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Autore: lucilla sparrow    05/09/2012    0 recensioni
'' Guardò i suoi occhi e dicevano a lettere cubitali ''lasciami andare'' e lui lo fece. Fu stupido, non si ascoltano gli occhi di una donna ''
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Settembre.

Settembre è pazzo.
Settembre gioca con il clima e fa spogliare gli alberi proprio come lui fece con Anna.
Settembre è il mese delle coccole, quelle che loro si facevano in modo maldestro e goffo.
Lei era una sognatrice, una donna piccola, aveva 26 anni un bellissimo sorriso e gli occhi che fissavano sempre qualcosa di nuovo. Era bella in tutti i modi in cui una donna può essere bella. Era una di quelle donne che quando toccava un oggetto, a quello restava il suo profumo per sempre e così eri costretto a viverla anche quando non c'era.
Stava uscendo, quella mattina, con il suo caffè caldo in mano, una borsa ed un cappello, andava a realizzare i sogni o così chiamava il suo lavoro, lo faceva con passione come fosse una bambina che doveva andare al parco.
Le ragazze come lei, aspettano solo di essere scoperte, fanno delle facce allo specchio da riproporre poi a chi incontreranno, si annoiano nei pub e aspettano solo che un altro sognatore le porti via di lì.
Amava e amava forte, Anna, amava forse l'amore sbagliato per lei: Giacomo.
Erano il bianco ed il nero, la A e la Z, non si capivano ma si vivevano. Stavano affrontando un amore più grande di loro, un amore pericoloso che piano li avrebbe distrutti. Era un amore distratto, un amore quando capitava, un amore assente e niente ferisce di più di una presenza assente.
Entrambi si erano buttati a capofitto in questa storia pur sapendo che non potevano uscirne che con le ossa rotte. Si erano buttati a capofitto nei litigi, nel sesso, nelle discussioni, sembrava tutto così 'vero' e lo era, ma mancava l'amore.
Giacomo piombò nel suo ufficio e iniziò ad alzare la voce con lei. Era una sognatrice, sì, ma non era stupida e di certo non mancava di coraggio o di arroganza da usare contro un banale uomo. Era un crisi di gelosia, dubbi che assalivano, lei era uscita un'ora prima, con chi sei? mi tradisci? chi è? ma lei non rispose si limitò a spingere in avanti una copia di un libro che aveva sopra la scrivania e a dire in tono pacato: ''Ero venuta prima per aiutare Giovanna nella stampa e per controllare se andava tutto bene''. Lui uscì dalla stanza umiliato, con gli occhi bassi, era la settima scenata che faceva sul posto di lavoro di Anna e lei era sfinita.
Non mostrava emozioni quando era in ufficio, Anna, ma per quel giorno fece un'eccezione, crollò a piangere, ma in modo così bello che le lacrime non si notavano neanche.
Quel giorno, il suo lavoro che sembrava sempre semplice diventò pesante, e noioso. Uscì dall'ufficio un'ora prima dicendo di sentirsi poco bene.
Decise di non prendere la metro e di incamminarsi a casa a piedi, il cielo, l'aria le avrebbero fatto bene.
Pensava se quella con Giacomo era una tortura o un amore, realizzò che vivevano insieme ma non si conoscevano, che mai lui a Natale le aveva regalato un libro. Lei era perspicace e lui doveva imparare a vivere, doveva scoprire la lettura, doveva imparare l'arte del silenzio. Ma lei lo accettava così, si ripeteva sempre 'un giorno imparerà e sarò io ad aiutarlo'.
Iniziò a piovere e la pioggia le bagnò i capelli color castagna, color Autunno, color Settembre.
Iniziò a piovere ma lei non cercò riparo, camminava come se non piovesse.
E poi si vide arrivare lui, fradicio che cercava di schivare le goccie, e capì ancora una volta quanto fossero improbabili, diversi.
''è finita vero?'' - domandò lui.
Lei non rispose, voleva che lui la capisse, voleva che leggesse i suoi occhi.
I suoi occhi dicevano a caratteri cubitarli 'Lasciami andare' e lui li lesse e lo fece.
Fu stupido, non si ascoltano gli occhi di una donna. Gli occhi di una donna sono fatti per mentire, per conquistare, per amare ma non per essere ascoltati.
Si lasciarono e lei proseguì la sua camminata, andò a casa, lui aveva già tolto le sue cose di lì.
Era sconsolata e capì: lei aveva fatto dire ai suoi occhi 'lasciami andare' solo perchè voleva vedere se era abbastanza forte da combattere per ciò che diceva di amare.Non lo era e lei era stupida a crederci, doveva aprire quegli occhi da sognatrice un pò di tempo fa.
Capì che tutto ciò che condividevano erano spazi fisici, silenzi che condivisi in due sembravano più leggeri. Condividevano le giornataccie, il divano, la tv, il bagno, il letto, tutto, ma non l'amore.
  
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