L’auditorium
era forse il più grande che avesse mai visto in tutta la sua
vita nonostante lo
stesse guardando attraverso una tendina. Il backstage era stranamente
affollato: oltre lei c’erano i sette nuovi alunni, gli
insegnanti, la rettrice
e una decina di altri ragazzi che squadravano tutti quanti da capo a
piedi con
qualcosa di irritante ma curioso allo stesso tempo.
La
rettrice riunì tutti in un cerchio e spiegò
velocemente cosa avrebbero dovuto
fare e subito dopo uscì sul palco con un grande sorriso.
«Buon pomeriggio a tutti voi ragazzi,»
iniziò con voce sicura e
squillante «sapete tutti quanti per
quale
motivo siamo riuniti tutti qua oggi e dopo settimane di spiegazioni non
penso
ci sia altro da dire!» continuò
fermandosi per una breve risata che fu
imitata da tutti «Quindi ora vi
saranno
presentati i nostri nuovi otto alunni che seguiranno regolarmente le
nostre
lezioni.» e fece qualche passo indietro per fare
spazio ai ragazzi che per
qualche causa ancora sconosciuta aspettavano con loro dietro le quinte.
Tutti
sorridevano e il primo della fila prese il microfono e
presentò il primo
ragazzo, Louis, il secondo presentò Josh, il terzo Nat e
così via finché la
terzultima ragazza con un grande sorriso presentò il suo
nome e dopo essersi
guardata attorno prese un bel respiro e uscì sul palco tra
applausi e sorrisi.
Pensò un tantino sorpresa se ogni volta che arrivava un
ragazzo nuovo
allestivano tutto questo corteo. La preside riprese la parola e disse
qualcosina su ogni ragazzo e dopo un ultimo applauso furono liberi di
tornare
nel backstage dagli insegnati che avevano guardato tutto da
lì.
«Benissimo ragazzi, siete liberi di
andare
alle vostre stanze per sistemare le vostre valigie.»
esordì tranquillamente
il professor Brown dopo aver regalato ad Ana un grande sorriso. Tutti
annuirono
e andarono verso l’uscita. Attraversarono lentamente
l’atrio, le scale e il
lungo corridoio fino alle proprie stanze e con sua gioiosa sorpresa Nat
entrò
proprio nella sua insieme a lei. Si sorrisero e ognuna andò
verso il proprio
bagaglio per poterlo sistemare. «Di
dove
sei?» chiese la mora quando ebbe finito mentre si
sedeva sul letto. «Sono nata a
Londra ma da quando avevo due
mesi vivo a Boston!» le rispose imitandola dopo
aver ripiegato e ficcato i
borsoni sotto al letto. «Tu sei di
Los
Angeles?» continuò poi ricordandosi che
neanche lei le aveva detto di dove
fosse esattamente. «Magari! Ci sono
stata
molte volte ma purtroppo non ci vivo, sono di Sacramento.»
disse
sorridendole. Ana annuì e le fece segno con la mano di
scusarla per poi entrare
in bagno per darsi una rinfrescata perché si era appena
accorta di star sudando
tantissimo e non le piaceva sentirsi sporca davanti gli altri. Fece una
lunga
doccia tiepida e quando uscì si avvolse in un asciugamano e
dopo averli
tamponati per bene legò i lunghi capelli in una coda molto
alta. Prima di
uscire indossò i pantaloncini e la maglia che aveva
velocemente afferrato
dall’armadio prima di entrare in bagno. «Scusami
se non ti ho chiesto un consenso ma mi stavo sentendo un po a disagio
tutta
sudata..» spiegò Ana sedendosi di fronte
a Nat che era stesa sul letto a
leggere una rivista. La ragazza si girò, le sorrise e le
disse di non
preoccuparsi per poi alzarsi ed andare anche lei a fare una doccia.
Quando
fu sola iniziò a squadrare la stanza nei minimi particolari
in modo da poterne
apprezzare di più la bellezza. I comodini erano alti quanto
i letti, laccati
color panna e con delle decorazioni a ghirigoro per tutto il perimetro.
