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Autore: Minshara    05/09/2012    0 recensioni
Una ragazza piuttosto vivace e scontrosa, causa separazione dei genitori, viene mandata in un esclusivo collegio.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Non voglio stare qui
 
 
 
 
Non voglio stare qui.
Voglio tornare a casa.
 
Mi hanno dato una stanza; ci sono due letti.
Questo significa che dovrò dormire con un’altra persona!
Voglio tornare a casa.
Stupidi , stupidi e idioti.
Hanno litigato; per questo mi hanno mandato via.
Qui è così freddo, buio.
 
E’ arrivata la mia compagna di stanza.
Ha capelli biondi ondulati e occhi verdi come l’erba.
Mi sorride, mi tende la mano e chiacchiera a perdifiato.
Come si può essere contenti di stare qui?
 
Ho messo l’uniforme; è una scamiciata blu marine.
Credo mi stia bene, abbiamo uno specchio che basta a malapena per vederci il viso.
Dobbiamo portare i capelli legati, non sono ammessi gioielli, ne trucchi.
Ma tanto non me ne importa niente.
Non starò qui a lungo!
 
Siamo tantissimi!
 Il refettorio è immenso; c’erano non so quante tavole rettangolari piene di ragazzi di entrambi i sessi  intenti a fare colazione.
Improvvisamente mi è venuta voglia di scappare; poi mi sono ricordata che non avevo un posto dove tornare.
I miei genitori si sono separati, ma la casa è una sola; non so chi la prenderà…non so con chi andrò a vivere.
Forse mi lasceranno qui, in questo posto.
 
La mia compagna di banco è Cathrine, la ragazza con cui divido la camera.
E’ durata solo dieci minuti; poi è entrato un professore dall’aria severa e ci ha assegnato i posti accoppiando maschi e femmine.
Così adesso accanto a me c’è William, il fratello di Cathrine.
E’ più che il fratello, sono gemelli.
E’ più alto di sua sorella, la stessa aria sana e robusta, gli stessi capelli ondulati biondi che gli incorniciano il volto dandogli un’aria birbante.
Mi guarda e mi sorride.
Cosa avranno tanto da sorridere questi due?
 Sono in collegio come me , no?
Lo so, questo non è il posto per me!
Voglio tornare a casa.
 
Non c’è mai un momento per stare soli; siamo sempre impegnati in mille attività.
Servono a farci dimenticare che non abbiamo più una famiglia, che siamo stati scacciati da casa.
Non si vede il sole sorgere da questa stanza buia, non si vede la luna.
Solo pareti, mattoni all’infinito.
Ovunque l’infinito vociare di ragazzi,  nell’aria l’odore delle pietanze.
Questo è l’inferno e io sono qui, condannata.
 
 
Stavo dormendo quando mi sono svegliata di soprassalto.
Ho aperto la bocca per gridare ma qualcuno me l’ha tappata.
Cathy ha acceso la luce; suo fratello mi guardava a metà fra il buffonesco e il supplichevole.
-         non gridare..ti prego…- ha sussurrato mentre sue sorella copriva la luce con un foulard per non attirare l’attenzione dei sorveglianti.
Non dovevo avere una bella faccia perché Cathy mi ha supplicato - …ti prego, scusalo. E’ colpa mia, gli ho detto che mi mancava…non siamo abituati a stare così lontani…
Ho scansato William e senza commenti mi sono distesa nel letto: sono patetici!
 
Stamani Cathrine mi guardava strana, probabilmente stava cercando di capire se l’avrei denunciata.
L’ho rassicurata, per me può anche vedere suo fratello ogni sera, purchè non si faccia beccare e lui non mi svegli.
Mi ha abbracciata tutta contenta.
Lei e suo fratello sorridono sempre, mi fanno venire certi nervi.
Siamo andate a fare colazione come brave amiche; suppongo che debba cercare di sopportarmi visto che siamo in camera insieme.
Per me è indifferente; voglio solo andarmene da questo posto.
 
E’ venuta la mamma a trovarmi.
Le ho detto che volevo andarmene, che volevo tornare a casa.
Mi ha risposto che parte, che andrà in un’altra città a lavorare e quindi devo restare in collegio.
La casa è rimasta a papà; ci abita con un’altra donna.
Se voglio posso andare  da lui quando è Natale.
Ho pianto, ho supplicato la mamma di portarmi con sé; ha detto che starò molto meglio qui,
che questo è un buon posto, che lei ci ha studiato, che conosce il direttore.
Dice che mi troverò bene.
Lo dice lei!
 
Non voglio alzarmi, non ricominciare tutto da capo.
Non mi importa niente di studiare, voglio tornare a casa mia, voglio stare stesa sull’erba, voglio vedere il sole sorgere.
Qui non ci resto più!
 
Sono in infermeria.
Ho detto che stavo  male; è la verità comunque.
Questa notte me ne andrò, ho qualche soldo da parte e so dov’è la stazione degli autobus.
Prima però devo prendere il cappotto e qualche cosa in camera; Cathy non mi tradirà.
 
Ho picchiato William il fratello di Cathrine; se lo meritava!
Voleva impedirmi di scappare; dice che è pericoloso.
Stupido idiota.
Posso difendermi da sola.
L’ho lasciato steso a terra; non s’aspettava che fossi così forte.
Gli ho dato uno spintone che l’ha mandato a sbattere contro lo spigolo della scrivania.
E’ impallidito dal dolore, quel buffone ridanciano….
Mentre Cathy lo aiutava ne ho approfittato per scavalcare la finestra e calarmi dal cornicione; ci sono abituata..a casa non facevo altro.
Fa freddo; sono contenta di aver preparato tutto, di essermi vestita pesante.
Tutto quello che mi serve è qui con me.
Fra poco arriverò alla stazione degli autobus.
 
Cathy mi ha denunciata!
Li ho trovati che mi aspettavano!
La odio!
 
Il direttore ci ha tenuto a farmi una ramanzina; secondo me cercava di farmi paura.
Dice che viaggiare di notte specie per una ragazzina è pericoloso, che Cathy mi ha salvato da una brutta fine.
Gli ho risposto che se mi rimette con Cathy sarà peggio per tutti, voglio starmene da sola.
Mi ha risposto che Cathrine aveva chiesto di poter stare con me.
Non potevo crederci; lei e suo fratello devono essere proprio due scemi.
Ho detto al Direttore che gli conveniva rinchiudermi in una stanza con le sbarre perché comunque me ne sarei andata prima della fine dell’anno.
Non mi ha risposto.
Tipico degli adulti.
 
Cathrine ha chiesto scusa per avermi denunciata; dice che aveva paura per me.
Le credo, ma le ho risposto che deve farsi i fatti suoi.
Io le lascio vedere suo fratello e lei mi lascia scappare in pace.
Secondo me erano questi i patti.
Mi ha guardato trasecolando.
Si aspettava che la picchiassi, che l’aggredissi?
Forse, ma io non mi sporco le mani.
Ho picchiato William perchè mi impediva fisicamente di passare; tutto qui.
Gliel’ho detto e lei s’è stupita ancora di più.
E’ scema o cosa?
Ci ha tenuto a spiegarmi che lei pensava a me come un’amica.
Le ho riso in faccia.
Condividere una stanza significa essere amiche?
Io non voglio amiche; voglio tornare a casa.
Punto e basta.
Stanotte ci riprovo, vediamo chi si stanca prima.
 
Mi hanno preso mentre scavalcavo il cancello.
E’ stato quasi divertente vedere le loro facce.
Davvero pensavano che mi sarei arresa così facilmente?
Per punizione devo aiutare un ragazzo a fare i compiti ; l’alternativa è restare chiusa in una stanza, senza finestre, per due giorni.
L’alternativa è troppo atroce.
Ho accettato senza neanche esitare.
Non ha senso buttarsi in battaglie perse in partenza.
 
Lui si chiama Michel; ha capelli neri ricci spettinati che gli danno un’aria selvaggia.
Gli occhi sono blu, scuri come due pozzi senza fondo.
Ha la pelle bianca come la carta.
Sembra un animale braccato.
Mi guarda senza dirmi niente; è seduto accanto all’unica finestra di questa stanza; una finestra chiusa da troppe sbarre.
Mi chiedo se le sbarre sono per impedirgli di fuggire o per impedire a qualcuno di avvicinarsi a lui.
Credo che questa sia la sua stanza; è spoglia.
Da una parte sono ammucchiate delle cose, penso vestiti.
Accanto ci sono i libri di scuola.
Il letto è intatto, come se nessuno ci si fosse mai steso.
Devo aiutarlo a studiare , ma lui neanche si avvicina, non mi parla.
Siamo una bella coppia!
 
Ci hanno portato la cena e una “splendida notizia”; starò con Michel  finchè non lo avrò aiutato a rimettersi in pari con lo studio.
La mattina frequenterò le lezioni e la sera dormirò con una delle insegnanti a turno fino a quando non mi passerà il vizio di scappare.
Però stavolta hanno minacciato di chiudermi a chiave in quella famigerata stanza.
Gli credo, perciò ho deciso che ci proverò solo se sarò assolutamente sicura di potermene andare da questo posto.
Devo dire che sono riuscita solo a peggiorare la situazione; forse stavo meglio con Cathy.
 
Cathrine mi ha abbracciato non appena ho varcato la soglia della classe.
Deve essere pazza!
Mai come suo fratello, il quale mi ha chiesto scusa per essersi immischiato nei miei affari.
Io lo picchio e lui mi chiede scusa.
Devo avere fatto una faccia strana perché William è scoppiato a ridere.
Aveva un’aria così allegra, così spontanea che alla fine è venuto anche a me da ridere, ridevo e piangevo.
Piangevo così tanto che alla fine ho bagnato il banco .
Allora William si è fermato guardandomi dolcemente, con tristezza.
Gli facevo pena.
Gli ho dato uno schiaffo; se lo meritava.
Stupido idiota.
 
A ricreazione Cathy mi ha chiesto di unirmi alle altre; saltavano a corda, giocavano con l’elastico, correvano.
Fino allo scorso inverno lo facevo anch’io.
Ero la più veloce a correre, ma quando saltavo a corda finivo sempre per impigliarmi nella fune.
La mia amica Laure mi prendeva sempre in giro.
Mi manca Laure; forse dovrei scriverle…
Voglio tornare a casa!
 
Io salto tutte le lezioni divertenti, niente palestra, niente economia domestica, disegno; niente di niente.
A me tocca Michel.
Devo dire che questo Direttore è uno che le sa dare le punizioni.
Anche Michel deve aver tentato di scappare; lo vedo da come guarda fuori dalla finestra.
Mi chiedo perché devono essere gli altri a decidere della nostra vita.
 
Michel non si avvicina, non mi parla.
Mi siedo e faccio i miei compiti.
Vorrei parlargli, ma so che è inutile.
Quando Cathy voleva parlare con me ero infastidita, quindi sarà così anche per lui.
In fondo devo solo far passare le ore; da fare ne ho.
Mi chiedo come faccia a rimanere così immobile.
E’ seduto sul davanzale, lo sguardo rivolto alle colline lontane, ai campi, agli alberi e ai fiori, agli uccelli che se ne vanno.
Vanno a cercare il sole mentre noi siamo condannati a stare chiusi qua dentro.
Se ci penso impazzisco.
Prima o poi troverò il modo di andarmene da qui.
 
Questa sera dormo con Cathy.
Lei è stata felice di vedermi, mi ha preso per mano e mi ha fatto sedere sul suo letto; voleva parlarmi.
-         Non credere che non ti capisca; anche William e io vorremmo tornare a casa, scappare…- ha esordito senza preamboli riuscendo a lasciarmi a bocca aperta dallo stupore -
Noi siamo cresciuti su una barca; nostro padre fa il pescatore, la mamma è morta da tanto.
Non hai idea di quanto siamo legati Liam e io; siamo più che fratelli gemelli.
Fin da piccoli abbiamo aiutato nostro padre nel lavoro, siamo stati i suoi mozzi e il suo equipaggio.
Quest’estate siamo finiti in mezzo ad una tempesta rischiando di morire; papà si è spaventato e ha giurato di non portarci più per mare.
L’ha considerato l’ultimo avvertimento.
Già lo scorso inverno Liam aveva rischiato di morire di polmonite per un bagno nell’acqua ghiacciata.
Io sono stata punta da un pesce velenoso. - Mi ha sorriso, un sorriso nostalgico - tutti incidenti normali per un pescatore, ma non se il pescatore ha sedici anni.
Papà si è impaurito e ha messo al sicuro “i suoi tesori”come ci chiama lui.
Perciò lo puoi immaginare quanto sia cambiata la nostra vita, come la quotidianità sia pesante e nuova.
Ho sempre diviso il letto con Liam e non me ne vergogno, siamo come amici…ci diciamo tutto.
Ma adesso le cose sono diverse, lui avrà una vita diversa dalla mia, esperienze diverse, si farà amici e io lo sto già perdendo.
Lui lo sa, per questo mi viene a trovare.
Cristhine, noi sorridiamo anche se siamo tristi; ci sforziamo di essere sereni perché vivere è difficile per tutti!-
Si è zittita improvvisamente.
Non so cosa dirle se non che è matta!
Come si fa a ridere, a cercare di essere felici quando ti portano via la tua vita?
 
