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Autore: Nana91    20/03/2007    5 recensioni
"A tutti voi sarà modificata l’identità. Cosa intendo dire? Che semplicemente cambierete d’aspetto. Nessuno di voi sarà a conoscenza dell’identità degli altri… di nessuno degli altri. Tuttavia chi di voi sta ancora frequentando la scuola di Hogwarts, potrà continuare i suoi studi. Anche ad egli ovviamente sarà modificata l’identità. Gli unici a conoscenza delle identità vere di ognuno di voi saremo il ministro della Magia e io …"
Era ovvio. La guerra cominciò nel giorno in cui Voldemort segnò Harry con l’anatema che non perdona. E avremmo sin da allora dovuto armarci per combattere questo nemico invincibile. A parlarvi qui è Ginevra Weasley, non più Gin, non più Ginny.
Genere: Romantico, Commedia, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Unknown Identity

Unknown Identity

Capitolo 1: Benvenuta Liz!

 

Prologo

Era ovvio. La guerra cominciò nel giorno in cui Voldemort segnò Harry con l’anatema che non perdona. E avremmo sin da allora dovuto armarci per combattere questo nemico invincibile. A parlarvi qui è Ginevra Weasley, non più Gin, non più Ginny. Non lo sono più da quel fatidico incontro, l’ultimo, che abbiamo avuto tutti quanti al quartier generale dell’Ordine della Fenice. C’eravamo tutti quanti, ma proprio tutti: io, i miei fratelli, i miei genitori, Harry ed Hermione insieme, Lupin e Ninfadora, la professoressa McGranitt, l’odioso prof Piton e tutti quanti gli altri partecipanti. Silente ovviamente era il primo della fila. Seduto a capo tavolo, con la sua aria benigna, mi diede la notizia peggiore che mi sarei mai potuta aspettare da lui.

“Bene… vedo che siamo tutti qui… d’accordo, evito i preamboli di parole, poiché non mi sembra proprio il caso, vista la tensione che vi è qui dentro…” si fermò facendo una strana risatina un po’ nervosa. Di sicuro lui si che era nervoso.

“Ad ogni modo, oggi sono qui per comunicarvi una notizia che non può far altro che mettere in allerta il nostro ordine. Poco lontano dal centro di Londra sono stati avvistati altri due gruppi di Mangiamorte piuttosto numerosi, che hanno completamente devastato tutto ciò che hanno fatto. I babbani cominciano seriamente a notare quel che accade e continuando così sicuramente saremo presto scoperti. È per questo motivo che in collaborazione con il ministero della Magia ho acconsentito ad un’operazione drastica. A tutti voi sarà modificata l’identità. Cosa intendo dire? Che semplicemente cambierete d’aspetto. Nessuno di voi sarà a conoscenza dell’identità degli altri… di nessuno degli altri. Tuttavia chi di voi sta ancora frequentando la scuola di Hogwarts, potrà continuare i suoi studi. Anche ad egli ovviamente sarà modificata l’identità. Gli unici a conoscenza delle identità vere di ognuno di voi saremo il ministro della Magia e io … dimenticavo quasi di dirvi che ovviamente la mutazione non sarà permanente, almeno una volta al mese dovrete farvi vedere o dal Professor Piton o dalla professoressa McGranitt per ripetere l’incanto che vi farà rimanere in quel modo. Ognuno di voi dovrà vincolarsi ad un contratto con me per esser certi che per i prossimi mesi andiate a farvi vedere… adesso… c’è qualche domanda?” se fino a quel momento vi era stata una calma anche esagerata tutti quanti scoppiarono in un boato di chiacchiere, ovviamente quasi tutti erano contro questa novità sparata lì sul momento da quel vecchio a cui tutti davano retta senza badare alle conseguenze. O almeno questo è quello che pensavo io.

“CHE COSA?!” Ron fu quello che ovviamente ebbe la prevalenza su tutte le altre.

“COSA VUOL DIRE CHE CAMBIEREMO ASPETTO SENZA SAPERE QUALE SIA QUELLO DEI NOSTRI FAMILIARI E AMICI?! MAI!” la voce era diventata lievemente stridula; simbolo che stava per avere una potente crisi nervosa. Silente lo scrutò con pazienza, sapeva anche lui che quella sarebbe stata la prima reazione di questo tipo.

“Ovviamente, tutti coloro che sono ormai conosciuti appieno dai Mangiamorte non subiranno grandi modifiche.” Dicendo questo spostò lo sguardo verso Harry, che era rimasto impassibile di fronte a quelle affermazioni.

“Quindi tu Ron, Harry ed Hermione non sarete separati, come neanche sarà modificato l’aspetto dei vostri professori, dato che poi non ci sarebbero dei motivi per spiegare il cambiamento improvviso.” Ron a quella notizia sembrò calmarsi un po’, visto che dal colore delle sue orecchie non era più sul punto di scoppiare a fuoco. Un singhiozzo da lontano si fece sentire, mentre il silenzio calava di nuovo.

“Ma Silente, non può fare una cosa del genere a noi… come farò io…” era la voce di mia madre. Una stretta al cuore mi colpì… non ci avevo pensato troppo ancora.

“Calma, calma Molly, poi ti spiegherò di più quando saremo solo noi. Stai tranquilla” il sorriso bonario e pacato di Silente sembrò calmare anche mia madre come aveva fatto con Ron. Girai lo sguardo per la stanza a controllare le reazioni di tutti quanti: Harry era impassibile, immobile quasi come se tutto quello scivolasse addosso a lui andando via, Hermione si vedeva lontano un chilometro che ci stava male per quello che stava succedendo e stringeva convulsivamente la mano di Harry, Ron anche se si era calmato muoveva le labbra come a voler pronunciare delle maledizioni contro Silente, mia madre era in lacrime e farfugliava anche lei qualcosa verso mio padre, persino Fred e George avevano un’aria parecchio lugubre e mi parve di intravedere un lampo omicida nei loro occhi. Il resto della folla aveva avuto più o meno le medesime reazioni, chi più forti, chi meno, chi invece come me credeva ancora che fosse tutto quanto uno scherzo, che non fosse affatto possibile fare una cosa del genere. Anche perché non esisteva un incantesimo mutaforma che durasse più di un’ora, vero? Non poteva esistere. E improvvisamente dal nulla cominciai a ridere. Ridevo di gusto, quasi come per confermare che tutto quello fosse solo uno scherzo, riuscito alla perfezione, e speravo ardentemente anche che Silente sorridendo raggiante mi dicesse “Vedo che la piccola Weasley ha intuito tutto! Pesce d’Agosto!”. Invece non accadde nulla di tutto ciò. Tutti smisero improvvisamente d’auto commiserarsi e piangere per sposare l’attenzione complessiva su di me. Anche Silente mi guardava, però era abbattuto. Smisi di ridere e lo guardai anche io con quel mezzo sorriso stampato in faccia per la risata appena terminata.

