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Autore: Hacy    05/09/2012    3 recensioni
Quando scese dalla macchina rimase come pietrificata: non aveva mai visto una struttura così grande ed imponente, le faceva quasi paura. Aveva sempre vissuto in un bilocale con tre sorelle e una mamma completamente assente ed era abituata agli spazi piccoli, sapeva gestire il proprio cerchio ed amava trovare rifugio negli angolini più protetti. Questo non era assolutamente quello che si addiceva al suo stile di vita.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L’auditorium era forse il più grande che avesse mai visto in tutta la sua vita nonostante lo stesse guardando attraverso una tendina. Il backstage era stranamente affollato: oltre lei c’erano i sette nuovi alunni, gli insegnanti, la rettrice e una decina di altri ragazzi che squadravano tutti quanti da capo a piedi con qualcosa di irritante ma curioso allo stesso tempo.
La rettrice riunì tutti in un cerchio e spiegò velocemente cosa avrebbero dovuto fare e subito dopo uscì sul palco con un grande sorriso. «Buon pomeriggio a tutti voi ragazzi,» iniziò con voce sicura e squillante «sapete tutti quanti per quale motivo siamo riuniti tutti qua oggi e dopo settimane di spiegazioni non penso ci sia altro da dire!» continuò fermandosi per una breve risata che fu imitata da tutti «Quindi ora vi saranno presentati i nostri nuovi otto alunni che seguiranno regolarmente le nostre lezioni.» e fece qualche passo indietro per fare spazio ai ragazzi che per qualche causa ancora sconosciuta aspettavano con loro dietro le quinte. Tutti sorridevano e il primo della fila prese il microfono e presentò il primo ragazzo, Louis, il secondo presentò Josh, il terzo Nat e così via finché la terzultima ragazza con un grande sorriso presentò il suo nome e dopo essersi guardata attorno prese un bel respiro e uscì sul palco tra applausi e sorrisi. Pensò un tantino sorpresa se ogni volta che arrivava un ragazzo nuovo allestivano tutto questo corteo. La preside riprese la parola e disse qualcosina su ogni ragazzo e dopo un ultimo applauso furono liberi di tornare nel backstage dagli insegnati che avevano guardato tutto da lì.
«Benissimo ragazzi, siete liberi di andare alle vostre stanze per sistemare le vostre valigie.» esordì tranquillamente il professor Brown dopo aver regalato ad Ana un grande sorriso. Tutti annuirono e andarono verso l’uscita. Attraversarono lentamente l’atrio, le scale e il lungo corridoio fino alle proprie stanze e con sua gioiosa sorpresa Nat entrò proprio nella sua insieme a lei. Si sorrisero e ognuna andò verso il proprio bagaglio per poterlo sistemare. «Di dove sei?» chiese la mora quando ebbe finito mentre si sedeva sul letto. «Sono nata a Londra ma da quando avevo due mesi vivo a Boston!» le rispose imitandola dopo aver ripiegato e ficcato i borsoni sotto al letto. «Tu sei di Los Angeles?» continuò poi ricordandosi che neanche lei le aveva detto di dove fosse esattamente. «Magari! Ci sono stata molte volte ma purtroppo non ci vivo, sono di Sacramento.» disse sorridendole. Ana annuì e le fece segno con la mano di scusarla per poi entrare in bagno per darsi una rinfrescata perché si era appena accorta di star sudando tantissimo e non le piaceva sentirsi sporca davanti gli altri. Fece una lunga doccia tiepida e quando uscì si avvolse in un asciugamano e dopo averli tamponati per bene legò i lunghi capelli in una coda molto alta. Prima di uscire indossò i pantaloncini e la maglia che aveva velocemente afferrato dall’armadio prima di entrare in bagno. «Scusami se non ti ho chiesto un consenso ma mi stavo sentendo un po a disagio tutta sudata..» spiegò Ana sedendosi di fronte a Nat che era stesa sul letto a leggere una rivista. La ragazza si girò, le sorrise e le disse di non preoccuparsi per poi alzarsi ed andare anche lei a fare una doccia.
