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Autore: Minshara    05/09/2012    2 recensioni
Hitomi Uchiha ha ricevuto un addestramento speciale da suo padre...
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Naruto prima serie
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 Il clan Uchiha

 
Si fermò attendendo, aveva sentito un fruscio.
Rimase immobile respirando il silenzio della quiete notturna.
Le mani tese lungo i fianchi, pronte a prendere gli shuriken.
La foresta sembrava tranquilla, come se quel rumore fosse dovuto solo alla sua immaginazione.
Chiuse gli occhi cercando di visualizzare dentro di sé gli alberi, l’erba, gli animali notturni.
Respirava lentamente, come aveva imparato, espandendo le sue percezioni.
Un respiro dopo l’altro, lentamente; lentamente.
Espirare inspirare, seguendo il ritmo, ascoltando  il bosco.
Inspirando la sentì, espirando colse quella varianza nell’armonia del bosco.
Senza neanche voltarsi lanciò gli shuriken alla sua sinistra, in basso verso alcuni cespugli.
Un debolissimo fruscio gli rivelò che aveva colpito qualcuno.
Non si mosse aspettando che l’altro compisse la sua mossa.
Anche l’avversario doveva pensarla come lei.
Si occultò tra gli alberi cercando di annullarsi.
La stava sfidando!
 Bene; così avrebbe potuto vedere se i suoi allenamenti avevano dato il frutto desiderato.
L’ansia di combattere le accelerò i battiti.  
Respirò a fondo, lentamente, per calmarsi.
Era in una zona scoperta, mente l’avversario si nascondeva tra gli alberi.
Lui o lei poteva colpirla da qualsiasi parte; doveva potersi proteggere a trecentosessanta gradi.
Prese altri shuriken preparandosi.
L’agitazione rischiava di confonderla.
Quello era il suo primo vero combattimento; non stava in sé dalla gioia.
Finalmente, finalmente!
Dopo anni di allenamento non doveva più trattenersi!
Aveva il cuore in gola!
Avvicinò il dorso della mano alla bocca e si dette un morso; fu un gesto rapido.
Aveva bisogno del dolore per calmarsi.
Si concentrò sulla respirazione placando il battito del cuore, in modo da poter percepire il nemico.
Ma stavolta l’avversario doveva aver compreso la sua tattica.
Invece di annullarsi la stava confondendo con tracce della sua presenza in giro per il bosco.
Era come se fosse ovunque.
Come sentirsi circondata.
Un’ondata di rabbia le fece perdere la concentrazione.
Si morse le labbra a sangue; calma, doveva stare calma.
Era un vero combattimento che desiderava, giusto?
Oppure no?
Strinse gli shuriken rischiando di ferirsi.
Doveva stare calma, rilassata.
Poteva sbaragliarlo in un attimo.
Era solo un banale trucco.
Sì, un trucco!
Sì!
Aveva voglia di gridare!
Perché quello sconosciuto/a l’aveva interrotta?
Lei doveva allenarsi, doveva sbrigarsi prima che suo padre mettesse in atto il suo progetto.
Doveva sbrigarsi, non poteva perdere tempo.
Non aveva tempo per un duello!
Il pensiero, nella sua assurdità, la fece ridere.
Sorrise finalmente tranquilla.
Col dorso della mano si asciugò il sangue dalle labbra.
Spalancò gli occhi attivando lo sharingan; ovunque erano presenti lievi tracce di chakra.
Ottima tattica; chi la stava attaccando sapeva che lei era in grado di percepirlo con lo sharingan?
Oppure era un suo modo di confonderla?
Cancellò dalla mente l’interrogativo; per il momento non le tornava utile.
Chiuse gli occhi: vedere il chakra non l’avrebbe aiutata; doveva riuscire a trovarlo/a, a capire quale fosse il punto da colpire…
Rimase un lunghissimo istante immobile, poi ruotando rapidamente su se stessa lanciò gli shuriken tutto attorno a sè ritornando nella posizione di partenza in un istante.
Ed eccola, lampante, la minuscola variazione di chakra.
Lanciò il kunai, che aveva preso nel frattempo, colpendo nel segno.
Un rapido spostamento e lui le fu davanti.
Spalancò gli occhi sorpresa.
Aveva un lieve sorriso sul volto, gli occhi scuri allungati sembravano volerle leggere dentro.
Rimase immobile fronteggiandolo; non poteva che essere lui!
