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Autore: griphook    05/09/2012    2 recensioni
Questa fanfiction si può descrivere in cinque semplici parole: La storia di Minerva McGranitt.
é il racconto della sua vita dalle origini fino alla sconfitta di Voldemort, passando per i suoi anni a Hogwarts, l'Ordine della Fenice e la Prima e la Seconda Guerra Magica.
Genere: Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minerva McGranitt, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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La voglia di volare

Buste, civette e biscottini allo zenzero

Ci sono dei giorni nella vita di un uomo che non dovrebbero mai finire, dei giorni in cui ogni singolo attimo diventa perfetto, in cui  non basterebbero mille fotografie per spiegare a chi non era presente quanto la vita possa essere bella. Poi, d’improvviso, tutto finisce: basta una frase, un gesto oppure, come nel caso di Robert McGranitt, una confessione.  Nella vita di Robert McGranitt c’erano stati tanti giorni felici, forse anche troppi, così tanti che lui si stava chiedendo per quanto tempo il sogno iniziato un anno prima, il 4 ottobre 1925, potesse durare. Purtroppo per lui quel sognò cambiò e si trasformò, non diventò un incubo, ma semplicemente una realtà alla quale non poteva sottrarsi. Robert e sua moglie Isobel avevano avuto una figlia da giusto un anno, e quel giorno, il 4 ottobre 1926, stavano per festeggiare quel meraviglioso evento, quando Isobel non riuscì più a trattenersi e tra le lacrime spiegò a Robert  il motivo dei continui sbalzi d’umore cui era soggetta dalla nascita di Minerva, la loro primogenita. Isobel amava profondamente suo marito: per lui aveva rinunciato a tutto, anche alla sua famiglia che non approvava il matrimonio per un semplice ma importantissimo motivo: Isobel era una strega. Nessuno nel paesino dove lei e il marito vivevano lo sapeva; per lui aveva smesso di usare la magia ed era persino arrivata ad incatenare la propria bacchetta, ma ora non poteva più tacere la verità a Robert anche perché Minerva era destinata a seguire le sue orme, a diventare una strega e a frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Robert ascoltò pazientemente la storia di Isobel senza mai interromperla, forse troppo frastornato da ciò che la moglie gli stava dicendo, e alla fine si accasciò mollemente sulla poltrona e rimase a fissarla angosciato, con gli occhi spalancati per lo stupore. Nella casa piombò un silenzio assoluto, improvvisamente spezzato, qualche minuto dopo, dal pianto della figlia. Robert parve rianimarsi, incrociò ancora una volta lo sguardo di Isobel e vi lesse la risposta alla muta domanda che avrebbe voluto porle, se solo avesse trovato le parole: “Anche Minerva?”.

***

Robert aveva appena finito di celebrare la messa delle sei, stava tornando a casa, quando improvvisamente, quasi inconsapevolmente, cambiò strada: aveva bisogno di stare da solo, di pensare alla piega che aveva preso la sua vita, a Isobel e a Minerva. Era passato ormai un mese da quando Isobel gli aveva confessato di essere una strega. Tutto il paese si accorse che qualcosa in casa McGranitt era cambiato; l'amore tra i due coniugi, che una volta era così evidente, adesso stava appassendo. Robert e Isobel avevano smesso di toccarsi, di baciarsi, avevano smesso persino di discutere: erano diventati due estranei. L'unica cosa che sembrava unirli era l'amore per la figlia. Il 4 novembre dello stesso anno Robert prese una decisione: non avrebbe lasciato la moglie (l'amava troppo), le sarebbe  rimasto accanto, anche se in cuor suo sapeva che tutto sarebbe cambiato e che i giorni così felici e spensierati del passato non sarebbero più tornati: Isobel l'aveva deluso, gli aveva mentito per 5 anni.

***

Capodanno... Ancora un’ora e sarebbe diventato il 1933. I coniugi McGranitt si erano, come al solito, uniti ai compaesani per festeggiare insieme l'evento e Minerva sfruttava una delle poche occasioni dell'anno per stare con gli altri bambini e conoscere nuove persone che non fossero i suoi genitori. La vita di Minerva non si poteva definire triste, però le mancava qualcosa: un legame con il mondo esterno; non riusciva a capire il motivo per cui lei non potesse andare a scuola e giocare con gli altri bambini e tutto quello che avrebbe voluto era essere una bambina normale ma, a otto anni, non riusciva ancora a capire quanto fosse “speciale”, come le disse la madre in seguito.
 
