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Autore: realpandora    04/09/2012    3 recensioni
Questa è la mia prima McDanno, anzi... E' la prima storia che scrivo da 15 anni a questa parte; quindi cercate di avere pietà.
Questo capitolo inizia una settimana dopo la season finale della 2^ stagione, quindi attenzione agli spoiler per chi non l'ha vista.
Steve torna al quartier generale... Non da solo.
Grazie a babycin per avermi fatto da beta. Ti adoro, babe! E voi non odiatemi. Posterò un capitolo a settimana. Se riesco a tirarne fuori di più,sarete i primi a saperlo. ;P
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dove Danny ottiene "quasi" tutto quello che vuole, pensa ad un funerale e quando riesce ad avvicinarsi a quello che ancora gli manca, beh... sta a voi leggere! Mica posso dirvi tutto io! ;p

Capitolo 5: Di tribunali e di scogli

 

"Ehi, qualcuno mi può dare una mano con questo scatolone, o questo trasloco lo faccio tutto da solo?" Danny cercò di passare dal vano della porta, ma lo scatolone gli impediva di vedere dove andava e si sbucciò quasi le nocche della mano sinistra sullo stipite della porta.

"Danno... Cosa stai combinando con le mie cose?" chiese la vocina della figlia da qualche parte davanti a lui. "Zio Steve! Danno ha bisogno di te!" gridò Grace rivolta verso l'interno della casa.

E non sai quanto,si ritrovò a pensare Danny prima di potersi fermare. Tra quel pensiero che ormai gli si era conficcato nel cervello e la scatola che cominciava a pesare, il detective sapeva di avere un bel colore rosso acceso in viso che non voleva assolutamente far vedere al partner. "Scimmietta, non ho bisogno di uno dell'Esercito per portare dentro uno stupido scatolone; mi basta solo che tu mi dica dove potrei inciampare o dove riesco a passare, cosi non cado. OK?"

Si sentì improvvisamente liberato dal peso dello scatolone e fissò per alcuni secondi lo spazio vuoto tra le mani, prima di far scorrere lo sguardo sulla figura di Steve, che gli stava davanti con un’espressione di finto fastidio sul viso. "È la Marina Danny. La Marina. Prima o poi lo imparerai..." disse prima di voltarsi e dirigersi verso le scale. "Gracie, ricorda a tuo padre che oggi pomeriggio dobbiamo andare a scegliere i mobili per la tua stanza, prima che ti riaccompagni da tua madre."

"Guarda che ti ho sentito!" gli urlò dietro il detective, facendo un mezzo sorriso alla figlia che scuoteva la testa rassegnata al comportamento strano dei due adulti.

Erano ormai passate quasi tre settimane da quella giornata sulla spiaggia e Danny sentiva come se fosse passato più tempo, visto tutto quello che era successo nel frattempo.

Flashback:

Dopo quasi due settimane di "lotta" accanita contro Rachel, che definiva la casa di un SEAL, comandante in capo della task force delle Hawaii, il posto meno adatto a crescere una bambina, e che metteva in dubbio il rapporto esistente tra lui e Kai, il giudice, alla fine, aveva deciso di ascoltare Grace, spiegando agli allibiti avvocati materni che la bambina era abbastanza grande da poter avere un’opinione in merito - a dieci anni, dopotutto, piccola non era.

Danno era stato veramente orgoglioso della sua scimmietta in quell’occasione: era salita sul banco dei testimoni come una personcina adulta, rispondendo alle domande del giudice senza intoppi e senza essere troppo nervosa. E alla fatidica domanda: "Che cosa vorresti fare? Vivere con la mamma a Las Vegas, vivere con papà qui o vuoi che io faccia in modo che rimangano entrambi nello stesso posto?", Grace aveva guardato la madre per qualche momento, poi il padre e, aprendo il viso in un sorriso radioso che il detective, con poca modestia, diceva aver preso tutto da lui, rispose al giudice: "Voglio vivere qui con Danno e lo zio Steve."

Il giudice, a quel punto, esattamente come Rachel, non aveva potuto fare altro che cedere all’evidente volontà della ragazzina e deliberare che, da quel momento in poi, il genitore con i diritti di visita per le feste e una parte delle vacanze estive sarebbe stata Rachel, sempre se non cambiava idea e rimaneva sull'isola, e così facendo avrebbe potuto avere anche i week-end.

Il detective riuscì a stento a trattenere un urlo di gioia alla notizia, mentre la figlia gli correva in braccio, e Kono, Kamekona e Kaiolohia gli si facevano attorno per fargli le congratulazioni. La collega aveva cercato di essere presente quel giorno, visto che Danny aveva detto in ufficio che Grace sarebbe stata ascoltata in aula, per fargli sentire l'appoggio della squadra. Ma sapeva di non essere abbastanza. Avvertiva che c'era qualcosa che non andava tra i due boss - era strano che Steve si perdesse un momento così importante nella vita di Danny - eppure non riusciva a capire cosa potesse essere.

