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Autore: Draco_Slytherin    04/09/2012    5 recensioni
Eccoci qui!! ciao a tutti!!!
Bene, questa FF si trova scritta sul mio cellulare più o meno da gennaio...ed è stata la prima che io abbia scritto. Ho anche una testimone.
Comunque, come potete ben notare è, ovviamente, una Dramione.
Non si sa. Nessuno lo sa, a parte pochissime persone scelte.
Una di esse, la più importante, sta cercando di sopravvivere.
Sopravvivere. E' l'unica cosa che può fare, dopo quello che accadde durante la Seconda Guerra Magica, nella quale, perse tutto ciò che voleva.
Tutto ciò di cui bisognava.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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2.


Stazione di King‘s Cross. Unica stazione londinese per Maghi e Streghe. 
Ed oltre. 
Lì hai solo un pensiero fisso, unico concetto che si permette di ripetersi nella tua mente: ‘Sto per tornare a casa’. 
Appoggio a terra le valigie. Migliaia di persone mi sfilano accanto. Sembrano tante formiche. Tutte ammassate tra di loro per un unico scopo: raggiungere il treno.
Per questo sono qui, mi ripeto. Ma non mi sento parte di questa realtà. Sembra che ogni singola persona abbia messo il turbo. L’aria è satura di eccitazione. I ragazzi scalpitano ovunque elettrizzati. 
Mentre io, sono ferma. Ferma in punto. Quello di partenza.
Vengo urtata da mille tessuti sgargianti e non. Spero sempre che un po’ della loro felicità, sfiori anche me, purché qualcosa riempia questo vuoto. Vuoto che sento dentro.
La mia pelle sembra assumere una strana reazione a contatto con quel pensiero. Forse è la consapevolezza di essere rimasta sola. E’ quello che credo. Che provo. Ma non è questo. 
Mi sbaglio.
I miei muscoli si tendono. Sono immobili. Tranne il mio cuore, che sembra battere al pari di un rullo di tamburo. Mi volto. Quella sensazione non svanisce. La sento da mesi ormai. Sono sicura di avere addosso gli occhi del mio stolker. Mi lacerano la pelle. Osservo i passanti. In mezzo a loro, dovrà pur esserci la risposta al mio dilemma, no?
Il mio sguardo è ancora posato sulla folla. Incontro qualche paia di occhi, ma nonostante tutto il gelo non mi pervade.
Tuttavia, mi sento in fiamme. Una frustata in faccia. Capelli rossi. Sono avvolta nel caldo tepore di un abbraccio.
Avevo dimenticato il motivo della mia permanenza.
- Hermione - Ginny si era scaraventata su di me con una forza tale da gettare a terra le mie valigie. Da sopra la sua spalla, noto indispettita diverse occhiatacce dalla nostra parte. Faccio finta di niente.
- Ciao Ginny - Ricambio la stretta. Lei si stacca da me. Mi sorride.
Il gelo torna a sopraffarmi.
Inaspettatamente, mi ritrovo un indice puntato contro. -Come hai potuto? - Sembra indignata. Poi, proprio come sua madre, si porta entrambe le mani sui fianchi. - Lasciarmi per tutta l’estate in balia di quei due. - Afferma con fermezza. Non posso crederci. Io che vengo rimproverata? Il mondo sta iniziando a girare al contrario. Ridacchio. Pensandoci è il primo accenno di risata da settimane.
L’espressione sul viso di Ginny si addolcisce. Gli angoli della sua bocca si tirano su, formando un altro sorriso. Comincio a rilassarmi. Controllo il respiro. - Senza mamma non so cosa avrei fatto. Ron... -Ed esso mi si mozza, per l’ennesima volta.
Due occhi sgranati dal terrore ed uno sguardo scandalizzato mi fissano in attesa. Sembro così cedevole alla disperazione?