Stamani in classe con noi c’era anche Michel; si è seduto in un banco accanto alla finestra infischiandosene che fosse già occupato.
Il precedente proprietario, credo si chiami Tom gli ha chiesto di spostarsi.
Michel non l’ha neanche guardato.
Tom ha insistito per un po’, poi gli è saltata la mosca al naso e  lo ha acchiappato per la camicia.
Non l’avesse mai fatto.
Senza neanche voltarsi Michel gli ha messo una mano sul polso.
Deve aver una stretta potente perché Tom è impallidito.
A quel punto Tom lo ha preso per i capelli; era infuriato.
Eravamo tutti lì a guardarlo.
C’ era un silenzio che neanche al cimitero.
Per la prima volta dopo tanto tempo mi sono scoperta interessata a qualcuno.
Sapevo già come sarebbe andata a finire; io ho visto Michel.
Sono stata insieme a lui per sei pomeriggi.
Come immaginavo Michel ha afferrato la mano che gli stringeva i capelli costringendola ad aprirsi.
Thomas  stringeva i denti per non cedere, per non urlare.
Patetico, non aveva nessuna speranza.
Michel sembra fragile , ma ha la muscolatura sviluppata e un corpo sodo, asciutto.
Tom era rosso per il dolore, per la stizza.
Ad un certo punto però è intervenuto William.
Non me lo aspettavo!
Liam ha un bel fisico, non per niente è nato e cresciuto pescatore.
Si è avvicinato a Michel e gli ha detto – se vuoi stare seduto vicino alla finestra dovresti almeno avere la cortesia di chiedere a Thomas di cederti il posto. –
Ne ha di coraggio; dopo quello che Michel ha fatto a Tom nessuno ha proferito parola.
Già pensavo ad una rissa, invece Michel si è alzato in piedi e ha chiesto a Thomas il permesso di sedersi al suo posto; gli ha chiesto scusa.
Per buoni cinque minuti siamo rimasti tutti in silenzio; non ce lo aspettavamo.
Non ci aspettavamo così Michel.
Ha una voce dolce e misurata, tranquilla.
C’è un’ombra scura nei suoi occhi, sul suo viso.
E’ dolore?
 E’rabbia?
A volte sembra solo un animale selvatico, qualcuno preso in trappola.
Se ne stava in piedi accanto alla finestra, più alto di tutti noi eppure più fragile di tutti.
Thomas gli ha ceduto il posto.
Non so se la sua fosse paura o semplice commozione.
Commozione.
Michel mi ha fatto pena; doversi esporre così solo per potersi sedere accanto alla finestra..
Io non l’avrei fatto.
Durante tutta la mattinata è rimasto immobile con il viso rivolto fuori.
I professori hanno fatto finta di niente e a questo punto sono molto incuriosita.
Cos’ha Michel?
 
 
Oggi pomeriggio mi è toccata la solita corvè ; sono entrata in camera di Michel con le braccia cariche di libri.
La stanza appariva diversa; era tutto in ordine e le lenzuola stropicciate.
Michel mi aspettava seduto sul davanzale.
Come al solito non si è nemmeno voltato quando sono entrata , però mi ha salutata.
-         Ciao Cristhine. – Ha detto con voce chiara.
Nessuna particolare inflessione, un semplice saluto.
William ha lasciato traccia dentro di lui?
Comunque sia, altro non è successo.
Se mi aspettavo che scendesse, che cominciasse a parlare o altro sono rimasta delusa.
-         Inizio a seccarmi di questa storia….- gli ho detto raccogliendo i libri a fine serata – se non hai intenzione di combinare nulla allora risparmiami la fatica di stare in stanza con te!-
Si è voltato; si è voltato a guardarmi.
Non credevo che lo avrebbe fatto.
Confesso che mi ha colto di sorpresa.
Mi sono sentita subito a disagio; quasi avessi sbagliato.
Ho cercato di ricambiare il suo sguardo, di tenere alta la testa; confesso di non esserci riuscita.
Per la prima volta in vita mia ho dovuto abbassare lo sguardo.
Non potevo sostenere il suo dolore.
Ecco, sì…sono convinta che sia il dolore ad averlo ridotto così.
Cos’altro potrebbe far diventare due pozzi gli occhi di una persona?
 
 
Ho chiesto il permesso di passeggiare in giardino prima di cena.
Me l’hanno concesso subito senza fare storie; cominciano a fidarsi di me.
Bene.
 
Credevo che passeggiare mi avrebbe schiarito le idee; invece sono più confusa di prima.
Stasera a cena si è seduta accanto a me Mary.
Ha modi bruschi tali che io in confronto sono un gioiello.
A lei non dispiace stare in collegio; dice che al paese suo è un mortorio e che qua si diverte.
Contenta lei.
In effetti nonostante i suoi modi spicciativi vedo che parla con tutti, maschi e femmine.
Ad un certo punto rivolge la parola ad un ragazzo talmente bello che mi domando dove ho guardato in tutti questi giorni.
Sembra un principe; ha capelli color miele pettinati con la riga al centro, così che la frangia gli incornicia il volto dorato, completano il quadro meravigliosi occhi castani, frangiati da lunghissime ciglia scure.
Ma non è il suo aspetto ad essere notevole, né la finezza dei suoi lineamenti, è il modo che ha di porsi.
Principesco, nobile, elegante.
Ricordo che parlava insieme a Liam prima che questi intervenisse con Michel.
Allora non ci avevo fatto caso presa com’ero da Michel.
La cosa buffa è che questo ragazzo si chiama Gabriel!
Veramente assurdo, scontato!
 
Stamattina Cathrine mi ha chiesto di aiutarla a intrecciarle i capelli.
In effetti è stata spesso rimproverata per il disordine della sua chioma.
Lei tenta di legarsela ma è maldestra e sembra sempre più arruffata di prima.
Io ho i capelli talmente lisci da non avere nessuna difficoltà nel legarli.
Comunque sono di buon umore perciò l’aiuto.
E’ così contenta!
Mi fa tenerezza, quasi pena.
Se penso che soffro tanto io, che sono passata dalla vita in campagna a questo collegio immagino cosa deve essere per lei che ha cambiato radicalmente vita.
Eppure non si lamenta.
A volte in classe la vedo che fissa un punto lontano del cielo, come se cercasse l’azzurro del mare.
Liam non viene più a trovarci; credo sia stata Cathy a chiederglielo.
Forse ha paura che lo scoprano.
Si vogliono molto bene; spesso William cerca con lo sguardo sua sorella, controlla che vada tutto bene.
Lo stesso fa lei; non se lo dicono apertamente ma cercano di non intralciarsi a vicenda.
Vorrei avere anche io un fratello; forse mi sentirei meno sola, meno sradicata.
 
William ha fatto a botte per difendermi!
La colpa è solo mia; c’è un ragazzo del quinto che mi fa sempre gli occhi dolci.
Non è brutto ma ha un’aria strafottente che non mi piace, così ho sempre fatto la scontrosa.
Oggi ha aspettato la ricreazione e mi ha bloccato in un corridoio un po’ isolato.
Quando ho cercato di passare mi ha acchiappato per un braccio – smetti di fare la sdegnosa…- mi ha detto guardandomi in un modo tale che mi si è accapponata la pelle.
-         Io non ti vedo proprio..- gli ho risposto con la mia solita aria. Sono strafottente, non si può
negarlo, ma che ci posso fare?.
Lui, Sam, ha reagito molto male; mi ha stretto al muro- adesso mi vedi bene…- ha risposto sullo stesso tono.
Non è che mi facesse male, è che non sopporto di essere costretta, così gli ho mollato un calcio nelle parti basse.
Credevo…
Lui si è parato e acchiappandomi per i capelli mi ha costretto in ginocchio, mi faceva un male cane ma non gli ho dato la soddisfazione di urlare.
- Invece che un calcio, penso che mi dovrai un bacio…- mi ha sussurrato feroce.
Non ho detto niente  perché la mia intenzione era mollargli un morso, altro che.
Non avevo proprio paura…mi è già successo all’altra scuola.
Non ci so fare con gli uomini, sono troppo arrogante, strafottente.
Certo però che mi stavo infuriando; ma chi si credeva di essere quello lì?
Con una mossa brusca sono riuscita a rialzarmi, ma lui mi ha strattonato violentemente costringendomi di nuovo a terra.
A quel punto ho cominciato a capire che forse questo Sam mi avrebbe dato filo da torcere.
Ho cominciato ad avere paura.
Deve averlo compreso anche lui perchè è scoppiato in una risata così maligna che sono rabbrividita.
Come mi ero cacciata in quel guaio?
Se solo fossi stata un po’ più dolce, civetta.
Laure era sempre riuscita a spuntarla con gli uomini.
Strisciavano ai suoi piedi e non è certo mai stata più bella di me.
Ma lei è dolce, gentile…
La ricreazione era appena finita e io dovevo rientrare in classe, quell’energumeno doveva rientrare in classe…invece sembrava non importargliene nulla.
-         …avanti…fai il tuo dovere…baciami…fammi vedere come usi quella tua boccuccia…-
Io lo guardavo terrorizzata; con una mano mi teneva i capelli, con l’altra mi aveva bloccato i polsi.
Quando credevo di dover soccombere lui è arrivato.
Non buongiorno o buonasera; con un gancio destro lo ha steso, poi mi ha acchiappata e trascinata via con sé.
Ho guardato William , le sue spalle , con una tale gratitudine, una tale gioia …da non riuscire ad esprimermi.
-         Datti una rassettata e poi rientra in classe, io controllo il corridoio. – Mi ha detto tranquillo, come se per lui fosse una cosa naturale venirmi a salvare.
Ma forse è così.
Allora ho fatto una cosa di cui mi vergogno, ma non mi pento…gli ho buttato le braccia al collo e l’ho baciato.
Un bacio leggero sulle sue belle labbra, labbra sottili…
E’ impallidito, ma non ha detto nulla, non si è mosso.
Io sono entrata al bagno e dopo essermi lavata e pettinata sono uscita in corridoio.
Liam era ancora lì; con la schiena al muro, presidiava il corridoio.
Mi ha salvato!
 Solo due settimane fa gli ho dato uno spintone tale da fargli veramente male, non gli ho neanche mai chiesto scusa, l’altro ieri gli ho dato uno schiaffo...
-         …perché…? – Gli ho chiesto mettendomi di fronte a lui.
Mi ha sorriso, un sorriso dolcissimo; ha poggiato un dito sulle labbra - …avevo voglia di un bacio! – Ha sussurrato con gli occhi che gli ridevano.
La risposta mi ha così sconcertata che sono scoppiata a ridere.
William ha il potere di farmi ridere; nessuno c’è mai riuscito con tanta facilità.
 
Quando sono andata da Michel, nel pomeriggio, lui era già seduto alla scrivania.
L’aveva spostata di fronte alla finestra.
Se ne stava col capo chino sul quaderno ed era talmente concentrato che non mi ha sentito entrare.
Quando ho scostato la sedia è sobbalzato.
-         Scusami..- gli ho detto vedendo che era impallidito.
-         Non fa nulla..- mi ha risposto scansando i libri in modo che ci fosse posto per me.
Stava cercando di risolvere un problema di geometria; lo aveva sbagliato già due volte e sembrava decisamente molto lontano dalla soluzione.
-         Devi applicare questa formula; vedi gli angoli…- ho cominciato io ricordando la lezione del professore. Michel non era in classe quindi aveva perso tutta la spiegazione; un peccato perché , per quanto io detesti tutte le materie scientifiche , qui c’è un professore veramente bravo.
Persino io riesco a prendere dei bei voti.
Michel è stato ad ascoltarmi attentamente e poi ha risolto in un attimo il problema.
-         Grazie!- Mi ha detto volgendo verso di me i suoi occhi.
Mi è venuta la pelle d’oca; sembrava esserci la morte in quegli occhi.
Abbiamo studiato tutto il pomeriggio; lui è parecchio indietro ma lavora molto velocemente e apprende subito.
Sono soddisfatta del mio lavoro di insegnante, ma a lui sembra non importare nulla dei suoi successi come alunno.
 
Il Direttore mi ha convocato nel suo ufficio; mi ha lodato per i progressi di Michel e ha detto che non appena lui si sarà rimesso in pari potrò ricominciare a frequentare normalmente le lezioni.
La notizia mi ha fatto piacere;  però Michel mi fa venire i brividi.
Certo provo pena per lui, …però.
 
Non ho più William come compagno di banco  ma Gabriel!
Sono strafelice!
Ogni quindici giorni si cambia posto e adesso sono vicino alla porta.
Cathy è finita con Michel; sembra contenta anche se un po’ spaventata.
Lui ha un’aria…non so definirla…
Irradia dolore, morte…
William è finito accanto a Mary; quei due non fanno altro che confabulare.
Che fastidio.
 
Michel mangia a mensa con noi.
Aveva l’aria smarrita, non sapeva dove sedersi.
La mensa è un po’ caotica; gli insegnanti ci lasciano abbastanza liberi.
William gli è andato vicino e l’ha fatto sedere accanto a sé.
Michel ha obbedito senza fiatare, e senza fiatare ha mangiato quello che gli hanno messo davanti.
Ho dovuto distogliere lo sguardo; ho letto molti libri di fantascienza, ma solo ora so come mangia un robot…come Michel.
Mastica meccanicamente senza fare distinzioni.
E’ presente solo col corpo, ma la testa chissà dov’è?
 
-…non ti va di chiacchierare un po’? – gli ho chiesto oggi pomeriggio ad un certo punto.
Ci mancavano solo degli esercizi di inglese per terminare i compiti.
-         …cosa vuoi sapere?- Mi ha domandato tranquillamente, come se la cosa non avesse importanza.
E’ riuscito a farmi infuriare; non che ci voglia molto - …voglio sapere perché hai quell’aria da morto in piedi, credi forse di essere il solo ad avere dei problemi?-
E’ rimasto un attimo in silenzio , poi guardandomi dritto negli occhi  ha risposto -…no …!-  Ha cominciato a fare gli esercizi di inglese, ma non ci stava con la testa e li ha sbagliati tutti.
In silenzio glieli ho corretti.
 