Fu sollevata dal suo rimuginare dallo schiarirsi di una gola dietro di lei. Voltandosi, vide il Governatore Denning che si avvicinava al gruppetto festoso con un sorriso sul volto. "Vedo che le cose si sono messe a posto, Detective Williams. Sono contento per lei." Fece una pausa, come se stesse ricordando un discorso preparato. "Su suggerimento e forte consiglio di un cittadino eminente della comunità, che vuole rimanere anonimo, ho deciso di dare alla squadra una settimana di permesso pagato, criminalità permettendo." Si guardò attorno e, dopo essersi schiarito la gola come se fosse a disagio, il nero concluse: "Lo comunicate voi al Tenente Kelly?"

Danny, che aveva preso in braccio Grace e, all'accenno delle "ferie", aveva scambiato uno sguardo confuso con Kono, si voltò verso il Governatore, facendo un cenno d'assenso e chiedendo: "Lei domani non verrà al funerale?"

Denning si guardò per un momento la punta delle scarpe, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni, prima di riportare lo sguardo sul gruppo di persone davanti a lui. "La mia tavola da surf è purtroppo appesa al muro da un sacco di tempo, Detective Williams. E un funerale nell'atollo non fa per me. Non più almeno." Il Governatore guardò Danny direttamente negli occhi e continuò: "Porgereste le mie condoglianze al Tenente Kelly?"

Danny fece un cenno di assenso cui il Governatore rispose con uno di saluto.

Denning si voltò e si diresse verso la porta. Prima di arrivarci, disse da sopra la spalla: "Detective Williams, potrebbe farmi ancora un favore?" Si girò completamente verso il gruppo e fece un passo in direzione del poliziotto. "Può salutare per me la sig.ra McGarrett e dirle che spero sia rimasta soddisfatta?" Con quella frase sibillina, si volse e usci dall'aula.

Il detective rimase ancora qualche momento a guardare la porta da cui era uscito il Governatore, dopo di che, si girò verso l’ex-moglie che, aveva visto con la coda dell’occhio, era da un po’ che stava fissando il gruppo di persone, più precisamente Kai. Danny mise giù la figlia e le disse all’orecchio: “Scimmietta, potresti andare con Kai per favore? Io devo parlare con la mamma.”

“Sì, Danno.”

Il poliziotto andò verso la donna, occupata, o almeno faceva finta di esserlo, a mettere via delle carte dentro una cartellina. “Che cosa vuoi Danny? Non sei abbastanza contento? Sei riuscito ad ottenere quello che hai sempre voluto: Grace. Ora cosa vuoi?” Lo sfogo di Rachel era stato fatto con una voce piena di amarezza e dolore, quindi Danny decise di non piccarsi e di parlare con calma, anche se voleva levarsi il gusto di prendersi una piccola rivincita. “Io non voglio niente, Rachel. Hai fatto tutto tu. Nel momento stesso in cui sei scappata qui con Stan per non dover stare più nel New Jersey. E mi hai fatto prendere la stessa decisione che devi prendere tu ora: lasciare la mia famiglia alle spalle o seguire la mia famiglia?” Danny vide che Rachel aveva le lacrime agli occhi e decise di cambiare discorso. “Dov’è Stan?”

“Aveva un incontro con uno degli appaltatori. Aveva detto che sarebbe riuscito a essere qui per l’inizio del processo…” Danny la interruppe alzando una mano: “Vedi: è questa la differenza tra me e lui. Io, sempre che il mio pazzo collega non provi ad ammazzarmi, se dico che sarò in un posto ci sarò. Specie se lo prometto a Gracie. Ecco perché lei starà meglio con me.” Fece una pausa, guardando dove Grace stava parlando tutta accalorata con la sua tata. “E ora che c’è anche Kai, sarà anche meglio” aggiunse, guardando con soddisfazione la scena.

Uno sbuffo sprezzante lo fece girare di scatto verso l’ex moglie che lo stava guardando con uno sguardo derisorio sul volto. “Certo, perché quella… ragazza… darà una ‘mano’ solo per Grace, vero?” gli chiese con fare canzonatorio.

Danny guardò la donna con uno sguardo talmente duro negli occhi, che lei, dopo un po’, abbassò la testa senza che lui avesse fiatato. Nel momento in cui lei ruppe il contatto visivo, Danny le disse in tono asciutto: “Tu devi ringraziare che siamo in un’aula di tribunale, perché se non lo fossimo, in questo momento sapresti veramente a che altezza riesce ad arrivare la mia voce." Prese un profondo respiro, provando a calmarsi. "Ma come ti permetti? Ma pensi veramente che farei passare la mia ragazza per la tata? L'avrei detto direttamente, non sono così subdolo. Dovresti conoscermi."