Ginny ricomincia a parlare, tornando sui suoi passi. - Mio fratello - come se chiamarlo in questo modo possa cambiare gli eventi precedenti. - è stato in depressione negli ultimi due mesi. -
Di cosa sta parlando?
Devo essere un libro aperto perché Ginny si sente in dovere di aggiungere ulteriori informazione. -Sì… ecco… perciò Harry gli è stato sempre appresso.- Ora balbetta, torturandosi le mani. - Non abbiamo avuto molto modo di parlare, se non dello stato in cui si trovava… Ron. - Aggiunge timidamente, chinando la testa.
Non assimilo. Cosa vuole dire con “depressione” e “due mesi”? Quindi Ron era già affranto negli ultimi mesi del nostro fidanzamento.
Decido di dar voce ai miei pensieri. - Scusa Ginny, ma esattamente cosa vuo… - Non riesco a finire la frase. La voce di Ginny sovrasta la mia. Appositamente. Lo capisco perché ora mi guarda dritta negli occhi. - Sai, Harry ci ha raggiunti alla Tana tre settimane fa. Ci siamo visti sì e no cinque minuti al giorno. - La sua voce è un sottile sussurro.
Dunque, la questione di Ron è seria.
Mi stupisco. Non dovrei essere in pena per lui.
Ma cosa mi salta in mente? Il mio cervello torna a muovere gli ingranaggi.
Infondo, tutto questo non l’ho deciso io. Ero disposta a combattere per noi. Se è saltato tutto, lo deve attribuire solo a se stesso.
Scuoto la testa. Apprezzerei il fatto che sbatacchiando la mente di qua e di là, i pensieri volino via con essa. Ci vorrebbe così poco. Qualche attimo, e un filino d’aria si porterebbe via ogni tormento. Ma sarebbe troppo semplice. E niente funziona così. 
Sento qualcosa punzecchiarmi. Mi gratto un braccio, ma non sembra qualcosa di concreto. Brividi freddi scendono lungo la mia schiena. Il mio corpo ha la pelle d’oca. E so di cosa si tratta.
Mi volto. Ognuno va per la sua strada. Nessuno fa caso a me -per fortuna. 
- Hermione, cosa guardi? - Una mano sventola davanti a me. Per un piccolissimo istante, sento la leggerezza dell’aria sul viso. Ho ancora gli occhi rivolti sulla massa di formiche.
Passa un minuto. Il gelo lascia spazio solo ad un caldo rassicurante.
La sensazione è svanita. Allo stesso modo di come la pioggia improvvisa la sua discesa.
- Senti, - Ginny mi afferra il polso. Torno a guardarla negli occhi. Ma continuo a non essere tranquilla. - Ron è stato un idiota,- in realtà, lo è sempre- ma tu non capisci che stai gettando al vento la tua vita. Tu, forse più di chiunque altro, hai il diritto di vivere come ogni essere umano. - La sua presa rallenta. Alcune ciocche di capelli le sono caduti davanti agli occhi per l’ardore delle sue parole. Si porta le mani tra quei fili rossi, tirandoli indietro. - Mi hai sentita? Vi-ve-re. - Scandisce pignola. 
Soppeso le sue parole. Non c’è molto da pensare. Per questo genere di discorso, esiste una sola risposta. - Hai ragione -mi concedo -le concedo- una tiratina degli angoli della bocca. - Infondo, ci saranno tante di quelle cose da fare.- Speranza. Macabro sprazzo di luce in questa nebbia che sembra mi avvolga. Voglio lasciarmi alle spalle la scia di disperazione che mi insegue da più di un anno. Devo. Ne ho assolutamente bisogno.
Osservo Ginny. Lo sguardo che si posa sul pavimento della stazione. Scarpe di tutti i tipi le passano davanti. Non le vede. Non vede niente. Inizia a vaneggiare. - Non è stata colpa di nessuno - la sua voce è inespressiva. Persa tra se e se.