“Ginevra…” una parola. Lo guardai allibita. Non poteva essere vero. Sentii le mie gambe camminare da sole a grandi falcate per raggiungere il piano di sopra della casa usata come nascondiglio e appena entrata in quella che per tutta l’estate passata era stata la mia stanza, mi buttai sopra al mio letto. E dopo buio.

 

“Allora Ginevra, adesso dovrai ascoltarmi attentamente… ho deciso che per te forse è troppo un cambiamento del genere. Tuttavia anche a te verrà modificato l’aspetto, e diventerai Elizabeth Konnen”

“Elizabeth Konnen?”

“Esattamente. Non potrai rimanere nella tua casata di Grifondoro, poiché tutti quanti conoscendo le tue abitudini ti potrebbero riconoscere.”

“E dove dovrei andare?”

“Verrai smistata nella casa Serpeverde e-”

“COSA?! NO! IO CON QUELLE SERPI NON CI CONDIVIDO LA GIORNATA NEANCHE PER-”

“Ascoltami Ginevra, per piacere, non complicare le cose ancor più di quel che sono. Dicevo, verrai smistata nella casata dei Serpeverde, ovviamente diremo che provieni da una scuola in Scozia e avrai l’alibi di aver mandato a fuoco i dormitori maschili durante l’anno”

“Io che mando a fuoco un dormitorio?!”

“Si Ginevra, sarà come se lo avessi fatto, altrimenti come giustificheresti la tua presenza nella casata di Serpeverde, dato che sei tanto buona?”

“Si, si come no. Ma per quale motivo devo andare proprio nella casata dei Serpeverde?!”

“Ho deciso di affidarti il tuo primo incarico per l’Ordine…”

“E…? In che cosa consisterebbe?”

“Dovrai controllare i Serpeverde, temo gravemente che qualcuno stia organizzando qualche agguato alla scuola… tu dovrai tenermi informato nel caso i miei dubbi siano fondati.”

“Capisco… e riguardo…”

“Non preoccuparti. Ti farò sapere sempre tutto riguardo a loro, tuttavia non potrò dirti quale sarà il loro aspetto. Ma stai tranquilla, è solo una copertura temporanea, non sappiamo come evolverà questa storia. È solo per prudenza che l’ho fatto.”

“Sì professore, sono d’accordo… potrei andare adesso?”

“Certo Ginevra, vai…”

“Arrivederci professore”

“…e ah! Ginevra, quasi dimenticavo, la vecchiaia comincia a farsi sentire… quest’anno farai il settimo anno.”

“Settimo anno?! Ma… come… non posso fare il settimo anno!! Ho appena fatto i G.U.F.O. e non so ancora come sono andati…”

“Benissimo Ginevra, è per questo che ho deciso che puoi andare direttamente al settimo… fa tutto parte della copertura non preoccuparti.”

“E… riguardo agli studi? Come faccio a recuperare un anno di lezioni?!”

“Ogni sera dal secondo giorno in poi andrai a prendere ripetizioni da tutti i professori, uno ad uno, ad esempio lunedì farai Trasfigurazione, martedì Incantesimi e così via…”

“Ah… ehm… bhè… bene… arrivederci professore…”

Fine prologo

 

 

1 Settembre, Espresso per Hogwarts, ore 19:00

Guardava fuori attraverso il finestrino del suo scomparto. Con aria assente. Aveva perso interesse per molte cose in quel periodo. Era buio fuori. Il sole era calato prima quel giorno, quasi come a voler dare conforto alla depressione che l’assillava in quei giorni. Era da metà agosto che non vedeva più nessuno dei suoi amici, né la famiglia, e se per tanto tempo aveva desiderato che scomparissero per far diventare tutto quanto più calmo, in quel momento avrebbe solo voluto sentire il fracasso delle pentole, mentre si sfregavano da sole con la spugna, o il ticchettare particolare dell’orologio magico di mamma… fece un sospiro. Non era il momento di sentirsi male quello o di scoppiare in una crisi di pianto. Anche perché non era l’unica in quello scompartimento. C’erano altri due ragazzi, che lei ovviamente conosceva, anche se loro erano sicuri di non averla mai vista. La prima volta che si era osservata allo specchio dopo essere stata “modificata” si era spaventata. Non perché la vista fosse talmente orrenda! Assolutamente, aveva fatto un miracolo quasi quella maga… in altre parole, se fosse stato in un qualsiasi altro momento sarebbe saltata da una parte all’altra dalla felicità, ma la consapevolezza di non poter essere riconosciuta l’aveva spaventata. Era totalmente diversa. I capelli erano biondi, anche se lei aveva gentilmente chiesto che fosse più vicini al rosso che al biondo, gli occhi castani, grandi. Nessuno nella sua famiglia aveva mai avuto occhi castani tranne lei. In ogni modo, le labbra erano carnose e rosse, il naso dritto e un po’ all’insù, e poi era alta, notevolmente alta, dato che prima raggiungeva il metro e settanta, adesso era quasi un metro e ottanta, e si domandava come diavolo avessero fatto a farla “allungare” a quel modo. E quasi le veniva la nausea al pensiero che era quasi tutte curve. Era stata trasformata da neo sedicenne un po’ imbranata in una diciassettenne affermata… almeno fisicamente. Dentro non si sentiva poi tanto bene al pensiero di dover fare altri esami alla fine dell’anno. Come aveva detto silente, però era andata benissimo. Persino Hermione si era congratulata con lei: aveva preso quasi tutto eccellente, un oltre ogni previsione in pozioni ed un eccezionale in trasfigurazione ed in incantesimi. Aveva anche concordato gli orari con i professori. Ogni sera alle sette sarebbe andata da uno dei professori, e per due ore avrebbe fatto lezioni del sesto anno. Sarebbe impazzita quell’anno, se lo sentiva dentro. Improvvisamente fu distratta dai suoi pensieri dalla porta scorrevole che veniva aperta violentemente.

“Ehm… scusate… ho perso un rospo… si chiama Oscar… non è che per caso lo avete visto?” i capelli erano castani scuri, disordinati, gli occhi dello stesso colore, il viso sempre un po’ dall’aria pacioccona, e l’espressione dispersa che aveva sempre con se.

“Neville!” quasi scattò in piedi. Non lo vedeva dalla fine della scuola, e le pareva strano non aver incontrato nessuno dei suoi vecchi amici ancora. L’altro la guardò stranito, e ci rimase piuttosto male, quando lui rispose:

“Io… ti conosco? Come fai a sapere il mio nome?”

“Bhè…” toppata… se avesse cominciato in questo modo la sua copertura sarebbe saltata prima ancora di arrivare a scuola.

