storia classificatasi quarta al contest "Possa sempre la fortuna essere dalla vostra parte" sul forum di EFP.
Once Upon A Time
«
Ron, sai benissimo che io e Harry
siamo cresciuti tra
i Babbani! » protestò Hermione.
« Da piccoli non
ci raccontavano queste storie,
noi conosciamo
Biancaneve e i Sette Nani, Cenerentola...»
«
Cos'è, una malattia? » chiese Ron.
-Harry Potter e i Doni
della Morte
«
Papà, papà! Non riesco a dormire » si
lamentò Hugo, irrompendo
nella camera dei genitori e scontrandosi contro il letto -alto quanto
lui. Rimase in piedi, il piccolo torace premuto contro il materasso e
le braccia allungate sopra di esso. In mano teneva un vecchio
libro.
Hermione, seduta con la schiena appoggiata alla testiera
del letto, guardò il figlio da sopra gli occhiali
rettangolari.
«
Abbassa la voce, Hugo, tuo padre dorme »
« Dormiva,
vorrai dire » brontolò Ron, riemergendo dal
groviglio di lenzuola.
Aveva i rossi capelli arruffati e gli occhi azzurri un po'
gonfi.
« Qual è il problema, peste? »
Il piccolo Hugo lo guardò,
supplichevole. « Mi sono svegliato e Rose dorme lo
stesso.
Voglio parlare con lei, ma lei non mi dà retta. »
« Non
puoi sempre stare attaccato a tua sorella, lo sai. Lasciala
riposare. »
« Io ora però non riesco a dormire.
»
Ron
sbuffò e fece per ricoricarsi, lasciando il figlio ai suoi
complessi, ma Hermione con un movimento fulmineo gli tolse il cuscino
da sotto la testa.
« Non provare a riaddormentarti ». Ron
alzò gli occhi al cielo e si sedette nella stessa posizione
di
Hermione, che si stava avvicinando a lui per far posto ad Hugo.
«
Stiamo un po' insieme, magari ti viene sonno » disse,
passandogli un
braccio dietro la schiena e facendo spuntare la mano sotto quello del
figlio, per prendere il libro. « Cos'hai qui?
»
«
Oh, le Fiabe di Beda il Bardo! » disse
eccitato Ron. «
Le leggiamo? »
« Beda il Bardo? Ma le hai già lette
tutte, Hugo. Non ti annoi? »
Hugo fece cenno di no con la testa,
imitato dal padre.
« Non l'ho chiesto a te, bambinone »
rise Hermione dando un colpetto sul naso al marito.
« Ho
un'idea. Che ne dici se te ne racconto qualcuna babbana? »
Gli
occhi del piccolo Hugo si fecero più grandi.
« Tu le conosci,
mamma? »
« Certo. Erano quelle che raccontavano a me da
bambina. »
« Per il perizoma leopardato di Merlino!
»
esclamò Ron, come fulminato, guardando la moglie.
« una volta
le hai nominate, vero? Erano quelle con quei nomi assurdi, tipo
“La
Cenere e la Pentola”, o “ I Bucaneve e gli Stregoni
Cani”! »
« Erano Cenerentola e Biancaneve
e i Sette Nani
» lo corresse Hermione con un'occhiata gelida, mentre Hugo
ridacchiava.
« Beh, come li ho detti io suonano meno
ridicoli. »
Hermione lo ignorò. « Allora Hugo, vuoi?
»
« Sì! » disse, battendo le
mani e sistemandosi
nell'abbraccio della madre. Questa si tolse gli occhiali e si
massaggiò la radice del naso, per poi cominciare a parlare.
«
Ti racconterò la mia preferita: La Bella
Addormentata nel Bosco.
»
« Un po' presuntuosa la ragazza » fece
notare Ron.
Hermione alzò un sopracciglio.
« Beh, è vero! Chi le
assicura di essere così bella? La bellezza è
soggettiva »
«
Ringrazia il fatto che la bellezza sia soggettiva, altrimenti non
avresti trovato qualcuna disposta a sposarti »
Ron aprì la
bocca, offeso, ma Hermione continuò senza farci caso.
«
Allora, dicevo. C'era un volta una Regina che aveva dato alla luce
una bella bambina »
« Quindi era bella anche da piccola?
»
« Ron, ma la smetti?!» disse Hermione
contrariata. Ron
alzò le mani in segno di scuse.
« Dicevo. Il Re aveva
organizzato una grande festa in onore della bambina, invitando tutto
il regno. Tutto il regno tranne una fata cattiva che nessuno voleva
al banchetto: Malefica ».
« Malefica » Ron
ridacchiò. « Che nome angosciante.
Ho i brividi
dappertutto.»
Hermione gli diede una gomitata. « Malefica
era molto arrabbiata per non essere stata invitata, e si
vendicò
lanciando una maledizione alla bella bimba.