Quasi quasi preferivo stare in banco con William; Gabriel è ben educato, corretto, mi aiuta se non ho capito, ma è quasi disumano.
Sorride a tutti ma non ha veri rapporti con nessuno: tutti lo stimano  ma lui stima qualcuno?
 
Voglio tornare a casa.
Qui piove tutto il giorno, fa freddo e quando usciamo in cortile ci tocca stare sotto i portici.
Vorrei solo che tutto fosse come prima; che la mamma mi preparasse la cena, che papà raccontasse il suo lavoro: vorrei solo avere una famiglia.
E’ chiedere troppo?
Voglio essere una figlia, una figlia amata e coccolata come Laure.
Perché lei deve avere dei genitori e io no?
Perché lei deve essere coccolata e baciata mentre io sono qui in questa buia, fredda stanza?
Voglio tornare a casa!
 
Io non voglio stare qui, non voglio!
Devo andar via; domani andiamo al museo di storia naturale.
Domani scappo.
Ho preparato tutto, nelle tasche del cappotto ho messo i soldi e i documenti; nella borsa ho stipato quanto più cibo potevo.
Domani mi vestirò molto pesante.
Domani me ne vado.
 
Sono a casa!
Domani mio padre mi riporta in collegio.
Era furioso; quando mi ha visto zuppa di pioggia che varcavo il cancello mi è corso incontro.
Mi ha abbracciata, baciata; balbettava dalla gioia.
Io piangevo.
Ero così felice: finalmente a casa.
Finalmente nel posto giusto.
Finalmente.
Mi ha portato a casa, il mio papà mi ha stretto a sé mi ha baciata mentre ci incamminavamo verso casa.
Pioveva , appena un’acquerugiola leggera.
Liste di sole rischiaravano il cielo grigio; la casa era così bella.
Non ricordava così bene i suoi colori, la bellezza dei mattoni, il tetto spiovente, il colore dei rampicanti.
Non ricordavo quanto fosse e bello essere a casa, quanto fosse luminosa la mia stanza.
Papà mi ha preparato un bagno caldo, denso di schiuma profumata; gli brillavano gli occhi dalla contentezza.
Da piccolo marinava sempre la scuola.
Quando sono scesa a cena mi ha presentato Simone; la sua compagna.
Già mi ero preparata a trovarla orribile, invece al suo confronto è mia madre ad essere orribile.
Simone è stata dolce con me senza esagerare; ha lasciato che io e papà chiacchierassimo e terminata la cena ha pensato a tutto lei.
Papà mi ha spiegato che lui e Simone saranno spesso in viaggio per lavoro e non possono certo portarmi con sé.
Vorrei insistere ma capisco che ha ragione; non voglio perdere la sua stima con inutili capricci.
Anche arrivando sapevo che non sarei potuta restare; mi sono illusa che tutto andasse come desideravo.
Ma non ho la bacchetta magica per far avverare i miei desideri.
Allora se ho capito, se sono razionale, perché mi sento così male?
Perché continuo a piangere?
 Perché la mamma ha distrutto la nostra vita?
Perché?
 
Sono di nuovo qui.
Mio padre ha chiesto al preside di non essere troppo duro con me.
Per ora devo continuare le lezioni supplementari con Michel , ma mi è permesso frequentare tutte le altre.
In sostanza sono impegnata dall’alba al tramonto a studiare.
Mi è stato lasciato libero solo il tempo delle ricreazioni.
Bella seccatura.
Ma almeno non penso.
Almeno non ho davanti agli occhi mio padre che si volta e mi lascia di nuovo qui.
Se n’è andato insieme a Simone.
Anche lui , come la mamma, ha altro a cui pensare.
Anche io ho altro a cui pensare; le mie lezioni.
Studiare e studiare.
Non devo fare altro che studiare e non pensare.
Adesso ho anche altre lezioni.
E’ un bel  vantaggio avere tanto da fare.
In fondo le lezioni che perdevo sono le mie preferite,  quelle in cui mi impegno al massimo.
Ho molto da fare io.
 
Non ho dormito.
I miei occhi erano chiusi ma il mio cervello rimaneva fisso su quel pensiero: tornare a casa.
Io una casa non ce l’ho più; eppure voglio tornare a casa.
Non ho un padre, ne una madre; eppure vorrei tornare.
Perché sono qui.
Cosa sto a fare qui.
Voglio tornare a casa.
Voglio solo dormire.
Dormire e non pensare.
 
Ho studiato talmente tanto che mi fanno male gli occhi.
Non ricordo nulla di quello che è successo oggi.
Nulla.
Sono solo tanto stanca.
 
 
   Oggi a mensa abbiamo mangiato la torta che avevo preparato ad economia domestica ; non per    vantarmi ma era squisita.
E’ stata la mamma ad insegnarmi.
Già.
Cathy mi ha fatto promettere che le avrei insegnato; lei e Liam sanno cucinare solo pesce.
Quando me lo ha detto sono scoppiata a ridere; non ho potuto trattenermi.
Alla fine hanno riso anche gli altri; non Michel naturalmente.
Lui è sempre insieme a noi; gli altri hanno paura di lui.
Gira voce che abbia tento di ammazzarsi più di una volta.
Non stento a crederlo; a volte è talmente apatico da farmi paura.
Se ne sta con lo sguardo perso da qualche parte come se la sua anima fosse altrove.
Al nostro tavolo siamo io, i gemelli, e Michel.
Secondo me a tenere lontani gli altri ci pensiamo io e Michel.
I gemelli riscuotono sempre molta simpatia e penso che sarebbero ben accolti ovunque.
Gliel’ho detto e mi hanno guardato con aria strana.
-         Cris, perché pensi questo? – Mi ha chiesto Liam dolcemente – tu sei una bella ragazza, specie quando sorridi. Devi solo permettere agli altri di avvicinarsi e vedrai che ti sentirai meglio.-
-         Hai mai pensato che forse non voglio sentirmi meglio? Forse essere arrabbiata, stare male , è l’unica cosa che mi impedisce di cedere alla disperazione!- Gli ho risposto infuriata.
Michel si è voltato verso di me e mi ha guardata, uno sguardo che mi ha trapassato l’anima : allora ho capito.
Anche lui è ancorato in questo mondo grazie al dolore.
Il dolore lo tiene vivo, altrimenti finirebbe in pezzi.
-         Davvero Cris, davvero è così? – Cathy mi ha preso la mano come per consolarmi.
-         I miei genitori si sono rifatti una vita, non hanno bisogno di me! Vostro padre semplicemente non poteva occuparsi di voi senza mettervi in pericolo: credo che le nostre situazioni non siano poi così simili. – Sospiro appoggiando  la testa sulle mani - …voi siete amati, vostro padre vi viene a trovare spessissimo. Invece i miei genitori quante volte li avete visti? Mia madre mi è venuta a salutare dicendomi che se ne andava in un’altra città a lavorare, ha omesso di aggiungere che ci andava col suo capo. Mio padre convive con una sua ex fidanzata e non ha tempo per me! – Guardo i gemelli, senza rabbia, senza rancore – non ho voglia di sorridere, non trovo un motivo per essere contenta. Ora non lo trovo proprio!-
Quasi si fossero messi d’accordo, i gemelli allungano le mani e prendono le mie; le stringono con gentile fermezza, la forza calda delle loro mani abituate al duro lavoro – non basta, lo so…- mi dice Liam sorridendo – ma noi ti vogliamo bene!-
Mi scendono le lacrime; sento qualcosa che si scioglie nel mio cuore.
Michel mi guarda ; nei suoi occhi qualcosa è cambiato.
 