“No… ma… ecco… sono molto brava in divinazione e legilimanzia.” Cavolata stratosferica. Ricordava, quando solo l’anno prima Silente le aveva dato un paio di lezioni. Era cascata come una pera cotta. Non faceva proprio per lei la legilimanzia, tuttavia come scusa in quel momento le era sembrata perfetta. Era solo dopo che sentiva di aver fatto una grandissima cavolata. Neville la squadrò stranito, tuttavia sorrise.

“Ah, bene, fortunata… io… io sono Neville, ma lo sai già, vero?” anche lei ridacchiò alla battutina.

Ginevra da quando sei diventata tanto idiota?! O dovrei dire Liz?

Piccoli monologhi interiori che agitavano dentro di lei.

“Si, no, cioè, più o meno. Io sono G… Elizabeth” porse la mano. Si stava per tradire nuovamente da sola. Doveva aver bruciato un paio di neuroni dopo aver asciugato i capelli la mattina.

“Bene, ciao Elizabeth… io devo andare… ma se vedi un rospo che si chiama Oscar per piacere fammelo sapere… ciao”

“Si… ciao” una stretta al cuore la colse di sorpresa mentre lo vedeva andare via. Non l’aveva riconosciuta.

Bhé… questo era ovvio Gin!

Con un sospiro decise di fare un giro per i corridoi… chissà che non avrebbe incontrato qualche altro “nuovo” amico.

 

“Allora Draco, non hai parlato quasi per niente oggi… come sono andate le tue vacanze?”

“Lo sai benissimo Pansy, visto che ti sei quasi trasferita da noi quest’estate” era irritato. Non la sopportava, e ogni minuto che passava la sopportava sempre meno. Odiava quella sua vocetta stridula, quei suoi capelli neri portati perennemente a caschetto, il profumo vanigliato talmente forte da nauseare chi si trova troppo vicino a lei per troppo tempo, e soprattutto odiava il fatto che avrebbe dovuto averla appresso per i prossimi cinquant’anni se tutto andava bene, visto che il suo carissimo Padre aveva avuto la geniale idea di dichiararli promessi sposi!
“Oh avanti Draco, devi collaborare se vuoi che andiamo d’accordo, no?” un sorriso falso come quello non lo aveva mai visto. Lui piuttosto che mostrarne di falsi non ne faceva proprio. E per quale motivo doveva sempre ricordargli la lieta novella del dover stare insieme?

“Pansy lasciami stare. Vado a fare un giro.” disse il ragazzo biondo facendo per uscire.
“Ottima idea Drakie, vengo anch’io a sgranchirmi le gambe.” ma era MAI possibile che ovunque lui andasse dovesse seguirla pure lei?! Questa era un’altra delle tantissime cose che non sopportava di lei.
“NO PANSY! Voglio farmi un giro da SOLO!” sibilò a gran voce staccandosi dall’abbraccio morboso di lei. Pansy mise su un broncio stile cagnetta abbandonata. Ma la cosa non lo colpiva minimamente.

“E va bene! Vai da solo. Ma solo perché l’ho deciso io di non venire!” fece con il suo classico orgoglio Slytherin Pansy buttandosi a sedere sulla poltroncina, o almeno lo spazio rimasto libero dai corpi inermi e addormentati di Tiger e Goyle, il quale balzò in piedi.

“Si certo.” uscì sbattendo la porta dello scompartimento con forza. Poteva anche accettarne tante di cose, ma l’avere una piaga come lei attorno non l’avrebbe mai potuto sopportare. Un sorrisino comparve sul suo volto al pensiero che presto sarebbe diventato Mangiamorte, e che quindi avrebbe avuto l’alibi se per caso avessero trovato la neo moglie inerme morta sul pavimento della stanza delle torture. E proprio mentre pensava a tutti i modi più dolorosi e terrificanti per distruggere definitivamente la piattola nominata Pansy Parkinson, gli apparve davanti una strana visione. Anzi… più che strana, dovrei dire incantevole. Era una ragazza, appoggiata al finestrino del corridoio, e osservava attenta i particolari fuori dalla finestra. I capelli erano biondo ramati, ed era anche piuttosto alta, quasi quanto lui a dirla tutta. E si sorprese nello scoprire che mai l’aveva notata prima d’ora. Si avvicinò con la sua aria nobile, altezzosa e quant’altro in modo silenzioso, come gli allenamenti per diventare Mangiamorte gli stavano concedendo di diventare.

“Trovato qualcosa di interessante in questo paesaggio?” chiese con quella che definiva voce suadente.

 

Ginny sobbalzò guardandosi intorno, fino a scontrare due occhi color antracite(grigio scuro, simile al grigio nebbia). O almeno così sembravano, dopotutto era sera. Riconobbe immediatamente quel volto poco amato, ma sicuramente molto conosciuto.
“Ma-” si morse la lingua appena in tempo evitando di dire il nome che tanto odiava.
“Mah… non saprei…” per questa volta sembra essersela cavata.

“Mmm… già… comunque, non mi sembra di averti mai visto da queste parti… ci conosciamo?” ci stava provando. Ci stava letteralmente provando con lei, e Ginny a stento trattenne una risata di scherno verso il ragazzo. Tuttavia non riuscì a nascondere appieno un sorrisino.

“Forse se guardassi meglio intorno… comunque no, non credo ci siamo mai visti. Sono nuova da queste parti” lui sorrise. Sembrava soddisfatto. Ginny rise dentro di se. Sicuramente pensava di poterla addomesticare come meglio credeva, dato che ancora lei non avrebbe dovuto sapere nulla di lui.
“Ah, bene, io sono Malfoy, Draco Malfoy, ma ti concedo di chiamarmi Draco. Solo Draco” aggiunse poco dopo come al ricordo di una fastidiosa mosca.

“Ok, ciao Draco io sono Elizabeth, e ti concedo di chiamarmi.”

E basta

Si disse mentalmente. Sorrise come saluto e si diresse verso il suo scompartimento. Ormai si stavano avvicinando alla scuola, si sarebbe dovuta cambiare. Chiuse la porta dietro di se, sempre sorridendo, sicura che fino a quel momento quel demente l’avesse seguita con lo sguardo.

Di sicuro una cosa positiva nell’essere “diversi” è quella di farla pagare a tutti quelli che se lo meritano. Nuovo aspetto nuova vita, dice il detto, o forse no?

 

Possibile che una ragazza abbia un fascino tale da ammaliare perfino lui?! Di solito era lui il corteggiatore non gli altri. Si riprese presto dal suo stato di trance e camminò a passò svelto verso lo scompartimento dove prese Blaise, il suo più fidato, e forse anche unico a dirla tutta amico, per un braccio trascinandoselo lontano dalla folla che cominciava ad accalcarsi verso le uscite principali. Il moro alquanto irritato dal modo di fare sgarbato del cugino strattonò il braccio con forza e scontrò gli occhi suoi con quelli del cugino.