Teneva il suo kunai  infilato nel dito, come se stesse giocando con un ciondolino; doveva averlo afferrato al volo mentre lei lo lanciava.
Non aveva neanche attivato la sharingan, ma lui era un genio, un tensai tra gli Uchiha.
Lui la valutò attentamente –..sei intelligente! – Le porse il kunai osservandola in cerca di qualcosa. - Di fronte alla gente tieni il capo basso e i capelli davanti al viso; sei goffa e timida. Qual è il motivo di questa recita?
-      Sei un genio no? – Lei lo guardò fingendo una tranquillità che non provava, non aveva soggezione di lui, ne ammirazione. Era un altro il sentimento che la confondeva; ma non avrebbe saputo dire quale.
Da una vita lo seguiva, seguiva ogni suo movimento.
Sapeva tutto di lui.
Aveva passato tanto di quel tempo ad osservarlo; così tanto!
Sapeva qual era la sua mano dominante, quale avrebbe usato per lanciare gli shuriken per prima, quale per i kunai, l’ordine in cui lo avrebbe fatto. Aveva memorizzato il suo modo di estrarre la katana, di usarla.
Conosceva a menadito il suo equipaggiamento ninja, sapeva a che ora si alzava, qual era la prima cosa che faceva una volta alzato, il suo cibo preferito..
Sapeva tutto di lui; tutto!
Per questo si era accorta del suo mutamento.
Itachi Uchiha stava cambiando sotto gli occhi di tutti, e nessuno si accorgeva della sua sofferenza, della sua rabbia.
La gente continuava a salutarlo, a rispettarlo, a riempirlo di doni e di lodi.
Lui accettava ogni cosa di buon grado con indifferenza spaventosa.
Itachi Uchiha, il tensai del clan!
-      …è tuo padre vero? Vuole il posto di capo clan! – Itachi interruppe il filo dei suoi pensieri, tirando rapidamente le somme.
-      Sei un vero tensai; già! - Lei lo guardò, occhi scuri pieni di rabbia. Stringeva il kunai incurante del sangue. – Mi sta addestrando da quando sono nata; ogni minuto, ogni istante, ogni giorno! -
Gli occhi del giovane corsero alla mano di lei; com’era possibile che non si accorgesse di quel che stava facendo? Il sangue colava a terra ad un ritmo regolare; una goccia dopo l’altra come un gioco ipnotico.
-      Devo uccidere tuo padre - continuò la fanciulla rigirandosi il kunai in mano -  e tuo padre progetta di uccidere l’Hokage. Non è un bel paradosso, non è un bel clan il nostro?
 Ci si strappano gli occhi a vicenda, ci si ammazza tra parenti, si complotta contro il proprio villaggio! - Guardò il ventaglio bianco rosso sulla blusa di Itachi -  Uchiha! – Pronunciò la parola e sputò a terra.
Il giovane trattenne a stento lo stupore; quella ragazza, lei…era strana, sembrava sull’orlo della follia…eppure!
No, poteva essere una trappola; non era possibile che ci fosse qualcuno che pensava i suoi pensieri. Sembrava che gli leggesse dentro. Eppure non stava usando lo Sharingan ne alcun genjutsu che lui riuscisse a percepire.- Adesso che mi hai rivelato gli scopi di tuo padre non mi resta che ucciderti! – Le rispose allungando la mano per prendere un kunai.
La ragazza sorrise, un sorriso amaro allungando la mano zuppa di sangue – puoi provarci, ma sono sicura che non lo farai!
Tu detesti questo clan quanto me!
Io ti ho osservato, ti osservo da sempre!
 Devo uccidere tuo padre, te, per questo non ti ho mai levato gli occhi di dosso.
Ma sono brava a passare inosservata; me lo ha insegnato mia madre! Pensaci bene; giusto ieri non hai forse mangiato degli ohagi?  
Li ho portati io, in un bel contenitore di legno intagliato.
I dango della scorsa settimana? Buoni vero? – Sorrise, un sorriso triste. -  I miei genitori sono in gamba!
Mia madre è una cara amica della tua, si conoscono da ragazzine: erano amiche prima che tua madre sposasse Fugaku.
Mia madre ne era innamorata e le piaceva l’idea di diventare la moglie del capo clan; non ha mai perdonato la sua migliore amica, tua madre!
Però non ha voluto rompere l’amicizia, ha pensato che prima o poi avrebbe avuto la sua vendetta; prima o poi!
Pensa, sono rimaste incinte insieme ma tu sei nato prima: un maschio e per giunta un genio!
