Unknown Identity
Capitolo
1: Benvenuta Liz!
Prologo
Era ovvio. La guerra cominciò nel giorno in cui Voldemort
segnò Harry con l’anatema che non perdona. E avremmo sin da allora
dovuto armarci per combattere questo nemico invincibile. A parlarvi qui
è Ginevra Weasley, non più Gin, non più Ginny. Non lo sono
più da quel fatidico incontro, l’ultimo, che abbiamo avuto tutti
quanti al quartier generale dell’Ordine della Fenice. C’eravamo
tutti quanti, ma proprio tutti: io, i miei fratelli, i miei genitori, Harry ed
Hermione insieme, Lupin e Ninfadora, la professoressa McGranitt, l’odioso
prof Piton e tutti quanti gli altri partecipanti. Silente ovviamente era il
primo della fila. Seduto a capo tavolo, con la sua aria benigna, mi diede la
notizia peggiore che mi sarei mai potuta aspettare da lui.
“Bene… vedo che siamo tutti qui… d’accordo,
evito i preamboli di parole, poiché non mi sembra proprio il caso, vista
la tensione che vi è qui dentro…” si fermò facendo
una strana risatina un po’ nervosa. Di sicuro lui si che era nervoso.
“Ad ogni modo, oggi sono qui per comunicarvi una notizia che non
può far altro che mettere in allerta il nostro ordine. Poco lontano dal
centro di Londra sono stati avvistati altri due gruppi di Mangiamorte piuttosto
numerosi, che hanno completamente devastato tutto ciò che hanno fatto. I
babbani cominciano seriamente a notare quel che accade e continuando
così sicuramente saremo presto scoperti. È per questo motivo che
in collaborazione con il ministero della Magia ho acconsentito ad
un’operazione drastica. A tutti voi sarà modificata
l’identità. Cosa intendo dire? Che semplicemente cambierete
d’aspetto. Nessuno di voi sarà a conoscenza
dell’identità degli altri… di nessuno degli altri. Tuttavia
chi di voi sta ancora frequentando la scuola di Hogwarts, potrà
continuare i suoi studi. Anche ad egli ovviamente sarà modificata
l’identità. Gli unici a conoscenza delle identità vere di
ognuno di voi saremo il ministro della Magia e io … dimenticavo quasi di
dirvi che ovviamente la mutazione non sarà permanente, almeno una volta
al mese dovrete farvi vedere o dal Professor Piton o dalla professoressa
McGranitt per ripetere l’incanto che vi farà rimanere in quel
modo. Ognuno di voi dovrà vincolarsi ad un contratto con me per esser
certi che per i prossimi mesi andiate a farvi vedere… adesso…
c’è qualche domanda?” se fino a quel momento vi era stata
una calma anche esagerata tutti quanti scoppiarono in un boato di chiacchiere,
ovviamente quasi tutti erano contro questa novità sparata lì sul
momento da quel vecchio a cui tutti davano retta senza badare alle conseguenze.
O almeno questo è quello che pensavo io.
“CHE COSA?!” Ron fu quello che ovviamente ebbe la
prevalenza su tutte le altre.
“COSA VUOL DIRE CHE CAMBIEREMO ASPETTO SENZA SAPERE QUALE SIA
QUELLO DEI NOSTRI FAMILIARI E AMICI?! MAI!” la voce era diventata
lievemente stridula; simbolo che stava per avere una potente crisi nervosa.
Silente lo scrutò con pazienza, sapeva anche lui che quella sarebbe
stata la prima reazione di questo tipo.
“Ovviamente, tutti coloro che sono ormai conosciuti appieno dai
Mangiamorte non subiranno grandi modifiche.” Dicendo questo spostò
lo sguardo verso Harry, che era rimasto impassibile di fronte a quelle
affermazioni.
“Quindi tu Ron, Harry ed Hermione non sarete separati, come
neanche sarà modificato l’aspetto dei vostri professori, dato che
poi non ci sarebbero dei motivi per spiegare il cambiamento improvviso.”
Ron a quella notizia sembrò calmarsi un po’, visto che dal colore
delle sue orecchie non era più sul punto di scoppiare a fuoco. Un
singhiozzo da lontano si fece sentire, mentre il silenzio calava di nuovo.
“Ma Silente, non può fare una cosa del genere a
noi… come farò io…” era la voce di mia madre. Una
stretta al cuore mi colpì… non ci avevo pensato troppo ancora.
“Calma, calma Molly, poi ti spiegherò di più
quando saremo solo noi. Stai tranquilla” il sorriso bonario e pacato di
Silente sembrò calmare anche mia madre come aveva fatto con Ron. Girai
lo sguardo per la stanza a controllare le reazioni di tutti quanti: Harry era
impassibile, immobile quasi come se tutto quello scivolasse addosso a lui
andando via, Hermione si vedeva lontano un chilometro che ci stava male per
quello che stava succedendo e stringeva convulsivamente la mano di Harry, Ron anche
se si era calmato muoveva le labbra come a voler pronunciare delle maledizioni
contro Silente, mia madre era in lacrime e farfugliava anche lei qualcosa verso
mio padre, persino Fred e George avevano un’aria parecchio lugubre e mi
parve di intravedere un lampo omicida nei loro occhi. Il resto della folla
aveva avuto più o meno le medesime reazioni, chi più forti, chi
meno, chi invece come me credeva ancora che fosse tutto quanto uno scherzo, che
non fosse affatto possibile fare una cosa del genere. Anche perché non
esisteva un incantesimo mutaforma che durasse più di un’ora, vero?
Non poteva esistere. E improvvisamente dal nulla cominciai a ridere.
Ridevo di gusto, quasi come per confermare che tutto quello fosse solo uno
scherzo, riuscito alla perfezione, e speravo ardentemente anche che Silente
sorridendo raggiante mi dicesse “Vedo che la piccola Weasley ha intuito
tutto! Pesce d’Agosto!”. Invece non accadde nulla di tutto
ciò. Tutti smisero improvvisamente d’auto commiserarsi e piangere
per sposare l’attenzione complessiva su di me. Anche Silente mi guardava,
però era abbattuto. Smisi di ridere e lo guardai anche io con quel mezzo
sorriso stampato in faccia per la risata appena terminata.
“Ginevra…” una parola. Lo guardai allibita. Non
poteva essere vero. Sentii le mie gambe camminare da sole a grandi falcate per
raggiungere il piano di sopra della casa usata come nascondiglio e appena
entrata in quella che per tutta l’estate passata era stata la mia stanza,
mi buttai sopra al mio letto. E dopo buio.
“Allora Ginevra, adesso dovrai ascoltarmi
attentamente… ho deciso che per te forse è troppo un cambiamento
del genere. Tuttavia anche a te verrà modificato l’aspetto, e
diventerai Elizabeth Konnen”
“Elizabeth Konnen?”
“Esattamente. Non potrai rimanere nella tua
casata di Grifondoro, poiché tutti quanti conoscendo le tue abitudini ti
potrebbero riconoscere.”
