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Autore: Dakota Blood    05/09/2012    0 recensioni
Cosa succede quando i sogni e la realtà si fondono assieme e non si riesce più a distinguere l'uno dall'altro? E sopratutto cosa avviene nel momento in cui ti rendi conto che la persona che ami forse è in serio pericolo e non puoi far altro che sacrificare te stesso per lei? Questo non non è incubo come tutti gli altri, perchè qua non ci si sveglia e si trova al proprio fianco qualcuno che ci rassicura come se niente fosse accaduto. Due ragazzi alle prese con il loro peggiore incubo, un nemico che però non è come tutti gli altri, ha qualcosa di paranormale e assurdo.
Wake up, wake up.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Craig Mabbit, Max Green , Ronnie Radke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vedeva una forte luce e sangue d'apertutto, sui muri, per terra. Non era la prima volta che si trovava in quella situazione, ma la paura e il forte disagio non mutavano mai, erano sempre forti e tremendi. Lacamera non era affatto in ordine, il letto era sfatto, i cuscini erano stati gettati per terra, e lo specchio posizionato di fronte era opaco, sporco e a malapena Max riusciva a scorgere la propria figura, oltretutto la luce era diventata più fioca e il buio incombeva su tutto ciò che circondava il ragazzo. Il suo respiro stava diventando pesante, il panico stava iniziando a prendere il sopravvento sulla razionalità. La testa gli doleva ma non riusciva a capire cosa lo avesse potuto colpire. Ormai il suo cervello era in tilt,  non riusciva a pensare, non capiva più niente. Si trovava seduto, con le gambe doloranti, in una camera tetra, maleodorante, in cui era sicuro di esservi già trovato, anche se non si ricordava quando l'avessero già condotto li, e sopratutto chi. Tentò di gridare, ma dalla gola non uscì fuori nemmeno un suono, ne debole, ne forte. Si sentiva spacciato. Cercò si alzarsi, ma gli arti gli dolevano e cadde con un tonfo sordo. Era un ragazzo di soli ventisei anni, era stato sempre agile e svelto, ma il quel momento si sentiva come un anziano di ottant'anni che trema e deve servirsi di un appoggio per sollevarsi. Si guardò intorno e, chiudendo un pò gli occhi, intravide lo stesso specchio di prima, ma ora non rifletteva solo la sua debole figura, infatti per quel poco che riusciva a scorgere, adesso gli parve come se al suo fianco ci fosse la sagoma di un uomo o di un ragazzo, magro, alto, che teneva qualcosa in mano. A quella macabra visione, Max voltò di scatto la testa in avanti, distogliendo lo sguardo dallo specchio antico e, con il cuore che gli martellava nel petto, impose al suo corpo di muoversi nonostante tutto il dolore che sentiva. Riuscì a issarsi in piedi e un gemito gli uscì dalle labbra carnose. Le mani gli facevano male, quasi fossero state slegate dopo interminabili ore di tortura e, nonostante non vedesse quasi niente capì di averle ricoperte di sangue coagulato. Da quanto tempo si trovava in quel posto? Perchè proprio lui e non un'altra persona? Era già la quarta volta che si trovava in quella brutta situazione ma non riusciva a capire come ne era uscito fuori. Come aveva fatto a salvarsi? Ricordò di quell'uomo visto prima e un brivido gli percorse la schiena facendolo sussultare, spaventandosi, quasi fosse stato qualcun altro ad averlo scosso e non lui stesso seguito dalle sue paure. Chi era quella strana figura? Cosa teneva in mano? Nell'incertezza, un'immagine iniziò a farsi spazio nella sua mente, che fosse un coltello quello che teneva in mano, e che lo volesse usare contro di lui, per rabbia, per insanità, per vendetta? Ma lui nemmeno lo conosceva, o forse non sapeva di conoscerlo? E se, per un caso del destino la realtà e il sogno si fossero fusi assieme dando vita ad un incubo tutt'altro che piacevole, lui cosa avrebbe potuto fare?