Si è infuriata la mia mammina; oh quanto, quanto!
Rise, un risata spaventosa.
Lo scrutò attentamente come a cercare qualcosa - così mi ha cresciuto come la sua nemesi; sono nata per uccidervi, per vendicarla del torto subito!
Ma sai, lei non combatte mai a viso aperto; sorride mentre ti avvelena il tè.- Gli occhi della ragazza si fecero vacui, come stesse ricordando qualcosa. - Così frequentiamo la vostra casa da anni; tua madre crede di sapere tutto di me, mi coccola e mi fa regali, tuo fratello indossa una blusa cucita da mia madre per il suo compleanno.
Io invece ho uno yukata regalatomi da tua madre.
Cugino, siamo così vicini che non mi hai mai visto! – Con un repentino cambiamento, sul viso le apparve un sorriso dolce mentre chinava la testa di lato, quasi con aria civettuola.
Itachi fece mente locale ricordandosi lei; la vedeva spesso di sfuggita, di solito quando rientrava dalle missioni o dagli allenamenti. Era quella ragazza delicata che parlava a voce bassa e indossava abiti tradizionali di colori tenui.
 L’aveva sempre salutata automaticamente mentre lei si inchinava e arrossiva scappando via imbarazzata.
Non l’aveva mai calcolata perché era una donna?
 Perché appariva così fragile e delicata?
Era brava ad annullarsi; non aveva mai percepito la sua ostilità, il suo chakra, ora così forte da crearle quasi un alone attorno al corpo.-
-      …io, non ricordo neanche il tuo nome…- Itachi la osservò come la vedesse per la prima volta, e in effetti così era. Aveva un bel viso incorniciato da lunghissimi capelli neri legati in una coda di cavallo.
Non aveva più la frangia sugli occhi, ma spartita ai lati del viso, e due occhi scuri immensi; gli occhi del suo clan.
-      Mi hanno chiamata Hitomi, ma non è il mio nome…non sono io! – Strinse di nuovo il kunai, come se il dolore le fosse necessario per parlare. -  Quando me ne andrò, quando lascerò il clan, avrò un vero nome e un cognome scelti da me. Quando me ne andrò sarò solo io e non avrò più obblighi e stupide regole. Morirò, così che nessuno mi venga a cercare! Io sparirò e non mi troverete mai più! Non sarò più Hitomi Uchiha!
Itachi la guardò confuso dalla sua follia e ammirato dalla logica dei suoi ragionamenti.
Lei si voltò considerando chiusa la questione, ma Itachi l’afferrò per un braccio - ..domani vieni verso sera, io ti accompagnerò a casa!
-      Cos’è una proposta?- Lei lo fissò senza paura.
-      Sì, voglio parlare con te, voglio capire…
Hitomi si sciolse dalla presa scivolando rapida nella notte.
Itachi la seguì perdendola quasi subito: possibile che quella ragazza fosse così simile a lui?
Forse era una trappola di qualcuno del clan; doveva esserne sicuro.
Doveva controllare la casa di Hitomi; conosceva suo padre Tonari, un prepotente borioso, ma di sua madre non sapeva nulla.
 
Riuscì a tornare a casa solo verso tardo pomeriggio: era sfinito, non vedeva l’ora di spogliarsi e andare a dormire.
Si tolse le scarpe e fece per salire il gradino urtandola violentemente.
La prese al volo per impedirle di cadere; era incredibile che quella creatura fragile fosse Hitomi.
-      Itachi stai attento! – Lo sgridò sua madre.
-      Scusami, ero distratto! – Itachi recitò la sua parte. In realtà era stata lei ad andargli addosso.
Hitomi cercò di raddrizzarsi, ma corse di nuovo il rischio di cadere; Itachi la sostenne.
-      ..scusami..devo essermi storta un piede..- sussurrò a testa bassa, i lunghi capelli che le spiovevano sul viso rosato.
-      Oh Itachi, quanto sei maldestro! – La madre del giovane si avvicinò cercando di soccorrere la fanciulla.
-      Non preoccuparti madre, la accompagnerò a casa io! – Si offerse subito Itachi ansioso di evitare che lei si accorgesse dello stratagemma della fanciulla.
-      ..oh...ma non è nulla..- Hitomi cercò di fare un passo da sola ma dovette sorreggersi al muro soffocando un gemito.
-      Vieni, sali! – Itachi si chinò permettendole di salirgli sulle spalle.