Quando fu sola iniziò a squadrare la stanza nei minimi particolari in modo da poterne apprezzare di più la bellezza. I comodini erano alti quanto i letti, laccati color panna e con delle decorazioni a ghirigoro per tutto il perimetro. Avevano due cassettini molto ampi divisi in scompartimenti così da facilitare l’ordine delle cose. I letti erano interamente in legno di un marroncino chiaro, molto probabilmente acero, perfettamente levigato e liscio, di una bellezza sorprendente. Armadi dello stesso colore, molto alti e con quattro ante, all’ interno di due di queste si trovava un grande scompartimento per appendere gli abiti e le altre due si aprivano su una serie di scaffali e cassetti di diverse misure. Le scrivanie erano una di fianco all’altra e nonostante non si toccavassero, condividevano una grande libreria che si estendeva sulla parete. Era tutto così ordinato da sembrare irreale.
Ana adorava l’ordine e non riusciva a capire cosa ci fosse di così difficile nel raccogliere un paio di scarpe o una maglietta da terra o una sedia e sistemare tutto in cassetti e armadi; e dopo tutto una stanza ordinata è molto più bella.
Nat uscì dal bagno una decina di minuti dopo con un turbante in testa e una maglia che le arrivava fino a metà coscia; era una ragazza così minuta che qualunque cosa le sarebbe stata così.
«Ti va di chiacchierare?» le chiese la bruna una volta seduta sul suo letto. Ana annuì sedendosi a sua volta a gambe incrociate proprio davanti a lei. «Siccome saremo compagne di stanza per i prossimi tre anni dobbiamo conoscerci.» disse poi ridendo. «Chiedimi tutto quello che vuoi ed io ti rispondo.» esordì Ana e la ragazza annuì iniziando a pensare a qualche domanda, stupida che sia. Le chiese come si chiamassero i suoi genitori, se fosse figlia unica, cosa le piacerebbe fare da grande, dove aveva studiato prima di arrivare in quella scuola, come mai avesse deciso di tentare l’ammissione lì, cosa le piacesse fare nel tempo libero, quale fosse la sua celebrity crush, il suo film preferito, che tipo di musica ascoltasse, se avesse mai avuto un ragazzo, che tipo di vita faceva, il suo cibo preferito e tanto, tanto altro. Lei si limitò a dire si o no, oppure, all’occorrenza iniziava dei lunghi discorsi dettagliati che alla californiana piacevano molto. «I miei si chiamano Laure e Nicholas. Sono figlia unica. La pittrice. Ho frequentato una scuola superiore di Boston. Non so perché; mi ha colpito tantissimo l’eleganza e l’imponenza di questo posto ma più di tutto mi è piaciuta perché qui posso coltivare quello che mi piace. Adoro passeggiare, chiacchierare al telefono, mangiare e tanto altro che scoprirai col tempo, è inutile fare un elenco adesso. Johnny Depp da quando mi ricordi. Non penso di avere un film preferito, me ne piacciono troppi. Ascolto di tutto, non ha importanza chi sei o che tipo di musica tu faccia abitualmente, se mi piace una tua canzone finisci sul mio iPod. Diciamo che i ragazzi non sono il mio punto forte. La mia era ed è ancora una vita normale, sono una ragazza normale a cui piace fare cose normali, penso. Assolutamente la cioccolata. » ad Ana piaceva chiacchierare e quando fu il suo turno nel fare le domande si sbizzarrì per bene dato che le piaceva anche curiosare nella vita delle persone; questa era una delle poche cose che a volte la rendevano fastidiosa ma fortunatamente aveva così tanti pregi da offuscare tutti i difetti. Un altro dei quali era il parlare: parlava tanto, forse troppo ma lei, al contrario dei suoi genitori, non lo vedeva come un difetto, lei amava parlare e parlando passarono il pomeriggio. «Che ore sono?» chiese la bruna guardando fuori dalla finestra. «Quasi le otto.» Nat storse il naso e si alzò per poi aprire la porta della camera e sbirciare il corridoio nel quale c’era un gran via vai. Tutti i ragazzi stavano uscendo dalle loro camere e si stavano dirigendo verso non sapeva  cosa, forse la mensa. «Dici che bisogna andare in mensa?» chiese la bruna girandosi verso Ana che alzò le spalle. In quel momento davanti la camera passò Josh, uno dei ragazzi appena arrivati. «Scusami! Josh! Josh giusto? Bene, dove vanno tutti?» chiese cordialmente cercando il più possibile di non far notare il modo in cui era vestita e acconciata. «A mangiare! Non ho capito bene dove ma io seguo solo gli altri!» rispose ridendo il ragazzo. Ana si alzò dal letto e andò vicino l’amica. «Veniamo anche noi! Potresti aspettarci? Penso che da sole saremmo perse nonostante la folla!» disse ridacchiando anche lei. Il ragazzo le sorrise e annuì e subito dopo entrambe erano davanti l’armadio per scegliere qualcosa da mettere. Nat era decisamente nel panico, era ovvio a guardarla che lei era una di quelle persone che ci mettevano ore a prepararsi per bene. Ana al contrario era molto acqua e sapone, non amava particolarmente truccarsi se escludiamo il filo di matita nera che metteva sugli occhi sempre prima di uscire e per quanto riguarda i vestiti era solo fatta a modo suo.