“E dove dovrei andare?”
“Verrai smistata nella casa Serpeverde
e-”
“COSA?! NO! IO CON QUELLE SERPI NON CI
CONDIVIDO LA GIORNATA NEANCHE PER-”
“Ascoltami Ginevra, per piacere, non
complicare le cose ancor più di quel che sono. Dicevo, verrai smistata
nella casata dei Serpeverde, ovviamente diremo che provieni da una scuola in
Scozia e avrai l’alibi di aver mandato a fuoco i dormitori maschili
durante l’anno”
“Io che mando a fuoco un
dormitorio?!”
“Si Ginevra, sarà come se lo avessi
fatto, altrimenti come giustificheresti la tua presenza nella casata di
Serpeverde, dato che sei tanto buona?”
“Si, si come no. Ma per quale motivo devo
andare proprio nella casata dei Serpeverde?!”
“Ho deciso di affidarti il tuo primo
incarico per l’Ordine…”
“E…? In che cosa
consisterebbe?”
“Dovrai controllare i Serpeverde, temo
gravemente che qualcuno stia organizzando qualche agguato alla scuola… tu
dovrai tenermi informato nel caso i miei dubbi siano fondati.”
“Capisco… e riguardo…”
“Non preoccuparti. Ti farò sapere
sempre tutto riguardo a loro, tuttavia non potrò dirti quale sarà
il loro aspetto. Ma stai tranquilla, è solo una copertura temporanea,
non sappiamo come evolverà questa storia. È solo per prudenza che
l’ho fatto.”
“Sì professore, sono
d’accordo… potrei andare adesso?”
“Certo Ginevra, vai…”
“Arrivederci professore”
“…e ah! Ginevra, quasi dimenticavo,
la vecchiaia comincia a farsi sentire… quest’anno farai il settimo
anno.”
“Settimo anno?! Ma… come… non
posso fare il settimo anno!! Ho appena fatto i G.U.F.O. e non so ancora come
sono andati…”
“Benissimo Ginevra, è per questo che
ho deciso che puoi andare direttamente al settimo… fa tutto parte della
copertura non preoccuparti.”
“E… riguardo agli studi? Come faccio
a recuperare un anno di lezioni?!”
“Ogni sera dal secondo giorno in poi andrai
a prendere ripetizioni da tutti i professori, uno ad uno, ad esempio
lunedì farai Trasfigurazione, martedì Incantesimi e così
via…”
“Ah… ehm… bhè…
bene… arrivederci professore…”
Fine prologo
1 Settembre, Espresso per Hogwarts, ore 19:00
Guardava fuori attraverso il finestrino del suo scomparto. Con aria
assente. Aveva perso interesse per molte cose in quel periodo. Era buio fuori.
Il sole era calato prima quel giorno, quasi come a voler dare conforto alla
depressione che l’assillava in quei giorni. Era da metà agosto che
non vedeva più nessuno dei suoi amici, né la famiglia, e se per
tanto tempo aveva desiderato che scomparissero per far diventare tutto quanto
più calmo, in quel momento avrebbe solo voluto sentire il fracasso delle
pentole, mentre si sfregavano da sole con la spugna, o il ticchettare
particolare dell’orologio magico di mamma… fece un sospiro. Non era
il momento di sentirsi male quello o di scoppiare in una crisi di pianto. Anche
perché non era l’unica in quello scompartimento. C’erano
altri due ragazzi, che lei ovviamente conosceva, anche se loro erano sicuri di
non averla mai vista. La prima volta che si era osservata allo specchio dopo
essere stata “modificata” si era spaventata. Non perché la
vista fosse talmente orrenda! Assolutamente, aveva fatto un miracolo quasi
quella maga… in altre parole, se fosse stato in un qualsiasi altro momento
sarebbe saltata da una parte all’altra dalla felicità, ma la
consapevolezza di non poter essere riconosciuta l’aveva spaventata. Era
totalmente diversa. I capelli erano biondi, anche se lei aveva gentilmente
chiesto che fosse più vicini al rosso che al biondo, gli occhi castani,
grandi. Nessuno nella sua famiglia aveva mai avuto occhi castani tranne lei. In
ogni modo, le labbra erano carnose e rosse, il naso dritto e un po’
all’insù, e poi era alta, notevolmente alta, dato che prima
raggiungeva il metro e settanta, adesso era quasi un metro e ottanta, e si
domandava come diavolo avessero fatto a farla “allungare” a quel
modo. E quasi le veniva la nausea al pensiero che era quasi tutte curve. Era
stata trasformata da neo sedicenne un po’ imbranata in una diciassettenne
affermata… almeno fisicamente. Dentro non si sentiva poi tanto bene al
pensiero di dover fare altri esami alla fine dell’anno. Come aveva detto
silente, però era andata benissimo. Persino Hermione si era congratulata
con lei: aveva preso quasi tutto eccellente, un oltre ogni previsione in
pozioni ed un eccezionale in trasfigurazione ed in incantesimi. Aveva anche
concordato gli orari con i professori. Ogni sera alle sette sarebbe andata da
uno dei professori, e per due ore avrebbe fatto lezioni del sesto anno. Sarebbe
impazzita quell’anno, se lo sentiva dentro. Improvvisamente fu distratta
dai suoi pensieri dalla porta scorrevole che veniva aperta violentemente.
“Ehm… scusate… ho perso un rospo… si chiama
Oscar… non è che per caso lo avete visto?” i capelli erano
castani scuri, disordinati, gli occhi dello stesso colore, il viso sempre un
po’ dall’aria pacioccona, e l’espressione dispersa che aveva
sempre con se.
“Neville!” quasi scattò in piedi. Non lo vedeva
dalla fine della scuola, e le pareva strano non aver incontrato nessuno dei
suoi vecchi amici ancora. L’altro la guardò stranito, e ci rimase
piuttosto male, quando lui rispose:
“Io… ti conosco? Come fai a sapere il mio nome?”
“Bhè…” toppata… se avesse cominciato in
questo modo la sua copertura sarebbe saltata prima ancora di arrivare a scuola.
“No… ma… ecco… sono molto brava in divinazione
e legilimanzia.” Cavolata stratosferica. Ricordava, quando solo
l’anno prima Silente le aveva dato un paio di lezioni. Era cascata come
una pera cotta. Non faceva proprio per lei la legilimanzia, tuttavia come scusa
in quel momento le era sembrata perfetta. Era solo dopo che sentiva di aver
fatto una grandissima cavolata. Neville la squadrò stranito, tuttavia
sorrise.
“Ah, bene, fortunata… io… io sono Neville, ma lo sai
già, vero?” anche lei ridacchiò alla battutina.
Ginevra da quando sei diventata tanto idiota?! O
dovrei dire Liz?
Piccoli monologhi interiori che agitavano dentro di lei.
“Si, no, cioè, più o meno. Io sono G…
Elizabeth” porse la mano. Si stava per tradire nuovamente da sola. Doveva
aver bruciato un paio di neuroni dopo aver asciugato i capelli la mattina.