Questa mattina mi sento meglio; come se fossi più leggera.
Rapida spazzolo i capelli di Cat e li intreccio strettamente, abbiamo educazione fisica.
I miei capelli, come ho detto, sono lisci – come seta..- aggiunge Cat sfiorandoli; li lego in una spessa coda di cavallo e dopo aver preso le sacche con il cambio andiamo a fare colazione.
E la prima vota che posso fare educazione fisica e sono emozionata ;  a parte saltare a corda sono brava in tutto.
-         Vedremo se batterai noi! – Mi sfida Cat che è vissuta su una piccola barca da pesca e  deve aver un equilibrio da scimmia.
Sbuffo imbronciata ; mi piace essere la più brava, forse sono un po’ vanitosa: un po’ tanto!
Le lezioni sembrano non passare mai ; quella che più mi annoia è storia. In realtà è il professore a renderla barbosa perché i fatti e i personaggi carismatici abbondano. Nell’altra scuola la professoressa dava un tocco personale a tutti i generali, i re, i politici. Magari ci raccontava un aneddoto oppure qualcosa che aveva dedotto o inventato, ma era bello ascoltarla.
Questo qui mi fa sbadigliare ; provo a disegnare il ritratto del generale di cui stiamo leggendo le gesta. Lo immagino arcigno, col naso grifagno.
Sento lo sguardo del mio compagno posarsi su di me ; mi volto a guardarlo.
E’ talmente bello che spesso mi dimentico di chiedergli quello che voglio, di parlargli.
Cioè non riesco proprio a parlargli.
Sembra che i suoi genitori si siano impegnati per dargli le esatte proporzioni del corpo, del viso, per dipingerlo coi colori più belli.
Cosa ci fa uno così in collegio come il nostro?
Perché è sempre solo e schivo?
Viene sempre circondato dalle ragazze della classe, ma a parlare sono loro; lui risponde a monosillabi, sempre con la massima educazione , con il distacco di un vero nobile.
Amici maschi non ne ha, a parte Liam , ma lui non fa testo visto che è amico di tutti.
Liam  è veramente una persona speciale ,forte e gentile, pieno di voglia di vivere.
Sorride sempre e fa sorridere gli altri.
Anche Cat è così ; sono gemelli anche in questo.
Ha ricevuto più dichiarazioni d’amore lei che Lucia, l’algida bellezza della nostra classe.
E’ il corrispettivo femminile di Gabriel, ma meno bella e tanto spocchiosa.
La nostra classe è composta di venticinque alunni; quindici maschi e dieci femmine.
Ecco ho divagato; pensavo a Gabriel , volevo parlare con lui e invece il momento è passato.
Lui ha chinato la testa sul suo libro e non sbircia più sul mio libro.
Finalmente suona la campanella; è ora di educazione fisica!
-         Evviva!- Non posso trattenere un grido. Mi alzo rapidissima e radunati i libri trascino via Cathy.
Sento lo sguardo di Gabriel , ma non mi volto a guardarlo.
Non ho tempo; finalmente posso scatenarmi un po’!
Anche la tuta da ginnastica è blu marine con strisce rosse sui fianchi a renderla un po’ più vivace. L’istruttore mi fa subito buona impressione ; sembra un tipo tosto.
Non tutti sono entusiasti come me; vedo alcune ragazze confabulare.
Che noiose.
La palestra è veramente grande, ariosa e molto ben attrezzata.
Cominciamo subito gli esercizi di riscaldamento.
Naturalmente Gabriel è bellissimo anche in tuta; ha un fisico meraviglioso, elegante, snello.
Liam è ben proporzionato e si vede che è allenato, con quell’abbronzatura da marinaio ha l’aria sana e vigorosa.
Quello che non mi aspettavo è che anche Michel sfoggiasse un fisico da sportivo; quando l’ho visto sono rimasta inebetita.
Sembra così pallido e malaticcio; chi se lo aspettava!
Ma nonostante il fisico è fuori allenamento, lo vedo quando dopo il riscaldamento ci alleniamo nei percorsi.
Percorsi di guerra li chiamerei; l’istruttore ha capito che deve farci sfogare i bollenti spiriti o ci sta allenando per le olimpiadi? Plinto , anelli, parallele, tappeti per le capriole, salto in alto, pertica, e fune.
Naturalmente per le femmine alcuni attrezzi vengono abbassati; io chiedo che me li lascino come sono; figurati se mi faccio fregare da un uomo!
Comunque chi non se la sente può rifiutarsi di eseguire l’esercizio, ma si perdono punti.
Io problemi non ne ho ed eseguo il percorso con punteggio netto; Cathy e io siamo pari.
La performance più bella è quella di Liam; ha veramente un’agilità da scimmia, senza offesa.
Gabriel batte Michel di poco; ma solo perché quest’ultimo è fuori allenamento.
Sarà perché è stato male?
Noto che ha le polsiere; servono solo a tergersi il sudore o a coprire le cicatrici del famoso suicidio di cui si vocifera?
Sono distratta dai miei pensieri e quasi non mi accorgo che il professore ci ha diviso in quattro squadre; si gioca a palla avvelenata; per fortuna le squadre sono miste!
Sono in squadra con Gabriel.
Almeno qui forse riusciremo a parlarci normalmente.
Il gioco si svolge rapidamente e gli ultimi rimasti in campo siamo proprio noi due.
Stiamo facendo carte false per liberare i nostri compagni, ma alla fine io vengo presa,
Accidenti.
Gabriel resiste un altro po’ , poi la vittoria va alla squadra avversa.
Ah quanto mi scoccia!
Gabriel mi guarda – la prossima volta non voglio perdere! – Esclamo furiosa!
-         Allora ci impegneremo di più!- Mi risponde osservandomi attentamente.
Vorrei sapere cosa passa nella testa di questo tipo, anche giocando non si è accalorato più di tanto.
Non so come fa a rimanere così calmo e controllato; che mister “perfettini”!
Vado da Cat che era in squadra con Michel: hanno vinto!
-         Mica è giusto!- Esclamo.
-         Anche io ho vinto! – Liam mi tira la coda senza farmi male.
-         Ah e cosa vuoi , un premio?-  Mi volto e lo guardo sorridendo.
Lui abbassa la testa arrossendo.
Curiosamente fra di noi c’è una strana tensione , Cat mi acchiappa e mi porta via dopo aver lanciato uno strano sguardo al fratello.
Andiamo nelle nostre camere a farci la doccia e poi a pranzo.
Stranamente Liam è al tavolo con altri ragazzi tra cui c’è anche Gabriel ; sembra il solito Liam.
Guardo la sua schiena e mi sento triste ; perché non mangia con noi?
-         Dai lascialo stare! – Cat mi tira per la mano. Non possiamo monopolizzarlo; ha bisogno di stare coi suoi amici.
-         Va bene, va bene…ma mi manca , mi manca la sua allegria!- Rispondo cincischiando il cibo.
Cat mi guarda stranamente.
Michel  ha smesso di mangiare e segue la nostra conversazione ; ultimamente è meno pallido e un po’ più attento.
Oggi in palestra mi ha stupito; se riesce a rimettersi in forma forse batte anche Liam.
Liam.
Finiamo di mangiare e andiamo in giardino a fare la ricreazione; tra poco avrò la mia solita lezione con Michel.
Mi sto abituando a lui, ma preferirei stare con Liam.
Adoro Liam; mi fa stare così bene!
In giardino Cathy mi porta in un angolo appartato ; sembra nervosa.
-         …sei innamorata di Liam! – Mi domanda a bruciapelo.
-         Sì..no..non lo so..! – Rispondo colta in contropiede.
-         Non ti innamorare di lui, per favore non farlo; resterai solo ferita!- Mi risponde concitata! – tiene la testa bassa. E ‘ la prima volta che la vedo così nervosa, preoccupata.
-         Ma perché? E’ fidanzato? – Sono confusa e stupita; cosa sta succedendo.
-         Fidanzato….non proprio…sta con qualcuno , credo..ma non è questo il punto! – Cathy mi afferra le mani – sarà il tuo migliore amico per sempre, ma non innamorarti di lui. Promettimelo, per favore, ti prego!- Insiste.
-         Senti, ma non puoi essere più chiara! Cosa significano tutti questi giri di parole? Ne sei gelosa, state insieme, ha un’altra?- Sto cominciando ad arrabbiarmi; detesto i sotterfugi e i misteri. I misteri portano solo inutile dolore.
-         Non posso esserlo. Non posso essere più chiara ; è difficile, complicato! Lui è…lui.  Ascolta domani, o stasera dopo cena vi sedete e ne parlate con calma eh! – Si sta torturando i capelli -  …io vorrei solo che tu non soffrissi. Se te ne innamori starai male; mi puoi credere?-  Mi tiene ancora le mani, come a bloccarmi, come per farmi capire qualcosa che sono troppo stupida per capire.
Mi divincolo e la lascio sola; la giornata si sta rovinando di minuto in minuto.
Sono arrabbiata; ma cosa cavolo si impiccia degli affari di suo fratello!
Detesto la gente che vuole metterti in guardia senza spiegarti le cose; buttano lì frasi misteriose, ambigue e tu devi scemirti per capirci qualcosa.
Cerco Liam per tutto il giardino, ma non lo trovo.
Sto per arrendermi quando mi ricordo della terrazza panoramica.
Ne avevamo una nella nostra scuola.
Dovrebbe esserci anche qui.
Forse Liam sarà lì con i suoi amici.
Magari salgo.
Sì e poi che gli dico.
Sarà la classica scenetta da liceali; lui che mi vede, si avvicina tutto rosso in viso, i suoi compagni che lo prendono in giro e noi che parliamo.
Chissà ; il solo pensiero mi fa battere il cuore.
In effetti, se Cat non me lo avesse chiesto non avrei mai immaginato di provare qualcosa per Liam.
Cioè no lo immaginavo, però…
Non so come dire…
E’ dolce Liam, sto così bene con lui; mi sento tranquilla, rilassata.
Mi fa sempre ridere.
Sento che se potessi stare con lui diventerei una persona migliore.
Di sicuro.
Io , Liam e Cat!
Cat dovrà decidersi fra i suoi spasimanti; ne ha una fila.
Senza rendermene conto sono arrivata alla terrazza panoramica.
La porta è aperta, esco fuori; il sole mi abbaglia.
Com’è alto questo palazzo; è un grande college in fondo.
 Vedo gli altri edifici che circondano il giardino; ecco la palazzina delle elementari, quella delle medie, e poi noi del liceo.
Mi affaccio a guardare il paesaggio che si stende a perdita d’occhio.
Non mi ero resa conto di quanto verde ci fosse.
Una ventata improvvisa mi  spettina, mi solleva la gonna; lancio un gridolino e mi volto per ripararmi dal vento.
Per questo li vedo; erano nascosti in un angolo del terrazzo dietro un muro.
Liam è senza camicia in ginocchio davanti a Gabriel che lo abbraccia.
Incontro i bellissimi occhi castani di Gabriel; sono gelidi.
Liam si volta ; è pallido.
Mi guarda senza riuscire a dire una parola.
Io cerco di ricostruire la scena; di capire.
Gabriel è seduto su un muretto, la schiena appoggiata al muro; ha i pantaloni slacciati.
Se Liam era  in ginocchio di fronte a lui…
No, non è possibile!
Li guardo ancora; ma è difficile sbagliarsi
Improvvisamente è tutto chiaro, anche le suppliche di Cat; ha cercato di risparmiarmi questo.
Indietreggio fino alla ringhiera; mi sento così male.
Ho la nausea.
-         Non piangere, ti prego! – Liam si avvicina lentamente; è così triste. – Perdonami per non essere riuscito a dirtelo; non mi ero reso conto ….-
E’ di fronte a me; mi tende le braccia e io mi ci rifugio perché lui è Liam.
Piango così tanto, tutte le lacrime che non avevo pianto per la separazione, le lacrime per la tristezza, per il dolore dell’abbandono. Anche Liam mi abbandona!- Liam, ma io ti ho baciato, tu mi hai detto …-
-         Lo so cosa ti ho detto, lo so! – Mi stringe forte - ..e te lo dico di nuovo, mi piacciono i tuoi baci, e ti voglio bene, così tanto bene che non riesci a immaginare. Mi piaci , mi piaci, ma non ti amo. –
-         Ma ti amo io, non basta?- Singhiozzo ancora appoggiando il viso al suo petto nudo, liscio , abbronzato. Il mio bellissimo Liam.
-         Non potrebbe bastarti, sarebbe ingiusto! Non credi che si debba entrambi provare lo stesso sentimento?- Mi carezza la testa teneramente – non so se riuscirai mai a perdonarmi per averti ferito così! Io non valgo niente, ti devi innamorare di qualcuno disposto anche a morire per te!-
-         ..è questo che provi per lui, per Gabriel? – Gli domando a bruciapelo.
-         Non lo so Cris, credo di amare Gabriel, ma forse a lui interessa solo il sesso. Forse fra noi ora c’è solo quello; attrazione e sesso. Te l’ho detto ; non valgo niente come persona. Non sono una gran perdita per te!-
-         Mi sento come se mi avessero strappato l’anima; come puoi dire di non essere una gran perdita per me! – Mi metto sulle punte dei piedi e lo bacio, bacio le sue labbra sottili che mi hanno sempre sorriso.
Lo sento arrossire, ma anche se siamo abbracciati non sembra provare nessun’altra sensazione. In parole povere non lo eccita neanche un po’: ci riesce Gabriel! Ma che cavolo! Mi piace un ragazzo fantastico e me lo porta via il bello della scuola; che fregatura! Ah cavolo quanto sono arrabbiata!- Tu sei mio, io non ti lascio a nessuno! – Gli dico furiosa col viso impiastrato di lacrime.
-         Cristhine, se potessi mi innamorerei di te subito; tu sei speciale. Unica! –  Mi sorride tristemente . – Mi appoggia le labbra sulla fronte e indugia in un casto bacio.  – Non ho scelto questo Cris, puoi perdonarmi? Ci riesci?-
-         Solo se potrò averti sempre vicino, se continuerai a essere…quel che eri per me!-
Mi carezza la testa, sul suo viso passa la confusione, il dubbio.- Soffrirai se ti starò
vicino !-
-         Non voglio perderti, non voglio perdere il tuo dolce sorriso; da quando ti conosco ho ripreso a vivere, a pensare di poter essere felice anche io!-
Mi abbraccia forte, mentre sento le sue lacrime bagnarmi il collo; lo stringo sentendomi addosso lo sguardo duro di Gabriel . Apro gli occhi e i nostri sguardi s’incontrano; non riesco a leggere il suo viso, lui dissimula bene; ma una cosa la capisco…è geloso!
Furioso.
Ce la farà pagare per questa nostra scena.
Ma chi se ne importa di quel bellone spocchioso.
Cavolo io ho il cuore spezzato.
Ma stare abbracciati a Liam è la cosa più bella del mondo e io mi voglio godere questa sensazione.
Non so quanto tempo passa; il suono della prima campanella ci ricorda che dobbiamo rientrare nelle camerate a studiare.
Bisogna sbrigarsi, tra poco suonerà la seconda campana.
A malincuore sento Liam che si scioglie dalle mie braccia ; credevo di essere io quella ferita, invece a guardarlo sembra devastato dal dolore. – Io …..proverò a starti vicino come prima, ma tu devi promettermi che non appena sentirai di non farcela più , mi manderai via! – Mi guarda con quei suoi meravigliosi occhi verdi.- Me lo giuri!-
Gli poso un altro bacio sulle labbra – giuro! –
Scoppia a ridere, mentre le lacrime continuano a scendergli sul viso. – Adoro i tuoi baci!
-         Allora forse riuscirò a farti cambiare orientamento sessuale; che ne dici? -  Gli carezzo il viso. Non voglio lasciarlo, non voglio essere ragionevole; mi sento così male!
-         Magari! Se ci riesci ti sposo subito!- Stavolta il sorriso gli riesce un po’ meglio. – Ora lavati la faccia e vai da Michel prima che ti puniscano.
-         Oddio; farmi vedere da lui così…- Cerco di asciugarmi il viso con le maniche della camicetta.
-         Michel è dolce; lui capirà ! – Si leva dalla tasca un fazzoletto pulito e mi asciuga delicatamente il viso.
-         Cavoli, ti piace pure Michel? – Quasi grido dalla rabbia.
-         No, lo stimo e basta. Non è un tuo rivale tranquilla! –
Alla fine sono riuscita a fargli tornare una specie di sorriso.
-         Grazie!- Lo abbraccio ancora e poi , malvolentieri, scappo via.
-         Cris..- mi prende per un braccio prima che me ne vada - ..sei sicura che vuoi che ti stia vicino?-
-         Se non mi lasci sarò io a rimanerti appiccicata come un francobollo!-  Lo guardo senza riuscire a provare rabbia o rancore.
Lo amo e basta.
Mi lascia andare e io scappo in bagno.
Mi lavo il viso e presi i libri corro da Michel.
Cathy non mi ha visto; lei studia sempre con Cheryl visto che io non ci sono mai.
Meglio; si sarebbe dispiaciuta di vedermi conciata così!
Mi sento svuotata e confusa.
Non so perché non ho gridato e fatto i capricci quando Liam mi ha detto che gli piacciono gli uomini.
Liam è un bastardo; come può accettare i miei baci così facilmente.
Poi mi ricordo che quando l’ho baciato la prima volta è impallidito .
Però ha detto che gli piacevano i miei baci.
Scherzava?
Diceva sul serio?
Mi sa che ‘sta storia dell’omosessualità gli pesa.
Non pare convinto; sembra che debba portare una croce, sopportare una malattia.
Oppure era una farsa per non ferirmi?
Perché mi ha abbracciata?
Perchè mi ha consolata?
Perché ha pianto?
Io non capisco!
Dopo aver bussato, entro in camera di Michel e automaticamente mi siedo alla scrivania ; poggio i libri e mi siedo.
Allora sento le forze mancarmi.
Meccanicamente apro il libro mentre le lacrime mi scorrono sul viso.
Sento il cuore che mi fa così male, mi sento così male.
Ho perso anche Liam!
Gli volevo così bene, era così bello vederlo, vedere il suo sorriso.
Si sta così bene tra le sue braccia.
Mi ha sempre difeso.
Il mio Liam, il mio principe!
Sento una mano fresca sollevarmi il viso; ho gli occhi appannati , ma riesco a distingue il volto di Michel.
-         ..scusami..ora passa…- riesco a balbettare.
Mi prende per le braccia e mi fa stendere sul suo letto; mi copre con un plaid e poi lo sento trafficare in bagno.
Mi asciuga il viso con una pezza bagnata ; poi la sciacqua e dopo averla piegata me la poggia sugli occhi.
-         Ora mi passa, scusami…non voglio farti perdere tempo! – Nonostante cerchi di controllarmi , la voce mi esce a smozzichi e singulti. Sono veramente pietosa!
-         Farò io i compiti e poi li copierai; per una volta cosa vuoi che sia? – Che voce dolce e calda ha Michel, allora perché vorrei che al suo posto ci fosse Liam? Sono crudele e ignobile.
-         …ma tu sei una frana in matematica…- gli rispondo cercando di buttarla a ridere mentre le lacrime continuano a scendermi.
-         Allora se non riesco ti leggerò il problema! – Ora riposati un po’ !
-         Va bene Michel, grazie! – Mi abbandono al tepore della coperta desiderando solo dormire e dimenticare.
Dormire.
Dormire per sempre.
 