Sapendo che non potevano far attendere Josh a lungo in cinque minuti furono bene o male pronte per scendere. Nat aveva indossato un jeans lungo e una maglia a mezze maniche color panna e aveva lasciato i capelli umidi e ricci sciolti sulle spalle mentre Ana aveva infilato velocemente uno dei tanti paia di pantaloncini a vita alta e aveva abbinato una canottiera bianca con su delle scritte, una di quelle unite direttamente alla fascia perché molto smanicata. I capelli erano raccolti in una lunghissima treccia che le scendeva sulla schiena con il ciuffo che cadeva liberamente sulla fronte e sulla guancia sinistra come sempre.
Uscirono dalla camera e trovarono Josh appoggiato al muro di fronte al loro al quale si era affiancato Liam, il ragazzo che gli era stato assegnato come compagno di stanza. Si erano appena conosciuti anche loro ma sembravano già molto in confidenza.
«Eccovi finalmente, andiamo?» chiese il moro sorridendo. Annuirono e fianco a fianco si diressero verso la mensa insieme al fiume di ragazzi che sembrava non finire mai.
Camminavano fianco a fianco parlottando di quello che si aspettavano e di come avevano trovato la scuola, i ragazzi, tutto. Lei non poté trattenersi dall’esprimere tutta l’adorazione che provava per quella struttura, per ogni singola mattonella che componeva quel meraviglioso palazzo dell’arte, era  follemente innamorata di un istituto, strano ma vero. Dopotutto Ana era fatta così, una ragazza strana, diversa dalle altre; sin da quando era piccola non le era mai piaciuto quello che piaceva alle sue coetanee, le piaceva sperimentare cose nuove, andare in giro per il suo piccolo mondo, provare di tutto e non se ne pentiva mai, era fiera di essere la ragazza strana della compagnia, era un particolare che la rendeva interessante.
«Avete la più pallida idea di dove stiamo andando?» chiese ad un tratto la rossa guardandosi attorno. Gli altri scossero la testa per poi scoppiare a ridere e lei fu contenta di ridere insieme a loro, i suoi nuovi amici. «Scusami, dove stiamo andando?» chiese un po imbarazzato Liam ad un ragazzo moro che proprio davanti a loro rideva e scherzava con i suoi amici. Lui si voltò e dopo una risatina inquietante si ricompose facendo capire di aver intuito che loro erano alcuni dei nuovi ragazzi. Sorrise «A mensa, è in fondo a questo corridoio!»  disse gentilmente per poi girarsi di nuovo e tornare a parlare con gli amici. Ana continuò a guardarlo per un po: era bello, molto bello, fin troppo. «Ana? Amore a prima vista?» rise Nat schioccando le dita di fronte il suo viso. Lei rise scuotendo la testa «Ma ti prego, è praticamente scolpito nella ceramica, banale!» rispose lei continuando a ridere facendo nascere sul volto dei tre ragazzi un’espressione curiosa e divertita. Si sentì sollevata quando notò che i suoi amici non l’avevano preso come un insulto, non intendeva assolutamente essere cattiva, solo diretta e sincera. Annuì tra se e se prima di arrivare ad un grande portone spalancato che dava su un enorme stanza totalmente bianca con pavimenti di mattonelle lisce e candide tra le quali si riconosceva solo la fuga di un grigio chiaro. I tavoli sembravano centinaia, tutti perfettamente tondi e sistemati con ordine in modo strategico attorno ai quali c’erano tante belle sedie bianche di legno verniciato. Tutti i ragazzi le stavano muovendo e sistemando in modo da poter accomodarsi tutti insieme ai propri amici. Josh notò un tavolo vuoto quasi nel mezzo della sala e si avvicinarono cauti e sorridenti. Quando fu abbastanza vicina ad essi notò che proprio al centro di ognuno c’era una H stampato in un font elegante, bellissimo e color panna. Come poteva quella donna avere così tanto gusto? Perché lo sapeva che le stanze interne erano arredate dallo staff scolastico a capo del quale c’era e c’è tutt’ora la rettrice.