“Bene, ciao Elizabeth… io devo andare… ma se vedi un
rospo che si chiama Oscar per piacere fammelo sapere… ciao”
“Si… ciao” una stretta al cuore la colse di sorpresa
mentre lo vedeva andare via. Non l’aveva riconosciuta.
Bhé… questo era ovvio Gin!
Con un sospiro decise di fare un giro per i corridoi…
chissà che non avrebbe incontrato qualche altro “nuovo”
amico.
“Allora Draco, non hai
parlato quasi per niente oggi… come sono andate le tue vacanze?”
“Lo sai benissimo
Pansy, visto che ti sei quasi trasferita da noi quest’estate” era
irritato. Non la sopportava, e ogni minuto che passava la sopportava sempre
meno. Odiava quella sua vocetta stridula, quei suoi capelli neri portati
perennemente a caschetto, il profumo vanigliato talmente forte da nauseare chi
si trova troppo vicino a lei per troppo tempo, e soprattutto odiava il fatto
che avrebbe dovuto averla appresso per i prossimi cinquant’anni se tutto
andava bene, visto che il suo carissimo Padre aveva avuto la geniale idea di
dichiararli promessi sposi!
“Oh avanti Draco, devi collaborare se vuoi che andiamo d’accordo,
no?” un sorriso falso come quello non lo aveva mai visto. Lui piuttosto
che mostrarne di falsi non ne faceva proprio. E per quale motivo doveva sempre
ricordargli la lieta novella del dover stare insieme?
“Pansy lasciami
stare. Vado a fare un giro.” disse il ragazzo biondo facendo per uscire.
“Ottima idea Drakie, vengo anch’io a sgranchirmi le gambe.”
ma era MAI possibile che ovunque lui andasse dovesse seguirla pure lei?! Questa
era un’altra delle tantissime cose che non sopportava di lei.
“NO PANSY! Voglio farmi un giro da SOLO!” sibilò a gran voce
staccandosi dall’abbraccio morboso di lei. Pansy mise su un broncio stile
cagnetta abbandonata. Ma la cosa non lo colpiva minimamente.
“E va bene! Vai da
solo. Ma solo perché l’ho deciso io di non venire!” fece con
il suo classico orgoglio Slytherin Pansy buttandosi a sedere sulla poltroncina,
o almeno lo spazio rimasto libero dai corpi inermi e addormentati di Tiger e
Goyle, il quale balzò in piedi.
“Si certo.”
uscì sbattendo la porta dello scompartimento con forza. Poteva anche
accettarne tante di cose, ma l’avere una piaga come lei attorno non
l’avrebbe mai potuto sopportare. Un sorrisino comparve sul suo volto al
pensiero che presto sarebbe diventato Mangiamorte, e che quindi avrebbe avuto
l’alibi se per caso avessero trovato la neo moglie inerme morta
sul pavimento della stanza delle torture. E proprio mentre pensava a tutti i
modi più dolorosi e terrificanti per distruggere definitivamente la
piattola nominata Pansy Parkinson, gli apparve davanti una strana visione.
Anzi… più che strana, dovrei dire incantevole. Era una ragazza,
appoggiata al finestrino del corridoio, e osservava attenta i particolari fuori
dalla finestra. I capelli erano biondo ramati, ed era anche piuttosto alta,
quasi quanto lui a dirla tutta. E si sorprese nello scoprire che mai
l’aveva notata prima d’ora. Si avvicinò con la sua aria
nobile, altezzosa e quant’altro in modo silenzioso, come gli allenamenti
per diventare Mangiamorte gli stavano concedendo di diventare.
“Trovato qualcosa
di interessante in questo paesaggio?” chiese con quella che definiva voce
suadente.
Ginny sobbalzò
guardandosi intorno, fino a scontrare due occhi color antracite(grigio
scuro, simile al grigio nebbia). O almeno così sembravano,
dopotutto era sera. Riconobbe immediatamente quel volto poco amato, ma
sicuramente molto conosciuto.
“Ma-” si morse la lingua appena in tempo evitando di dire il nome
che tanto odiava.
“Mah… non saprei…” per questa volta sembra essersela
cavata.
“Mmm…
già… comunque, non mi sembra di averti mai visto da queste
parti… ci conosciamo?” ci stava provando. Ci stava letteralmente
provando con lei, e Ginny a stento trattenne una risata di scherno verso il
ragazzo. Tuttavia non riuscì a nascondere appieno un sorrisino.
“Forse se guardassi
meglio intorno… comunque no, non credo ci siamo mai visti. Sono nuova da
queste parti” lui sorrise. Sembrava soddisfatto. Ginny rise dentro di se.
Sicuramente pensava di poterla addomesticare come meglio credeva, dato che
ancora lei non avrebbe dovuto sapere nulla di lui.
“Ah, bene, io sono Malfoy, Draco Malfoy, ma ti concedo di chiamarmi
Draco. Solo Draco” aggiunse poco dopo come al ricordo di una fastidiosa
mosca.
“Ok, ciao Draco io
sono Elizabeth, e ti concedo di chiamarmi.”
E basta
Si disse mentalmente.
Sorrise come saluto e si diresse verso il suo scompartimento. Ormai si stavano
avvicinando alla scuola, si sarebbe dovuta cambiare. Chiuse la porta dietro di
se, sempre sorridendo, sicura che fino a quel momento quel demente
l’avesse seguita con lo sguardo.
Di sicuro una cosa
positiva nell’essere “diversi” è quella di farla
pagare a tutti quelli che se lo meritano. Nuovo aspetto nuova vita, dice il
detto, o forse no?
Possibile che una ragazza
abbia un fascino tale da ammaliare perfino lui?! Di solito era lui il
corteggiatore non gli altri. Si riprese presto dal suo stato di trance e
camminò a passò svelto verso lo scompartimento dove prese Blaise,
il suo più fidato, e forse anche unico a dirla tutta amico, per un
braccio trascinandoselo lontano dalla folla che cominciava ad accalcarsi verso
le uscite principali. Il moro alquanto irritato dal modo di fare sgarbato del
cugino strattonò il braccio con forza e scontrò gli occhi suoi
con quelli del cugino.
“Che diamine ti
piglia Draco?! Perché mi hai trascinato qui? Dobbiamo uscire se ti
ricordi”
“Blaise tappati
quella bocca e ascoltami. Non sai chi ho visto…”
“L’autrice di
Amori e Segreti?” Draco lo guardò stranito.
“Chi? Vabbè, lascia perdere. No, non so neanche chi è
questa qui. Ho visto una specie di angelo…” Blaise nel frattempo
aveva cambiato espressione e da stanco era diventato allibito.
“Che cosa?”
“Un angelo Blaise,
mi hai capito no?”
“Si, si, certo, ma
che centra?”
“Te l’ho
già detto, mi sembra di averne visto uno… era bionda…”
“Ah, era pure una
lei?” Blaise alzò entrambe le sopracciglia con fare annoiato.
