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Autore: LuluXI    05/09/2012    4 recensioni
Lui, che era sempre stato il preferito di suo padre, anche se involontariamente, aveva reso l’infanzia di Faramir piena di difficoltà; non poté fare a meno di sentirsi in colpa.
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Gli ultimi pensieri di Boromir, prima della morte, sono per una persona a lui cara, ma in quel momento troppo lontana: Faramir.
[Partecipante al Contest "Oh Death" indetto da yuma92 sul Forum di EFP]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Boromir
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Titolo:Forgive me
Autore:LuluXI
Fandom:Il Signore degli Anelli
Personaggi:Boromir
Paring://
Word:1.005
Rating:Arancione
Genere:Malinconico
Avvertimenti:Movieverse
Disclaimer:I personaggi sono di J.J.R.Tolkien; il tutto non è scritto a scopo di lucro
Note:Boromir, nell’opera, non lo nomina suo fratello, la cui comparsa ci coglie un po’ alla sprovvista. Però li ho sempre visti molto legati perciò…ci ho provato.

 
Quando erano arrivati gli Orchetti, Boromir aveva pensato solamente a porsi in difesa di Merry e Pipino, troppo piccoli ed inesperti per difendersi da soli. Ma i nemici erano tanti, troppi per affrontarli da solo; suonò il corno una, due, tre volte, alternando un colpo di spada ad un richiamo.
“Arriveranno”, pensava. “Aragorn e gli altri arriveranno”.
Aveva perso il conto dei nemici abbattuti, ma per ogni Orchetto che cadeva a terra, altri dieci ne prendevano il posto.
“CORRETE!” urlò agli Hobbit, mentre indietreggiava ancora.
Aveva abbattuto l’ennesimo nemico quando veloce e inaspettata, una freccia arrivò a colpirlo in pieno petto e le forze gli vennero a mancare.
Cadde in ginocchio, sentendo addosso gli sguardi di Merry e Pipino, paralizzati dalla paura, o forse dallo stupore, qualche metro dietro di lui. Per un istante il mondo di Boromir si fermò; poi, ricominciò a muoversi rapidamente.
I nemici non si erano fermati a contemplare la sua caduta e continuavano ad attaccare; il gondoriano si rialzò.
“No, non finirà così, non così in fretta!”
Ne abbatté altri due, prima di essere colpito nuovamente da una freccia.
Le forze se ne andavano, pian piano anche la vista si stava offuscando; ma nel suo campo visivo entrarono gli sguardi di Merry e Pipino, colmi di amarezza, di stupore, di paura. Si rialzò ancora, e ricominciò a lottare.
“Contano su di me” si disse: era quello che lo spingeva a non arrendersi. Uccise ancora, prima di esser ferito nuovamente.
Fu allora che gli Hobbit trovarono un po’ del loro coraggio e partirono all’attacco, ma Boromir vide la loro mossa per ciò che era: un tentativo inutile. Furono catturati sotto i suoi occhi, senza che lui potesse intervenire.
Il suo aguzzino si fermò a pochi passi da lui, arco in mano e  lo sguardo crudele: sulla fronte, la mano bianca di Saruman.
Mentre tremori incontrollabili scuotevano il suo corpo, Boromir tornò con la mente alla sua infanzia, trascorsa a Gondor, quando ancora giocava con Faramir, suo fratello.
 
Giocavano spesso con le spade di legno a gondoriani contro orchetti: lui faceva sempre il re di Gondor, che nelle loro avventure vinceva sempre. Ma alla mente di Boromir non tornarono momenti qualsiasi, ma un giorno particolare, quando i ruoli si erano invertiti.
“Io sono il signore di Gondor, non puoi fermarmi!”  aveva urlato Faramir, che per una volta aveva chiesto di essere il signore di Gondor ed era stato accontentato dal fratello maggiore.
Boromir, era stato disarmato, visto che il gioco doveva vederlo tassativamente come perdente.
“Io ti sconfiggerò, signore di Gondor!” aveva urlato Boromir, tornando all’attacco. Si era lanciato addosso al fratello minore, afferrandolo e facendolo cadere a terra assieme a lui. Sbattendo la schiena contro un gradino a Faramir era venuto a mancare il fiato.
“Sei una bestia!” aveva urlato Faramir, scoppiando a piangere.
“Si signore di Gondor, io sono una bestia!” aveva risposto lui, pensando che il fratellino stesse ancora giocando; ma non era così.
“Bestia, bestia, BESTIA!” aveva urlato ancora una volta Faramir “Dovevo vincere io questa volta, non è giusto!” e, piangendo, era scappato via.
Boromir era rimasto lì, a fissare le spade di legno abbandonate a terra, senza pensare a nulla. In seguito, una volta cresciuto, dopo esser diventato uno dei migliori combattenti di Gondor, aveva ripensato a quel momento il giorno in cui, in un allenamento, aveva atterrato nuovamente il fratello.
“Anche la bestia più feroce conosce un minimo di pietà. Ma io non ne conosco, perciò non sono una bestia.” A questo aveva pensato allora, tornando con la mente alla sua infanzia. “Nessuna pietà per il nemico” gli diceva sempre il suo maestro e lui aveva appreso bene quella lezione.
 