“Che diamine ti piglia Draco?! Perché mi hai trascinato qui? Dobbiamo uscire se ti ricordi”

“Blaise tappati quella bocca e ascoltami. Non sai chi ho visto…”

“L’autrice di Amori e Segreti?” Draco lo guardò stranito.
“Chi? Vabbè, lascia perdere. No, non so neanche chi è questa qui. Ho visto una specie di angelo…” Blaise nel frattempo aveva cambiato espressione e da stanco era diventato allibito.

“Che cosa?”

“Un angelo Blaise, mi hai capito no?”

“Si, si, certo, ma che centra?”

“Te l’ho già detto, mi sembra di averne visto uno… era bionda…”

“Ah, era pure una lei?” Blaise alzò entrambe le sopracciglia con fare annoiato. Draco annuì con un cenno del capo.
“Draco, lasciatelo dire, ma mi sa che sei un po’ ubriaco, quante burrobirra hai corretto prima di berle? E poi scusa che cosa se ne fa un diavolo come te con un angelo?”

“Blaise non mi pigliare per il culo per piacere. Non era un angelo vero idiota. Era una ragazza, però non era mica male, devi vederla, adesso che usciamo”

“Veramente saremmo già dovuti essere usciti, comunque… dai muoviti poi mi spiegherai tutto tanto, no?”

“Certo, cammina adesso, muoviti.”

Nello scompartimento rimasero poco dato che si erano già cambiati in anticipo i due ragazzi, presero il baule e uscirono dal treno. Come ogni anno vi era il mezzogigante barbuto ad accogliere i ragazzini del primo anno, mentre tutti gli altri dovevano viaggiare comodamente in delle carrozze. Ovviamente erano in pochi a sapere che quelle belle carrozze erano trainate da terrificanti “cavalli” tutti pelle ed ossa, carnivori e veloci. Anche lui riusciva a vederli adesso… si incamminarono insieme, lui e Blaise verso le bestie alate, per prendere posto sulla carrozza, purtroppo l’unica rimasta libera. Pansy miracolosamente si era dileguata, non l’aveva più vista da quando le aveva detto di voler stare solo… ok, è vero che più che dirglielo glielo aveva imposto, comunque…  alla visione nuovamente primeggiante davanti a lui, delle bestie che sbuffavano ferocemente si domandò improvvisamente se anche Blaise riuscisse a vederli, non ne era sicuro, ma credeva molto di si. Non gli aveva mai domandato se avesse visto mai morire qualcuno. Non pensò più molto quando salì sulla carrozza e si mise a guardare fuori dal piccolo finestrino quadrato della carrozza.

 

Arrivarono presto a scuola. Tutti erano stati accolti come sempre dalla professoressa McGranitt, e lei, dato che era una nuova alunna, sarebbe dovuta essere smistata, anche se sapeva già la casa in cui sarebbe andata a finire. E finalmente dopo essersi dovuta sorbire la classica cantilena del cappello cominciò l’elenco delle persone da smistare. E si sentì completamente fuori luogo tra quei ragazzini, poco più di bambini e molto meno di ragazzi, impauriti da quel cappello vecchio come se stesse per mangiare loro la testa.
“Konnen Elizabeth”
Non si accorse subito di essere stata chiamata, infatti la McGranitt, con tutta la pazienza di cui solitamente non disponeva, la guardò interrogativa aspettando che lei camminasse verso lo sgabello basso. Rendendosi improvvisamente conto che era lei Elizabeth Konnen un po’ imbarazzata camminò verso lo sgabello sedendosi e improvvisamente non vide nulla. Il cappello le era stato calato in testa

“Ginevra Weasley! Nuovamente qua vedo…”

“Si anch’io noto…”

“Simpatica… comunque, mi hanno detto che devi essere smistata in Serpeverde vero?”

“Esatto… purtroppo”

“Oh per piacere, a me non dire bugie, ti leggo il cervello se ricordi… un tempo avresti desiderato finire in quella casata”

“Esatto, un tempo.”

“E va bene, va bene… Serpeverde!”

All’urlo del cappello buona parte della casata Serpeverde balzò in piedi applaudendo e fischiando. Un po’ imbarazzata dal contesto Ginny si incamminò verso la sua tavolata e prese posto tra due ragazze che si rese conto in quel momento non aveva mai notato prima. Anche perché ricordava di passare molto poco spesso lo sguardo sulla tavolata verde argento. Un po’ lontano da lei poté notare come un gruppetto, quasi affiatato, di Serpeverde stessero parlando più o meno animatamente. E tra questi notò Malfoy. Draco. Draco Malfoy, si ecco, Draco Malfoy. Lui tuttavia non sembrò notarla affatto, anzi, sembrava piuttosto intento a stare il più lontano possibile da Pansy Parkinson, la quale sembrava letteralmente una patella in cerca del suo scoglio preferito.

 

1 Settembre, Corridoio dei Sotterranei, ore 21:00

Finita la cena tutti quanti si diressero verso i loro dormitori, ovviamente Ginny non aveva la più pallida idea di dove si trovasse l’entrata per la sala comune Serpeverde. Le avevano detto che si trovava nel sotterraneo, e di questo lei non aveva dubbi, solo che non aveva ben capito che quadro cercare. Ed era circa un quarto d’ora che vagava per i corridoi alla ricerca dell’ambita entrata della sala comune, per andare finalmente a farsi una dormita e per dimenticare quella giornata anche troppo lunga.

“Ti sei per caso persa Elizabeth?” la voce la conosceva. Era sicura che anche il tono fosse modulato. Si voltò e riconobbe immediatamente il volto di Malfoy. Per un attimo lo guardò interrogativa non ricordando che fosse lei Elizabeth, poi ripresasi velocemente fece.
“Ah… ehm, no, certo che no, facevo solo un giro per visitare la scuola, adoro i sotterranei.” stava diventando anche troppo brava a dire le bugie. Nonostante ciò si ripromise di esercitare la memoria in qualunque modo, dato che si dimenticava anche troppo spesso la sua nuova identità. Avrebbe dovuto fare pratica.
“Non sei brava a mentire sai? Te lo dice uno che se ne intende di menzogne…” si stava avvicinando. Le mani nelle tasche della divisa e il volto impietrito in un’espressione sardonica e divertita.

“Spiritoso. Al massimo posso aver dimenticato la posizione del quadro, ma nulla di più” fece Ginny con superficialità, come a non dar peso alla cosa. Malfoy ridacchio divertito da quella situazione. Da quand’in qua Malfoy si diverte senza massacrare le persone?!

“Certo, ovvio. Comunque devo ammettere che mi fa piacere che tu sia capitata nella nostra casata…”

“E perché? Nelle altre case non ci si diverte?”

“Certo che si, immagino, ma qui ancora di più. I Tassorosso sono troppo fifoni per azzardarsi a fare qualcosa di illegale, i Corvonero troppo calcolatori e i Grifondoro troppo santi. Da noi quasi tutto è concesso, non ci sono ripensamenti” Ginny si riscoprì a camminare lentamente a piccoli passi indietro. E lui, non sapeva bene se per fortuna o per sfortuna, si stava avvicinando. Anche troppo.

