Brevissima One-Shot scritta l’anno scorso durante una mattinata
particolarmente pesante del mio ultimo anno di superiori.
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SAD STORY ~
LUI
Gioco, ormai, da un
tempo infinito. Il fumo delle sigarette, la mia e quella degli altri, mi fa bruciare
gli occhi terribilmente. Le carte passano veloci fra le mie mani come,
altrettanto velocemente, i soldi scivolano via dalle mie tasche. Fisso con
costanza il bicchiere pieno di liquido ambrato posato sul tavolo di fronte a
me, aspettando la prossima mano perdente. Lo svuoto per l’ennesima volta in un
soffio: è forte, la gola mi brucia… hai visto come mi hai fatto ridurre? Da
quando mi hai lasciato, dopo l’incidente, non sono più io… perché non mi hai
più voluto? Perché mi hai allontanato? Io volevo stare con te, invece tu non me
lo hai permesso… perché, che cosa ti ho fatto? L’incidente non è stato colpa
mia, non lo guidavo io quel maledetto treno della metropolitana. Anch’io, come
te, ho subito quel disastroso scontro ma da allora tu
hai preso le distanze da me, ti sei allontanata lentamente fino a che non mi
hai nemmeno più parlato. Non ti ho più vista, so che sarebbe inutile cercarti:
se tornassi da te mi rimanderesti indietro come hai fatto quella volta.
Cinque nuove carte
sono fra le mie mani, le faccio scorrere piano giusto per rendermi conto che
perderò ancora. Stranamente, però, sorrido perché ho capito che niente dura in
eterno: né i soldi e neppure la sfortuna. Io credevo che la nostra storia
sarebbe stata infinita e che tu saresti stata mia per sempre…
ma la realtà è dura e con gelida cattiveria mi ha dimostrato che,
nonostante qualsiasi cosa io faccia, non lo sarai mai.
LEI
Io ti vedo in
quella bettola dove ti sei rifugiato, so che torni tutte le
sere a casa ubriaco. Non posso leggere nei tuoi pensieri ma il tuo
sguardo spento e triste mi fa capire che stai pensando a me. Perché non sei
contento che ti abbia lasciato andare? Perché butti via la tua vita così? Per
tutto il mese che ha seguito il giorno dell’incidente ti ho visto davanti al
cancello del giardino, ci venivi tutti i giorni. Io stavo nascosta sperando che
non vedendomi te ne saresti andato e invece no, continuavi a tornare. L’ultimo
giorno mi sono dovuta mostrare, stavi per entrare e io dovevo impedirtelo. Mi
dispiace ma, se sono stata un po’ dura, l’ho fatto per te, devi rendertene
conto: il tuo posto non è accanto a me, tu hai la tua vita da vivere. Tuttavia
sembri non capirlo, lo so che hai deciso di non cercarmi più… di fatti non ti
ho più visto davanti al cancello, ne sono contenta ma non basta perché tu
inconsciamente, con i tuoi gesti e le tue azioni, stai riprendendo quella
strada. Vuoi capire che devi stare lontano da me? Possibile che quel maledetto
incidente non ti abbia insegnato niente? Non ti ha lasciato nulla l’esperienza
del coma che hai vissuto? La gioia del risveglio, il volto rigato dalle lacrime
di commozione delle persone che ami? E’ vero, io non c’ero e la notizia della
mia assenza ti ha spezzato il cuore, ma quello stesso
cuore batte ancora: sei vivo, lo capisci? Vivi, vivi anche per me che non posso
più farlo.