Non so quanto tempo è passato, forse ho veramente dormito ; mi sento un po’ più riposata e finalmente ho smesso di piangere. Mi levo la pezza fresca dagli occhi e mi sollevo a sedere sul letto; mi gira un po’ la testa.
-         Bevi quel succo di frutta; ti darà un po’ di forza. – Michel ha lasciato sul comodino una lattina di succo di ananas. Lo adoro, ma lui come fa a saperlo? Forse è un caso. – Grazie! – Lo apro e lo bevo a piccoli sorsi: è dolce e dissetante.  Guardo fuori e mi accorgo che è quasi ora di cena. Provo ad alzarmi; devo ricopiare i compiti. Mi nuovo con cautela, ma per fortuna sono un tipo tosto e riesco a mettermi in piedi. Lo stomaco mi brontola dalla fame.
-         Ce la fai a venire a cena?– Domanda.
Mi siedo accanto a lui e scopro che imitando la mia calligrafia  mi ha trascritto i compiti.
Mi scendono di nuovo le lacrime – cosa ho fatto per meritare la tua gentilezza? – Gli chiedo poggiando una mano sulla sua.
Volta il viso e mi guarda; i suoi occhi sono di un bellissimo blu - ..tu avresti fatto lo stesso per me! – Mi risponde osservandomi attentamente – adesso lasciami finire. Lavati il viso e andiamo a mangiare.
Obbedisco e scendiamo insieme a mensa ; ho un aspetto orribile e mi sono sciolta i capelli per coprire un po’ il viso.
Michel mi sta appiccicato quasi a nascondermi col suo corpo.
Non vedo Cathy; meglio così.
Stasera è Michel a mettere nel mio vassoio il cibo; io non sono in grado di pensare.
Ci sediamo al nostro tavolo, che senza i gemelli sembra terribilmente vuoto ; Michel mi si è seduto di fronte e mi controlla mentre mangio.
Buffo che le nostre situazioni si siano invertite; ma questa è la vita!
Finiamo di mangiare velocemente e ce ne andiamo dalla mensa.
-         Vuoi uscire in giardino; stasera è sereno! – Mi domanda cercando di distrarmi, credo…
-         Va bene! – Lo seguo al piano terra. Mi guida tra gli alberi e i sentieri in un punto isolato su una collinetta ; c’è poca luce e così si vedono meglio le stelle.
Stenditi , sull’erba e guarda in alto – mi esorta facendo quanto ha detto.
- Brr…- non posso fare a meno d’esclamare; l’erba è fredda e umida. O forse sono io ad avere freddo.
Mi guarda un attimo; poi si leva il maglione dell’uniforme e mi aiuta ad infilarlo; mi fa da mini vestito, ma ci si sta caldi.
Mi sento bene, con la pancia piena a guardare le stelle.
-         Ma tu non avrai freddo?- Gli domando sentendomi in colpa.
-         Con mio padre stavamo in alta montagna a maniche corte; ora mi sono un po’ rammollito ma non fino a questo punto!-
-         ..hai visto le stelle dalla montagna..?!- Esclamo entusiasta ricordandomi vagamente di averlo fatto una volta anche io.
-         Si, non hanno nulla a che vedere con queste; lassù sembra di poterle toccare!- La sua voce si è fatta nostalgica, quasi sognante.
-         Vorrei scappare da qui e tornare a casa mia, anche lì le stelle erano bellissime! Spegnevo le luci del portico e mi sdraiavo sull’amaca a guardarle.-
-         Un giorno ce ne andremo, ma forse adesso questo è l’unico posto in cui possiamo stare!- Mi risponde poggiandosi il braccio sul volto.
Sta piangendo?
Lo lascio stare e mi perdo nel cielo notturno ; a volte dobbiamo accettare l’inaccettabile per poter cominciare a cambiare.
Ho perso Liam ; ora lo so!
Non sarà mai più come prima, non mi sorriderà più con quella dolcezza.
Non potrò più abbracciarlo, non mi carezzerà mai più i capelli.
Ora accanto a me c’è Michel e non riesco a credere a quanto sono stata fortunata ; senza chiedermi nulla mi ha accolta e consolata!
Michel!
Michel non potrà mai sostituire Liam; ma è qui accanto a me e la sua presenza è balsamo sulle mie ferite, il suo golf mi scalda l’anima e il corpo.
Perciò guardo le stelle e cerco di riconoscere le varie costellazioni; sono sicura che se le chiedessi a Michel me le saprebbe indicare,ma ho l’impressione che ora non desideri parlare.
Perciò taccio mentre in lontananza  sento le voci dei nostri compagni che passeggiano per i viali illuminati.
 
Devo essermi addormentata ; sento la mano fresca di Michel sulla mia fronte.
-         Credevo stessi male! Abbiamo il coprifuoco, ce la fai ad alzarti? – E’ inginocchiato accanto a me e riesco a malapena a vedere il suo viso avvolto nell’oscurità.
-         ..io lo sapevo che i tuoi occhi erano blu, ma a me sembravano sempre neri…- mi rialzo lentamente - ..ma oggi ho visto il loro vero colore; sono bellissimi! Non potrebbero essere sempre così? – Non chiedetemi da dove mi sia venuta fuori una frase simile; forse ero mezza addormentata o che so io. Prima che potessi porci rimedio, avevo già parlato.
Lo sento ridere sommessamente – farò del mio meglio per avere sempre gli occhi blu!-
Improvvisamente scoppio a ridere anche io - ..scusami…scusami...io...non so come mi è uscita .
Mi sento un po’ ubriaca, strana. Forse ce l’ho davvero la febbre!-
-         Forse, ma ve bene così!- Si incammina e io lo seguo come un cagnolino che è appena stato salvato dalla spazzatura.
Mi accompagna fino in camera – ti laverò il golf e poi…
Me lo prende dalle mani delicatamente – non c’è bisogno! A domani, dormi bene!-
Si volta e sta per andarsene  e io vorrei che restasse con me perché mi pare che lui sappia sempre cosa fare! Cavolo quanto sono fragile! – Qual è il tuo dolce favorito? Domani abbiamo economia domestica e così…
-         La torta di mele con la crema!- Si gira a guardarmi e i suoi occhi sono blu.
-         Ah la conosco! Te la farò in un attimo!- Rispondo spavalda.
-         Allora preparami anche il Mont Blanc! – Mi guarda e sul suo viso sembra aleggiare un sorriso.
-         Ahò, ma quanto mi vuoi far lavorare!- Metto le mani sui fianchi sbuffando.
Agitando la mano in segno di saluto si volta e se ne va.
Guardo fino all’ultimo la sua figura sparire nel corridoio.
Rientro in camera solo per scoprire che Cathy non è ancora tornata; è strano.
Ma forse è venuto suo padre e li ha portati fuori; è già capitato che facesse improvvisate.
Meglio per loro.
Mi faccio una doccia e poi mi infilo subito al letto!
Domani sarà dura!
Non voglio pensarci!
 
-         Com’è andata ieri sera? – Sto spazzolandomi i capelli quando Catherine esce dal bagno. Ha una faccia terribile. - ..non sei uscita con tuo padre?
Mi butta le braccia al collo – Liam è caduto dalle scale , non è grave…ma mi sono così spaventata!- Comincia a singhiozzare.
-         Perché non mi hai cercata? – Esclamo pensando a Liam; quando sono scesa io stava bene. Deve essergli successo dopo, quando era con Gabriel.
-         Non ci ho pensato; sono corsa in infermeria! – Mi stringe forte, quasi mi soffoca – se perdessi Liam impazzirei! E’ una parte di me , è la metà della mia anima!-
-         Dai vestiti e andiamo a trovarlo!- Anche io sono in pena, visto come ci siamo lasciati ieri.
Senza una parola lei si lava la faccia e infilata la divisa ci precipitiamo in infermeria saltando la colazione.
Riesce ad entrare solo Cat, le dico di non preoccuparsi, ma di aprirmi la finestra.
Lei mi guarda un attimo smarrita, poi sorride.
Si è ricordata dei miei tentativi di fuga.
Io controllo il corridoio e accertatami che sia libero apro la finestra e l’accosto dietro di me.
Le mie scarpe le lego in vita col nastro dei capelli, poi cammino sul cornicione. 
Meno di due metri e sono arrivata.
Cat ha aperto la finestra e io faccio capolino godendomi la faccia stupita di Liam.
Mi isso sul davanzale, e silenziosamente entro nel cubicolo diviso da tende.
Cat trattiene una risata, riuscendo a contagiare anche il fratello.
Io faccio occhiacci ad entrambi.
Liam mi tende una mano con un sorriso che mi scioglie ; Cathy ci guarda preoccupata.
-         E’ tutto a posto, abbiamo parlato! – Le sussurro mettendole un braccio intorno alla vita – vuol dire che Liam avrà due sorelle invece di una!
Ah ma come sono brava a mentire!
Sento il cuore che mi scoppia in petto; vorrei urlare dal dolore che provo.
Invece me ne sto qui a fare la brava ragazza comprensiva.
Mi odio per questo!
Mi detesto!
Ma lei sorride!
Cathy sorride e mi guarda!
Mi sorride felice ,mentre le scendono le lacrime – temevo di perderti!
-         Oramai non ti sbarazzerai di me, tanto facilmente! – Come sono brava a mentire. Stringo forte i pugni e guardo Liam. I suoi occhi sono cupi, lo sguardo spento, triste. Ha un cerotto sulla tempia e qualche livido visibile.
-         Come stai?- Gli domando evitando una domanda a cui non mi risponderà davanti alla sorella.
-         Mi fa male dappertutto, ma non ho nulla di rotto! Domani mattina mi dimettono! -  Mi guarda cercando di capire quanto io stia mentendo. Ma io sono brava in questo gioco, più brava di lui. Io so mentire!
-         Bene, ti passo a trovare dopo pranzo!- Mi chino su di lui e gli poggio un bacio sulla fronte! Vorrei baciargli le labbra, carezzargli il viso e invece.. Ah quanto sono brava; come sono forte! Riesco perfino ad abbozzare un sorriso, mentre il mio cuore sembrava spezzarsi dal male che mi fa. - Se non mi fanno entrare dalla porta ti busserò alla finestra!- Sto per scavalcare quando mi afferra per la gonna.
-         No, non farlo mai più, è pericoloso. Te lo proibisco! Non voglio vederti a queste condizioni!- Improvvisamente si è fatto molto serio.
-         Non hai nessuna autorità su di me! – Mi volto infuriata strappandogli la gonna dalle mani.
Io lo odio, lo odio!
Lo detesto!
Cosa vuole da me?
Mi ha rifiutata no?
Perché non smette di fare il bravo ragazzo e mi lascia in pace?– Ma se vuoi puoi denunciarmi! E’ la tua specialità no?-
Incassa il colpo, e si tira su a fatica.
Mi guarda furibondo, negli occhi uno sguardo che mai gli avevo visto. Mi afferra un braccio – ho detto che non devi farlo mai più, mi hai capito!-  La sua stretta mi indolenzisce il polso.
Noto che l’altro  braccio è fasciato .
Mi sale la rabbia.
Lui la sente perciò mi stringe di più attirandomi a sé; siamo faccia a faccia. –  Farai come ti dico altrimenti non voglio vederti mai più!-
Con uno strattone riesco a divincolarmi, scavalco la finestra e me ne vado furiosa.
La mente annebbiata e confusa.
Mi muovo rapidamente per non pensare.
Rientro nel corridoio e scopro di avere buoni dieci minuti per la mensa.
Mi precipito per le scale: devo prendere qualcosa per me e Cat.
Non c’è fila al self service , per cui metto sul vassoio un po' di roba.
Mangio senza neanche guardarmi attorno: sto pensando a Liam.
Mi ha fatto arrabbiare.
In realtà dovrei essere contenta che si preoccupi tanto per me, ma visto che mi ha scaricata per Gabriel che diritto ha di dirmi cosa devo fare?
Forse non dovrei prendermela con lui; ieri ha sofferto molto.
E io?
Io non ho sofferto?
Non soffro io?
Se mi taglio non sanguino anche io?
Ah ma io sono abituata a soffrire, io sono così brava.
So anche mentire.
Io sono forte.
Io non ho paura di niente e nessuno.
Io voglio andare via.
Voglio scappare da qui.
Se solo sapessi dove andare.
Se solo ci fosse un posto per me.
Trattengo a fatica le lacrime e penso a quello che mi ha detto Michel; forse ora per me c’è solo questo posto!
Mi fa così male il cuore.
Mio padre ha un’altra.
Mia madre ha un altro.
Liam ha un altro.
E io sono qui da sola!
Suona la campanella.
Bevo il latte e incartato del cibo me lo infilo in tasca.
 