Minerva era al tavolo con gli altri bambini che si pavoneggiavano dei bei voti ricevuti a scuola, quando rivide nella sua mente il dialogo avuto con i genitori la settimana prima.
 
“Mamma, perché non posso andare a scuola come gli altri bambini?”
“Non è necessario: ti insegnerà papà a casa, non è vero, Robert?”
“Si” rispose il padre.
“ Ma perché?” insistette cocciuta Minerva.
“Perché non vogliamo che ti faccia male a scuola giocando e non fare domande.”
classica risposta di Robert: lo stretto necessario per far capire cosa pensava, non una parola che potesse far trasparire l'affetto che provava per la figlia.
 
Minerva si continuava a chiedere da ormai qualche mese che cosa avesse fatto al padre per non meritarsi il suo affetto e, a volte, aveva posto la domanda alla madre.
 
“Papà è arrabbiato con me?” chiese preoccupata Minerva.
“Ma non dire sciocchezze, cara” rispose Isobel facendo un gesto noncurante con la mano, come a voler scacciare qualcosa di fastidioso.
“Allora perché si comporta così?” replicò la figlia.
La risposta variava ogni volta e Isobel adduceva sempre a scuse diverse, senza però trovarne una davvero convincente.
“Hei, tu, mi rispondi?!?”
 Minerva riemerse dai suoi ricordi: “Cosa?” chiese stupita. Le succedeva spesso di perdersi fantasticando o ripensando senza badare alla realtà.
“Ma sei sorda?! Ti ho chiesto perché tu non vieni a scuola!” le ripeté William, il figlio dei vicini di casa, mentre gli altri bambini si immobilizzarono prestando attenzione solo a quella domanda che ognuno avrebbe voluto porre a Minerva, se solo ne avesse avuto il coraggio.
“Mi insegna mio papà a casa! Comunque non t'interessa!” rispose lei piccata.
“Secondo me non sei abbastanza intelligente per venire a scuola con noi!”
 Risate.
“Non è vero!!”
Un'altra bambina s'intromise: “E poi che vestito è quello?!”
Minerva con le lacrime agli occhi rispose: “ Me l'ha fatto mia mamma!!”
Tutti i bambini scoppiarono a ridere e William riprese la parola:” Perché tua mamma non esce mai di casa?”
“ Non ti importa!” Minerva odiava le domande.
“Secondo me è pazza e tuo padre non la lascia uscire!”
La stanza diventò improvvisamente buia e, quando la luce si riaccese, William era steso a terra, sovrastato da un grosso gatto peloso. Il felino gli soffiò contro rabbiosamente graffiandogli la felpa con ferocia, poi si volatilizzò nel nulla da cui era provenuto. Tutti i presenti videro una grossa scritta sul petto del bambino: “PAZZO”.
Minerva era la sola in piedi al centro della stanza che guardava il bambino con aria omicida, era  soddisfatta e, allo steso tempo, spaventata da ciò che aveva fatto. Dopo un momento di assoluto silenzio, il caos iniziò. I genitori di William corsero dal figlio e cominciarono a urlare: “Cosa gli hai fatto strega?!”
Minerva era lì, immobile e assorta nei suoi pensieri, quasi indifferente al caos che si era formato intorno a lei. Come gli altri, stava cercando una spiegazione a quello che aveva appena fatto, senza che gliene venisse in mente una. Ancora una volta qualcosa la richiamò alla realtà: qualcuno era apparso come per magia al centro della sala…
…OBLIVION...
 