Draco annuì con un cenno del capo.
“Draco, lasciatelo dire, ma mi sa che sei un po’ ubriaco, quante
burrobirra hai corretto prima di berle? E poi scusa che cosa se ne fa un
diavolo come te con un angelo?”
“Blaise non mi
pigliare per il culo per piacere. Non era un angelo vero idiota. Era una
ragazza, però non era mica male, devi vederla, adesso che usciamo”
“Veramente saremmo
già dovuti essere usciti, comunque… dai muoviti poi mi spiegherai
tutto tanto, no?”
“Certo, cammina
adesso, muoviti.”
Nello scompartimento rimasero
poco dato che si erano già cambiati in anticipo i due ragazzi, presero
il baule e uscirono dal treno. Come ogni anno vi era il mezzogigante barbuto ad
accogliere i ragazzini del primo anno, mentre tutti gli altri dovevano
viaggiare comodamente in delle carrozze. Ovviamente erano in pochi a sapere che
quelle belle carrozze erano trainate da terrificanti “cavalli”
tutti pelle ed ossa, carnivori e veloci. Anche lui riusciva a vederli
adesso… si incamminarono insieme, lui e Blaise verso le bestie alate, per
prendere posto sulla carrozza, purtroppo l’unica rimasta libera. Pansy
miracolosamente si era dileguata, non l’aveva più vista da quando
le aveva detto di voler stare solo… ok, è vero che più che
dirglielo glielo aveva imposto, comunque… alla visione nuovamente primeggiante
davanti a lui, delle bestie che sbuffavano ferocemente si domandò
improvvisamente se anche Blaise riuscisse a vederli, non ne era sicuro, ma
credeva molto di si. Non gli aveva mai domandato se avesse visto mai morire
qualcuno. Non pensò più molto quando salì sulla carrozza e
si mise a guardare fuori dal piccolo finestrino quadrato della carrozza.
Arrivarono presto a
scuola. Tutti erano stati accolti come sempre dalla professoressa McGranitt, e lei,
dato che era una nuova alunna, sarebbe dovuta essere smistata, anche se sapeva
già la casa in cui sarebbe andata a finire. E finalmente dopo essersi
dovuta sorbire la classica cantilena del cappello cominciò
l’elenco delle persone da smistare. E si sentì completamente fuori
luogo tra quei ragazzini, poco più di bambini e molto meno di ragazzi,
impauriti da quel cappello vecchio come se stesse per mangiare loro la testa.
“Konnen Elizabeth”
Non si accorse subito di essere stata chiamata, infatti la McGranitt, con tutta
la pazienza di cui solitamente non disponeva, la guardò interrogativa
aspettando che lei camminasse verso lo sgabello basso. Rendendosi
improvvisamente conto che era lei Elizabeth Konnen un po’
imbarazzata camminò verso lo sgabello sedendosi e improvvisamente non
vide nulla. Il cappello le era stato calato in testa
“Ginevra Weasley!
Nuovamente qua vedo…”
“Si anch’io
noto…”
“Simpatica…
comunque, mi hanno detto che devi essere smistata in Serpeverde vero?”
“Esatto…
purtroppo”
“Oh per piacere, a
me non dire bugie, ti leggo il cervello se ricordi… un tempo avresti
desiderato finire in quella casata”
“Esatto, un
tempo.”
“E va bene, va
bene… Serpeverde!”
All’urlo del
cappello buona parte della casata Serpeverde balzò in piedi applaudendo
e fischiando. Un po’ imbarazzata dal contesto Ginny si incamminò
verso la sua tavolata e prese posto tra due ragazze che si rese conto in quel
momento non aveva mai notato prima. Anche perché ricordava di passare
molto poco spesso lo sguardo sulla tavolata verde argento. Un po’ lontano
da lei poté notare come un gruppetto, quasi affiatato, di Serpeverde
stessero parlando più o meno animatamente. E tra questi notò
Malfoy. Draco. Draco Malfoy, si ecco, Draco Malfoy. Lui tuttavia non sembrò
notarla affatto, anzi, sembrava piuttosto intento a stare il più lontano
possibile da Pansy Parkinson, la quale sembrava letteralmente una patella in
cerca del suo scoglio preferito.
1 Settembre, Corridoio
dei Sotterranei, ore 21:00
Finita la cena tutti quanti
si diressero verso i loro dormitori, ovviamente Ginny non aveva la più
pallida idea di dove si trovasse l’entrata per la sala comune Serpeverde.
Le avevano detto che si trovava nel sotterraneo, e di questo lei non aveva
dubbi, solo che non aveva ben capito che quadro cercare. Ed era circa un quarto
d’ora che vagava per i corridoi alla ricerca dell’ambita entrata
della sala comune, per andare finalmente a farsi una dormita e per dimenticare
quella giornata anche troppo lunga.
“Ti sei per caso
persa Elizabeth?” la voce la conosceva. Era sicura che anche il tono
fosse modulato. Si voltò e riconobbe immediatamente il volto di Malfoy.
Per un attimo lo guardò interrogativa non ricordando che fosse lei
Elizabeth, poi ripresasi velocemente fece.
“Ah… ehm, no, certo che no, facevo solo un giro per visitare la
scuola, adoro i sotterranei.” stava diventando anche troppo brava a dire
le bugie. Nonostante ciò si ripromise di esercitare la memoria in
qualunque modo, dato che si dimenticava anche troppo spesso la sua nuova
identità. Avrebbe dovuto fare pratica.
“Non sei brava a mentire sai? Te lo dice uno che se ne intende di
menzogne…” si stava avvicinando. Le mani nelle tasche della divisa
e il volto impietrito in un’espressione sardonica e divertita.
“Spiritoso. Al
massimo posso aver dimenticato la posizione del quadro, ma nulla di
più” fece Ginny con superficialità, come a non dar peso
alla cosa. Malfoy ridacchio divertito da quella situazione. Da quand’in
qua Malfoy si diverte senza massacrare le persone?!
“Certo, ovvio.
Comunque devo ammettere che mi fa piacere che tu sia capitata nella nostra
casata…”
“E perché?
Nelle altre case non ci si diverte?”
“Certo che si,
immagino, ma qui ancora di più. I Tassorosso sono troppo fifoni per
azzardarsi a fare qualcosa di illegale, i Corvonero troppo calcolatori e i
Grifondoro troppo santi. Da noi quasi tutto è concesso, non ci sono
ripensamenti” Ginny si riscoprì a camminare lentamente a piccoli
passi indietro. E lui, non sapeva bene se per fortuna o per sfortuna, si stava
avvicinando. Anche troppo.
“Bene… adesso
che hai scoperto che mi sono persa, potresti dirmi dove si trova il
quadro?”
“Certo”
“Grazie”
“Ma non lo
farò”
E ti pareva, Malfoy non
può cambiare tanto radicalmente in una sola estate…
“E
perché?”
“Bhé, io che
cosa ci guadagno?”