Cerco di parlarle. Di capirci qualcosa. Di dare un senso a tutta questa situazione che si è andata a creare. Ciononostante, lei mi liquida con un: - Parlavo a me stessa. - La sua mano si muove come per scacciare una mosca. O in questo caso, un pensiero indesiderato.
Nei suoi occhi vedo passare un’ombra. Non comprendo appieno il significato. Non ne capisco neanche la metà.  
Perciò, mi ordino di cambiare discorso. - Ma Harry? - chiedo, allungando il collo. Un muro umano mi sbarra la visuale.
La mia domanda la coglie di sorpresa. Ginny si guarda intorno. Poi il suo sguardo si posa su di me. Il concetto è chiaro. Non si è minimamente accorta della loro assenza. - Non lo so - sostiene con un’alzata di spalle. Torna ad osservare tra la gente. - Li ho persi di vista mentre…oh, eccoli.- Due puntini, in mezzo ad uno sciame di gente, riconoscibili solo dalla capigliatura rosso fuoco di Ron. Il suddetto trascina le valigie, ed avanzava a testa basta. La sua bocca si muove. Ma mi è impossibile intercettare il fiume di parole che sta rivolgendo a Harry.
Alla sua vista, l’eccitazione mi invade da capo a piedi. Urlo il suo nome. Harry mi fissa e lascia cadere a terra le valigie. Inizio a correre. Spintono ogni centimetro di pelle e stoffa che mi sbarra la strada. Evito per un soffio una colonna. Sono quasi vicina, Harry apre le braccia, ed io mi ci fiondo dentro. Sento tutta l’energia che inizia a fluire. In questo momento, penso che il nostro legame sia indissolubile. Che due mesi di distanza, non hanno cambiato niente. Indipendentemente da tutto ciò, Harry ed io, saremo sempre lì, a sostenerci l’un l’altro. Me ne accorgo solo ora.
Sento le sue braccia stringermi. Assaporiamo questo momento.
Capisco che è ora di allontanarmi da lui, quando un colpo di tosse raggiunge le mie orecchie. Qualcuno pretende il suo spazio. -Ciao…- Un timido saluto. Distinto e familiare.  
Non mi stacco subito da Harry. Mi allontano lentamente, e lo guardo. Mando un’occhiata verso Ginny. Lui annuisce impercettibilmente. Con passi mal fermi, si incammina verso di lei. E il mondo scompare. 
Li osservo catturata. 
Harry prende le mani di Ginny tra le sue. I loro sguardi si incrociano in tiepidi sorrisi, immediatamente rapiti dalle loro labbra, che si intrecciano lentamente tra di loro. 
Sorrido. E questa volta realmente. 
Mi volto e vado incontro a ciò che, tanto, avrei dovuto affronatre in seguito. La mia voce è tagliente, come lo sono i venti di Durmstrang. 
-Ciao Ron- Chiunque passi di qui, sentirebbe solo un freddo glaciale.
Passiamo pochi secondi nel silenzio più totale. Harry si accosta a me. Attraverso le lenti rigate dei suoi occhiali vedo la realtà. Semplice e Chiara. Non oscurata e accecata dal mio orgoglio. Sto trattando Ron in modo vergognoso. Ma non riesco a farmene una colpa. Una settimana di tempo non è abbastanza per dimenticare, perdonare, e tornare ad essere ciò che si era prima. Decisamente poco credibile, arrivati a questo punto.
Sostengo lo sguardo di Ron. Attendo. Non proferisce parola. In compenso lancia un’ occhiata a Harry. Lo guardo e scopro che non si è perso una sola mossa del mio comportamento. Alzo un sopracciglio in una muta domanda. Sono interrotta da Ron. Cerca di parlarmi, chiamandomi. Tuttavia, non c’è tempo. Il comune fischio di partenza ci avverte. Del fumo nero inizia ad uscire dal treno scarlatto. Una calca di gente si getta addosso alla bestia rossa. Ron non si impone di farmi sentire le sue ragioni.
Lascio stare.
Sono tornata al punto di partenza.