***

 
Nel salotto di casa McGranitt regnava il silenzio, uno di quei silenzi che precede la tempesta. Isobel stava aspettando con ansia l'esplosione di Robert, che arrivò dopo minuti che le parvero interminabili. La sfuriata del marito tardò solo perché era così confuso da non sapere da dove cominciare. Voleva avere delle risposte: chi erano quei tizi comparsi inspiegabilmente nella sala, che avevano colpito tutti i presenti tranne loro, facendogli, apparentemente, dimenticare l'accaduto? Perché Minerva lo aveva fatto e come?
E soprattutto voleva sapere tutto quello che poteva sullo strano mondo di Isobel, che presto gli avrebbe portato via la sua adorata Minerva.
Alla fine si rivolse alla figlia: “Perché l'hai fatto?”
Dal suo sguardo Minerva capì di averlo deluso e provò a giustificarsi: “William ha detto brutte cose sulla mamma!” disse con fervore guardandolo negli occhi.
Lo sguardo di Isobel s'indurì.
“E cosa avrà mai detto di così brutto?” chiese un po' perplesso.
“Ha detto che la mamma è pazza e che tu non la fai uscire per quello!” rispose Minerva accalorandosi “ma non è vero!”
Isobel si lasciò cadere sulla poltrona, ferita da quelle parole, nello sguardo un'ombra di tristezza: aveva abbandonato tutto per amore del marito, ma ancora non veniva accettata in quel mondo.
Robert disse dispiaciuto: “Sono cose bruttissime ma tu non dovevi fargli del male”, sospirò, “ora vai su in camera, io e la mamma dobbiamo parlare.”
Minerva obbedì e dopo poco Robert chiese alla moglie: “Chi erano quelli con le bacchette?”
Isobel rispose piano: “Erano funzionari del Dipartimento Cancellazione della Magia Accidentale. Intervengono nei casi in cui siano coinvolti in incidenti magici anche dei babbani.”
Robert rimase a bocca aperta: “Babbani?”
“Persone senza poteri magici” disse Isobel senza esprimere emozioni.
“Le persone normali quindi... Comunque perché gli altri non ricordano niente?” proseguì l'interrogatorio Robert.
“Gli hanno lanciato l'incantesimo OBLIVION, che fa perdere la memoria, in modo che non sappiano che esista il mondo della magia.” Isobel continua a rispondere con un tono basso, non sapeva descrivere l'emozione che aveva provato nel rivedere la magia; un misto di paura e di sollievo, perché in fondo sapeva che poteva rinchiudere la sua bacchetta, ma che la magia non l'avrebbe mai abbandonata.
Robert continuò: “Com'è possibile che Minerva gli abbia fatto quello senza bacchetta?”
Lei rispose: “L'ha fatto senza controllarsi, succede quando si è molto arrabbiati. A Hogwarts ti insegnano soprattutto a controllare la magia oltre che ad aumentare le proprie capacità.”
Lui, con la voce tremante a causa della forte emozione: “Quindi Minerva dovrà frequentare per forza quella scuola?”
“Si, se no non sarà mai in grado di controllarsi e non riuscirà mai a stare bene nel tuo mondo.”
Suo malgrado Robert dovette accettare: Minerva avrebbe frequentato Hogwarts.
Era distrutto. Perdere sua figlia era la cosa peggiore che potesse capitargli, forse seconda solo a perdere anche Isobel; in ogni caso una disgrazia.
Certo, l'avrebbe rivista due mesi d'estate e durante le vacanze di Natale e Pasqua, ma lei sarebbe comunque stata con un piede nel mondo della magia, mai del tutto presente e con novità che Robert non osava nemmeno immaginare.
“ Tu dovrai controllarla e non lasciarla uscire, non possiamo permettere che accada di nuovo.” disse infine Robert.
“Va bene. Dovrà solo sperare che i tre anni che le mancano prima di andare ad Hogwarts volino. Vado io a dirglielo?”
“No, tranquilla, ci penso io.”
 
Mentre i genitori stavano discutevano su quello era successo solo poche ore prima, Minerva era rintanata in un angolo della sua stanza e guardava fuori dalla finestra le neve che cadeva ricoprendo delicatamente i rami degli alberi.
Era l'ennesima volta che faceva cose strane, cose che gli altri bambini non potevano fare...
 
Pasqua 1930,
Minerva aveva cinque anni, lei ed i genitori erano a cena dai vicini di casa quando chiese al bambino seduto dall’altra parte del tavolo: ” William mi passi il sale, per favore?”.
William non la sentì, o forse fece finta di non sentirla, ma lei non dovette neanche ripetere la domanda perché la saliera levitò sul tavolo fino a giungerle sotto gli guardi stralunati dei genitori. I vicini, impegnati dall'arrosto, non si accorsero di nulla. Solo William sembrò non capacitarsi di come quella bambina fosse riuscita a rubargli la saliera senza neanche alzarsi dalla sedia.

Minerva era seduta al suo posto con un sorriso malizioso stampato in volto, nonostante nemmeno lei sapesse come fosse riuscita a prendere il sale ma, aver fatto arrabbiare William era più importante di ogni altra cosa.
 
Minerva distolse lo sguardo dalla neve che cadeva sempre più fitta e lo posò sul suo libro di fiabe preferito, i ricordi delle sue ripetute stranezze riaffiorarono ancora...
 