“Di sicuro un
grazie da parte mia.”
E ti deve bastare
“Non credo comunque
sia abbastanza… insomma, quella sala comune la userai per il resto
dell’anno, e io dovrei accontentarmi di un semplicissimo grazie?”
Vedi che se vuoi riesci a
capirle le cose??
“Esatto”
“No, non mi
conviene proprio… ci vediamo Liz” le voltò le spalle e
camminò verso l’uscita dei sotterranei. Ginny lo guardò
camminare un po’ titubante, poi si azzardò a domandare.
“E tu dove stai andando?”
“Io sono caposcuola,
ho una camera tutta mia, se vuoi-”
“No grazie”
È un miracolo se
ti parlo senza sbranarti, quindi stattene buono buono lì tu…
“Ehi calma! Stavo
dicendo che se vuoi posso indicarti dov’è l’entrata…
in cambio però di qualcosa… in cosa sei brava?” non si
capiva bene se stesse alludendo a qualcosa o se stesse parlando seriamente.
In che cosa sei brava
Gin??! Pensa, pensa…
“Eh… vado
bene in incantesimi e in trasfigurazione” lui sogghigna, stava
evidentemente alludendo ad altro.
“D’accordo.
Se ho bisogno, ma non ne avrò, ti farò un fischio.” si gira
di nuovo verso l’uscita. Ginny lo guarda.
Ma che fa?! Se ne va
senza dirmi dov’è il quadro?!
“E comunque girati,
guarda quel bel quadro del barone sanguinario e dì la parola
d’ordine.” continua lui quasi le avesse letto nella mente. Ginny
diventò scarlatta, e ringraziò il cielo che fosse tutto buio in
quei sotterranei. Avrebbe dovuto immaginarlo da sola.
Dove può mai
trovarsi l’entrata alla sala comune dei Serpeverde se non in un ritratto
del Barone Sanguinario? Stai perdendo colpi.
Lo guardò andare
via, e dileguarsi silenziosamente dietro il muro di pietra, prima di fare un
sospiro di sconfitta e di dirigersi verso il quadro. Il barone sanguinario
sogghignava trattenendo le risate, non certo per evitarle l’imbarazzo, ma
per il suo orgoglio da degno Fantasma Serpeverde. Ginny lo guardò male.
Lo aveva sempre saputo quel barbuto e non le aveva neppure fatto un cenno.
Razza di fantasmacci.
“Basilisco”
pronunciò in un sibilo il nome della “cosa” che durante il
suo secondo anno aveva cercato, ed era quasi riuscita, a rovinarle
definitivamente la vita.
“Può
entrare…”
Le si gelarono le vene
alla vista della sala comune Serpeverde. Era terrificante al confronto con
quella Grifondoro. Non vi erano finestre, ma solo tante fiaccole appese ovunque
per la stanza rotonda. I muri di fredda pietra grigia contrastavano
perfettamente con il colore delle poltrone, delle sedie, della moquette verde
smeraldo. Dalla parte opposta alla sua, esattamente di fronte ad un grande divano
verde vi era un altrettanto grande camino spento con delle ceneri poste sul
fondo. Ginny rimpianse fortemente la calda ed accogliente sala comune di
Grifondoro, dove tutti ridevano e scherzavano, e dove un fuoco scoppiettante
era sempre acceso per far compagnia anche quando si era da soli. Trattenne un
sospiro di rassegnazione e salì le scale per andare al suo dormitorio il
giorno dopo sarebbe stato davvero una tortura.
2 Settembre, Sala grande,
ore 7:45
E la giornata infatti non
cominciò nel migliori dei modi. Aveva fatto tardi a scendere a
colazione, dato che aveva dimenticato la sera prima di azionare la sveglia,
dato che da cinque anni a quella parte era sempre stata Hermione a svegliarla
per andare a fare colazione. Quindi, quando in uno stato di dormiveglia aveva
posato casualmente lo sguardo sulla sveglia e l’aveva vista puntare le
ore 7:15 scattò in piedi immediatamente come una molla. E ad una
velocità impressionante si era lavata, vestita ed aveva preparato la
borsa eastpack bordeaux con pergamene e boccette d’inchiostro vario, dato
che non sapeva ancora quali materie sarebbe dovuta andare a studiare. Anzi,
proprio in quel momento stavano dando gli orari per i ragazzi del settimo anno.
Come lei. Ancora non ci credeva. Molti ragazzi avrebbero fatto carte false per
poter saltare un anno scolastico come aveva fatto lei. Appena arrivata davanti
al portone della sala grande, si fermò per riprendere fiato, data la
corsa dai sotterranei. Doveva ammettere che era anche più pesante fare
queste corse la mattina dal sotterraneo. Almeno dalla torre Grifondoro era
tutto in discesa! Dopo aver ripreso fiato dunque aprì il portone ed
entrò, andando verso il tavolo all’estrema sinistra dei
Serpeverde. Si sedette ad un posto libero e cominciò a servirsi delle
varie pietanze sulla tavola.
“Tieni…”
una ragazza le stava porgendo con fare cordiale un foglietto di carta. Ginny la
guardò prima con aria interrogativa, poi prese in mano il foglietto di
carta e vide che era l’orario della settimana.
“Grazie… ehm? Tu sei?” domandò Ginny dopo aver preso
il pezzo di carta. L’altra sorrise e rispose
“Rosemary Wills, ma
tutti mi chiamano semplicemente Mary…” fece tranquilla
“Invece tu sei la ragazza nuova vero? Elizabeth se non mi
sbaglio…” fece concentrata l’altra. Ginny annuì. A
poco a poco si stava abituando ad essere chiamata con il suo nuovo nome.
Osservò la ragazza dagli allegri occhi azzurri e dai capelli neri
mesciati di rosso.
“Alla prima ora
abbiamo doppie trasfigurazioni con i Corvonero… sarà meglio
muoverci non credi?” fece la ragazza saltando in piedi e non dando a
Ginny il tempo di rispondere si diresse verso l’uscita. Dopo pochi
secondi anche Ginny saltò in piedi per raggiungere la neo-amica.
2 Settembre, Aula di
Pozioni, ore 11:00
“Visto che siamo
alla prima lezione dell’anno, voglio verificare che tutti voi presenti in
quest’aula abbiate studiato qualcosa durante queste vacanze. Voglio che
prepariate il Distillato della Morte Vivente, che abbiamo abbondantemente
studiato l’anno scorso. Avete due ore di tempo, gli ingredienti e i
passaggi sono tutti elencati alla lavagna.” fece Piton. E queste parole
per Ginny furono una martellata allo stomaco. Non sapeva neanche cosa fosse il
Distillato della Morte Vivente, se non per il fatto che ogni tanto a casa ne
aveva sentito parlare da Charlie o da suo padre. E lei era certa che glielo
facesse apposta. Sapeva che non aveva fatto il sesto anno, e ovviamente non
aveva studiato nulla di tutto ciò. L’aveva squadrata strana
già dal primo momento in cui era entrata. Osservò titubante la
lavagna su cui vi erano riportati complicati passaggi e indicazioni, e subito
cominciò a girarle la testa. Non c’è l’avrebbe mai
fatta. Nonostante la sua O in pagella non sarebbe mai riuscita a fare meglio di
una D questa volta. Prima che lei potesse pensare dell’altro, la voce
acuta e pungente del professore di pozioni le martellò nuovamente la
mente.