- Salve, Max-

Quelle parole, nel buio e nel silenzio più totale  della camera , gli misero addosso una paura tale da farlo quasi svenire, ma decise di rimanere vigile, di non perdere conoscenza. Non era si certo quello il momento adatto per sentirsi male o addirittura morire. Lì c'era un uomo pericoloso e, se non l'avrebbe affrontato da vivo, anche a mani nude, era certo che lo avrebbe tormentato per sempre, oltre la vita, oltre ciò che esiste dopo la morte. Oltre l'universo. Si girò seguendo l'eco di quella voce per capire da quale parte provenisse e di fronte a lui si parò un'immagine infernale. Due occhi rossi iniettati di sangue, capelli nero corvino lisci, un naso quasi inesistente, una bocca enorme dai denti aguzzi e marci, al posto delle mani aveva dei  lunghi artigli affilati che arrivavano fino a terra, producendo ( al tocco del pavimento) un suono grottesco e innaturale. Non di questo mondo. A Max, nonostante tutto, parve di riconoscere quel viso, seppur così bestiale e affatto umano. Ma, non poteva essere quella persona, non sarebbe stato possibile. Si, era vero che nella realtà i loro rapporti erano sempre stati tutt'altro che ottimi, ma questo era davvero troppo. Era un incubo insopportabile. 

-Max, non si salutano i vecchi amici?-

Lui continuò a  guardarlo terrorizzato, con gli occhi spalancati, sempre più convinto che la sua teoria non fosse infondata, anzi era chiaro ormai che quell'essere diabolico apparteneva ad un altro corpo, a quello del suo nemico Craig. Ormai era fuori discussione il fatto di dover pensare a qualcun altro da assomigliare, Craig viveva li dentro e non era sicuro se questo fatto potesse proteggerlo almeno un pò, ma di certo non lo fece sentir peggio. Non provava  la stessa paura di prima. Craig poteva anche essere malvagio, ma non aveva alcun alleato con se e lo sapeva bene. 
Decise di non rispondere alla sua domanda e vide che Craig sigghignava tenendo un oggetto sconosciuto tra gli artigli. Il buio non permetteva di mettere a fuoco con chiarezza, ma fu certo che quello non fosse un coltello. Non gli assomigliava nemmeno lontanamente. Eppure fu convinto del fatto che prima Craig lo avesse tratto in inganno, facendogli credere che tra le mani tenesse un'arma, forse per impaurirlo e renderlo ancora più suscettibile. 

-è inutile che eviti il mio sguardo o che continui a tacere, sono un essere talmente immondo da riuscire a fiutare al tua paura e leggere in ogni meandro della tua mente. So cosa stai pensando e, credimi, non proverai più cosi tanta paura in vita tua come oggi. Ahahaah nel caso tu riesca a tornare in vita si intende. 


A quelle parole Max decise che quel macabro monologo doveva pur trovare la sua fine e gli rispose in modo efficace, come Craig mai avrebbe sospettato.

- Sai una cosa? Tu sei Craig, non sei uno stupido  essere immondo, hai solo fatto un patto con il diavolo affinchè ti affiancasse ai demoni più forti, trasformandoti in ciò che sei, ma, una stupida maschera non fa di un uomo ciò che non è. Tu sei in vita solo perchè io ho paura di te. Ti cibi delle paure delle persone, sopratutto di quelle che a casa hanno qualcuno che le ama davvero. La gelosia è il tuo veleno, quello che ti rende così mostruoso e putrido. Tu non hai nessuno, ecco perchè tormenti i sogni della gente. Sei una nullità e non mi fai poi così paura, affatto-

Sentendo quelle parole, la forza, il coraggio di Max, Craig impallidì e rimase di sasso, impietrito. Non seppe dire niente e rimase sconcertato, a bocca aperta, come se avesse ricevuto una pugnalata al cuore.

-Non sai che dire ora vero?-

-Non essere troppo spavaldo ragazzino, non fare l'eroe, questa non è una fiaba che finisce con' E vissero tutti felici e contenti'. Solo perchè mi hai stupito non significa che mi hai distrutto. Questa camera ha i muri spessi come roccia, non c'è via di fuga dall'inferno. Da qui si può andare solo incontro alla morte. Non credere di essere più forte e furbo di me. Ah, a proposito delle persone che ci amano e che ci aspettano a casa, beh, scusa tanto am mi ci faccio una grossa, bella risata. Io non sarei tanto sicuro di avere qualcuno di così speciale, o perlomeno, non più. Dopo stanotte  tutte le tue certezze crolleranno tesoro e, credimi la tua vita sarà il peggiore die tuoi incubi. Faresti bene a rimpiangere i giorni in cui  non sei stato abbastanza vicino al tuo Ronnie, perchè, non lo potrai più fare. Preparati a vivere nel ricordo e a cedermi la tua sanita mentale. Sei in mio assoluto potere, e questa stanza comincia ad avere di nuovo fame. Il sangue giovane è il nettare delle pareti e il pavimento, oh, gli organi del tuo ragazzo sono stati come l'Ambrosia per lui. Questo e L'olimpo, gli dei siamo noi, e voi umani siete solo il nostro cibo, linfa vitale. 