Perché era
bella, Ron » disse Hermione, anticipando il marito
che aveva già
aperto bocca per interromperla. « Non è
che siccome tu eri un
neonato raggrinzito, rosso e urlante tutti i bambini devono essere
uguali. »
« Questa è pura cattiveria da parte tua,
sappilo. »
« Comunque, la maledizione diceva che
all'età
di sedici anni la principessa, che si chiamava Aurora, si sarebbe
punta con un fuso e che sarebbe morta. »
« Ferma, ferma.
» la interruppe Ron. « Siamo passati alle
fiabe di paura
senza dirmi niente? »
« Ma cosa ci trovi di pauroso, di
grazia?! »
« Praticamente stai dicendo che questa tizia
si squarcerà la mano! »
« Non ho detto questo! Puoi
stare zitto per un po'? Parla quello che si leggeva “Lo
Stregone
dal Cuore Peloso!” Quella sì che
è una storia
raccapricciante! »
« Ma almeno lì lo Stregone non
pretendeva di essere descritto come “bellissimo”
come questa
Aurora! »
Hermione fece un profondo respiro, cercando di non
dare in escandescenze.
« Lasciamo stare. Quindi, la
maledizione impaurì tutti, ma una fata buona
cercò di renderla meno
pericolosa e fece sì che invece di morire, la Principessa
dopo la
puntura cadesse in un sonno di cent'anni... »
« Le ha
proprio fatto un favore! Cosa vuoi che siano, cent'anni! »
«
Fino alla venuta del Vero Amore » continuò
Hermione, senza
lasciarsi distrarre. « Le Fate portarono Aurora in
un posto
lontano così che Malefica non potesse trovarla. Il giorno
dei suoi
sedici anni la Principessa, durante una passeggiata nel bosco,
incontrò un bel Principe... »
« Certo che questa è la
Contrada della Bellezza... »
« E dopo aver parlato e
danzato il Principe le chiese di poterla rivedere. Lei
acconsentì,
dandogli appuntamento a quella sera nella sua casetta. Ma Aurora
scoprì presto di dover tornare al castello dai suoi
genitori, felici
che il giorno del suo compleanno stesse passando senza incidenti.
Lei, a malincuore, partì e il Principe non trovò
nessuno ad
attenderlo nella casetta nel bosco. »
« E' una storia
davvero commovente » disse Ron, fingendo di asciugarsi le
lacrime.
« Ma non è finita! » disse
Hermione. Ron fece il
gesto di volersi decapitare.
Hermione continuò, imperterrita.
« La Principessa Aurora però a palazzo
incontrò una vecchietta che
stava filando. Ella le chiese di aiutarla, e nel farlo Aurora si
punse e cadde a terra, addormentata. Quando i suoi genitori la
trovarono piansero tutte le loro lacrime e la poggiarono su un
bellissimo baldacchino, in modo che riposasse al meglio. Nel
frattempo le fate buone gettarono un incantesimo sugli abitanti del
castello, in modo che al suo risveglio la Principessa non fosse
sola.»
« Non sarebbe successo » intervenne
Ron. «
Dopotutto, una ragazza così bella
avrebbe trovato certamente
qualcuno disposto a farle compagnia. »
Hermione gettò un
lamento, frustrata. « Si può sapere
qual'è il tuo problema?
Sto cercando di raccontare una fiaba a tuo figlio! Fallo tu visto che
sei così bravo a criticare! »
Ron fece marcia indietro. «
No, no, continua pure tu. Andavi benissimo »
« Bene! »
esclamò Hermione, « dicevo!
Il Principe, saputo della
maledizione, volle salvare la Principessa, ma venne fermato da
Malefica, trasformatasi in un drago che... e adesso cosa
c'è? »
Ron aveva sbuffato sonoramente. All'occhiata furiosa della
moglie si fece piccolo piccolo, ma disse comunque:
« Andiamo,
questa storia è ridicola! I Babbani non credono alla magia e
non la
sanno usare, ma raccontano comunque di fate, incantesimi e donne che
diventano draghi pericolosi! E' assurdo, non trovi? »
«
Ascoltami bene, Ron, ora tu taci e ascolti la mia storia, o ti
ritrovi questa bacchetta su per il... »
« Ok, ok, sto
zitto. »
« Bravo. Allora. Il Principe riuscì a
uccidere
Malefica, per poi correre da Aurora, che con la sua pelle candida e
le labbra rosse era davvero... » e qui Hermione
gettò un'occhiata
ammonitrice a Ron, « bellissima.
» Ron ridacchiò.