Entrando in classe mi rendo conto di aver dimenticato il libro di geografia astronomica; mi toccherà guardare su quello di Gabriel.
Perché devo stare seduta vicino a lui?
Io lo odio ‘sto tipo.
E’ uno schifoso!
E’ falso!
Ma quando cavolo li cambiano 'sti posti?
Cathy è già arrivata; le porgo il pacchetto e saluto Michel.
Lui ricambia il saluto e mi osserva preoccupato ; gli sorrido..cioè provo a sorridere visto che sono già furiosa di prima mattina.
Mi siedo giusto un istante prima che entri il professore.
Tiro fuori un altro libro per far si che non si accorga di nulla.
Gabriel è già al suo posto impassibile come sempre.
Si è accorto che ho il libro sbagliato, ma non avvicina il suo.
- Cosa è successo a Liam? – Scrivo sul bordo del mio libro in modo che lui possa leggerlo.
Lui mi ignora, ma io non sono dell’umore – avete litigato eh! Scrivo cancellando la prima domanda.
-         Non credo siano affari tuoi!- Mi scrive.
Che pollo, ci è cascato; lo vedo che si sta innervosendo. – Ora voglio veramente dargli la stoccata finale; sono sicura che è colpa sua se Liam è caduto; lui è molto agile! – Scommetto che ti ha rifiutato e tu ti sei arrabbiato…-
Non faccio in tempo a scrivere che sento un forte dolore alla guancia!
Lui è in piedi e mi guarda come se volesse ammazzarmi.
L’intera classe ci guarda, sono tutti gelati, ma improvvisamente Michel si avventa su di lui allentandogli un cazzotto alla bocca dello stomaco .
Gabriel cade a terra rovesciando la sedia e vomitando la colazione.
La classe rumoreggia; il professore spedisce me in infermeria, Michel dal Direttore e Mary a chiamare un bidello per pulire e portare Gabriel in infermeria.
Io faccio sparire il libro su cui ho scritto ed esco dalla classe insieme a Michel.
Mi fa male la guancia ma sono soddisfatta, solo che mi dispiace per Michel.
Lui mi guarda, siamo soli  - l’hai provocato vero?-
-         Sì, mi dispiace solo che ci sia andato di mezzo tu! – Lo guardo soddisfatta e quasi contenta.
-         Se ti dispiace, allora quando agisci cerca di pensare a chi ti sta intorno!- Mi volta le spalle e va dal Direttore.
-         …pensa a chi ti sta intorno….?- non riesco a capire cosa vuol dirmi.
Intorno, chi è che mi sta intorno?
 Io volevo solo provocare Gabriel e sapere la verità; avevo calcolato il rischio, immaginavo che se la sarebbe presa con me!
Non immaginavo certo che Michel si sarebbe intromesso; nessuno glielo ha chiesto!
Arrivo in infermeria e devo sorbirmi gli urletti dell’infermiera che mi manda a stendermi con una borsa del ghiaccio sulla guancia. Tra poco scenderà pure Gabriel.
Che ridere; infine noi tre tutti in medicheria.
Sembriamo i protagonisti di una sit com.
Mi sdraio nel cubicolo accanto a quello di Liam, ma non apro la tenda; non voglio parlargli. Immagino che si arrabbierà..
Non faccio in tempo a pensarlo che la tenda si apre:  lui è in piedi, ha una mano sul petto, dove evidentemente ha sbattuto. Indossa il camice che gli lascia scoperte le gambe; è pieno di lividi.
Improvvisamente mi sento piccola e indifesa; ha un’aria veramente terribile.
Sembra emanare ira fredda .
-         …è stato quel maledetto a farti cadere dalle scale? Vero?- Attacco per prima visto che sto tremando; io che tremo! Roba da matti.
-         Quello che succede tra me e Gabriel non sono fatti tuoi! Voglio sapere perché sei in infermeria con la faccia gonfia! – Ha un voce così calma e glaciale da metterei brividi, sul serio. Come può uno in camicia da notte, che ho visto piangere, che ho abbracciato, come può quel Liam essere questa persona?
-         Ho provocato Gabriel, lui mi ha dato uno schiaffo e Michel lo ha menato!- Rispondo tutto d’un fiato e mi verrebbe da ridere se la faccia di Liam non fosse così spaventosa.
-         Come ti permetti di impicciarti dei fatti miei?Non sei nessuno…- si ferma , ma ormai è troppo tardi. Quello che  non voleva dire l’ha detto!
-         Hai ragione; dovevo saperlo che quelle di ieri erano solo menzogne! – Esco dal cubicolo e chiedo all’infermiera di potermene andare in camera visto che sto bene. Mi concede il permesso, purchè torni a farmi visitare.
Scappo via, giù in giardino: non sono neanche le dieci e ho fatto arrabbiare un sacco di gente.
Io sono arrabbiata!
Mi tolgo le scarpe e mi arrampico in cima ad un albero.
Veramente ora più che arrabbiata mi sento triste.
Mi fa male il cuore.
Vorrei scappare, ma non ho un posto dove tornare.
Vorrei restare, perché la tristezza che provo adesso è diversa da quella che avevo dentro quando sono arrivata.
Alla fine qui in collegio ho conosciuto tante persone che mi piacciono.
Già!
Sono tante veramente!
Pensando alla vita che conducevo prima mi rendo conto che era molto tranquilla, quasi noiosa.
Io ero sempre in disparte e non legavo con nessuno.
Ero troppo diversa dalle brave ragazze di paese.
Solo con Laure andavo d’accordo, ma sono passati sei mesi e lei non mi ha mai scritto.
Nessuno del mio passato è venuto a reclamare la mia presenza.
Ogni tanto ricevo lettere frettolose dai miei.
Infine non ero veramente importante per nessuno?
A qualcuno importa di me?
A me importa di qualcuno?
Mi viene subito in mente Liam, Cathy, Michel.
Michel.
Com’è cambiato Michel.
Sono stata io a farlo cambiare?
Michel che capisce tutto ciò che provo.
Michel che sa del dolore e della disperazione.
Michel è importante.
Mi dispiace che venga punito a causa mia.
Mi dispiace sul serio.
Lui mi ha difeso!
Mi dispiace!
“Se ti dispiace, allora quando agisci cerca di pensare a chi ti sta intorno!”
Chissà perché mi viene in mente la frase di Michel.
Perhè lui ha picchiato Gabriel?
Manco si parlano.
Improvvisamente capisco: lo ha fatto per difendermi!
Difendermi.
Michel mi ha difeso.
Allora anche Liam quando mi ha proibito di arrampicarmi sul cornicione forse era preoccupato?
-         Ma se mi ha detto di farmi i fatti miei perché non sono nessuno!- Borbotto infuriata e delusa.- Magari, lo ha detto perchè aveva paura di altre rappresaglie di Gabriel; se è bastata una parola per farmi picchiare figurati se mi impicciassi! – Guardo il paesaggio intorno a me in cerca di risposta – diamo a Liam il beneficio d’inventario e andiamo a salvare Michel!- 
Scendo dall’albero.
Sento il cuore più leggero; io mi sento più leggera.
Meno confusa.
Chissà perché adesso il mondo attorno a me mi sembra così diverso; come se non lo avessi mai visto prima.
Come se non lo avessi mai veramente guardato.
Mi fa male la faccia!
Sono le undici e il ghiaccio si è sciolto .
Cavolo!
Passo in medicheria dove l’infermiera mi sgrida e mi applica sulla faccia un cerotto medicato. Vuole che mi stenda , ma io scappo via.
Bisogna che parli col Direttore.
Vado in segretaria e chiedo di essere ricevuta finchè mi dura il coraggio.
Già comincia a salirmi la tremarella; e pensare che pochi mesi fa non me ne importava nulla.
Ora ho paura; è questo l’effetto che fa il volere bene a qualcuno?
Volere bene!
Io che voglio bene a qualcuno.
Che mi preoccupo di qualcuno!
 Infine ho stretto di nuovo dei legami , cosa che avevo giurato di non fare.
Devo essere idiota.
Sono una scema patentata!
Una cretina recidiva.
La segretaria mi fa entrare; non ho fatto che cinque minuti di anticamera e già me ne vorrei andare.
Sono tesissima.
Entro, saluto e comincio a parlare prima che mi manchi il coraggio – sono venuta a scusarmi per il caos da me provocato stamattina in classe. Sono pronta a prendermi la punizione che lei riterrà opportuna, vorrei che fosse indulgente con il mio compagno, Serrierè ,che ha agito per difendermi.
Alzo la testa e vedo che il Direttore trattiene a stento un sorriso burbero – lei signorina Cristhine Mac Lane è un tifone in miniatura : è alta un metro e sessanta e combina più guai di una scolaresca di venti maschi. Però devo dire che ha saputo suscitare reazioni in personaggi di solito glaciali. Vorrei sapere come ha indotto Gabriel Hunt a picchiarla; è un ragazzo noto per il suo autocontrollo!-
-          Ecco, ieri avevo inavvertitamente scoperto il punto debole di Gabriel e l’ho sfruttato per vendicare un mio rancore personale- gli spiego tranquilla, quasi orgogliosa.
-         Il suo rancore ha qualcosa a che fare con Wialliam Blythe che ora è  ricoverato in infermeria?- Mi guarda aspettando una mia reazione. Mi coglie talmente di sorpresa che non  riesco a dissimulare. Meglio tacere.
-         Io sono avvantaggiato dalle vostre schede personali, non sono un indovino. Stia tranquilla, non indagherò sulle vostre relazioni.- Mi fa cenno di sedermi – e sentiamo, come ha fatto a diventare amica di Michel Serrierè ?-
-         Adesso vuole prendermi in giro! E’ stato lei a mandarmi da Michel, e visto che ha le nostre schede evidentemente ha capito che entrambe le nostre vite erano mosse dal dolore e dalla disperazione; per questo siamo riusciti a capirci.- Cincischio la gonna – anche se veramente ho capito solo stamattina che lui mi vuole bene, credo. Cioè.... Ieri se lui non mi avesse aiutata sarei affogata nell’autocommiserazione, nella disperazione più totale. Insomma sono due giorni che Michel mi salva, perciò non lo deve punire. In fondo lei voleva che lo aiutassi, che non fosse più un disperato, che tornasse ad essere una persona normale! Ora non può mica punirlo! – Dico tutto d’un fiato.
I l Direttore si fa un grassa risata . E’ un bell’uomo il Direttore, sembra nato  per ricoprire questo ruolo – allora chi vuole che punisca?
-         Me ovviamente, e anche Gabriel, perché anche se l’ho provocato , ha veramente esagerato! Guardi che faccia; se non fossi un tipo tosto mi avrebbe spaccato uno zigomo!- Mi volto di profilo anche se non credo che ce ne sia bisogno; sento parecchio dolore e il gonfiore mi tende la pelle.
-         Si ha esagerato, ma questo vuol dire che lei deve averlo colpito proprio dove gli faceva più male!-
-         Azz, lo sapevo che era stato lui!- Borbotto involontariamente!
-         Pensa che Hunt abbia spinto Blythe dalle scale? – Mi chiede all’improvviso il Direttore.
Arrossisco, chinando la testa – non credo l’abbia fatto apposta; suppongo stesse litigando con Liam per colpa mia…-
-         Ah..un triangolo amoroso! Ho capito! – Rimugina lui.- Va bene, tutto quanto mi ha detto resterà fra noi due. Continuerete tutti ad andare a lezione e poi vi comunicherò la vostra punizione. Non parlerò col signor Blyhte stia tranquilla; credo che abbia già abbastanza problemi per conto suo  e comunque ha già dichiarato di essere caduto dalle scale per disattenzione e non è il tipo da rimangiarsi la parola.
-         Davvero? – Esclamo io un po’ precipitosamente!
-         Davvero! Se le ha promesso qualcosa può star sicura;ci si può fidare. E’ un ragazzo schietto e onesto che detesta i sotterfugi. Lui e sua sorella sono fra i miei migliori alunni, e per migliori intendo come persone e non come voti.
-         ..si può smettere di amare qualcuno? – Chiedo improvvisamente triste. Non so perché ho parlato; forse perché il Direttore mi ha ascoltato con tanta comprensione e pazienza, forse perché sembra una persona che tiene ai suoi alunni. Forse perché mi ha detto quelle cose di Liam.
-         La risposta la conosce già, io le posso solo dire che ci sono tanti tipi di amore. Quello vero vuole solo il ben dell’amato. Se ama il signor Blythe cerchi di non ferirlo! Lei è una ragazza molto forte, sotto tanti punti di vista. Superi se stessa e vada avanti!- Si alza e mi accompagna alla porta. - Ora vada in infermeria e non faccia parola con nessuno del nostro colloquio, non una sillaba..intesi!-
-         Sì signor Direttore! – Esco dalla stanza col cuore più leggero; incredibile come si possa cambiare in poco tempo. Avevo l’occasione per essere buttata fuori  da questo collegio e invece sono andata a chiedere scusa di mia sponte!
Rimuginando scendo al piano inferiore, entro di nuovo in medicheria solo per sentirmi sgridare nuovamente ; l'infermiera mi cambia il cerotto facendomi gridare dal dolore. Dice che è colpa mia che non ho preso gli analgesici ; stavolta mi impedisce di scappare ; mi fa un‘iniezione e mi sostituisce la medicazione. Mi dice che pranzerò in infermeria così mi controllerà. Sbuffo ma mi stendo sul letto; mi sento assonnata.
 