Avevano
due cassettini molto ampi divisi in scompartimenti così da
facilitare l’ordine
delle cose. I letti erano interamente in legno di un marroncino chiaro,
molto
probabilmente acero, perfettamente levigato e liscio, di una bellezza
sorprendente. Armadi dello stesso colore, molto alti e con quattro
ante, all’
interno di due di queste si trovava un grande scompartimento per
appendere gli
abiti e le altre due si aprivano su una serie di scaffali e cassetti di
diverse
misure. Le scrivanie erano una di fianco all’altra e
nonostante non si toccavassero,
condividevano una grande libreria che si estendeva sulla parete. Era
tutto così
ordinato da sembrare irreale.
Ana
adorava l’ordine e non riusciva a capire cosa ci fosse di
così difficile nel
raccogliere un paio di scarpe o una maglietta da terra o una sedia e
sistemare
tutto in cassetti e armadi; e dopo tutto una stanza ordinata
è molto più bella.
Nat
uscì dal bagno una decina di minuti dopo con un turbante in
testa e una maglia
che le arrivava fino a metà coscia; era una ragazza
così minuta che qualunque
cosa le sarebbe stata così.
«Ti va di chiacchierare?»
le chiese la
bruna una volta seduta sul suo letto. Ana annuì sedendosi a
sua volta a gambe
incrociate proprio davanti a lei. «Siccome
saremo compagne di stanza per i prossimi tre anni dobbiamo conoscerci.»
disse poi ridendo. «Chiedimi tutto
quello
che vuoi ed io ti rispondo.» esordì Ana
e la ragazza annuì iniziando a
pensare a qualche domanda, stupida che sia. Le chiese come si
chiamassero i
suoi genitori, se fosse figlia unica, cosa le piacerebbe fare da
grande, dove
aveva studiato prima di arrivare in quella scuola, come mai avesse
deciso di
tentare l’ammissione lì, cosa le piacesse fare nel
tempo libero, quale fosse la
sua celebrity crush, il suo film preferito, che tipo di musica
ascoltasse, se
avesse mai avuto un ragazzo, che tipo di vita faceva, il suo cibo
preferito e
tanto, tanto altro. Lei si limitò a dire si o no, oppure,
all’occorrenza
iniziava dei lunghi discorsi dettagliati che alla californiana
piacevano molto.
«I miei si chiamano Laure e
Nicholas.
Sono figlia unica. La pittrice. Ho frequentato una scuola superiore di
Boston.
Non so perché; mi ha colpito tantissimo l’eleganza
e l’imponenza di questo
posto ma più di tutto mi è piaciuta
perché qui posso coltivare quello che mi
piace. Adoro passeggiare, chiacchierare al telefono, mangiare e tanto
altro che
scoprirai col tempo, è inutile fare un elenco adesso. Johnny
Depp da quando mi
ricordi. Non penso di avere un film preferito, me ne piacciono troppi.
Ascolto
di tutto, non ha importanza chi sei o che tipo di musica tu faccia
abitualmente, se mi piace una tua canzone finisci sul mio iPod. Diciamo
che i ragazzi
non sono il mio punto forte. La mia era ed è ancora una vita
normale, sono una
ragazza normale a cui piace fare cose normali, penso. Assolutamente la
cioccolata. » ad Ana piaceva chiacchierare e
quando fu il suo turno nel
fare le domande si sbizzarrì per bene dato che le piaceva
anche curiosare nella
vita delle persone; questa era una delle poche cose che a volte la
rendevano
fastidiosa ma fortunatamente aveva così tanti pregi da
offuscare tutti i
difetti. Un altro dei quali era il parlare: parlava tanto, forse troppo
ma lei,
al contrario dei suoi genitori, non lo vedeva come un difetto, lei
amava
parlare e parlando passarono il pomeriggio. «Che
ore sono?» chiese la bruna guardando fuori dalla
finestra. «Quasi le otto.»
Nat storse il naso e si
alzò per poi aprire la porta della camera e sbirciare il
corridoio nel quale
c’era un gran via vai. Tutti i ragazzi stavano uscendo dalle
loro camere e si
stavano dirigendo verso non sapeva
cosa,
forse la mensa. «Dici che bisogna
andare
in mensa?» chiese la bruna girandosi verso Ana che
alzò le spalle. In quel
momento davanti la camera passò Josh, uno dei ragazzi appena
arrivati. «Scusami! Josh! Josh
giusto? Bene, dove vanno
tutti?» chiese cordialmente cercando il
più possibile di non far notare il
modo in cui era vestita e acconciata. «A
mangiare! Non ho capito bene dove ma io seguo solo gli altri!»
rispose
ridendo il ragazzo. Ana si alzò dal letto e andò
vicino l’amica. «Veniamo
anche noi! Potresti aspettarci?
