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Autore: weitwegvonhier    05/09/2012    1 recensioni
Era il primo giorno di scuola quando lo vidi.
La prima superiore. Scuola nuova, nuova città, nuove persone, nuova cartella, nuovi libri, vecchia vita, vecchia me.
. I suoi occhi nocciola mi colpirono allo stomaco. Erano stati un pugno ben mirato mentre avevo abbassato la guardia. Tutto questo accadde in dieci secondi. Io, in dieci secondi m'innamorai di un perfetto sconosciuto.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il primo giorno di scuola quando lo vidi.
La prima superiore. Scuola nuova, nuova città, nuove persone, nuova cartella, nuovi libri, vecchia vita, vecchia me.
Non ho mai avuto molti amici e credo che per la maggior parte la colpa fosse mia.
Non sono una di quelle persone socievoli e solari che riescono a fare amicizia con tutti, tendo spesso a rinchiudermi nel mio mondo, immaginando cose che non avverranno mai, vedendo persone che non incontrerò mai, ascoltando musica che gli altri non capiranno mai.
Quel giorno era un nuovo inferno per me.
Tutto sarebbe ricominciato come al solito, e io non avrei visto altro che fantasmi vagare per il corridoio, passandomi attraverso, come se non esistessi, come se non avessi essenza, come se non fossi di questo mondo, come se il fantasma fossi io.
A testa bassa varcai quel cancello e m'incamminai verso quell'imponente costruzione che sembrava stare lì ad aspettarmi.
Mi guardavo intorno stringendo il mio libro preferito al petto, come se potesse darmi sicurezza, come se potesse proteggermi da tutto quello che mi stava intorno.
Continuavo a camminare quando ad un certo punto, alzando gli occhi dal terreno, chissà perchè poi lo feci, intravidi un ragazzino seduto sotto ad un albero, con gli occhi chiusi, che stava ascoltando il suo mp3.
Istintivamente mi fermai, quasi senza accorgermene, a guardarlo.
Era diverso da tutti gli altri, era completamente l'opposto di tutti gli altri. Aveva un essenza, lo vedevo, potevo vederlo, lui era lì. Non era un fantasma, era vero.
Aveva i dreads biondi che andavano a sfumare nel castano, vestiva largo e portava un piercing al labbro inferiore. Era come se il mondo in quel momento si fosse fermato, come se tutto intorno a me avesse smesso di esistere, come se ci fossimo soltanto io, lui e l'albero a cui era appoggiato.
Teneva la testa bassa, non guardava in faccia nessuno.
In quel momento il desiderio più forte che provai era quello di andare lì e guardarlo negli occhi. Provavo uno strano sentimento di affetto nei suoi confronti, quasi di comprensione.
Credo, ad un certo punto che abbia iniziato a sentirsi osservato perchè alzò la testa verso di me, ed io mi resi finalmente conto che lo stavo fissando, ferma in mezzo al cortile.
Improvvisamente tutto intorno a me riprese a muoversi e così feci io, allungai il passo, con le guance arrossate per l'imbarazzo e con il cuore pieno di strane sensazioni. Lui parve non accorgersi di nulla, non fece cenno a me e nessuna espressione comparì sulla sua faccia. Alzò semplicemente la testa per un secondo, un lunghissimo secondo, prima di tornare alla posizione iniziale. I suoi occhi nocciola mi colpirono allo stomaco. Erano stati un pugno ben mirato mentre avevo abbassato la guardia. Tutto questo accadde in dieci secondi. Io, in dieci secondi m'innamorai di un perfetto sconosciuto.
Me ne stavo andando verso la classe quando, con la coda dell'occhio, lo vidi alzarsi e parlare con un altro ragazzo.
Quel ragazzo con cui stava parlando, ricordo che all'inizio mi fece una strana impressione. Avevano la stessa espressione e lo stesso vuoto negli occhi, solo che l'altro aveva i capelli nerissimi, corti, con un ciuffo davanti agli occhi, a quegl'occhi che la matita nera metteva ancora più in risalto. Sembravano così soli...come se per sopravvivere lì dentro non potessero far altro che aggrapparsi l'uno all'altro.
Con questi pensieri arrivai alla mia classe, numero 348 e mi sedetti al primo banco, dove sapevo che nessuno sarebbe mai venuto, nell'angolino proprio accanto alla porta. Ero la prima. Presi il mio mp3 e il mondo sparì. Chiusi gli occhi e vidi l'immagine del suo volto che si alzava e che si voltava verso di me, trapassandomi, con lo sguardo perso nel vuoto, allora aprii gli occhi di scatto, proprio mentre lui, davanti a me, mi porgeva un foglio dicendomi -credo sia tuo, ti è caduto dal libro?- ammiccando con la testa al libro che avevo ancora stretto al petto.
Non me l'aspettavo e rimasi spiazzata per qualche secondo. Il suo viso serio, senza alcuna espressione, senza un sorriso, senza niente, i suoi occhi vuoti e persi, e la sua mano verso di me, a porgermi il foglietto. Era di una bellezza sconcertante.
Quando mi ripresi e capii che dovevo rispondere prima della fine della giornata, abbassai gli occhi sul foglietto e lo presi. -G-grazie mille, non me ne ero neanche resa conto. Grazie.- Ed un sorriso spontaneo mi si formò sulle labbra.
Accennò un sorriso e si andò a sedere al banco esattamente a fianco al mio. Respirai lo il suo profumo e fissai il bigliettino che fungeva da segnalibro, quando lui mi riportò sulla terra dicendo -Hey, bel libro comunque, mio fratello ci è fissato, l'ha letto una decina di volte e non ha mai mancato di raccontarmelo, quindi è come se l'avessi letto anche io.- prima di rimettersi la cuffia che si era tolto e risparire dietro quel muro di pietre che si era costruito intorno.
Il mio cuore scoppiò e cercai di nascondere la lacrima che cercava di sfuggire ai miei occhi.


P.s. E' una storia che scrissi tempo fa in realtà, riguardando le vecchie foto di Tom da ragazzino.
Vabbè, spero che vi piaccia e se volete fatemi sapere che ne pensate. :)
:*
   
 
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