E pensare che sono arrivata venti minuti prima. Sul treno non c’è spazio.
A quanto pare ogni cabina è occupata. Sono alquanto irritata. E non mi spiego il perché. Forse è semplicemente la presenza di Ron accanto a me.
Il treno inizia la sua corsa. Siamo presi alla sprovvista e cadiamo, ammucchiati l'uno sull’altro. Nello stesso istante, il contraccolpo fa aprire e sbattere contemporaneamente una porta. Uno scompartimento. Vuoto.
Ci alziamo. Ginny e Ron in testa. Sono apparentemente sollevata.  
- Hermione - Harry si accosta a me. Si trascina dietro le valigie, arrancando.
- Dimmi Harry - chiedo seccata. So già qual è l’argomento. E non ho voglia di starlo a sentire. 
- Come hai passato le vacanze? - Lo guardo perplessa. Ero intenzionata di iniziare un discorso sul motivo per cui Ron non è contemplato nelle mie conversazioni. Ma il suo sguardo sembra sinceramente interessato. Tanto meglio. 
- Bene. Sì, insomma, mi sono tenuta occupata, in un modo o nell’al… -
Ops, penso improvvisamente, sostenendo lo sguardo della persona che si trova di fronte a me.
Colgo un’espressione abbattuta e abbastanza stizzita sul suo viso. I suoi capelli sono intrisi di un liquido arancione. A quanto pare stanno iniziando ad appiccicarsi. Goccioline di succo di zucca stanno scivolando sulla sua giacca nera di ottima fattura.
- Mi dispiace, Malfoy -
Semplicemente, mi sono distratta.
Ero talmente presa dal discorso che stavo facendo con Harry, che non mi ero accorta di aver pestato un piede al giovane Malfoy. Per il dolore aveva iniziato ad agitarsi. Di conseguenza il succo aveva finito per inzupparlo.
Sembra una bella rivincita. Ma non è così. Non sento niente.
- Io non inte…- Non finisco la frase. Di nuovo.
Draco è sul punto di scoppiare. Ma si sta trattenendo.
Scansa Harry. Mi passa accanto. Borbotta qualcosa, e sparisce.
Guardo Harry. Uno sguardo indecifrabile fa capolino sul suo volto. Mi guarda, mentre i miei occhi sono intenti ad osservare il punto nel quale Draco è scomparso.
Rimango lì. Non oso muovermi. Ho paura che tutto questo vada in pezzi. Che la mia vita si frantumi.
Rimango lì. Finché le parole di Harry non mi raggiungono. - Hermione, andiamo - Il suo sguardo è incomprensibilmente intatto.
Ed è adesso che mi sento rotta. Rotta, come il vetro. Perché il gelo, cala irrimediabilmente su di me. 




Note  

 

Salve a tutte! 
So che è passato tanto tempo, ma scrivere questo capitolo è stato particolarmente difficile. 
Comunque oggi faccio un po' di pubblicità. 

In particolar modo, ad una storia appena nata, ma davvero fantastica: 
History of a Pure Gryffindor di Crookshanks_98 
Lei mi è stata sempre vicina, e mi ha spronata a continuare. 

Poi devo fare un ringraziamento speciale a kiraeteru, che mi ha sempre seguita. Vi consiglio di passare a leggere le sue storie. 
Io ora sto leggendo Neve Isabelle Lumos - La serpe nata tra i leoni.  

Infine, ma non meno importante, Veneris, che ha recensito per prima alla mia nuova storia. 
Vi consiglio vivamente di leggere: Quando s'intende per: Riportare un ragazzo sulla ‘retta via’ e La fidanzata di Lucius Malfoy.  


Grazie a tutti per l'attenzione e per la pazienza.
Al prossimo capitolo. 
Draco_Slytherine 
   
 
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