“Bene… adesso che hai scoperto che mi sono persa, potresti dirmi dove si trova il quadro?”

“Certo”

“Grazie”

“Ma non lo farò”

E ti pareva, Malfoy non può cambiare tanto radicalmente in una sola estate…

“E perché?”

“Bhé, io che cosa ci guadagno?”

“Di sicuro un grazie da parte mia.”

E ti deve bastare

“Non credo comunque sia abbastanza… insomma, quella sala comune la userai per il resto dell’anno, e io dovrei accontentarmi di un semplicissimo grazie?”

Vedi che se vuoi riesci a capirle le cose??

Esatto”

“No, non mi conviene proprio… ci vediamo Liz” le voltò le spalle e camminò verso l’uscita dei sotterranei. Ginny lo guardò camminare un po’ titubante, poi si azzardò a domandare.
“E tu dove stai andando?”

“Io sono caposcuola, ho una camera tutta mia, se vuoi-”

“No grazie”

È un miracolo se ti parlo senza sbranarti, quindi stattene buono buono lì tu…

“Ehi calma! Stavo dicendo che se vuoi posso indicarti dov’è l’entrata… in cambio però di qualcosa… in cosa sei brava?” non si capiva bene se stesse alludendo a qualcosa o se stesse parlando seriamente.

In che cosa sei brava Gin??! Pensa, pensa…

“Eh… vado bene in incantesimi e in trasfigurazione” lui sogghigna, stava evidentemente alludendo ad altro.

“D’accordo. Se ho bisogno, ma non ne avrò, ti farò un fischio.” si gira di nuovo verso l’uscita. Ginny lo guarda.

Ma che fa?! Se ne va senza dirmi dov’è il quadro?!

“E comunque girati, guarda quel bel quadro del barone sanguinario e dì la parola d’ordine.” continua lui quasi le avesse letto nella mente. Ginny diventò scarlatta, e ringraziò il cielo che fosse tutto buio in quei sotterranei. Avrebbe dovuto immaginarlo da sola.

Dove può mai trovarsi l’entrata alla sala comune dei Serpeverde se non in un ritratto del Barone Sanguinario? Stai perdendo colpi.

Lo guardò andare via, e dileguarsi silenziosamente dietro il muro di pietra, prima di fare un sospiro di sconfitta e di dirigersi verso il quadro. Il barone sanguinario sogghignava trattenendo le risate, non certo per evitarle l’imbarazzo, ma per il suo orgoglio da degno Fantasma Serpeverde. Ginny lo guardò male. Lo aveva sempre saputo quel barbuto e non le aveva neppure fatto un cenno. Razza di fantasmacci.

“Basilisco” pronunciò in un sibilo il nome della “cosa” che durante il suo secondo anno aveva cercato, ed era quasi riuscita, a rovinarle definitivamente la vita.

“Può entrare…”

Le si gelarono le vene alla vista della sala comune Serpeverde. Era terrificante al confronto con quella Grifondoro. Non vi erano finestre, ma solo tante fiaccole appese ovunque per la stanza rotonda. I muri di fredda pietra grigia contrastavano perfettamente con il colore delle poltrone, delle sedie, della moquette verde smeraldo. Dalla parte opposta alla sua, esattamente di fronte ad un grande divano verde vi era un altrettanto grande camino spento con delle ceneri poste sul fondo. Ginny rimpianse fortemente la calda ed accogliente sala comune di Grifondoro, dove tutti ridevano e scherzavano, e dove un fuoco scoppiettante era sempre acceso per far compagnia anche quando si era da soli. Trattenne un sospiro di rassegnazione e salì le scale per andare al suo dormitorio il giorno dopo sarebbe stato davvero una tortura.

 

2 Settembre, Sala grande, ore 7:45

E la giornata infatti non cominciò nel migliori dei modi. Aveva fatto tardi a scendere a colazione, dato che aveva dimenticato la sera prima di azionare la sveglia, dato che da cinque anni a quella parte era sempre stata Hermione a svegliarla per andare a fare colazione. Quindi, quando in uno stato di dormiveglia aveva posato casualmente lo sguardo sulla sveglia e l’aveva vista puntare le ore 7:15 scattò in piedi immediatamente come una molla. E ad una velocità impressionante si era lavata, vestita ed aveva preparato la borsa eastpack bordeaux con pergamene e boccette d’inchiostro vario, dato che non sapeva ancora quali materie sarebbe dovuta andare a studiare. Anzi, proprio in quel momento stavano dando gli orari per i ragazzi del settimo anno. Come lei. Ancora non ci credeva. Molti ragazzi avrebbero fatto carte false per poter saltare un anno scolastico come aveva fatto lei. Appena arrivata davanti al portone della sala grande, si fermò per riprendere fiato, data la corsa dai sotterranei. Doveva ammettere che era anche più pesante fare queste corse la mattina dal sotterraneo. Almeno dalla torre Grifondoro era tutto in discesa! Dopo aver ripreso fiato dunque aprì il portone ed entrò, andando verso il tavolo all’estrema sinistra dei Serpeverde. Si sedette ad un posto libero e cominciò a servirsi delle varie pietanze sulla tavola.

“Tieni…” una ragazza le stava porgendo con fare cordiale un foglietto di carta. Ginny la guardò prima con aria interrogativa, poi prese in mano il foglietto di carta e vide che era l’orario della settimana.
“Grazie… ehm? Tu sei?” domandò Ginny dopo aver preso il pezzo di carta. L’altra sorrise e rispose

“Rosemary Wills, ma tutti mi chiamano semplicemente Mary…” fece tranquilla “Invece tu sei la ragazza nuova vero? Elizabeth se non mi sbaglio…” fece concentrata l’altra. Ginny annuì. A poco a poco si stava abituando ad essere chiamata con il suo nuovo nome. Osservò la ragazza dagli allegri occhi azzurri e dai capelli neri mesciati di rosso.

“Alla prima ora abbiamo doppie trasfigurazioni con i Corvonero… sarà meglio muoverci non credi?” fece la ragazza saltando in piedi e non dando a Ginny il tempo di rispondere si diresse verso l’uscita. Dopo pochi secondi anche Ginny saltò in piedi per raggiungere la neo-amica.