E, in quel momento, davanti all’Orchetto, tutto ciò gli tornò alla mente.
“Costui non conosce la pietà, ma resta comunque una bestia. Così mi vedevi, Faramir?”
Ad un passo dalla morte, Boromir sentì l’amarezza colpire il suo cuore, ma non era dovuta alla sconfitta: l’amarezza era per suo fratello. Lui, che era sempre stato il preferito di suo padre, anche se involontariamente, aveva reso l’infanzia di Faramir piena di difficoltà; non poté fare a meno di sentirsi in colpa. Si erano voluti bene, si erano aiutati a vicenda, eppure a Faramir era venuto a mancare l’affetto paterno, tutto a causa sua, il fratello maggiore. E, sebbene non fosse tutta colpa sua, il dispiacere restava.
L’Orchetto si preparò a scoccare il colpo finale e Boromir si preparò a riceverlo; ma quel colpo non arrivò mai, bloccato dall’intervento di Aragorn.
Lo guardò uccidere il suo carnefice; poi, il vero Re di Gondor, si inginocchiò accanto a lui.
“Ho cercato di togliere a Frodo l’Anello. Chiedo perdono. Ho pagato. Non ci sono più, i Mezzuomini: gli Orchetti li hanno portati via. Credo che non siano morti. Gli Orchetti li hanno legati.”
Lo sforzo compiuto per parlare lo costrinse ad interrompersi. Boromir aveva tante cose da dire ma poco tempo. Chiuse gli occhi e ricominciò a parlare.
“Addio Aragorn! Va’ tu a Minas Tirith e salva la mia gente. Io ho fallito.”
“No!” disse Aragorn, prendendogli la mano “Hai vinto. Pochi hanno conosciuto un simile trionfo! Andremo insieme a Minas Tirith!”
“Sono felice di aver combattuto al tuo fianco, mio Re” rispose lui, sorridendo. Non si sarebbe illuso: la morte era vicina, troppo vicina per poter essere evitata.
“Va da mio fratello. Va da Faramir e combatti al suo fianco: chiedigli di perdonarmi, se ho avuto qualche mancanza come fratello maggiore.”
C’era ancora quell’ultima frase da dire, prima di andarsene. Boromir aprì le labbra per parlare, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono: era troppo debole per parlare.
Sentì le forze abbandonarlo del tutto: pensò a Frodo e agli Hobbit, catturati dal nemico. Pensò ad Aragorn e al resto della compagnia, che avrebbero dovuto salvarli.
Infine, pensò ancora a Faramir, a suo fratello minore: se la guerra fosse stata vinta dagli uomini, Aragorn avrebbe trovato in suo fratello un ottimo consigliere e reggente, in caso di bisogno.
L’unico suo rimpianto, fu di non poter vivere abbastanza per vederlo.
 
 
Note finali (vi rubo giusto tre secondi):
Si, ho deciso di disintegrare anche questo fandom, oltre a Saint Seiya; il merito è tutto di yuma92 e del suo contest “Oh Death” che mi hanno dato l’ispirazione giusta. Questa fan fiction si è classificata, con mio grande stupore, 5° e ha ricevuto questi punteggi:
 
Originalità: 8.5/10
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Utilizzo del prompt: 10/10
Grammatica e Stile: 13.5/15
Totale: 42/45
 
Che dire…considerato che è lo stile che mi ha tolto più punti, e non la grammatica, sono contenta… perché quello si può sempre migliorare col tempo. Inoltre, la mia preoccupazione era la caratterizzazione dei personaggi che, al contrario, è andata bene.
Chiudo facendo i miei complimenti a tutti i partecipanti e ringraziando in anticipo chi si soffermerà a leggere e, magari, anche a recensire.
   
 
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