Ferragosto 1931,
 tutti gli anni gli abitanti del paese di Caithness  si ritrovavano a pranzo al pub “The Old Stone”. Anche quell'anno le cose non cambiarono. I coniugi McGranitt stavano aspettando la figlia per andare a pranzo. Dopo dieci minuti di attesa Robert decise di andarla a prendere nella camera di sopra ma, quando aprì la porta trovò una sorpresa ad attenderlo: Minerva era sdraiata sul letto a leggere (fin qui nulla di strano, sua figlia era molto giovane ma già amava la lettura), la cosa che però lo sorprese fu che le pagine giravano da sole: quando Minerva arrivava a fine pagina esse giravano senza che lei le toccasse come se capissero ciò che pensava. Robert era sconcertato e pensò a qualche trucco di Minerva per farlo spaventare e la punì facendole saltare il pranzo di ferragosto.     
 
Ancora una volta un rumore richiamò minerva alla realtà: il padre stava salendo le scale. Un ultimo episodio riempì la sua mente…                                                       

Natale 1932,
visto il distacco forzato dai parenti i coniugi McGranitt passavano il natale da soli con la figlia Minerva, l'unica differenza rispetto ad un giorno normale era l'abbondante e gustoso pranzo e i regali che erano accatastati sotto il grazioso presepe di Isobel. Al ritorno dalla messa Minerva salì in camera sua per cambiarsi e dopo pochi minuti la madre la chiamò per scartare i regali. La bambina, assolutamente eccitata dall'idea, si precipitò di sotto. Il suo desiderio di arrivare il prima possibile in salotto era fortissimo e fu così che volò giù dalle scale, letteralmente. I suoi piedi si appoggiavano all'aria con estrema delicatezza. Robert dovette tenersi allo stipite della porta per non cadere: sua figlia lo stupiva sempre. Forse troppo. Isobel sorrise teneramente, una punta di amarezza in fondo agli occhi.
 
“TOC TOC”… Robert era arrivato alla porta e stava per entrare, Minerva sapeva che l'aspettava una punizione.
Il padre si sedette sul letto e iniziò a parlarle con voce dura, come al solito arrivò subito al punto della situazione: “Sai di aver fatto una cosa sbagliata, per questo io e tua madre abbiamo deciso: sei in castigo”
Minerva non sapeva cosa dire, se lo aspettava ma il tono del padre la lasciava sempre senza parole. In più non aveva la minima idea su come giustificarsi così restò in silenzio.
Robert riprese: “Non potrai più uscire e anche quando lo farai sarai sempre accompagnata da me o da tua mamma”
Lei ritrovò le parole come per magia, aveva sbagliato e lo sapeva ma questo era troppo, tutti i suoi coetanei uscivano a giocare da soli e lei non poteva starsene sempre chiusa in camera: “Ma papà  non posso restare sempre chiusa qui... non è giusto!”
Robert la guardò con severità : “Non discutere sai che decidiamo io e mamma quindi basta!”, e uscì dalla camera senza aggiungere altro, lasciando Minerva da sola con i suoi pensieri e la sua rabbia.
 
***
 
Un'altra lunga giornata era appena iniziata per Minerva, si stava quasi abituando. Il gallo aveva cantato e la pioggia si confondeva nella spessa coltre di nebbia scozzese.
Una fitta di tristezza l’attraversò. Sapeva già cosa la attendeva: le noiose lezioni del padre e i lavori in casa fino a quando non avrebbe avuto il permesso di ritirarsi in camera sua. Certo c'erano anche momenti divertenti nella sua vita: quando giocava a nascondino con la madre e il gatto (suo grande e inseparabile amico), quando si appostava con sua mamma a disegnare paesaggi o ancora quando il giorno del mercato lei e Isobel andavano a fare compere e poi si barricavano in cucina per fare deliziosi biscottini allo zenzero. Minerva non ricordava molti momenti felici trascorsi col padre da quando era successo quell'incidente a capodanno, lui dal canto suo si era chiuso il più possibile per cercare di non soffrire al momento del distacco. Si alzò sconsolata, Robert la stava aspettando in fondo alla scala spazientito. Erano passati tre anni da quel capodanno del 1933 quando il padre l'aveva punita. In effetti non si era ancora abituata. “Arrivo” disse stancamente rivolta al padre. Strisciò i piedi fin nello studio ma, appena prima di varcare la sogli fu chiamata dalla madre, che con una voce innaturalmente acuta disse : “ Minerva vieni in salotto è arrivata una cosa per te...Robert è meglio se ci raggiungi anche tu”.
“Arrivo” dissero in contemporanea padre e figlia dopo essersi rivolti un rapido sguardo interrogativo, la stessa espressione stupefatta dipinta sul volto.
Isobel, bianca in viso, era seduta sulla poltrona e fissava una lettera appena arrivata: era grossa e portava uno strano enorme sigillo con dei simboli sopra, sembravano animali.
Tutta tremante Isobel le porse la lettera, Minerva lesse :
“ Ms M. McGranitt
 Cameretta sul giardino,
 n. 3 St. Queen Elisabeth I
 Caithness
 Scotland”
 