"È proprio perché ti conosco che so che hai qualcuno" sbottò Rachel ad alta voce, incurante degli sguardi che si stava attirando addosso. "Hai lo stesso sguardo perso che avevi nelle foto quando guardavi me i primi tempi e hai ancora ora quando guardi Grace. Ma non sono ancora riuscita a capire verso chi lo indirizzi. L'unica altra ragazza che io ti abbia mai visto intorno è Kono, ma l'hai sempre trattata come una delle tue sorelle. L'unica altra persona con cui stai sempre insieme è..." La donna si bloccò di colpo, la consapevolezza che le illuminava gli occhi pieni di lacrime e che glieli rendeva più duri, mentre Danny assumeva una posa difensiva, incrociando le braccia sul petto, e sentiva la pressione salirgli sempre di più dalla rabbia.

"Spiegami come di chi io sia innamorato siano affari tuoi, Rachel." Un'espressione di shock si dipinse sul volto della donna alla parola amore. Non aveva pensato che la questione fosse così seria. Lo stesso Danny si fermò un attimo a considerare cosa aveva detto, ma decise che ci avrebbe riflettuto dopo. "Non sono più tuo marito. Non puoi pretendere di decidere chi io frequenti. L'unica che potrebbe avere un minimo di potere decisionale è Grace e comunque con lei ne parlerei. Con te, no!" Si passò una mano sulla fronte, cercando di farsi passare un imminente mal di testa, e fissò di nuovo l’ex-moglie. "La palla ora è nel tuo campo, Rachel. Vedi tu cosa fare. Lascerò che Grace resti con te ancora questa settimana, così io avrò tempo di istallarmi a casa McGarrett e avremo tempo di preparare la stanza per lei. Vedi di usare questa settimana saggiamente."

Rachel annuì leggermente, tenendo la testa abbassata. "Domani non la porti al funerale della sig.ra Kelly, vero?"

Danny scosse la testa tristemente. "No, non penso. Saremo tutti sul surf per una cerimonia in stile hawaiano e comunque, avrà tempo per partecipare a funerali, no?" Fece un sorriso triste alla sua battuta fiacca. "Ci vediamo, Rachel." Si voltò e tornò verso i suoi amici, sentendo il cuore pesante per la mancanza della persona che avrebbe potuto rendere quel momento perfetto.

End Flashback

Fu riportato alla realtà da Grace che gli chiedeva se c'erano ancora scatole da portare dentro. "Sì, scimmietta. Ci dovrebbero essere ancora due o tre scatoloni sul pick-up di Steve e due sul retro della Camaro." Danny scosse la testa con un sorriso divertito sulle labbra. "Ma come hai fatto in dieci anni di vita ad accumulare più roba del tuo papà?"

"Danno, non essere sciocco. Io ho tutti i miei vestiti, i miei giocattoli, i miei libri di scuola. È normale che abbia tante cose" rispose la bambina, sconsolata dall'idiozia del padre. Uscì nel viottolo di casa McGarrett, seguita dallo sguardo attento del detective, proprio mentre arrivava sulla soglia di casa anche il padrone di casa.

Steve mise una mano sulla spalla del collega e Danny non poté fare a meno di fremere al contatto. "Ehi, Danno. Stai bene?" Guardò il partner con uno sguardo preoccupato. "Sei tutto rosso in viso..." Gli mise una mano sulla fronte per vedere se avesse la febbre.

Per evitare di sciogliersi a quell'improvvisa premura nei suoi confronti, Danny si scostò di scatto e rispose nervoso: "Sto benissimo. È solo che se non dovessi spostare tutti gli scatoloni di mia figlia da solo, sarebbe più semplice."

Steve alzò le mani con fare difensivo e un mezzo sorriso ironico sul bel volto. "Ehi ehi, rilassati, Danno. Mi stavo solo preoccupando per te. Ma se, come dice Doris, riesci a blaterare a mille all'ora in questo modo, vuol dire che stai bene." A quel punto rise apertamente e si diresse verso il suo camioncino, pronto ad aiutare Grace a prendere una scatola troppo pesante per lei.

Danny rimase come trasfigurato a guardare la scena: Steve che si piegava verso Gracie per sentire cosa aveva da dire, di scatto se la metteva in spalla facendola ridere sguaiatamente e prendeva sotto il braccio lo scatolone pieno di peluche della bambina. Il SEAL si voltò a guardare il partner con un’espressione che rasentava la pura gioia sul volto e a Danny quasi venne da sperare che forse - forse - il piano di Kai avrebbe potuto avere successo.

E fu a quel punto che i suoi sogni andarono a naufragare contro uno scoglio chiamato Catherine Rollins.

  
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