Ricordi
Ricordi.
Lunghi strascichi di memoria che rimangono dentro, senza poter uscire, come in trappola.
Come se fossero prigionieri di una fortezza invisibile, così numerosi che solo a volte tornano alla mente, altre è come se svanissero.
Ma non si può scegliere il momento in cui accogliere uno di essi.
E, solo improvvisamente, una voce, flebile, dolce come nessun altra, conosciuta, eppure così infinitamente distante, può riaffiorare in un sussurro che, dopo tanto tempo, poteva anche essersi dissolto, senza lasciarsi nessun ombra alle spalle:
“Ti amo, Ginny”.
Niente di più.
Tranne quella carezza sul viso, quell’ultimo dolce incontro di labbra salate.