 

2 Settembre, Aula di Pozioni, ore 11:00

“Visto che siamo alla prima lezione dell’anno, voglio verificare che tutti voi presenti in quest’aula abbiate studiato qualcosa durante queste vacanze. Voglio che prepariate il Distillato della Morte Vivente, che abbiamo abbondantemente studiato l’anno scorso. Avete due ore di tempo, gli ingredienti e i passaggi sono tutti elencati alla lavagna.” fece Piton. E queste parole per Ginny furono una martellata allo stomaco. Non sapeva neanche cosa fosse il Distillato della Morte Vivente, se non per il fatto che ogni tanto a casa ne aveva sentito parlare da Charlie o da suo padre. E lei era certa che glielo facesse apposta. Sapeva che non aveva fatto il sesto anno, e ovviamente non aveva studiato nulla di tutto ciò. L’aveva squadrata strana già dal primo momento in cui era entrata. Osservò titubante la lavagna su cui vi erano riportati complicati passaggi e indicazioni, e subito cominciò a girarle la testa. Non c’è l’avrebbe mai fatta. Nonostante la sua O in pagella non sarebbe mai riuscita a fare meglio di una D questa volta. Prima che lei potesse pensare dell’altro, la voce acuta e pungente del professore di pozioni le martellò nuovamente la mente.

“Signorina Konnen, la pregherei di sedersi con il signor Malfoy, lei signorina Parkinson, può accomodarsi accanto alla signorina Kryan” fece con voce piatta. Non seppe di preciso Ginny se quella fosse la sua salvezza o la sua morte. Malfoy a meno di mezzo metro di vicinanza la spaventava. Si sedette stando il più possibile lontana da Malfoy. Lui dovette accorgersene perché inarcò un sopracciglio divertito. Comunque non disse nulla.
“Come te la cavi in pozioni?” le chiese dopo un po’ mentre disponeva gli ingredienti davanti a se.

“Malissimo” avrebbe voluto rispondergli

“Insomma… piuttosto male” fece semplicemente lei.

“Non si direbbe… ok che l’apparenza inganna, però…” un brivido le solcò la schiena. L’apparenza inganna. Non immaginava neanche quanto fossero vere quelle parole.

“Vado malissimo, non male…” ribatté lei sicura.

“Ok… allora sta a guardare e impara”

Dopo un’ora e mezza la loro pozione era quella più corretta tra tutte. Durante un giro di controllo Piton si soffermò davanti al calderone suo e di Malfoy con u sorrisetto gelido stampato in bocca.
“Vedo che andate piuttosto in sintonia con il signor Malfoy, signorina Konnen… che ne dice di prendere delle ripetizioni da lui? So che è un po’ indietro con le lezioni…” fece con aria sadica. Poco ci mancò che Ginny morisse d’infarto. Ancora ripetizioni?! Non le bastavano quelle con lui?! Il professore dovette prendere quel silenzio sconcertato per un si

“Bene… sempre che non dia troppo disturbo al signor Malfoy, si intende” fece nuovamente guardando il suo pupillo. Draco lo osservò e con un lieve cenno della testa confermò.

“Benissimo. Vedo che la pozione è terminata. Potete andare voi due. Voi altri invece, rimarrete qui fin quando non vedrò dei risultati”

Ginny raccolse il fretta le sue cose prima di uscire alla velocità della luce dalla stanza buia.

 

2 Settembre, Sala grande, ore 13:00

Era al tavolo che mangiava silenziosamente. Stranamente per quel giorno non aveva ancora trovato qualcuno da prendere in giro. Si voltò a guardarsi intorno. Non c’era. Si era completamente dissolta dopo l’ora di pozioni, dato che avevano ora buca.

“Inutile che la cerchi. Tanto non è qui.” una voce lo fece sobbalzare alla sua destra.

“Cazzo Blaise, devi smetterla con questo tuo modo di fare” fece irritato guardando male l’amico. Blaise lo osservò pacato, prima di parlare

“Di recente vedo che sei molto interessato alla Konnen” fece con aria pensosa. Draco fece un mezzo sorriso che assomigliava terribilmente ad un ghigno. Blaise lo scrutò più attentamente

“Era lei il tuo angelo del treno?” chiese alzando le sopracciglia. Draco annuì lievemente. Blaise soffiò da un lato della bocca.
“Io di quella non è che mi fidi troppo. Cioè, è sbucata dal nulla, non si sa niente di lei. Da amico ti dico di non farti incantare. Poi fai quel che vuoi” Come hai sempre fatto, stava ad intendere con quelle parole. E Draco era certo che avrebbe fatto di testa sua. Volse lo sguardo verso il tavolo dei Grifondoro. Solo adesso si rendeva conto di non aver ancora avuto nessuna chiacchierata degna di nome con Potter e combriccola da tempo. Si alzò da tavola. Decise che era ora di divertirsi un po’.

“Ehi Weasley! Noto che hai finalmente una divisa della tua taglia… quante collette ci sono volute per fornire il tuo guardaroba di un simile pregio?” chiese sadico e pungente. Un ragazzo, seduto al tavolo, gli volgeva le spalle. Aveva capelli rossi, spettinati, ma non troppo lunghi. Si voltò per fissare il nuovo arrivato.

“Cosa vuoi?” Draco rimase sconcertato da quel modo di fare. Era sempre stato abituato alle allegre litigate a suon di incantesimi con la banda Potter e Company, e adesso quel tono secco, quasi stanco, lo faceva dubitare.

 

Era passata in biblioteca. Aveva preso un po’ di libri da dove ripassare. Era passata solo la prima mattinata e lei aveva già una montagna di compiti, oltre ovviamente alle lezioni supplementari per riuscire a recuperare il sesto anno mancato. Piton ovviamente le aveva dato un carico di compiti enorme. Credeva seriamente che i Serpeverde fossero più avvantaggiati rispetto ai Grifondoro. Adesso che era una Serpeverde a quasi tutti gli effetti, non ne era troppo sicura. Anche sotto le spoglie di Serpeverde, Piton non mancava di assegnarle tanti compiti quanto possibile. Certo, aveva notato che non toglieva più punti per ogni cavolata, ma non si poteva di certo dire che fosse un tipo magnanimo. Ripensò con disgusto alle future lezioni di pozioni con Draco. No. Era sicura che non sarebbe riuscita a campare a lungo con quel ritmo di lavoro. Non ci sarebbe riuscita neanche se avesse avuto a disposizione una giratempo. E proprio in quel momento, mentre entrava in sala grande, con una montagna di libri sottobraccio che avrebbe sicuramente fatto invidia ad Hermione stessa, vide una scena che mai avrebbe voluto vedere. Almeno non sotto quelle sembianze. Draco Malfoy si era avvicinato pericolosamente al tavolo dei Grifondoro, accompagnato come suo solito dai due gorilla Vincent Tiger e Gregory Goyle. E quel che era peggio, era che stava chiacchierando… con suo fratello. Le mancò un battito. In tutto quel trambusto non aveva avuto nessuna occasione per vedere suo fratello, né tanto meno Harry o Hermione. E vederli in quel momento… le aveva decisamente fatto mancare un battito. Il suo cervello non ragionava più tanto bene. Si avvicinò al tavolo di Grifondoro e affiancando Draco fece, con una voce che stranamente risultava più suadente di quello che aveva realmente intenzione di essere.