-Maledetto bastardo! Cosa hai fatto al mio Ronnie? Ronnie dove sei?-

-è inutile che lo chiami, non potrà più sentirti, sei così ingenuo da non saper distinguere la menzogna dalla verità, Qua è tutto reale, siete sprofondati nel mio regno e non andrete più via. Perchè io sono il custode e le chiavi non le avrete mai. Non esiste uan via d'uscita, è tutto nella tua mente, che è in mio potere. Di addio ai tuoi giorni e dai il benvenuto all'inferno. ahahahahaha-

-Dimmi solo che ne hai fatto ti prego, mi arrendo al tuo volere, non proverò nemmeno a fuggire, dammi solo uan risposta valida, ho bisogno di sapere cosa gli è capitato-

-Bravo Max, stai iniziando a paicermi sai? Ecco, dato che ho sempre odiato mister Radke ho incaricato il mio fedele alleato, The Guillotine, che sarebbe il nostro boia, affinchp svolgesse un compito alquanto dlicato, tagliare la testa al tuo dolce Ronnie, dando i suoi organi e la sua linfa vitale diciamo, a questa 'camera vivente'.. è così che noi restiamo immortali-


-E... era la sua testa quella che tenevi in mano fin dal principio giusto? Ma me l'hai mostrata a tuo piacimento, sotto le spoglie di un semplice coltello. Volevo che il dolore arrivasse solo adesso, dritto nel mio cuore. Desideravi che venissi a sapere della morte di Ronnie in questo preciso istante, in modo terribilmente dettagliato. Che mostro sei? Eppure sei stato un uomo normale anche tu-

-Oh, quei giorno non esistono più e ,lo sai bene-

-Si lo sò bene, ma so altrettanto bene che forse niente è peduto . Che la tua immortalità non è reale e che Ronnie in realtà è al sicuro-

-Vorresti dirmi dunque che questa testa che tengo in mano e che vedi bene anche tu, è frutto solo della tua immaginazione o di un mio momentaneo maleficio? Affatto. Credici o meno, Ronnie non esuste più, appartiene al regno dei defunti-

E così dicendo mostrò ancor meglio il capo di Ronnie, mentre lo stringeva forte per i capelli neri e morbidi. Quegli occhi privi di vita si fissarono in quelli verdi e vivi di Max, come cercando, tramite quell'inutile sguardi, di tramandargli tutto l'amore che provava per lui. Purtroppo Craig siceva la verità, Ronnie era veramente privo di vita e la crudeltà di quel luogo era inaudita. Preso dalla rabbia, dalla collera più cieca e da un semntimento di vendetta nei confronti del suo ragazzo, gli venne in mente, che, forse, l'unico modo per interrompere quel maledetto sogno una volta per tutte, fosse quello di togliersi al vita, sacrificarsi pur di vedere infranto quel macabro incantesimo. Urlando, con tutta al forza che aveva., si scagliò contro lo specchio. che si ruppe all'istante risucendosi in mille pezzi. Vedendo questo atto di coraggio, il demone emise un suono gutturale e terribile, agitando la lunga coda che nel frattempo gli era spuntata per poter afferrare il ragazzo, anche se invano.  

Max giaceva a terra, inerte, con il volto ricoperto di sangue e milioni di schegge conficcate nel corpo martoriato dal vetro tagliente. Per quanto la seguente scena fosse macabra, era inevitabile non notare il sorriso sull'ormai defunto ragazzo, Perchè ora era finalmente libero di sognare.




-Max, Max svegliati!-
-Ron, che succede?-
-Come che succede, è due ore che parli e ti agiti nel sonno parlando di demoni, di uno specchio..-
-Oh, allora è finita, era.. era tutto vero e io sono riuscito a distruggerlo..
-Distrugger chi? ma di che parli?-
-Niente, era solo un incubo, ma sono certo che non si ripresenterà mai più. Tu stai bene?-
-Certo, perchè non dovrei?-
-No, niente,  tanto per sapere. Ti amo-
-Ti amo anch'io. Devi dirmi altro?-
-No, tu devi dirmi qualcosa invece?
-Ah, si. Ha chiamato Craig-




' Tra realtà e sogno esiste un filo sottilissimo, l'immaginazione. E a volte riflette ciò che siamo davvero, proprio come uno specchio. Altre, ciò che ci sembra essere il peggio di noi, proprio come in un incubo. Bisogna stare attenti a non spezzare quel filo, altrimenti l'incubo va oltre lo specchio, distruggendoci'
   
 
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