Penso che da sole saremmo perse nonostante la folla!»
disse ridacchiando
anche lei. Il ragazzo le sorrise e annuì e subito dopo
entrambe erano davanti
l’armadio per scegliere qualcosa da mettere. Nat era
decisamente nel panico,
era ovvio a guardarla che lei era una di quelle persone che ci
mettevano ore a
prepararsi per bene. Ana al contrario era molto acqua e sapone, non
amava
particolarmente truccarsi se escludiamo il filo di matita nera che
metteva
sugli occhi sempre prima di uscire e per quanto riguarda i vestiti era
solo
fatta a modo suo.
Sapendo
che non potevano far attendere Josh a lungo in cinque minuti furono
bene o male
pronte per scendere. Nat aveva indossato un jeans lungo e una maglia a
mezze
maniche color panna e aveva lasciato i capelli umidi e ricci sciolti
sulle
spalle mentre Ana aveva infilato velocemente uno dei tanti paia di
pantaloncini
a vita alta e aveva abbinato una canottiera bianca con su delle
scritte, una di
quelle unite direttamente alla fascia perché molto
smanicata. I capelli erano
raccolti in una lunghissima treccia che le scendeva sulla schiena con
il ciuffo
che cadeva liberamente sulla fronte e sulla guancia sinistra come
sempre.
Uscirono
dalla camera e trovarono Josh appoggiato al muro di fronte al loro al
quale si
era affiancato Liam, il ragazzo che gli era stato assegnato come
compagno di
stanza. Si erano appena conosciuti anche loro ma sembravano
già molto in
confidenza.
«Eccovi finalmente, andiamo?»
chiese il
moro sorridendo. Annuirono e fianco a fianco si diressero verso la
mensa
insieme al fiume di ragazzi che sembrava non finire mai.
Camminavano
fianco a fianco parlottando di quello che si aspettavano e di come
avevano
trovato la scuola, i ragazzi, tutto. Lei non poté
trattenersi dall’esprimere
tutta l’adorazione che provava per quella struttura, per ogni
singola mattonella
che componeva quel meraviglioso palazzo dell’arte, era follemente innamorata di
un istituto, strano
ma vero. Dopotutto Ana era fatta così, una ragazza strana,
diversa dalle altre;
sin da quando era piccola non le era mai piaciuto quello che piaceva
alle sue
coetanee, le piaceva sperimentare cose nuove, andare in giro per il suo
piccolo
mondo, provare di tutto e non se ne pentiva mai, era fiera di essere la
ragazza
strana della compagnia, era un particolare che la rendeva interessante.
«Avete la più pallida
idea di dove stiamo
andando?» chiese ad un tratto la rossa guardandosi
attorno. Gli altri
scossero la testa per poi scoppiare a ridere e lei fu contenta di
ridere
insieme a loro, i suoi nuovi amici. «Scusami,
dove stiamo andando?» chiese un po imbarazzato Liam
ad un ragazzo moro che
proprio davanti a loro rideva e scherzava con i suoi amici. Lui si
voltò e dopo
una risatina inquietante si ricompose facendo capire di aver intuito
che loro erano
alcuni dei nuovi ragazzi. Sorrise «A
mensa, è in fondo a questo corridoio!»
disse gentilmente per poi girarsi di nuovo e tornare a
parlare con gli
amici. Ana continuò a guardarlo per un po: era bello, molto
bello, fin troppo.
«Ana? Amore a prima vista?»
rise Nat
schioccando le dita di fronte il suo viso. Lei rise scuotendo la testa
«Ma ti prego, è
praticamente scolpito nella
ceramica, banale!» rispose lei continuando a ridere
facendo nascere sul
volto dei tre ragazzi un’espressione curiosa e divertita. Si
sentì sollevata
quando notò che i suoi amici non l’avevano preso
come un insulto, non intendeva
assolutamente essere cattiva, solo diretta e sincera. Annuì
tra se e se prima
di arrivare ad un grande portone spalancato che dava su un enorme
stanza
totalmente bianca con pavimenti di mattonelle lisce e candide tra le
quali si
riconosceva solo la fuga di un grigio chiaro. I tavoli sembravano
centinaia,
tutti perfettamente tondi e sistemati con ordine in modo strategico
attorno ai
quali c’erano tante belle sedie bianche di legno verniciato.