“Draco, senti, oggi pomeriggio io sarei decisamente impegnata. Ma se fai in fretta possiamo andare adesso a ripetere.” Draco, che fino a quel momento era totalmente interessato alle vicende di casa Weasley, si accorse di Ginny solo quando la sentì parlare al suo fianco. Ovviamente né Tiger né Goyle avevano abbastanza intelligenza nel loro cervello per avvertirlo che stava arrivando qualcuno nella loro direzione.

“Liz… che piacere vederti… certo, andiamo. Qui non c’è nulla di abbastanza interessante da dover attirare la nostra attenzione.” fece tranquillo, camminando accanto alla ragazza, mentre i due bestioni, ad un cenno del loro capo andarono da parte a sedersi al tavolo di Serpeverde, accanto ad uno sguardo accusatore e ad un altro sospettoso.

 

“Ma chi erano quelli?” chiese innocentemente Ginny, come se non lo sapesse. In effetti come domanda doveva essere risultata strana, visto lo sguardo sconcertato che Malfoy le aveva lanciato.

“Ma come?! Non conosci il magnifico Potter e la sua combriccola di sfigatelli!” fece come se fosse una cosa ovvia e banale, assolutamente impossibile da non conoscere. Ginny arrossì lievemente. L’aveva guardata strana nel dire quelle parole.

“Davvero? Quello era Potter?” chiese curiosa. Draco la guardò alzando un sopracciglio.

“Non mi dirai che anche tu sei un’accanita fan dell’Harry Potter Fan Club?!” fece quasi disgustato. Ginny rise. Quasi di gusto… in effetti era lei la fondatrice di quel club. Lo aveva fondato durante il suo secondo anno ad Hogwarts, insieme a Colin Canon, e da allora la fama di Harry, tra ragazzi e ragazze era dilagata completamente.

“No, no puoi stare tranquillo. Non è esattamente il mio tipo” fece tra una risatina. Draco la guardò stranito.

“Ed esattamente quale sarebbe il tuo tipo?” chiese con una strana luce maliziosa negli occhi. Ginny smise lentamente di ridere, per fissarlo negli occhi. Aveva dei begli occhi, doveva ammetterlo.

“Puoi stare tranquillo anche tu.” fece con aria di sfida. Se prima la luce maliziosa era visibile solo negli occhi, adesso era completamente visibile in tutto il viso.
“Dici? Sai che in questa scuola fino ad ora non mi è resistita nessuna? Non sarai certo tu la prima…” ed ecco qui che spuntava l’egocentrismo Serpeverde. Come se tutto girasse intorno a lui.
“Io sarò la prima di una lunga fila Malfoy. Stai fresco” fece tranquilla lei, mentre raggiungevano la biblioteca.

Certo come no, se lo dici tu…

 

2 Settembre, Biblioteca, ore 16:40

“E questa in pratica è la cosa fondamentale che devi assolutamente ricordare quando fai una pozione rifocillante. Basta non dimenticare queste poche regole, applicabili quasi a tutte le pozioni ricostituenti di ogni tipo, è il risultato è buono. Poi ovviamente ci sono le eccezioni. Come ad esempio la pozione Aggiusta Ossa, quella che qui è solita usare Madama Chips, bisogna prepararla con dei particolari accorgimenti. Come quello di inserire solo al terzo giro in senso antiorario la polvere di ossa di Ramarro.” erano circa due ore che parlava. E Ginny lo ascoltava. E si sorprendeva. Certo che era bravo a spiegarle le cose. Aveva preso un mare di appunti dal momento in cui erano entrati in biblioteca e aveva cominciato a spiegarle tutto quanto, dalle cose più semplici. Ovviamente non avrebbe potuto ricordarsi tutto quanto a mente, però già i concetti erano abbastanza impressi nella sua mente, e sarebbe bastato solo un po’ di esercizio.

Ad un certo punto Ginny posò la penna sul foglio di pergamena e volgendo in avanti le mani fece

“Adesso basta, altrimenti rischio di impazzire, in caso continuiamo domani.” Draco, sorpreso di essere stato interrotto forse, rimase un attimo in silenzio.
“D’accordo.” fece alzando le spalle. Si alzarono e cominciarono a camminare verso l’uscita. Draco rifletté che era rimasta in silenzio per tutto il tempo a prendere appunti, al massimo ogni tanto gli chiedeva di rallentare con la spiegazione, però non faceva obiezioni di nessun tipo oltre a queste. Era stata gentile. Troppo. Gli balzarono alla mente le parole di Blaise.

“Liz, da dove hai detto che vieni tu?” chiese spinto da un moto di curiosità. Ginny rimase zittita un attimo. Da dove veniva lei?! Svezia? Svizzera?! No! Scozia… Scozia giusto…

“Dalla scozia… ma sono stata espulsa” fece interpretando un’aria addolorata.

“E come mai?” fece sempre più curioso. Già, come mai Gin?!

“Ehm… ho mandato a fuoco il dormitorio maschile della mia casa” fece nuovamente interprete di un’emozione che non provava, e quel titubare nel non ricordare l’alibi affibbiatole da Silente, Malfoy dovette prenderlo per un’inibizione personale. Lui alzò un sopracciglio poco convinto.
“Tu hai mandato a fuoco i dormitori maschili?!” chiese con tono scettico. Ginny lo squadrò irritata.

“C’era un tipo che come te mi dava un po’ sui nervi” disse senza pensarci troppo, con un filo di acidità nella voce. Draco, che si era fermato riprese a camminare, per raggiungerla. Adesso non aveva più l’espressione scettica di prima.

Blaise si è sbagliato di grosso…

Pensava tranquillizzato il biondo. Ne sapeva abbastanza su di lei. Alcuni attimi di silenzio.
“Devo temere per la mia incolumità?” fece serio lui fissandola. Ginny lo osservò di striscio.

“Dipende…” disse divertita. Draco notò la nota divertita nel tono della voce.

“Da che?!”

“Da come ti comporti.” fece Ginny.

“Vedrò di stare attento allora.” fece lui divertito.

 

2 Settembre, Corridoio dei Sotterranei, ore 19:00

Camminava a passo svelto, nervosa com’era. Stava andando alla sua prima lezione con Piton. E non era sicura di riuscire a reggerlo troppo bene. Il corridoio del sotterraneo sembrava infinito, e l’unico suono che l’accompagnava a quello che considerava quasi un patibolo, era il rumore sordo che le sue scarpe producevano a contatto con il pavimento di pietra. Arrivò facilmente all’ufficio di Piton, poiché era l’unica stanza dei sotterranei ad avere la porta di un nero untuoso e sporco. Bussò leggermente, mentre sentiva improvvisamente le forze e il coraggio Grifondoro che l’avevano sempre caratterizzata, svanire. Un grugnito dall’altra parte della porta, le fece capire che aveva il permesso di entrare nella stanza. Con uno strano groppo in gola entrò nell’ufficio chiudendosi alle spalle la porta scura.