«
Il Principe si chinò su di lei e le diede un bacio. La
Principessa
si svegliò, e con lei tutto il castello. Vennero celebrate
le nozze,
perché il Principe era il suo Vero Amore, un bellissimo,
gentilissimo e soprattutto silenziosissimo ragazzo, che non
disturbava la moglie con inutili commenti. E per questo vissero
insieme felici e contenti. »
Hermione incrociò le braccia e
guardò il marito con aria di sfida. «
Fine. »
«
Una fiaba deliziosa. Anche se non ho apprezzato la frecciatina alla
fine. »
« Te la meritavi. »
« Ora però
voglio chiederti una cosa. Perché mi hai sottoposto a questa
storia
ridicola e senza senso? »
« Non era per te, Ronald »
sibilò Hermione, « era per...
»
Oh. Hugo era scivolato
dall'abbraccio della madre e ora era raggomitolato su un fianco
all'estremità del letto. Hermione lo guardò
amorevole. «
Vedi? Grazie alla mia fiaba si è addormentato. »
Ron si grattò
il collo. « In verità, si era
già addormentato prima che tu
dicessi il nome della fata cattiva... Non penso che non riuscisse ad
addormentarsi davvero, voleva solo una scusa per dormire con noi.
»
Hermione lo guardò incredula. « E
perché non me l'hai
detto? Io mi sono dovuta sorbire i tuoi insopportabile interventi per
niente? »
« Non per niente. » Ron sorrise e
avvicinò il
suo volto a quello della moglie. « Secondo me non
era così
male ».
« Come no » sbuffò Hermione,
alzando la testa
con un movimento quasi involontario per scoprire il collo. Ron ne
approfittò per accarezzarle la pelle con le labbra,
facendole
emettere un basso gemito pieno di desiderio.
Un colpetto di tosse
li avvertì della presenza di qualcuno. « Mamma?
Papà? »
Ron
si stacco a malincuore dallo squisito collo che si stava accingendo
ad assaggiare e guardò verso la porta, dove una ragazzina
stava in
piedi appoggiata alla cornice, un po' imbarazzata.
« Rose »
disse Hermione, « che ci fai sveglia? »
Rose si strofinò
i piedi. « Avevo sete e ti ho sentito raccontare la
storia.
Era bella... »
A Hermione venne da ridere. Rose diceva sempre
che a otto anni si è troppo grandi per la fiabe, ma in fondo
le
piacevano da morire.
« Vieni qui » disse, e la figlia si
affrettò a raggiungere il letto dei genitori, sistemandosi
accanto
al padre, che le scompigliò i capelli. Lei si
accoccolò contro il
suo petto e chiuse gli occhi, stanca.
Entrambi gli adulti la
guardarono affettuosamente. « Beh, si direbbe che
qualcuno ha
apprezzato la mia storia. » disse Hermione,
vittoriosa. «
Nonostante le tue critiche, Signor
Sono-invidioso-delle-belle-principesse »
Ron ghignò. Erano
tutti e quattro nel letto, abbracciati; i genitori nel mezzo, Hugo
raggomitolato vicino alla madre e Rose avvinghiata al padre. Hermione
sistemò la sua testa nell'incavo tra la spalla e la testa
del
marito, che poggiò una guancia sui suoi capelli.
Stettero
in quel modo in silenzio per un attimo, godendosi quell'atmosfera
calda e familiare. Poi Ron tossicchiò, a disagio.
«
Senti... ne conosci altre? »
« Cosa? »
« Di...
insomma, lo sai. »
Hermione sorrise. « Non ne ho idea »
disse, innocentemente.
Ron roteò gli occhi. « Ti odio.
Devi farmelo dire per forza? ». Hermione annuì con
vigore.
«
E va bene. Ne sai ancora di fiabe babbane? »
Hermione scoppiò a
ridere così forte che per un attimo temette di aver
svegliato i
bambini. Ah, il dolce gusto della vittoria.
« Sì, ne so
altre. La prossima volta ti racconterò di Peter Pan, un
bambino dai
capelli rossi che adorava ascoltare le fiabe dalla finestra. Era
anche un gran rompiscatole. Penso ti somigli molto. »
«
Spiritosa » bofonchiò Ron, seccato.
La strega diede in un
sorriso dolcissimo, stringendosi al marito. «
Sì. Lui si
innamora di Wendy, dolce ragazza dai capelli di caramello, colei che
amava raccontare le storie ai fratellini più piccoli.
»
Ron
sorrise a sua volta, giocherellando con una ciocca dei lunghi capelli
castani della donna che aveva accanto. « Questo mi
ricorda
qualcosa. Mi piace questa storia. Sembrano stare bene insieme, vero?
»
« Sì. Lei gli raccontava le favole, lui
le insegnava a
volare.* »
Il sorriso di Ron si fece ancora più ampio. Le diede
un bacio tra i capelli e con un movimento di bacchetta spense la
candela che illuminava la stanza. Strinse a sé Rose e
sussurrò
all'orecchio della moglie: « Qui c'è una
differenza. Credo proprio
che domani ti insegnerò a giocare a Quidditch. »
Note:
*
citazione di Peter Pan