L’infermiera mi sveglia per il pranzo e apre le tende che comunicano con il cubicolo di Liam – so che siete amici; almeno vi fate compagnia!
Io arrossisco chinando la testa – credo si sbagli!
-         Ah no di sicuro, lui- indica Liam mi ha tartassato tutto il giorno per avere notizie di te e io non sapevo cosa dirgli perché tu eri sempre in giro. Adesso fate pace e datemi tregua. Per inciso anche l’altro vostro amico sta bene, ma fino a domani dovrà mangiare leggero; ha preso una nella botta.-
Tengo ancora la testa bassa; non voglio che Liam veda quanto sono soddisfatto. Direi che ora Gabriel  ha avuto la giusta punizione! Mangio in silenzio ; sono troppo imbarazzata, e poi il Liam arrabbiato mi fa paura.
Finito l’ultimo boccone, sto per scappare via di nascosto, ma mi trovo davanti Liam; per essere uno che deve stare a riposo è peggio di me.
-         Non vuoi guardarmi mai più in faccia?- Mi sussurra sbarrandomi la via.
-         Mi hai detto tu che non devo impicciarmi, che sono nessuno… - gli rispondo borbottando.
-         Ieri l’ho detto anche a Gabriel, anche per questo abbiamo litigato! Non mi ha spinto per le scale, siamo caduti entrambi , ma lui mi è finito addosso ! – Mi tende una mano – quello che ti ho detto ieri era la verità, non vuoi credermi?-
Io non la prendo, anche se vorrei – allora perchè ti sei arrabbiato , te la sei presa con me?-
-         Perché tu non hai idea di quanto lui sia forte, di come non si sappia controllare, ma soprattutto non ti sei guardata allo specchio. Il medico temeva che Gabe ti avesse spaccato uno zigomo!- Sento il suo sguardo su di me. - Solo stamattina alle otto ti dico di non arrampicarti sui cornicioni e dopo un’ora torni con la faccia gonfia!- Mi afferra per un braccio e  io sono costretta ad alzare il viso, a guardarlo in faccia. Cerca di restare serio ma poi gli viene da ridere; ridiamo insieme. – Oddio sei terribile! Come faccio a proteggerti? Sei una mina vagante!-
-         Ci pensa Michel a me! – Gli rispondo strafottente liberandomi. Sono ancor arrabbiata con lui.- Ora spostati, non voglio farti male.-
-         Non vuoi perdonarmi ?- Mi guarda serio, con quello sguardo che mi mette paura.
Mi siedo sul letto sconfitta, tengo la testa bassa perchè non riesco a guardarlo - la cosa che più vorrei è essere tra le tue braccia. Vorrei che mi dicessi quanto mi vuoi bene, e che pensi a me ogni istante. E’ impossibile lo so, ma non puoi pretendere che io non sia gelosa, furiosa, nervosa e tutte le altre assurde emozioni che mi fanno star male. In fondo io non ho altra scelta se non  quella di lasciarti andare e guardarti  mentre ti allontani!-
-         Non volevo metterti con le spalle al muro, mi hai chiesto tu di restare amici, di starti vicino. Vuoi che me ne vada? Posso chiedere di essere trasferito nella sezione B, posso cambiare scuola! Dimmi cosa posso fare per alleviare un po’ la tua sofferenza?Sei così arrabbiata da non riuscire neanche a guardarmi….-
-         Ah,..no…...no non è per quello; è che mi fai paura quando sei furioso…- balbetto.
-         Sono solo triste, prima ero furioso, quando ti ho visto con la faccia gonfia. Alza la testa e guardami; tu mi conosci così poco. Non conosci le mie espressioni!-
Alzo la testa lentamente, visto che mi fa male, ed incontro i suoi occhi ; non vi è traccia dell’allegria che sempre li anima. Lui stesso sembra spento, sofferente. Prima, quando era arrabbiato, il suo volto era teso e rigido, i suoi occhi facevano paura, sembravano volermi trafiggere. Credevo mi avrebbe picchiato.- Forse ieri sono stata troppo ottimista, forse non ce la faccio proprio a starti vicino, a sapere che quel bastardo ti tocca!-
Sussulta.
-         Scusami, dimenticavo che lo ami! – Ora me ne vado, e non perché tu hai colpa di qualcosa, è solo che non ho la forza, la maturità per dirti che anche se ami un altro io ti vorrò sempre bene. In realtà te ne voglio , altrimenti non mi sentirei così male..ma lui lo detesto. E’ insopportabile e crudele!- Fatico a sostenere quel suo sguardo; mi si stringe il cuore. Voglio andarmene per non rischiare di abbracciarlo e continuare a pensare a lui. Mi alzo per guadagnare un po’ di vantaggio , almeno tattico – tu non devi andare da nessuna parte, non devi cambiare sezione, non devi fare altro che essere quello che sei . A me piaci così! Io me la caverò; qualcuno mi ha detto che sono forte e che devo superare me stessa!Ce la farò, farò la cosa giusta, ma non so quando! Perciò …perciò..- non devo mettermi a piangere e invece le lacrime mi scappano ovunque. Esco dalla stanza e prometto all’infermiera di passare dopo cena.
Vado da Michel; busso ed entro. Non ho neanche i libri, i quaderni.
Mi aspetta seduto sul davanzale della finestra; impilati sul tavolo ci sono i miei quaderni, i libri.
-         Sono venuta a scusarmi per oggi; ho capito quello che mi volevi dire. Imparerò a controllarmi , perché non voglio che le persone che amo debbano soffrire a causa mia!- Sto per andarmene ma qualcosa mi ferma. Incontro gli occhi blu di Michel, un bellissimo luminoso blu.
-         …le persone che ami?- Una specie di sorriso gli illumina il viso che ha cominciato a riprendere i colori della vita.
-         Ci sono vari tipi di amore! Non cominciare a seccarmi anche tu! Posso volerti bene? – Mi siedo davanti a lui - oggi sei stato così figo quando hai picchiato Gabriel! Lo so che non devo incitarti alla violenza, ma Gabriel lo puoi picchiare perché è veramente un bastardo!-
-         Come puoi dire queste cose con tanta leggerezza? – Avvicina il suo viso al mio – se c’è una persona che non merita di essere picchiata è lui; lui non è un bastardo solo perché Liam lo ama più di te! L’ho preso a pugni perché ti ha fatto del male! Quindi regolati, altrimenti le prendi anche tu!-
-         Ah, va bene,va bene...- mi allontano un po' imbarazzata – ma vi siete messi d'accordo per farmi la predica?
-         Anche Liam ti ha sgridata? - Apre i libri con aria indifferente.
-         Sì, mi ha sgridata, mi ha fatto paura. Lo avevo sempre visto sorridere...-
-         Anche io sono diverso da come mi hai conosciuto, eppure i miei cambiamenti non sembrano turbarti così tanto!-
-         Forse perchè quando ci si innamora si tende ad idealizzare le persone? - Sbuffo cominciando a risolvere automaticamente un esercizio di grammatica.
-         Forse! Ma questo significa che tu di Liam non sai nulla; quindi come puoi dire di amarlo?-
-         Già, forse quello che amavo, che amo di lui è quel suo sorriso, quel suo modo di accoglierti, di farti sentire speciale; forse per lui non sono speciale. Gli faccio solo pena – smetto di scrivere e guardo Michel – gli dispiace che stia soffrendo, si è offerto di cambiare classe, e perfino scuola!-
-         Sì , è il tipo che lo farebbe sul serio!  Credo ti voglia  veramente bene!- Sbircia sul mio quaderno per  vedere la soluzione di un esercizio.
Non so cosa rispondergli per cui gli passo il quaderno e comincio i compiti di scienze.
Ormai siamo molto rapidi a studiare; ognuno svolge la parte degli esercizi in cui è ferrato e poi fa copiare l'altro, chiedendo eventuali spiegazioni. Le lezioni ce le ripetiamo a vicenda. Direi che è un metodo che funziona visto che la nostra media scolastica si è alzata.
Fino a pochi mesi fa non avrei mai immaginato di passare un intero pomeriggio gomito a gomito con un ragazzo, e che ragazzo. Guardo sottecchi Michel pensando a quanto è cambiato in pochi mesi. E' irriconoscibile, sotto tutti i punti di vista. Sono stata io a fare il miracolo?
Eppure abbiamo solo fatto i compiti insieme.
Ma anche io sono cambiata, io che ho cercato di scappare tre volte, io che non parlavo con nessuno.
Io che pensavo solo al mio dolore, ai miei genitori!
A pensarci bene mi piaccio più così, faccia gonfia  a parte!
Chiudiamo i libri insieme.
-       Tu sei in debito con me! - Si alza stiracchiandosi come un gatto pigro.
-       Io...ah sì, devo farti ben due torte! Vado subito mancano un paio d'ore alla cena...- raccolgo i libri.
-       No. Vai a riposarti, e magari parla con Cathrine! Ci vediamo a cena.- Senza lasciarmi il tempo di obiettare mi spinge fuori dalla stanza.
Faccio come mi ha detto; improvvisamente comincio a sentire la stanchezza.
Passo in infermeria dove subisco l'ennesima lavata di capo e prendo la mia dose di medicine.
Vado in camera; Cathrine mi aspetta.
Ha l'aria preoccupata.
-       Non sei da Liam? - Sbadiglio buttandomi sul letto.
-       Ci sono stata fino ad adesso; lui mi ha racconto tutto, anche di Gabriel. - Si alza muovendosi nervosamente:  comincia a rovistare nei cassetti . Si volta furiosa – abbiamo litigato! Si è comportato malissimo, ed è tutta colpa sua. Non è la prima  volta che viene frainteso; ha sempre quell'aria dolce e seduttiva, quell'aria che ti fa sentire speciale per lui!
Se penso che non solo ti ha spezzato il cuore , ma sei ridotta così per colpa di Gabriel, quel bellimbusto viscido. Che cavolo di gusti ha mio fratello! Non gli rivolgerò mai più la parola, e neanche tu devi!-
Si siede sul letto coprendosi il viso, mentre le lacrime le scorrono tra le dita.- Mi dispiace Cris, mi dispiace di avertelo fatto conoscere, di non avertelo detto ..Cris perdonami…-
 Invece di picchiarla, come avrei fatto mesi fa, mi viene voglia di abbracciarla, di consolarla .
Buffo eh!
 
Alla prima colazione ci siamo tutti ; il nostro tavolo sembra un lazzaretto.
Io ho i capelli sciolti per nascondere la mia faccia, Liam un braccio al collo, e Gabriel occhiaie scure.
Cathy è livida per la mancanza di sonno.
L’unico a stare bene è Michel .
Mangiamo in un silenzio di tomba , Cat ha deciso di ignorare il fratello, io evito di guardare Liam, Gabe mi guarda sconvolto, Michel ha un'aria divertita.
Mi viene da ridere: se solo la faccia non mi facesse tanto male; sono tutta livida e gonfia.
Non riesco neanche a masticare e sto faticando persino a bere il latte che succhio con una cannuccia.
L'unica consolazione è che anche Gabe deve mangiare poco e leggero.
 Ben gli sta!
Saliamo in classe e io mi ricordo che sono seduta vicino a Gabe.
Sto per voltarmi ed andarmene quando vado quasi a sbattere contro Michel – dove vai?-
-         Questa te la faccio pagare! - Borbotto tornando al mio posto.
Gabe mi aspetta ; non riesce a distogliere lo sguardo dalla mia faccia.
Mi siedo sbuffando e prendo il libro di testo; grammatica!
Il professore entra; ci alziamo per il saluto.
-       Bene, vedo che il nostro team d'infortunati è in classe! - Esordisce maligno – il direttore mi ha lasciato l' indubbio piacere di comunicarvi quanto segue: Gabriel Hunt e Cristhine MacLane staranno in banco assieme fino alla fine dell'anno così da imparare a conoscersi senza usare le mani. I gemelli Blythe per ora siederanno insieme. Il signor Serriere cambierà posto ogni settimana cominciando da ora. Questo è quanto per ora. Quando la signorina Mac lane sarà guarita vi sarà comunicata la vostra punizione- Ci guarda aspettando una nostra reazione; io ci ero preparata per cui mi siedo senza dargli soddisfazione. Gli altri cambiano silenziosamente posto ; penso alla rabbia di Cathy che ha litigato con Liam. Il Direttore l'ha pensata bene, davvero. - Bene aprite il libro a pagina quarantatre...
Sto seguendo la lezione quando vedo Gabe scrivere qualcosa sul bordo del suo libro ; lo ignoro pensando che siano suoi appunti, ma lui attira la mia attenzione battendoci sopra la matita.
Sbuffando mi sposto impercettibilmente , cosa vorrà? Litigare?
-       ...mi dispiace, non so come scusarmi per averti ridotto in queste condizioni...- smetto di leggere e lo guardo stupita . I suoi occhi sembrano più gentili, ma forse è una mia impressione. Batte la matita e io continuo a leggere.- Tu avevi ragione, non ho fatto cadere Liam dalle scale, ma è stata colpa mia: solo colpa mia. Per questo ho reagito così violentemente ! Me la sono presa con te perchè ero già infuriato con te , perchè avevo dovuto sentire ciò che ti diceva Liam, vederlo che ti abbracciava, che diceva di preferirti, che il nostro era un rapporto di sesso! Non sai quanto ero furioso! Quando te ne sei andata lui era disperato, ha cercato di andarsene e …- continua a scrivere lentamente - ..io…io ero arrabbiato, deluso, io  volevo che lui continuasse a …toccarmi….volevo che....mi facesse venire! - Arrossisco leggendo - ...lui si è rifiutato ; ha detto che non poteva farlo, non dopo averti ferito . Non poteva pensare ad altro che a te, a quanto stavi male! - Gabe si ferma. Aspetta un poco e cancella quello che ha scritto. Io cerco di riprendermi dall'imbarazzo , di non farmi notare dal professore. Gabe riprende a scrivere; non riesco a guardarlo in faccia - Io me ne stavo mezzo nudo ad aspettarlo,e lui ti diceva quelle cose! Lui mi piaceva da tanto tempo ,ma mi aveva sempre evitato, poi l’altro ieri mi ha chiesto di fare l'amore  con lui.  Mi ha preso per mano, mi ha portato in terrazza...è stato lui a spogliarmi, a spogliarsi. Io ero così felice…eccitato....Poi sei arrivata tu e lui ha detto quelle cose; mi ha liquidato come se nulla fosse. Come un passatempo, come sesso e basta! Non ero nulla per lui , solo qualcuno da usare . Come se non avessi sentimenti.  Non ci ho visto più dalla rabbia ; lui è la prima persona per cui provo qualcosa.. io l’ho violentato tanto ero furioso.
Gli ho fatto più male che potevo e lui mi ha lasciato fare senza emettere un gemito; intanto piangeva in silenzio. Non puoi capire come mi sono sentito! Mi guardava senza fare nulla per difendersi, per giustificarsi; era solo una povera cosa che avevo umiliato. Non ce la facevo a guardarlo. Mi sono rivestito e me ne stavo andando, ma  lui mi ha inseguito per chiedermi scusa.  Lui chiedeva scusa a me! Eravamo sulle scale e io l'ho scansato in maniera un po' troppo violento; ero fuori di me . Ho cercato di afferrarlo e invece siamo caduti insieme.
Finisco di leggere sempre più imbarazzata mentre sento nascere dentro di me un’ira profonda-  ..lo hai violentato..hai violentato Liam?- Scrivo mentre la mano mi trema.
-         Sì, oggi ho appuntamento col Direttore per dirglielo. Anche se ti giuro che non volevo farlo il risultato non cambia. E guardando te non posso giustificarmi; io provo il desiderio di distruggere, di annientare quelli che mi feriscono!-
Mi guarda con la sua espressione indecifrabile mentre io sento le lacrime bagnare il libro - ..Liam non mi ha detto nulla, non lo ha detto a nessuno.  Ieri  ci ho parlato, sono stata con lui a lungo e non mi sono accorta di nulla. Nulla. Dico che lo amo e non mi accorgo che tu ne hai abusato. Ora è qui seduto in classe, ha litigato con sua sorella e noi ce ne stiamo qui seduti. Tranquilli.-
-         Vuoi che me ne vada! – Mi scrive.
Lo guardo e non lo capisco , se va dal Direttore sarà espulso. Ma questa via è troppo facile, comoda. – Resta, resta accanto a me. Andrai dal Direttore e non dirai nulla. Se Liam non ti ha denunciato avrà i suoi motivi.- Per una volta voglio provare a capirlo, voglio vedere chi è veramente.
Cosa ha in mente.
Continuo a scrivere - ….e voglio vedere anche te, voglio sapere che razza di persona sei tu che infierisci sugli altri! Voglio vedere le tue tenebre, voglio vedere cosa provi mentre lui sta seduto in silenzio biasimato dai suoi amici. Tu anche dici di amarlo ,no? Lo voglio vedere questo tuo amore!- Aspetto che legga  e poi cancello tutto , mi concentro , o almeno fingo di capire la lezione.
Sto tremando.
Tremo così forte che mi battono i denti.
Mi stringo le braccia intorno al corpo , ma non smetto di tremare.
Sento qualcuno che mi fa alzare gentilmente; le voci sono confuse.
Ho tanto sonno.
 