“Si sieda pure signorina Weasley. Spero che lei abbia portato il necessario per le sue ripetizioni…” fece il professore che lei più odiava in tutta la scuola. Si sentì estremamente strana nel sentirsi chiamare con il suo nome originale, dato che da quasi un mese non lo adottava più nessuno, e veniva chiamata semplicemente Elizabeth Konnen. Una fitta dolorosa le trafisse il petto al pensiero di come e dove la sua famiglia potesse trovarsi in quel momento, mentre vari ricordi di avventure passate con i suoi sei fratelli e i suoi amici di sempre si facevano strada nella sua mente. Fu riportata alla realtà in modo piuttosto brusco dal professore di Pozioni.

“Mi ha sentita signorina Weasley? Non mi piace ripetermi. Ha portato tutto il necessario?” fece con voce irritante l’insegnante. Ginny annuì lievemente con la testa.

“Bene. Allora cominci pure a preparare una semplice pozione rigenerante di primo grado. I passaggi e gli ingredienti sono descritti accuratamente nel suo libro. Non dovrebbe essere troppo complicata neanche per lei una pozione di questo genere.” fece semplicemente. Ginny cominciò a raccogliere tutti gli ingredienti sul tavolo che aveva a disposizione. Le tornarono alla mente vivide le parole che Draco per buona parte del pomeriggio non aveva fatto altro che ripeterle. Aprì il suo libro, che ormai sembrava un campo di guerra, dato tutti gli appunti, le annotazioni e i vari promemoria che aveva scritto su ogni angolo libero del suo libro, oltre ovviamente alle maledizioni inventate sul momento contro Piton…

 

2 Settembre, Aula di Pozioni, ore 21:30

“Ecco…” fece alzandosi dalla sua postazione di lavoro. In una piccola fialetta aveva messo un po’ del liquido incolore e lo aveva portato al professore, con aria quasi tronfia, dato che il risultato era molto vicino a quello originale. Il professore prese poco delicatamente la pozione dalle mani della ragazza e la ispezionò a fondo con lo sguardo prima di parlare.

“Per oggi può andare bene. Vada pure Signorina Weasley.” era calmo. Ginny si disse che dunque la pozione non doveva essere andata poi tanto male. Non si fece ripetere due volte il comando presa la borsa con i libri e salutato con un cenno il professore uscì sfrecciando fuori dall’aula. Si avvicinò al quadro Serpeverde, e mormorata la parola d’ordine al un barone Sanguinario, che ancora rideva sotto i baffi per la figura fatta il giorno precedente, entrò nella stanza circolare e si gettò di peso sull’unica poltrona rimasta libera davanti al fuoco. Vedeva ragazzi più piccoli che chiacchieravano allegramente davanti all’entrata della sala comune, altri che invece erano ancora piegati sopra i libri a studiare, e altri ancora che proprio in quel momento rientravano nella sala comune dopo aver cenato più che abbondantemente nella sala grande. A questo pensiero sentì un brontolio provenire dallo stomaco. Aveva fame. Era da una giornata intera che non metteva qualcosa da mangiare sotto i denti. Con una forza immane riuscì ad alzarsi dalla comoda e soffice poltrona su cui si era seduta solo qualche minuto prima, per uscire dalla sala comune e dirigersi verso le cucine. Ormai era troppo tardi per andare in sala grande. Le avrebbero come minimo tolto dei punti dato che il coprifuoco sarebbe scattato di lì a pochi minuti. I corridoi erano bui, se non fosse stato per le fiaccole appese alle pareti di pietra grigia. Camminò veloce fino a raggiungere le cucine. Grattò con un dito la grassa pera che componeva il quadro dell’entrata alle cucine e subito si aprì un varco abbastanza grande per farla passare completamente.

 

Mezz’ora dopo si sentiva rimpinzata come una gallina. In quel momento credeva che mai nella vita avesse mai mangiato a quel modo. Gli elfi non si erano fatti pregare troppo, e le avevano propinato velocemente sotto al naso ogni tipo di squisitezza possibile. Pollo al forno, pudding, piselli in salsa, torte salate, patate fritte, non faceva in tempo a finire di mangiare che subito il piatto le veniva svuotato e riempito con qualcos’altro. E quando era arrivato il dolce, la sua vista si era quasi appannata nel vedere il piatto riempito con tre dolci differenti. Una fetta di torta al limone, un’altra al cioccolato e un’altra ancora ai frutti di bosco. Si fece forza (come se ce ne volesse tanta per una cosa del genere!), e decise di mangiare solamente quella ai frutti di bosco. E stava ancora gustando le more e la panna in bocca che sentì una voce alle spalle. Ed era sicura non si trattasse affatto della voce di un elfo.

“Ehi tu, non lo sai che il coprifuoco è scattato da quasi mezz’ora?” chiese la voce. Gin era certa di conoscerla. Tanto ormai sembrava destino che ovunque andasse ci fosse anche lui. Si voltò, e guardò con aria interrogativa il possessore di quella voce. Non aveva capito un accidente di quello che le aveva detto quel ragazzo. Era troppo impegnata.

“Come?” fece guardandolo con ancora in mano la fetta di dolce. Il ragazzo la guardò alzando un sopracciglio e accennando ad un mezzo sorriso.

“Ma che diamine stai facendo qui adesso?!” chiese il ragazzo. Ginny alzò le spalle.
“Mangio, non si vede?” era ovvio. Si domandò come faceva quel ragazzo a sembrare più stupido di quel che era realmente. Draco la osservò divertito. Era strana forte quella ragazza. Beccata nelle cucine a mangiare dopo il coprifuoco.

“Questo lo avevo notato. Ma come mai? C’era la cena prima, nel caso non lo sapessi.” una nota ironica nella voce. Ginny lo osservò accigliata.
“Mi credi davvero tanto stupida?! Ero ad una punizione…” fece ricordandosi delle ripetizioni di pozioni. Lui alzò nuovamente un sopracciglio.

“Ma come hai fatto a prendere una punizione già dal primo giorno di scuola?!” chiese divertito dalla situazione. Ginny alzò nuovamente le spalle.

“Che vuoi che ti dica? Attiro i guai io…” fece accennando ad un mezzo sorriso. Draco ricambiò. Era troppo divertente però quella ragazzina.

“L’ho notato… dai muoviti a finire di mangiare, io farò finta di non averti visto, ma tu devi andartene in sala comune.” fece serio. Ginny annuì dando un grande morso alla fetta di torta rimastale in mano. Poi la posò. Basta. Non ce la faceva proprio più a mettere cibo nello stomaco. Si alzò, credendo di traballare sulle sue gambe per il peso in più che avevano da sorreggere, quando invece non era così, ed uscì dalle cucine. Draco la osservò uscire dalla stanza, poi con un mezzo sorriso in volto si avvicinò al piatto e prese il pezzo di torta rimasto. Frutti di bosco, mica male.

 

  
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