“Signorina Konnen,
la pregherei di sedersi con il signor Malfoy, lei signorina Parkinson,
può accomodarsi accanto alla signorina Kryan” fece con voce piatta.
Non seppe di preciso Ginny se quella fosse la sua salvezza o la sua morte.
Malfoy a meno di mezzo metro di vicinanza la spaventava. Si sedette stando il
più possibile lontana da Malfoy. Lui dovette accorgersene perché
inarcò un sopracciglio divertito. Comunque non disse nulla.
“Come te la cavi in pozioni?” le chiese dopo un po’ mentre
disponeva gli ingredienti davanti a se.
“Malissimo” avrebbe voluto rispondergli
“Insomma…
piuttosto male” fece semplicemente lei.
“Non si
direbbe… ok che l’apparenza inganna,
però…” un brivido le solcò la schiena.
L’apparenza inganna. Non immaginava neanche quanto fossero vere quelle
parole.
“Vado malissimo,
non male…” ribatté lei sicura.
“Ok… allora
sta a guardare e impara”
Dopo un’ora e mezza
la loro pozione era quella più corretta tra tutte. Durante un giro di
controllo Piton si soffermò davanti al calderone suo e di Malfoy con u
sorrisetto gelido stampato in bocca.
“Vedo che andate piuttosto in sintonia con il signor Malfoy, signorina
Konnen… che ne dice di prendere delle ripetizioni da lui? So che è
un po’ indietro con le lezioni…” fece con aria sadica. Poco
ci mancò che Ginny morisse d’infarto. Ancora ripetizioni?! Non le
bastavano quelle con lui?! Il professore dovette prendere quel silenzio
sconcertato per un si
“Bene… sempre
che non dia troppo disturbo al signor Malfoy, si intende” fece nuovamente
guardando il suo pupillo. Draco lo osservò e con un lieve cenno della
testa confermò.
“Benissimo. Vedo
che la pozione è terminata. Potete andare voi due. Voi altri invece,
rimarrete qui fin quando non vedrò dei risultati”
Ginny raccolse il fretta
le sue cose prima di uscire alla velocità della luce dalla stanza buia.
2 Settembre, Sala grande,
ore 13:00
Era al tavolo che
mangiava silenziosamente. Stranamente per quel giorno non aveva ancora trovato
qualcuno da prendere in giro. Si voltò a guardarsi intorno. Non
c’era. Si era completamente dissolta dopo l’ora di pozioni, dato
che avevano ora buca.
“Inutile che la
cerchi. Tanto non è qui.” una voce lo fece sobbalzare alla sua
destra.
“Cazzo Blaise, devi
smetterla con questo tuo modo di fare” fece irritato guardando male
l’amico. Blaise lo osservò pacato, prima di parlare
“Di recente vedo
che sei molto interessato alla Konnen” fece con aria pensosa. Draco fece
un mezzo sorriso che assomigliava terribilmente ad un ghigno. Blaise lo
scrutò più attentamente
“Era lei il tuo
angelo del treno?” chiese alzando le sopracciglia. Draco annuì
lievemente. Blaise soffiò da un lato della bocca.
“Io di quella non è che mi fidi troppo. Cioè, è
sbucata dal nulla, non si sa niente di lei. Da amico ti dico di non farti
incantare. Poi fai quel che vuoi” Come hai sempre fatto, stava ad
intendere con quelle parole. E Draco era certo che avrebbe fatto di testa sua.
Volse lo sguardo verso il tavolo dei Grifondoro. Solo adesso si rendeva conto
di non aver ancora avuto nessuna chiacchierata degna di nome con Potter e
combriccola da tempo. Si alzò da tavola. Decise che era ora di
divertirsi un po’.
“Ehi Weasley! Noto
che hai finalmente una divisa della tua taglia… quante collette ci sono
volute per fornire il tuo guardaroba di un simile pregio?” chiese sadico
e pungente. Un ragazzo, seduto al tavolo, gli volgeva le spalle. Aveva capelli
rossi, spettinati, ma non troppo lunghi. Si voltò per fissare il nuovo
arrivato.
“Cosa vuoi?”
Draco rimase sconcertato da quel modo di fare. Era sempre stato abituato alle
allegre litigate a suon di incantesimi con la banda Potter e Company, e adesso
quel tono secco, quasi stanco, lo faceva dubitare.
Era passata in
biblioteca. Aveva preso un po’ di libri da dove ripassare. Era passata
solo la prima mattinata e lei aveva già una montagna di compiti, oltre
ovviamente alle lezioni supplementari per riuscire a recuperare il sesto anno
mancato. Piton ovviamente le aveva dato un carico di compiti enorme. Credeva
seriamente che i Serpeverde fossero più avvantaggiati rispetto ai
Grifondoro. Adesso che era una Serpeverde a quasi tutti gli effetti, non ne era
troppo sicura. Anche sotto le spoglie di Serpeverde, Piton non mancava di
assegnarle tanti compiti quanto possibile. Certo, aveva notato che non toglieva
più punti per ogni cavolata, ma non si poteva di certo dire che fosse un
tipo magnanimo. Ripensò con disgusto alle future lezioni di pozioni con
Draco. No. Era sicura che non sarebbe riuscita a campare a lungo con quel ritmo
di lavoro. Non ci sarebbe riuscita neanche se avesse avuto a disposizione una
giratempo. E proprio in quel momento, mentre entrava in sala grande, con una
montagna di libri sottobraccio che avrebbe sicuramente fatto invidia ad
Hermione stessa, vide una scena che mai avrebbe voluto vedere. Almeno non sotto
quelle sembianze. Draco Malfoy si era avvicinato pericolosamente al tavolo dei
Grifondoro, accompagnato come suo solito dai due gorilla Vincent Tiger e
Gregory Goyle. E quel che era peggio, era che stava chiacchierando… con
suo fratello. Le mancò un battito. In tutto quel trambusto non aveva
avuto nessuna occasione per vedere suo fratello, né tanto meno Harry o
Hermione. E vederli in quel momento… le aveva decisamente fatto mancare
un battito. Il suo cervello non ragionava più tanto bene. Si
avvicinò al tavolo di Grifondoro e affiancando Draco fece, con una voce
che stranamente risultava più suadente di quello che aveva realmente intenzione
di essere.
“Draco, senti, oggi
pomeriggio io sarei decisamente impegnata. Ma se fai in fretta possiamo andare
adesso a ripetere.” Draco, che fino a quel momento era totalmente
interessato alle vicende di casa Weasley, si accorse di Ginny solo quando la
sentì parlare al suo fianco. Ovviamente né Tiger né Goyle
avevano abbastanza intelligenza nel loro cervello per avvertirlo che stava
arrivando qualcuno nella loro direzione.
