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Autore: raspberry_slush    04/09/2012    3 recensioni
E’ entrato nella mia vita quasi per caso, ma io non ho mai creduto al caso. No. Non applicato a circostanze del genere, almeno. Anzi, a pensarci meglio, nessuna situazione giustifica la casualità. Tutto ha una sua spiegazione logica e razionale, è quello che dico sempre. Tutto può essere spiegato, persino le cose più folli e incredibili hanno il loro perché, il loro come e quando. Ecco, forse è proprio così che la definirei...una folle, incredibile circostanza. 

Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: PWP
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Ok, questa è la mia prima FF in assoluto e spero davvero che sia uscita una cosa abbastanza decente. Se scrivo da cani ditemelo nei commenti, ho davvero bisogno di critiche per sapere cosa migliorare e cosa cambiare nella mia scrittura proprio perché essendo ai primordi consigli e giudizi sono davvero preziosi. E' un capitolo un po' corto (rispetto a certi capolavori che ho letto ispirati alla Fic!), ma spero sia abbastanza consistente. Spero davvero in troppe cose, ma la più importante è di non annoiarvi ;)
Vi avverto! Potrebbe suonare un po' come la solita scontata Johnlock, ma spero di invogliarvi alla lettura, perché più avanti ci sarà qualcosa di diverso. Enjoy it :)
 
 
BLUE JEANS
CAPITOLO 1 - I WILL LOVE YOU TILL THE END OF TIME
I will love you till the end of time
I would wait a million years
Promise you'll remember that you're mine
Baby can you see through the tears?
Love you more
Than those bitches before
Say you'll remember, oh baby, say you'll remember
I will love you till the end of time
 
 
E’ entrato nella mia vita quasi per caso, ma io non ho mai creduto al caso. No. Non applicato a circostanze del genere, almeno. Anzi, a pensarci meglio, nessuna situazione giustifica la casualità. Tutto ha una sua spiegazione logica e razionale, è quello che dico sempre. Tutto può essere spiegato, persino le cose più folli e incredibili hanno il loro perché, il loro come e quando. Ecco, forse è proprio così che la definirei...una folle, incredibile circostanza. 
Come diamine sto scrivendo? Sono così insicuro, non mi riconosco davvero. Continuo a intercalare con tutti quei “forse”, “anzi” e “ma”. E poi cos’è questa melensa ridondanza di aggettivi? Che cosa irritante. Decisamente irritante. Io sono irritante (in questo momento). Le persone sono irritanti, il mondo intero lo è. Tutti, nessuno escluso. 
Lui no, oh, lui no di certo. Lui non potrebbe mai darmi alcun fastidio, proprio mai. Lui è diverso da tutto questo, dagli altri. E’ diverso semplicemente perché lui non è “gli altri”. Lui è un’entità propria, un corpo a sé stante, autonomo, esente dai monotoni schemi formali che cercano sempre (irritante) di affibbiare una regola a tutti i fenomeni immaginabili. Lui non ha regole, nessuna legge lo governa. Lui brilla di luce propria. Lui è il centro del mio piccolo insulso universo. Lui è il mio Sole. (Guarda mi sono deciso anche a studiare il Sistema Solare per te...non sai che tedioso sacrificio!, tutti quei nomi propri e quelle inconcludenti cifre e quelle inutili nozioni. Ma tu mi ripetevi che era importante, fondamentale. Ciò che importa a te di conseguenza importa anche a me, lo dovresti sapere). 
E’ davvero il mio piccolo Sole personale (solo mio, chiaro). Me ne rendo conto anche adesso mentre lo osservo avvicinarsi con quel suo passo incerto, biascicato (non lo fai sempre, perché ogni tanto fai partire questo tic?). Ora osservo. Anche la tazzina di tè si trova nella mia stessa situazione: dipende da lui, senza di lui, senza la sua costante presenza cadrebbe in frantumi, in mille pezzi, per terra. (Sei il nostro campo gravitazionale, John).
Tutto me stesso, ogni singola particella e cellula del mio smunto corpo ruota intorno alla sua esistenza, proprio come i nove pianeti seguono disciplinati l’orbita del Sole. Del resto, siamo davvero tutti nati pianeti dispersi e senza orbita, con un solo compito che ci accomuna: la ricerca del nostro centro universale, piccolo segreto personale, la persona, l’ente che sostiene tutto il nostro peso e lo governa con regole perfette e calibrate. Ecco, lui è il punto in cui confluiscono tutte le emozioni più represse, tutto il me stesso che nessuno conosce è concentrato in lui, lui è ciò che gli altri non vedono di me. 
Mi odio. Mi odio perché non so spiegarmi da dove sto tirando fuori tutto questo sentimentalismo, non trovo nulla di collegabile e teorico. Sono sempre stato uno spara sentenze secco e apatico, non ho mai avuto alcun problema ad oltraggiare il prossimo , di qualunque grado si fosse trattato. Ma questo? Questo me stesso è diverso. Sono diventato, un molle e romantico aforista di fine ottocento, potrei quasi mettermi a scrivere romanzi rosa se volessi. (Guarda come mi trasformi John, mi porti da un polo opposto all’altro, e ancora non lo noti, non lo noterai mai, sia maledetta la tua innocenza!).  
Eccolo è vicino. Lo so perché riesco ad annusare perfettamente il suo denso profumo maschile, invade presuntuoso le mie narici (Calvin Klein, “Be”. Fragranza del 2012. Appena uscita. Te la sei svuotata addosso o è una mia impressione? E’ troppo intensa. Non ho mai sentito qualcuno mettersi così tanto profumo addosso. A meno che...). 
Ho gli occhi chiusi, fingo di pensare, lui non mi interrompe mai quando sto pensando, ha un rispetto devoto per la mia mente al lavoro (adoro questa tua adorazione, quasi paterna) e se non mi disturba io non dovrò guardarlo e sostenere il suo sguardo gravitante su di me, sul mio corpo. Gravità. Lui è il mio Sole, il mio campo gravitazionale. 
“Sherl...”. Si schiarisce la voce. Quanto amo le sue corde vocali quando si contraggono così dolcemente, senza preavviso (nascondono un’emozione repressa? Un sentimento sotterraneo? Dimmelo, John, avanti). 
Ha deciso di parlarmi, allora. Devo ascoltarlo, lui c’è sempre quando io lo voglio. Schiudo lentamente le palpebre, un movimento quasi impercettibile, ma lui lo coglie: sa tradurre le vibrazioni del mio corpo meglio di chiunque altro. 
“Sherlock, dobbiamo parlare”.
  
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