A second chance for Dean Winchester
Grondavo di sangue, emanavo odore di dannato, ogni
singola parte del mio corpo era ricoperta di cicatrici scalfite dalle mille
torture subitomi. Avevo trascorso trenta lunghissimi, raccapriccianti anni di
sofferenze, dolori e pene inimmaginabili per qualsiasi essere umano. L’ultima
decade, accettai di cambiare le carte in tavole: divenni io il tiranno che
tormentava quelle povere anime e raggiunsi quasi la pace dei sensi nel farlo.
Ero potente, superiore, invincibile ed ero ormai certo che dopo quel gesto, non
sarei più tornato indietro, avrei continuato così per l’eternità. Non ero più
la preda ma il persecutore, lo squalo temuto da tutti gli abissi infernali. Avevo
perso la mia umanità, che si era sgretolata lentamente, ad ogni colpo di frusta,
che rendevo a qualche malcapitata vittima. Non provavo nessuna emozione, nessun
pentimento, nessun ricordo di nessun genere. I miei occhi verdi erano mutati,
per farsi possedere dal buio nero color demone. Non c’era più niente che
potesse ricondurre alla mia vita passata. Tuttavia, in un secondo, questa
realtà era sparita, non saprei nemmeno come descrive il momento in cui
successe. Di una cosa ero certo: non ero più all’Inferno. Mi svegliai da umano,
le mie iridi erano tornate alla loro tinta originale, mi accorsi di essere privo
di tutti quei segni che testimoniavano la mia esistenza da cacciatore sulla
terra, avevo perfino riottenuto la mia verginità da tempo persa, a causa di
qualche ragazza un po’ scostumata e di conseguenza avevo riavuto indietro la
memoria della mia vita sulla terra. Mi trovavo in una vecchia abitazione nel
nulla, percorsi diversi chilometri in strade desolate, ma fu quello che accade
in seguito che mi sconvolse ancor di più, seppur già quella situazione fosse
piuttosto irragionevole. Mi apparve all’improvviso, come un fulmine al ciel
sereno. Stava lì a fissarmi e quando si decise a parlare, capii di stare
sognando, perché non poteva essere reale, anche se non mi era mai successo dall’altra
parte. Non ero in grado di credere alle mie orecchie: mi aveva confessato di
chiamarsi Castiel, di essere un angelo mandato da Dio e il suo compito era salvarmi
dalla perdizione degli inferi. Aggiunse di avermi riportato in vita, perché
avrei dovuto fermare l’Apocalisse, che si stava imbattendo sull’intero pianeta,
poiché gli ultimi sigilli stavano per spezzarsi. Perché proprio un servitore
del Signore, mi aveva scelto per compiere quest’ardua impresa? Che cosa avevo
io di tanto speciale rispetto agli altri?Queste domande rimasero tali, “quell’uomo”
non mi diede ulteriori spiegazioni e si dissolse in un attimo. Era misterioso,
impenetrabile, schivo, ambiguo e le sue intenzioni e i suoi modi di fare
sembravano tutt’altro che buoni. Non assomigliava in alcun modo ad un angelo, o
perlomeno non era così che me lo sarei potuto immaginare, se mai l’avessi fatto
in passato. Non avevo mai avuto un’idea chiara su questi esseri, credevo
esistesse solo la parte malvagia del sovrannaturale. Dopo diverse riflessioni, ripensamenti
e scetticismi, mi resi conto che per me, stava per accendersi un nuovo inizio. Dalla
mia rinascita dipendeva la vita di miliardi di persone, era assurdo, ma una
seconda possibilità era stata offertami e non potevo certo buttarla via.