Quando apro gli occhi lui è lì seduto accanto a me; mi stringe forte la mano come se temesse che qualcuno potesse portarmi via.
Non sorride più il mio Liam; la sua abbronzatura si sta schiarendo.
Vorrei muovermi, ma mi sento spossata.
-         Cerca di stare tranquilla ; hai avuto la febbre alta! – Ha le mani calde il mio amore. Ma non è il mio amore, è  solo una persona che mi fa stare bene, una persona di cui credevo di aver capito tutto. Mi ricordo che stavo parlando con Gabriel poi la mia mente è una tabula rasa.
-         …lui..mi ha detto..- anche parlare mi fa fatica. Ho la bocca riarsa.
-         Lo so cosa ti ha detto; non doveva. Lo avevo pregato di non farlo ; quello che ha fatto è stato solo colpa mia, e poi io non mi sono opposto, l’ho lasciato fare perché mi sentivo in colpa. Sono io ad essere spregevole, non lui. Io ho creato questa situazione che vi ha messo in pericolo e nei guai. Vi ho messo l’una contro l’altra. Se dipendesse da me non avrei il coraggio di guardarti in faccia; ma tu mi vuoi ancora bene. Solo per questo sono qui!
Gli stringo la mano; non so cosa dirgli. Sono contenta di averlo accanto a me, anche se ora capisco quanto poco lo conoscessi.
Quanto io sia superficiale.
Gli occhi mi si chiudono.
Ho sonno.
Sono stanca.
 
Non so quanto tempo ho dormito, ma anche stavolta lui è accanto a me. Si è addormentato con la testa poggiata sul mio letto. Ha un’aria così smarrita. Gli sfioro i capelli schiariti dal sole e penso a quanto deve essere bello a torso nudo, mentre lavora sulla barca di suo padre sotto il cielo turchese mentre l’acqua salsa impregna i suoi capelli. Più il tempo passa più il Liam che conoscevo svanisce sostituito da questo ragazzo dall’aria sofferente. Chissà se è contento di stare qui; forse vorrebbe tornare al mare, alla pesca insieme a sua sorella e suo padre. Apre gli occhi e i nostri sguardi s’incontrano - ..Liam, il mare non ti manca?-
Mi guarda stupito, forse pensa che deliri. Gli sorrido carezzandogli i capelli prima che rialzi la testa - …ti stai scolorendo, stai sbiadendo tra le mura di questo posto. Hai l’aria così triste e sofferente, prima sorridevi sempre…
-         …prima non avevo fatto del male a nessuno!- Mi risponde sedendosi composto.
-         Allora sei qui accanto a me per espiare e ti fidanzerai con Gabe per lo stesso motivo? – Gli rispondo con una specie di calma sovrannaturale; forse sono imbottita di antidolorifici. Mi sento stramente bene, lucida.
-         Pensi questo di me? Che sia qui per compassione?Non ricordi nulla di quanto ti dissi in terrazza?-  Si è alzato e mi sovrasta furioso.
-         ..in terrazza..già mi hai detto tante cose e tante te ne ho dette io. Ma quello è il passato. Allora non sapevo nulla di te, adesso non so nulla di te. Non ti conosco, perciò ti ho chiesto cosa fai qui!-
-         Sono accanto a te perché mi piaci!Non riesco a starti lontano, a non pensarti! Tu mi fai sentire un uomo, desidero proteggerti, starti accanto. – Mi guarda con i suoi bellissimi occhi verdi come l’erba, quegli occhi che un tempo ridevano insieme al suo viso . – Mi piace tutto di te, anche il tuo impossibile carattere. Mi piaci quando ti arrampichi sul davanzale per venirmi a trovare, quando provochi Gabriel , quando ti scateni in palestra, quando prepari le tue bellissime torte.  Piangi e ridi per un nonnulla, sei spontanea, mai falsa. Non cambierei niente di te!-
Arrossisco e chino la testa imbarazzata.
Lui si avvicina e mi abbraccia e io vorrei lasciarmi andare , vorrei stringermi a lui. Invece mi irrigidisco istintivamente.- Non è me che tu vuoi, è la normalità che io rappresento. Lo so che mi vuoi bene, il mio carattere mascolino te lo rende più facile, potresti sposarmi e persino fare figli con me! – Lo scanso delicatamente - ..ma io e te lo sappiamo che di nascosto prima o poi troveresti un altro Gabriel con cui fare l’amore e sentirti appagato. Credo che tu debba smettere di mentire a te stesso, a me! –
E’ pallido come un cencio ; le braccia penzoloni come se fosse una marionetta a cui hanno tagliato i fili.
Gli carezzo i capelli, il viso su cui comincia a crescere una rada peluria bionda; mi sarebbe piaciuto un marito come lui!Ma quel Liam a cui penso non esiste; è una mia fantasia. Liam mente a se stesso, mente a tutti . Se gli dicessi di sì sarebbe la mia, la nostra condanna . No, non mi piacerebbe un uomo come lui. Non mi piacciono le bugie. – L’amore non è mai uno sbaglio , lo capisci questo? – Non so cosa sto dicendo, mi viene fuori spontaneamente, come  se per il tempo che ho dormito non avessi fatto che pensare a quanto mi è accaduto, a quanto ci è accaduto. Come se qualcuno avesse preparato tutte le risposte ai miei interrogativi.
Mi guarda smarrito .
-         Io non sono la soluzione ai tuoi problemi; tu sei omosessuale e non c’è niente di male in questo! Il male è negare la propria identità, ingannare chi ti ama, nascondere i propri sentimenti, camuffarli per vivere tranquillamente! –
-         Come fai a dire che non c’è niente di male ad essere omosessuale? Quando mio padre se n’è accorto si è disperato, non dormiva più la notte. E’ abominevole fare sesso con un altro uomo, è contro natura! Devi vivere nascosto per non essere perseguitato, dissimulare in continuazione. Io non voglio vivere così, io non voglio essere disperato. Non voglio vivere nella menzogna!-
-         Tu sei già una menzogna vivente; lo hai dimostrato su quel terrazzo!- Lo acchiappo per i capelli rialzandogli il viso. – Se il tuo corpo reagisce a Gabriel è perché il tuo corpo è sincero. Se sei nato biondo non puoi diventare castano; puoi tingerti i capelli ma sarai sempre un falso. Io questo Liam non lo voglio e non mi piace. – Lo lascio andare – grazie per essermi stato vicino! Adesso vai, io aspetterò. Aspetto di conoscere il vero Liam!-
Improvvisamente mi sento stanca; come se parlare mi avesse risucchiato le forze. Mi stendo e poggiata la testa sul cuscino crollo addormentata.
 
Quando mi risveglio lui è sempre accanto a me; eppure mi pareva di averlo cacciato via; devo essermelo sognato.
Poi guardo meglio e mi accorgo che è Gabriel.
E questo che vuole da me?
-         Come ti senti?- Mi domanda con quel suo solito tono distaccato. Evidentemente certe cose non cambieranno mai.
-         Per ora bene; non faccio che svegliarmi e addormentarmi. Cosa succede? –
-         Succede che l’ematoma era più esteso del previsto e hai avuto conseguenze impreviste. Hai rischiato di morire grazie a me. – Mi guarda ma non riesco a leggere in quei suoi perfetti occhi.
-         E allora sei qui per scusarti o cosa? Prima Liam e poi tu…cosa volete da me?-
-         Veramente Michel se n’è appena andato, e prima c’era Cath. – Mi guarda attentamente - sono qui perché voglio farlo. -
-         Allora, ora che sono sveglia, dimmi cosa è successo mentre dormivo; da quanti giorni sono qui? – Sono di nuovo lucida e mi sento bene. Mi siedo per poter parlare meglio.
-         Sei stata in ospedale per due settimane; ti hanno ripreso per un soffio. Ora che stai meglio sei in infermeria da una settimana. Ho raccontato al Direttore ogni cosa e sia Liam che io stiamo seguendo una psicoterapia. Siamo in punizione e ci tocca pulire i bagni di tutto il college finchè non ci diplomiamo. In più dobbiamo dare ripetizioni a chi è rimasto indietro o ai ragazzini delle classi inferiori. Seguiamo tutte le lezioni e abbiamo persino il permesso di fare ricreazione.- Sul suo viso passa una specie di sorriso – queste corvè toccheranno anche a te non appena sarai guarita; anche se purtroppo solo per un mese nel tuo caso!Sei fortunata!-
-         …sono malata da tre settimane!- Quasi grido! Oh cavolo!Gabriel non ti perdonerò mai per avermi steso così facilmente – gli afferro il maglione strattonandolo furiosa. Lui mi sfiora le labbra con un bacio e io mi ritraggo come scottata.
-         …mmm è vero …ha ragione Liam..mi piacciono le tue labbra!- Mi guarda in una certa maniera.
Non so perché ma arrossisco. Ma questo qui non era omosessuale?
-         Devo ammettere che è molto facile metterti in imbarazzo, a saperlo prima invece di picchiarti ti avrei baciato di fronte a tutti.-
Questo bastardo mi sta prendendo in giro. - Ma tu non eri dell’altra sponda! – Esclamo seccata.
-         Sì ma solo perché indotto da un trauma. Diciamo che sono bisessuale, quindi i miei baci valgono quanto quelli di - …mi guarda coi quei suoi tremendi occhi castani- Michel….-
-         Michel? Che cavolo c’entra Michel? Michel mi ha baciata? – Mi agito facendo suonare gli allarmi delle macchine a cui sono attaccata.
Accorrono Michel e l’infermiera .
-         Signor Hunt è qui da meno di un minuto e guardi cosa ha combinato…- l’infermiera continua a blaterare ma io sono ipnotizzata mentre guardo Michel.
Ma questo ragazzo è proprio Michel? Ha una pelle bellissima, luminosa come alabastro e occhi e capelli splendono come se lui stesso irradiasse luce. Tutto in lui emana una calma forza.
I suoi occhi blu incontrano i miei; mi sorride. Un sorriso pieno di promesse.
-         Si è agitata un sacco perche le ho detto che l’hai baciata!- Gli comunica Gabriel alzandosi dalla sedia.
-         Ah l’hai fatta agitare inutilmente; io la bacerò sotto un cielo pieno di stelle!- Risponde lui sullo stesso tono.
-         …fatela finita tutti e due! – Grido io lanciandogli un cuscino.
L’infermiera grida qualcosa ma io non l’ascolto.
Mi sento bene!
Voglio andarmene da qui.
 
 
Revisione del 21 febbraio 2012 ore 23.43
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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