“Liz… che
piacere vederti… certo, andiamo. Qui non c’è nulla di
abbastanza interessante da dover attirare la nostra attenzione.” fece
tranquillo, camminando accanto alla ragazza, mentre i due bestioni, ad un cenno
del loro capo andarono da parte a sedersi al tavolo di Serpeverde, accanto ad
uno sguardo accusatore e ad un altro sospettoso.
“Ma chi erano
quelli?” chiese innocentemente Ginny, come se non lo sapesse. In effetti
come domanda doveva essere risultata strana, visto lo sguardo sconcertato che
Malfoy le aveva lanciato.
“Ma come?! Non
conosci il magnifico Potter e la sua combriccola di sfigatelli!”
fece come se fosse una cosa ovvia e banale, assolutamente impossibile da non
conoscere. Ginny arrossì lievemente. L’aveva guardata strana nel
dire quelle parole.
“Davvero? Quello
era Potter?” chiese curiosa. Draco la guardò alzando un
sopracciglio.
“Non mi dirai che anche
tu sei un’accanita fan dell’Harry Potter Fan Club?!” fece
quasi disgustato. Ginny rise. Quasi di gusto… in effetti era lei la
fondatrice di quel club. Lo aveva fondato durante il suo secondo anno ad
Hogwarts, insieme a Colin Canon, e da allora la fama di Harry, tra ragazzi e
ragazze era dilagata completamente.
“No, no puoi stare
tranquillo. Non è esattamente il mio tipo” fece tra una risatina.
Draco la guardò stranito.
“Ed esattamente
quale sarebbe il tuo tipo?” chiese con una strana luce maliziosa negli
occhi. Ginny smise lentamente di ridere, per fissarlo negli occhi. Aveva dei
begli occhi, doveva ammetterlo.
“Puoi stare
tranquillo anche tu.” fece con aria di sfida. Se prima la luce maliziosa
era visibile solo negli occhi, adesso era completamente visibile in tutto il
viso.
“Dici? Sai che in questa scuola fino ad ora non mi è resistita
nessuna? Non sarai certo tu la prima…” ed ecco qui che spuntava
l’egocentrismo Serpeverde. Come se tutto girasse intorno a lui.
“Io sarò la prima di una lunga fila Malfoy. Stai fresco”
fece tranquilla lei, mentre raggiungevano la biblioteca.
Certo come no, se lo dici
tu…
2 Settembre, Biblioteca,
ore 16:40
“E questa in
pratica è la cosa fondamentale che devi assolutamente ricordare quando
fai una pozione rifocillante. Basta non dimenticare queste poche regole,
applicabili quasi a tutte le pozioni ricostituenti di ogni tipo, è il
risultato è buono. Poi ovviamente ci sono le eccezioni. Come ad esempio
la pozione Aggiusta Ossa, quella che qui è solita usare Madama Chips,
bisogna prepararla con dei particolari accorgimenti. Come quello di inserire
solo al terzo giro in senso antiorario la polvere di ossa di Ramarro.”
erano circa due ore che parlava. E Ginny lo ascoltava. E si sorprendeva. Certo
che era bravo a spiegarle le cose. Aveva preso un mare di appunti dal momento
in cui erano entrati in biblioteca e aveva cominciato a spiegarle tutto quanto,
dalle cose più semplici. Ovviamente non avrebbe potuto ricordarsi tutto
quanto a mente, però già i concetti erano abbastanza impressi
nella sua mente, e sarebbe bastato solo un po’ di esercizio.
Ad un certo punto Ginny
posò la penna sul foglio di pergamena e volgendo in avanti le mani fece
“Adesso basta,
altrimenti rischio di impazzire, in caso continuiamo domani.” Draco,
sorpreso di essere stato interrotto forse, rimase un attimo in silenzio.
“D’accordo.” fece alzando le spalle. Si alzarono e
cominciarono a camminare verso l’uscita. Draco rifletté che era
rimasta in silenzio per tutto il tempo a prendere appunti, al massimo ogni
tanto gli chiedeva di rallentare con la spiegazione, però non faceva
obiezioni di nessun tipo oltre a queste. Era stata gentile. Troppo. Gli
balzarono alla mente le parole di Blaise.
“Liz, da dove hai
detto che vieni tu?” chiese spinto da un moto di curiosità. Ginny
rimase zittita un attimo. Da dove veniva lei?! Svezia? Svizzera?! No!
Scozia… Scozia giusto…
“Dalla
scozia… ma sono stata espulsa” fece interpretando un’aria
addolorata.
“E come mai?”
fece sempre più curioso. Già, come mai Gin?!
“Ehm… ho
mandato a fuoco il dormitorio maschile della mia casa” fece nuovamente
interprete di un’emozione che non provava, e quel titubare nel non
ricordare l’alibi affibbiatole da Silente, Malfoy dovette prenderlo per
un’inibizione personale. Lui alzò un sopracciglio poco convinto.
“Tu hai mandato a fuoco i dormitori maschili?!” chiese con tono
scettico. Ginny lo squadrò irritata.
“C’era un
tipo che come te mi dava un po’ sui nervi” disse senza pensarci
troppo, con un filo di acidità nella voce. Draco, che si era fermato
riprese a camminare, per raggiungerla. Adesso non aveva più
l’espressione scettica di prima.
Blaise si è
sbagliato di grosso…
Pensava tranquillizzato
il biondo. Ne sapeva abbastanza su di lei. Alcuni attimi di silenzio.
“Devo temere per la mia incolumità?” fece serio lui
fissandola. Ginny lo osservò di striscio.
“Dipende…”
disse divertita. Draco notò la nota divertita nel tono della voce.
“Da che?!”
“Da come ti comporti.”
fece Ginny.
“Vedrò di
stare attento allora.” fece lui divertito.
2 Settembre, Corridoio
dei Sotterranei, ore 19:00
Camminava a passo svelto,
nervosa com’era. Stava andando alla sua prima lezione con Piton. E non
era sicura di riuscire a reggerlo troppo bene. Il corridoio del sotterraneo
sembrava infinito, e l’unico suono che l’accompagnava a quello che
considerava quasi un patibolo, era il rumore sordo che le sue scarpe
producevano a contatto con il pavimento di pietra. Arrivò facilmente
all’ufficio di Piton, poiché era l’unica stanza dei
sotterranei ad avere la porta di un nero untuoso e sporco. Bussò
leggermente, mentre sentiva improvvisamente le forze e il coraggio Grifondoro
che l’avevano sempre caratterizzata, svanire. Un grugnito
dall’altra parte della porta, le fece capire che aveva il permesso di
entrare nella stanza. Con uno strano groppo in gola entrò
nell’ufficio chiudendosi alle spalle la porta scura.