-      Ma io...- protestò debolmente . Poi dietro le insistenze di Mikoto Uchiha , accondiscese.
-      Mangiate pure! – Itachi salutò sua madre uscendo di nuovo.
Improvvisamente la stanchezza sembrava essere svanita mentre camminava con quel leggero fardello sulle spalle.
Era una notte senza luna e per le strade non c’era quasi più nessuno, tutti intenti a preparare la cena, a scambiarsi chiacchiere sulla giornata.
Camminavano da un po’, quando Itachi si considerò abbastanza sicuro da orecchie indiscrete – sei un’attrice nata o hai una doppia personalità?  – Sussurrò. Si sentiva strano; a parte Sasuke non aveva mai portato nessuno sulle spalle, in particolar modo una ragazza. Lei gli teneva le braccia sulle spalle; aveva un odore delicato, come di fiori.
-      Sto semplicemente impazzendo! – Lei poggiò la testa sulla sua spalla. Sembrava molto stanca, priva della forza che le aveva sentito addosso la scorsa notte.
-      Cosa significa? – Itachi si fermò interdetto.
-      Mio padre vuole prendere il controllo dell’insurrezione. Vuole che elimini Fugaku il prima possibile; deve sembrare che ci sia la mano di Konoha. Si ergerà a vendicatore e guiderà il clan! – Le sue parole appena percettibili erano come grida nelle orecchie del giovane.
-      Devi guadagnare tempo..- cominciò lui ansioso. Tutto si muoveva troppo in fretta: prima Danzou a fargli pressione, ora Tonari coi suoi piani!
Lei si divincolò rabbiosamente scendendo a terra; sembrava una furia - …come? Come faccio! – Quasi gridò soffocando le parole con le mani. Nel farlo le maniche del kimono le scoprirono le braccia.
Itachi le prese scansando la stoffa; erano gialle e violacee, vi erano incise sottili cicatrici che continuavano per la lunghezza del braccio.
Non sembravano gravi, ma dolorose. Alcune erano arrossate, altre più vecchie.
Hitomi lo guardò confusa, poi si divincolò immediatamente – non mi serve la tua pietà!- Si coprì le braccia. - Guadagnerò tempo! – Si voltò dirigendosi verso la sua abitazione.
Pareva così piccola e fragile, forse dipendeva dal kimono, dal fiocco rosa sui suoi capelli!
Itachi la raggiunse fermandola – ti porterò a casa e mi tratterrò. Farò il bravo ospite e tuo padre smetterà di farti pressione; almeno per un po’…!-
Lei scoppiò in una risata amara. Lo trafisse con occhi scuri come la notte, improvvisamente colmi di rabbia, di furore – sei preoccupato per me? O per tuo padre?-
Il giovane non rispose; non sapeva cosa dirle. Ma sapeva come si sentiva.
Per un attimo guardandola mentre gridava con le mani davanti alla bocca gli aveva ricordato se stesso, la sua rabbia impotente.
Anche quando l’aveva incontrata la sera precedente l’aveva vista mordersi le mani, ferirsi di proposito. Stava impazzendo, aveva ragione; conservare due personalità distinte, cercare di far contenti i propri genitori e portare a termine missioni impossibili.
La prese di nuovo sulle spalle; lei vi salì docile.
Itachi sentì di nuovo quella strana sensazione.
Continuarono a camminare ancora per poco, la casa di Tonari sorgeva alla fine di una strada alberata: grande senza essere appariscente.
 La madre, Tsugumi,  li aspettava sulla porta, preoccupata.
 Somigliava alla figlia e si abbigliava nello stesso modo; cercava di sfuggire lo sguardo dell’interlocutore, ma Itachi sapeva cosa cercare.
-      Grazie Itachi, cosa ha combinato questa sventata di mia figlia? Accomodati; per noi è un onore averti qui . -
Il giovane non si fece pregare; voleva entrare nella tana del nemico, voleva rendersi conto!
Sembrava una casa molto curata, elegante. Poggiò a terra Hitomi che finse di zoppicare accosciandosi delicatamente su un tatami.
Aveva movenze delicate; una kunoichi di notte, una principessa di giorno.
Certo che stava impazzendo!
La madre di Hitomi, Tsugumi, lo fece accomodare; gli offrì dolci e tè chiacchierando amabilmente.
Itachi cercò gli occhi di Hitomi, lei aveva continuato ad osservare la madre in silenzio; la sorvegliava!
Si era sistemata di fronte ad Itachi per poterlo avvisare.
