie, ecco perché sono qui da voi.” Gibbs aspettava che parlassi, immaginai che fosse il momento di parlare di Reynolds.

“Il tenente Reynolds era un nostro informatore da quasi otto anni, ci parlava delle missioni segrete della Marina e suo fratello fa parte della nostra agenzia. Reynolds aveva accesso a tutti i file secretati, anche a molti del Pentagono, per noi era una risorsa fondamentale.”

“Spero che lei non sia venuta qui per mettere in chiaro che la Young CIA non ha nulla a che vedere con questo caso, perché sarei costretto a dirle che non avevo nessun sospetto su di voi.” E fece ripartire l’ascensore. Io lo bloccai nuovamente.

“Gibbs, mi ascolti, la prego. Reynolds da un po’ di tempo si comportava in modo diverso, aveva problemi a darci le informazioni, e si limitava a riferire cose che sapevamo già.”

“È per questo che l’avete ucciso?”

“Nossignore!” esclamai sdegnata; parlare con Gibbs si stava rivelando più difficile del previsto.

“Mi lasci proseguire. Credevamo fosse un problema di soldi, gli abbiamo alzato l’onorario, ma nulla è cambiato. Suo fratello mi faceva delle confidenze, una volta mi disse che Jack si sentiva pedinato, osservato, credeva che la Marina avesse scoperto la fuga di notizie. Così l'abbiamo sospeso dall’incarico per tre mesi, e i tre mesi finivano oggi.”

Gibbs annuì, speravo che avesse capito e mi limitai a guardarlo. Aspettavo che rimettesse in funzione l’ascensore, ma non lo fece. Ad un tratto si voltò verso di me con uno sguardo interrogativo.

“Lei lo sa che venire qua significa costituirsi, vero?”

“Io so, agente Gibbs, che ho fatto il mio dovere. L’agenzia mi ha mandato, io ho eseguito gli ordini e spero che, dando un’ informazione importante, voi possiate fingere di aver avuto una soffiata anonima”

“Attendo l’informazione”

“Abbiamo pedinato Reynolds in questi tre mesi, per il suo bene. Volevamo capire se ci fosse veramente qualcuno di cui preoccuparsi, ed in tutte le foto che gli abbiamo scattato c’è un uomo. Si chiama Edmund Grey. Le risparmio la fatica di cercare informazioni su di lui, questo è il suo dossier” E dalla borsa estrassi una cartellina grigia. Gibbs continuava a guardarmi, intuii il suo pensiero.

“Se le ho detto qualcosa di falso o errato, l’autorizzo a denunciarmi per spionaggio. Altrimenti, spero di aver concluso un patto con lei, e spero che lei lo rispetti.” Gibbs mi sorrise e prese la cartellina, poi si voltò nuovamente verso di me

“Perché non ha telefonato? Ora lei è nella tana del lupo, lo sa?”

“Lo so” distolsi lo sguardo dal volto di Gibbs. Non volevo rispondere alla sua ultima domanda. 

“Signorina Ruzzi, mi risponda!”

“Io,” continuavo a guardare il pavimento “Io dovevo conoscerla.”

“Doveva?” Gibbs sembrava sorpreso, non capiva ancora il significato delle mie parole.

“Cosa vuol dire doveva?” aveva drasticamente abbassato il tono di voce, per poco non sussurrava.

“Ho sentito grandi cose su di lei. Solo lei mi può salvare.” Vidi gli occhi di Gibbs brillare, poi riattivò l’ascensore e raggiungemmo velocemente la squad room.





ANGOLINO DELL'AUTRICE: Hi again Gibblets! Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto...ne sono in arrivo degli altri moooolto presto ù.ù Vi prego di recensire! Thaaanks *.*
xoxo KB

   
 
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