“Si sieda pure
signorina Weasley. Spero che lei abbia portato il necessario per le sue
ripetizioni…” fece il professore che lei più odiava in tutta
la scuola. Si sentì estremamente strana nel sentirsi chiamare con il suo
nome originale, dato che da quasi un mese non lo adottava più nessuno, e
veniva chiamata semplicemente Elizabeth Konnen. Una fitta dolorosa le trafisse
il petto al pensiero di come e dove la sua famiglia potesse trovarsi in quel
momento, mentre vari ricordi di avventure passate con i suoi sei fratelli e i
suoi amici di sempre si facevano strada nella sua mente. Fu riportata alla
realtà in modo piuttosto brusco dal professore di Pozioni.
“Mi ha sentita
signorina Weasley? Non mi piace ripetermi. Ha portato tutto il
necessario?” fece con voce irritante l’insegnante. Ginny
annuì lievemente con la testa.
“Bene. Allora
cominci pure a preparare una semplice pozione rigenerante di primo grado. I
passaggi e gli ingredienti sono descritti accuratamente nel suo libro. Non
dovrebbe essere troppo complicata neanche per lei una pozione di questo
genere.” fece semplicemente. Ginny cominciò a raccogliere tutti
gli ingredienti sul tavolo che aveva a disposizione. Le tornarono alla mente
vivide le parole che Draco per buona parte del pomeriggio non aveva fatto altro
che ripeterle. Aprì il suo libro, che ormai sembrava un campo di guerra,
dato tutti gli appunti, le annotazioni e i vari promemoria che aveva scritto su
ogni angolo libero del suo libro, oltre ovviamente alle maledizioni inventate
sul momento contro Piton…
2 Settembre, Aula di
Pozioni, ore 21:30
“Ecco…”
fece alzandosi dalla sua postazione di lavoro. In una piccola fialetta aveva
messo un po’ del liquido incolore e lo aveva portato al professore, con
aria quasi tronfia, dato che il risultato era molto vicino a quello originale.
Il professore prese poco delicatamente la pozione dalle mani della ragazza e la
ispezionò a fondo con lo sguardo prima di parlare.
“Per oggi
può andare bene. Vada pure Signorina Weasley.” era calmo. Ginny si
disse che dunque la pozione non doveva essere andata poi tanto male. Non si
fece ripetere due volte il comando presa la borsa con i libri e salutato con un
cenno il professore uscì sfrecciando fuori dall’aula. Si
avvicinò al quadro Serpeverde, e mormorata la parola d’ordine al
un barone Sanguinario, che ancora rideva sotto i baffi per la figura fatta il
giorno precedente, entrò nella stanza circolare e si gettò di
peso sull’unica poltrona rimasta libera davanti al fuoco. Vedeva ragazzi
più piccoli che chiacchieravano allegramente davanti all’entrata
della sala comune, altri che invece erano ancora piegati sopra i libri a
studiare, e altri ancora che proprio in quel momento rientravano nella sala
comune dopo aver cenato più che abbondantemente nella sala grande. A
questo pensiero sentì un brontolio provenire dallo stomaco. Aveva fame.
Era da una giornata intera che non metteva qualcosa da mangiare sotto i denti.
Con una forza immane riuscì ad alzarsi dalla comoda e soffice poltrona
su cui si era seduta solo qualche minuto prima, per uscire dalla sala comune e
dirigersi verso le cucine. Ormai era troppo tardi per andare in sala grande. Le
avrebbero come minimo tolto dei punti dato che il coprifuoco sarebbe scattato
di lì a pochi minuti. I corridoi erano bui, se non fosse stato per le
fiaccole appese alle pareti di pietra grigia. Camminò veloce fino a
raggiungere le cucine. Grattò con un dito la grassa pera che componeva
il quadro dell’entrata alle cucine e subito si aprì un varco
abbastanza grande per farla passare completamente.
Mezz’ora dopo si
sentiva rimpinzata come una gallina. In quel momento credeva che mai nella vita
avesse mai mangiato a quel modo. Gli elfi non si erano fatti pregare troppo, e
le avevano propinato velocemente sotto al naso ogni tipo di squisitezza
possibile. Pollo al forno, pudding, piselli in salsa, torte salate, patate
fritte, non faceva in tempo a finire di mangiare che subito il piatto le veniva
svuotato e riempito con qualcos’altro. E quando era arrivato il dolce, la
sua vista si era quasi appannata nel vedere il piatto riempito con tre dolci
differenti. Una fetta di torta al limone, un’altra al cioccolato e
un’altra ancora ai frutti di bosco. Si fece forza (come se ce ne volesse
tanta per una cosa del genere!), e decise di mangiare solamente quella ai
frutti di bosco. E stava ancora gustando le more e la panna in bocca che
sentì una voce alle spalle. Ed era sicura non si trattasse affatto della
voce di un elfo.
“Ehi tu, non lo sai
che il coprifuoco è scattato da quasi mezz’ora?” chiese la
voce. Gin era certa di conoscerla. Tanto ormai sembrava destino che ovunque
andasse ci fosse anche lui. Si voltò, e guardò con aria
interrogativa il possessore di quella voce. Non aveva capito un accidente di
quello che le aveva detto quel ragazzo. Era troppo impegnata.
“Come?” fece
guardandolo con ancora in mano la fetta di dolce. Il ragazzo la guardò
alzando un sopracciglio e accennando ad un mezzo sorriso.
“Ma che diamine
stai facendo qui adesso?!” chiese il ragazzo. Ginny alzò le
spalle.
“Mangio, non si vede?” era ovvio. Si domandò come faceva
quel ragazzo a sembrare più stupido di quel che era realmente. Draco la
osservò divertito. Era strana forte quella ragazza. Beccata nelle cucine
a mangiare dopo il coprifuoco.
“Questo lo avevo
notato. Ma come mai? C’era la cena prima, nel caso non lo sapessi.”
una nota ironica nella voce. Ginny lo osservò accigliata.
“Mi credi davvero tanto stupida?! Ero ad una punizione…” fece
ricordandosi delle ripetizioni di pozioni. Lui alzò nuovamente un
sopracciglio.
“Ma come hai fatto
a prendere una punizione già dal primo giorno di scuola?!” chiese
divertito dalla situazione. Ginny alzò nuovamente le spalle.
“Che vuoi che ti
dica? Attiro i guai io…” fece accennando ad un mezzo sorriso. Draco
ricambiò. Era troppo divertente però quella ragazzina.
“L’ho
notato… dai muoviti a finire di mangiare, io farò finta di non averti
visto, ma tu devi andartene in sala comune.” fece serio. Ginny
annuì dando un grande morso alla fetta di torta rimastale in mano. Poi
la posò. Basta. Non ce la faceva proprio più a mettere cibo nello
stomaco. Si alzò, credendo di traballare sulle sue gambe per il peso in
più che avevano da sorreggere, quando invece non era così, ed
uscì dalle cucine. Draco la osservò uscire dalla stanza, poi con
un mezzo sorriso in volto si avvicinò al piatto e prese il pezzo di torta
rimasto. Frutti di bosco, mica male.