Una domanda le sorse spontanea mentre fissava la madre con occhi sgranati dallo stupore: “Mamma come fanno a sapere dov'è camera mia? E sai chi mi sta scrivendo?”
“Continua a leggere” fu l'unico commento della madre.
Minerva aprì la busta e lesse con voce incerta:
 “SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
 Direttore: Armando Dippet
 (Ordine di Merlino prima classe)
 Cara signorina McGranitt,
 siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto di frequentare la Scuola di Magia e  Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri e delle attrezzature necessarie.
 I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
 
 Con ossequi,
 Albus Silente
 Vicedirettore”

Dietro la prima lettera comparse un'altro foglio con il materiale necessario:

“SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
 
Uniforme
Gli studenti del primo anno dovranno avere :
Tre completi da lavoro tinta unita (nero)
Un cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno
Un paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili)
Un mantello invernale (nero con alamari d'argento)

N.B. Tutti gli indumenti degli allievi devono essere contrassegnati da una targhetta con il nome .

Libri di testo

Tutti gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi:
Manuale degli Incantesimi, Volume primo, di Miranda Gadula
Storia della Magia, di Edward Wilkinson
Teoria della Magia, di Albert Incant
Guida pratica alla trasfigurazione per principianti, di Emeric Zott
Mille erbe e funghi magici, di Phyllida Spore
Infusi e pozioni magiche, di Arsenius Brodus
Gli animali fantastici : dove trovarli, di Newt Scamandro
Intriduzione alla magia difensiva, di Smith Morgan

Altri accessori

1 bacchetta magica
1 calderone (in peltro,misura standard 2)
1 set di provette di vetro o cristallo
1 telescopio
1 bilancia d'ottone

Gli allievi possono portare anche un gufo, OPPURE un gatto, OPPURE un rospo.

SI RICORDA AI GENITORI CHE AGLI ALLIEVI DEL PRIMO ANNO NON E' CONSENTITO L'USO DI MANICI DI SCOPA PERSONALI.”
 
Prima che qualcuno riuscì a parlare in casa McGranitt passarono alcuni minuti. Dopo quella che sembrò un'eternità Minerva chiese: “Cosa vuol dire, mamma?”
La donna stava singhiozzando rumorosamente anche se si stava sforzando di rimanere lucida per spiegare tutto alla figlia:
“Minerva tu sei una strega”, disse con un grosso sorriso. La bambina inorridì e lanciò un'occhiataccia alla madre prima di correre in camera sua urlando: “Mamma ma cosa stai dicendo? Perché mi insulti?”
La porta della cameretta sbatté rumorosamente. Dopo pochi secondi Isobel si alzò lentamente per andare a spiegare tutto alla figlia, Robert era rimasto pietrificato incapace di proferire parola o di muoversi.                                                              
“Minerva dai aprimi, ti devo spiegare una cosa molto importante”
Dalla camera provenirono alcuni lamenti, poi la porta si aprì improvvisamente mostrando una bambina con gli occhi rossi: “Mamma non capisco, cos'era quella lettera e perché mi hai dato della strega?”
“Siediti sul letto, ti devo raccontare una lunga storia...”



SPAZIO AUTRICI:
Come prima cosa devo dire che questa storia è frutto di due menti contorte e quattro mani smaltate, le mie e quelle di Luz C (Cristina), che devo ringraziare per le idee e per le correzioni...Cris: "molto per le correzioni..."
per tornare alla storia devo dire che l'idea di scriverla su Minerva McGranitt ci è venuta soprattutto perchè abbiamo sempre notato come nei libri sia un personaggio sempre presente ma mai completamente approfondito... 
il capitolo l'abbiamo intitolato " Buste, civette e biscottini allo zenzero" e riteniamo opportuno fare alcune precisazioni: la busta è ovviamente riferita a quella di Hogwarts, i biscottini allo zenzero perchè sono la sua passione( come si capisce dal quinto libro quando li offre a Harry), mentre la civetta è riferita al nome Minerva che, nella mitologia greca era la dea Atena, il cui simbolo era la civetta, oltre ovviamente per l'importanza delle civette nel mondo magico.
in ogni caso, mi raccomando, recensite per dirci cosa ne pensate e come migliorare la storia... 
grazie in anticipo a tutte quelle brave persone che leggeranno :)
Chiara (griphook) e Cris
  
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