Il giovane accettò quanto gli veniva offerto lodando la padrona di casa.
Tutto appariva così surreale; era sempre stato abituato a missioni in cui sapevi sempre da cosa difenderti, da chi guardarti. I nemici ti colpivano seguendo le regole del nindou.
Era gente pericolosa e armata.
Invece in quella stanza dai tatami odorosi, con l’altarino e i bastoncini d’incenso, una donna in kimono gli stava servendo dell’ottimo cibo.
Questo era il suo clan, quella donna una sua lontana parente, quella ragazza silenziosa in un angolo aveva la sua età ed era stata addestrata da sua madre, da suo padre a comportarsi come il più spietato degli ANBU per motivi futili.
Hitomi non doveva proteggere nessuno, non doveva aiutare nessuno; doveva uccidere per le ambizioni della sua famiglia.
Come aveva fatto a vivere fino ad allora, cosa l’aveva spinta ad andare avanti?
Lui era sempre stato amato, anche troppo, soggiogato alle ambizioni di suo padre, questo sì…ma non così, non come lei.
Ripensò alle sue braccia, alla notte prima quando stringeva il kunai, quando si mordeva le mani, le labbra.
Alzò gli occhi cercando il suo sguardo; lei gli sorrise.
Un sorriso dolce mentre lo guardava mangiare i dango che sua madre sapeva fare così buoni.
Sembrava più tranquilla; seduta composta nella posizione seiza.
La signora Tsugumi chiacchierava del più e del meno come un’affabile padrona di casa, come la lontana parente che era.
Era possibile che Hitomi fosse realmente pazza; che il complotto esistesse solo nella sua mente?
Che fosse solo una ragazza eccessivamente timida, oppressa dai suoi genitori?
Eppure era una kunoichi eccezionale; lui l’aveva vista all’opera.
Chi poteva averle insegnato se non suo padre Tonari Uchiha?
Era il ninja che da sempre rivaleggiava con suo padre per bravura:
 erano in competizione da una vita.
Lo sapevano tutti.
Quindi Hitomi l’aveva addestrata lui in segreto.
Nessuno sapeva delle abilità di Hitomi; questo era certo!
Perché addestrare un ninja in segreto se non per una missione speciale?
Nessuno avrebbe sospettato di Hitomi, non dopo averla vista di giorno.
Era l’immagine vivente di una perfetta fanciulla da marito; deliziosa, innocua, pronta per il matrimonio.
Il pensiero chissà perché lo fece arrossire.
Il matrimonio.
Sua madre così tenera con suo padre;  amorosa con lui e con Sasuke.
La sua famiglia!
La tristezza gli invase il cuore.
Chinò il capo sconfitto; cosa stava succedendo?
Cosa stava accadendo alla sua “perfetta” vita?
Finì di bere il tè, poi dopo aver ringraziato quella donna, quella sua zia si accomiatò.
Sulla soglia si imbattè nel padrone di casa; Tonari sussultò.
Era trasparente come l’acqua e Itachi incrociò il suo sguardo rabbioso.
Si salutarono rispettosamente.
 
La attese seduto in cima ad un albero.
Sicuramente lei avrebbe aspettato che i suoi andassero a dormire prima di uscire; la notte era per la kunoichi come il giorno per la hime.
Non conosceva le sue abitudini, ma immaginava che avrebbe agito così.
Lei gli somigliava.
Sentì il freddo gelido della lama e si ritrasse appena in tempo.
Hitomi gli era arrivata alle spalle rapida e silenziosa come il più talentuoso degli ANBU.
-      Sarà così facile uccidervi? – Hitomi lo sfidò sedendosi dove poco prima era lui.
-      Forse! – Itachi le si sedette di fronte, su un albero vicino.
-      Allora è la fine, la fine è vicina! – Improvvisamente gli occhi della ragazza si appannarono. – Non c’è rimasto molto tempo; tra poco l’equilibrio si spezzerà! Mi ha preparato le armi; sono intinte di veleno. Domani o dopodomani avrà anche il capro espiatorio per la morte di tuo padre. Sta convincendo uno del villaggio, un fanatico che ce l’ha con gli Uchiha.
Itachi la ascoltò attentamente sentendosi mancare l’aria. Ogni parola di Hitomi sembrava rispecchiare i timori dell’alto consiglio, di Danzou.
La guerra civile era alle porte che la guidasse suo padre o Tonari il risultato sarebbe stato lo stesso; morte e sofferenza per gli innocenti!
