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Autore: unitydivides    04/09/2012    1 recensioni
John/Paul
Il sole splendeva tiepido nel cielo e qualche gabbiano volava sopra le loro teste di tanto in tanto, e John sorrideva. Sorrideva al ritorno della primavera, sorrideva al sole, al cielo, ai gabbiani e al mare che si muoveva - pigro, lento e gentile - sotto la barca. Sorrideva al vento che gli asciugava le ultime gocce d'acqua dai capelli, scompigliandoli, e che spettinava anche quelli di Paul, addormentato con le labbra semiaperte e il torace che si abbassava e alzava con regolarità.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon , Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Voglio dedicare questa storia a nothing is real, anche se non è proprio alla sua altezza, perchè è sempre entusiasta quando le dico che sto scrivendo qualcosa e crede nelle mie capacità e perchè è la migliore amica del mondo. 

Grazie come sempre a coloro che leggeranno e che, se ne esistono, recensiranno.

Disclaimer: I personaggi nominati in questa storia non mi appartengono e non sto raccontando niente di vero. 


 

Love is all, love is you



«Facciamo qualcosa di diverso, Paul?» John era coricato sul letto dell'amico e osservava le crepe dell'intonaco sul soffitto della stanza.

«Tipo?»

«Un giro in barca: partiamo domani alle due e mezza, arriviamo al porto e noleggiamo un motoscafo, che tu guiderai»

«Domani?» Paul, che stava scarabocchiando sul suo quaderno, si voltò verso l'altro. 

John era solito proporre questo genere di cose e pianificare tutto in pochi secondi, per poi non lasciare agli altri diritto di replica. «Va bene»

Così, il giorno successivo, i due amici si erano diretti al porto di Liverpool e, intorno alle tre del pomeriggio, si stavano impegnando a slegare la barca che avevano noleggiato dall'ormeggio.

«Pronto?» chiese Paul a John, che rispose con un sorriso e un cenno del capo. Un paio di secondi dopo il più giovane girava la chiave nel quadro e conduceva il motoscafo fuori dal molo, verso il mare aperto. 

Era una bella giornata di primavera e il cielo era limpido e azzurro grazie alla pioggia che era caduta i giorni precedenti. 

Dopo una mezz'ora circa, Paul dovette decidere che si erano allontanati abbastanza dalla terraferma, perché spense il motore della barca e gettò l'ancora.

Aveva appena fatto in tempo a voltarsi verso l'amico, che quest'ultimo si stava già levando la camicia, per poi piegarla alla bell'e meglio e posarla sopra il suo maglione precedentemente tolto. 

«Cosa fai?» gli chiese, allora, il più giovane.

«Come cosa faccio? Mi spoglio per fare il bagno, no?» rispose John come se fosse la cosa più ovvia del mondo. La giornata era bella, ma era pur sempre fine maggio a Liverpool, e la temperatura non superava i diciotto gradi. Paul rabbrividì immaginando quanto fredda potesse essere l'acqua del mare. 

«Non dirmi che tu non vieni!» gli disse John, che ora si era tolto anche le scarpe. Gli si avvicinò e, con il viso ad una ventina di centimetri da quello dell'amico, gli chiese, la voce cantilenante, «Dai, per favore». Di fronte alle sue ciglia che sbattevano le une contro le altre come ali di farfalla, Paul non seppe dire di no.

«E va bene, forse entro in acqua» 

Paul si tolse il maglioncino e cominciò a sbottonarsi la camicia, mentre John, temerario, si tuffava nell'acqua gelida e ne riemergeva qualche secondo dopo, ridendo. 

«Fredda?» gli chiese Paul, sorridendo e strofinandosi le mani sulle braccia per scaldarsi. 

«Sentilo da te»

Senza capire bene perché e come, Paul si sentì tirare verso il basso e si ritrovò completamente bagnato e tremante. 

«Porca… John, io ti uccido!» gli gridò, appena riemerse, tossendo. 

«John, io ti uccido» lo scimmiottò l'altro, per poi schizzargli una notevole quantità d'acqua addosso. 

Dopo un breve e gelido bagno, i due tornarono sulla barca per asciugarsi e si accorsero che nessuno dei due aveva portato con sé un asciugamano.

Stesi sotto il sole chiacchierarono per un po', poi tacquero e si fermarono ognuno ad ascoltare i propri pensieri, cullati dalle deboli onde di quel giorno ventilato. Paul si addormentò. 

Il sole splendeva tiepido nel cielo e qualche gabbiano volava sopra le loro teste di tanto in tanto, e John sorrideva. Sorrideva al ritorno della primavera, sorrideva al sole, al cielo, ai gabbiani e al mare che si muoveva - pigro, lento e gentile - sotto la barca. Sorrideva al vento che gli asciugava le ultime gocce d'acqua dai capelli, scompigliandoli, e che spettinava anche quelli di Paul, addormentato con le labbra semiaperte e il torace che si abbassava e alzava con regolarità. E John sorrideva anche a lui, che, dormiente, si perdeva tutto ciò. O forse, tra i due, era quello capace di goderselo meglio, quello che non si era limitato ad assistere a quella pace, ammirandola, ma l'aveva fatta sua. 

John lo guardava muoversi a scatti nel sonno leggero e non poteva far altro che sorridere ancora.

Gli si avvicinò, strisciando le ginocchia sul pavimento, e cominciò a stuzzicargli una spalla e poi il collo e il fianco, finché Paul non si svegliò, aggrottando le sopracciglia e lamentandosi. 

«Buongiorno, raggio di sole» John lo guardava dall'alto, un sorrisetto furbo stampato in faccia. 

Paul borbottò qualcosa e si infilò camicia e pantaloni, imitato dall'altro, che, a metà dell'opera, gli scoccò un sonoro bacio sulla guancia. 

Paul sembrò dimenticarsi di ciò che stava facendo mentre il suo viso arrossiva e si scaldava e il suo sguardo imbarazzato non si staccava dalla punta delle sue scarpe un po' usurate. Si voltò di spalle a John per dedicare un'eccessiva attenzione al suo maglioncino spiegazzato, ma neanche questo funzionò: il tempo di sbattere le palpebre e le braccia di John erano già strette attorno alla sua vita, mentre la testa del primo era appoggiata a quella del secondo.

  Il ritorno a casa, dal porto, non fu più tranquillo e Paul cominciava a diventare nervoso, siccome John più volte aveva trascurato la strada per parlargli guardandolo in faccia o per pizzicargli il braccio o il naso, ma fu davvero troppo quando questi si sporse - incurante del traffico - verso sinistra, per posargli un morbido bacio sulle labbra. L'auto sbandò pericolosamente e Paul cercò di condurla fuori strada, fino a fermarla e spegnere il motore. Ma questa volta non avrebbe sgridato John, che, con un'espressione colpevole ed imbarazzata, si era rannicchiato sul sedile, le ginocchia sotto il mento. Per una volta Paul avrebbe potuto lasciarsi andare e fare ciò che desiderava. 

Per una volta avrebbe potuto chiudere gli occhi e rispondere a John, con sincerità e naturalezza, libero da tutti i divieti che si era imposto. 

Per una volta avrebbe potuto sporgersi dal suo sedile e baciarlo, per minuti interi, e recuperare tutti i baci che non gli aveva mai concesso. 


 

 

 
  
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