Tutti i ragazzi le
stavano muovendo e sistemando in modo da poter accomodarsi tutti
insieme ai
propri amici. Josh notò un tavolo vuoto quasi nel mezzo
della sala e si
avvicinarono cauti e sorridenti. Quando fu abbastanza vicina ad essi
notò che
proprio al centro di ognuno c’era una H stampato in un font
elegante,
bellissimo e color panna. Come poteva quella donna avere
così tanto gusto?
Perché lo sapeva che le stanze interne erano arredate dallo
staff scolastico a
capo del quale c’era e c’è
tutt’ora la rettrice.
Avrebbe
potuto rimanere in quella scuola per sempre, era troppo bella per
essere reale,
troppo.
Si
accomodarono e si guardarono attorno in cerca di visi familiari, magari
di
quelli degli altri ragazzi oppure del ragazzo che lei aveva incontrato
appena
arrivata. Notò che il ragazzo moro era seduto un paio di
tavoli più in la
insieme ad un paio di ragazzi e tre ragazze, molto probabilmente le
fidanzate.
«Ok, e ora?»
chiese Liam guardandosi
attorno. Non c’era nessun tipo di bancone dal quale passare
coi vassoi come
alle normalissime mense delle superiori quindi nessuno
riuscì a dare una
risposta, neanche la preside che entrò in
quell’istante facendo fermare e
zittire tutti. «Buonasera a tutti
ragazzi
e buon appetito.» disse per poi dirigersi verso un
tavolo all’estrema
sinistra uguale agli altri dove si sedettero poi anche i professori che
avevano
conosciuto all’entrata. Si guardarono con aria interrogativa
ma stettero zitti
e aspettarono qualcosa, sarebbe successo qualcosa, nessuno si muoveva o
fiatava, segno che stava per accadere qualcosa. Qualche minuto dopo
fecero il
loro ingresso nella sala centinaia di camerieri con vassoi su vassoi
con su dei
piattini bianchi perfettamente ordinati contenenti la loro cena.
Rimasero tutti
e quattro meravigliati; era davvero assurdo.
Mangiarono
con calma perché poterono avere questo privilegio mentre
chiacchieravano e
ridevano, era davvero una delle giornate più belle della sua
vita, nel posto
più bello del mondo. Quando tutti ebbero finito la preside
si alzò e disse che
potevano tutti andare. Pensò ne sarebbe seguito il caos
invece tavolo per tavolo
in ordine di distanza dal portone i ragazzi si alzarono e uscirono con
calma e
silenzio: non aveva mai visto niente del genere.
Quando
fu il loro turno imitarono solo gli altri e con eleganza si avviarono
verso
l’uscita ed una volta fuori non poterono trattenere le
risate, era tutto
talmente perfetto da sembrare irreale e anche leggermente ridicolo.
Ana
controllò l’orario e insieme a Nat decisero di
tornare in stanza perché oltre
ad essere stanche volevano quale ora in più per conoscersi e
diventare amiche,
dopotutto il giorno dopo sarebbero iniziate le lezioni e ogni momento
era
prezioso. I ragazzi le accompagnarono e le diedero la buonanotte con un
gran
sorriso. «Piacere di avervi
conosciute
ragazze!» esclamò Josh prima di sparire
dietro l’angolo. Le due si
guardarono e si sorrisero per poi entrare in camera chiudendosi la
porta alle
spalle.
look here babes!
ok, eccovi amaramente servito il secondo capitolo.
so che non è fantastico ma sinceramente questa storia mi convince, è che devo trovare un po di ispirazione in più D:
di questi tempi sono vuota, sarà che sta per iniziare la scuola c.c
by the way, spero vi sia piaciuto e ringrazio chi si sia fermato a leggero o addirittura recensire.
ringrazio come ogni volta quella santa della giusy che mi ha supportaro e corretto e che può capire la mia agonia da pre liceo classico xD
grazie ancora a tutti e al prossimo capitolo♥♥
kiss, frah.