Avrebbe potuto rimanere in quella scuola per sempre, era troppo bella per essere reale, troppo.
Si accomodarono e si guardarono attorno in cerca di visi familiari, magari di quelli degli altri ragazzi oppure del ragazzo che lei aveva incontrato appena arrivata. Notò che il ragazzo moro era seduto un paio di tavoli più in la insieme ad un paio di ragazzi e tre ragazze, molto probabilmente le fidanzate.
«Ok, e ora?» chiese Liam guardandosi attorno. Non c’era nessun tipo di bancone dal quale passare coi vassoi come alle normalissime mense delle superiori quindi nessuno riuscì a dare una risposta, neanche la preside che entrò in quell’istante facendo fermare e zittire tutti. «Buonasera a tutti ragazzi e buon appetito.» disse per poi dirigersi verso un tavolo all’estrema sinistra uguale agli altri dove si sedettero poi anche i professori che avevano conosciuto all’entrata. Si guardarono con aria interrogativa ma stettero zitti e aspettarono qualcosa, sarebbe successo qualcosa, nessuno si muoveva o fiatava, segno che stava per accadere qualcosa. Qualche minuto dopo fecero il loro ingresso nella sala centinaia di camerieri con vassoi su vassoi con su dei piattini bianchi perfettamente ordinati contenenti la loro cena. Rimasero tutti e quattro meravigliati; era davvero assurdo.
Mangiarono con calma perché poterono avere questo privilegio mentre chiacchieravano e ridevano, era davvero una delle giornate più belle della sua vita, nel posto più bello del mondo. Quando tutti ebbero finito la preside si alzò e disse che potevano tutti andare. Pensò ne sarebbe seguito il caos invece tavolo per tavolo in ordine di distanza dal portone i ragazzi si alzarono e uscirono con calma e silenzio: non aveva mai visto niente del genere.
Quando fu il loro turno imitarono solo gli altri e con eleganza si avviarono verso l’uscita ed una volta fuori non poterono trattenere le risate, era tutto talmente perfetto da sembrare irreale e anche leggermente ridicolo.
Ana controllò l’orario e insieme a Nat decisero di tornare in stanza perché oltre ad essere stanche volevano quale ora in più per conoscersi e diventare amiche, dopotutto il giorno dopo sarebbero iniziate le lezioni e ogni momento era prezioso. I ragazzi le accompagnarono e le diedero la buonanotte con un gran sorriso. «Piacere di avervi conosciute ragazze!» esclamò Josh prima di sparire dietro l’angolo. Le due si guardarono e si sorrisero per poi entrare in camera chiudendosi la porta alle spalle.



look here babes!
ok, eccovi amaramente servito il secondo capitolo.
so che non è fantastico ma sinceramente questa storia mi convince, è che devo trovare un po di ispirazione in più D:
di questi tempi sono vuota, sarà che sta per iniziare la scuola c.c
by the way, spero vi sia piaciuto e ringrazio chi si sia fermato a leggero o addirittura recensire.
ringrazio come ogni volta quella santa della giusy che mi ha supportaro e corretto e che può capire la mia agonia da pre liceo classico xD
grazie ancora a tutti e al prossimo capitolo♥♥
kiss, frah.
  
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