Improvvisamente prese la decisione che rimandava da tempo, che Danzou continuava a proporgli!
Guardava Hitomi e vedeva la fine della sua vita, della sua famiglia, del clan, di tutto ciò che aveva amato e conosciuto.
Non c’era più posto per la speranza, per le discussioni.
Doveva agire prima che fosse tardi!.
-      Devi aiutarmi a fermarli!-  Sembrava che la voce si rifiutasse di uscire.
-      Come?- Hitomi attese, lo sguardo di nuovo attento.
-      Li uccideremo….- Itachi si conficcò le unghie nel palmo delle mani .
-      Mio padre? Tuo padre? – Hitomi lo osservava stranamente.
-      …tutti..l’intero clan…- gli occhi del giovane sembravano aver perso ogni luce.
La risposta le gelò il sangue, eppure curiosamente se lo aspettava. Si alzò in piedi, nelle mani gli shuriken  - il sangue porta solo altro sangue; dal sangue versato verrà odio e vendetta! - Gli lanciò contro una manciata di shuriken.
 Itachi si spostò rapidamente schivandoli.
- Sterminare gli Uchiha non fermerà la guerra civile; è solo una balla che ti racconta Danzou, ma lui vuole diventare Hokage, lo dovresti sapere!- Ancora shuriken che costrinsero il giovane a spostarsi rapidamente tra gli alberi.
-      …non c’è altra soluzione!-  Il volto di Itachi Uchiha si era improvvisamente irrigidito; non era più il viso di un ragazzo - …che altro posso fare? Non voglio che Konoha sia coinvolta nelle trame degli Uchiha, non voglio un’altra guerra civile. La guerra è un incubo, la guerra uccide tutti, senza guardare in faccia nessuno! La guerra distrugge ogni cosa, cammina fianco a fianco con la morte, con i demoni!
-      Balle! – Una salva di kunai si piantò attorno al giovane, bloccandogli le manica della blusa, immobilizzandolo al tronco di un albero . – In fondo al tuo cuore questa soluzione ti soddisfa; tu odi così a fondo questo clan da non averci nemmeno provato, non hai trovato nessuna soluzione alternativa!
-      Non capisci, non capisci – gridò Itachi coprendosi il viso con le mani – Tonari è pronto e Danzou anche. Se non lo faccio io manderà gli ANBU.
-      Lascia che lo faccia e avvisa tuo padre; lascia che le cose seguono il loro corso! Noi medieremo, troveremo il sistema. - Hitomi gli fu accanto, i kunai nelle mani pronta a colpire la gola bianca dell’altro – Danzou ti sta solo usando. Hai diciassette anni, non puoi farlo, non puoi uccidere più di cinquanta persone. Il loro sangue ti distruggerà, annienterà la tua anima. Non ci sarà nulla di buono nella strage che ti appresti a compiere!-
-      Questo clan è marcio, lo hai detto anche tu! – Le rispose cercando nel suo viso, nei suoi occhi, il conforto a cui anelava.
-      Se li uccidi cosa sarà di te? – Alcune lacrime bagnarono il volto della ragazza. Ma lei non sembrava rendersene conto, lo guardava cercando qualcosa nel volto dell’altro; un segno, una parola che le impedisse di ucciderlo. 
Itachi la guardò incredulo; nessuno aveva mai pianto per lui.
Lui era il genio invidiato, non una persona da compiangere!
Il giovane rimase immobile; sentiva una stretta al cuore.
Cosa doveva fare? Cosa gli stava succedendo? Non si era mai sentito così insicuro in vita sua.- Allungò una mano bagnando le dita nelle lacrime di lei.
Hitomi lo lasciò fare; sentiva un dolore profondo nel petto e non sapeva a cosa fosse dovuto. Abbassò le armi impotente.
Lui le carezzò il volto delicato;  vederla piangere in silenzio lo faceva star male! Se solo avesse urlato o si forse morsa le mani come faceva sempre…allora sarebbe stato più facile!
In un impeto improvviso si liberò dei kunai e la strinse a sè - …io ne parlerò con qualcuno, proverò a chiedere aiuto a qualcuno del clan..
Hitomi lo abbracciò forte, così forte da fargli mancare il respiro – Itachi Uchiha, Itachi Uchiha! – Lo ripetè sottovoce come fosse un’invocazione, un mantra.
 
Shisui si alzò in piedi furioso - …tu maledetto vigliacco, come osi, come puoi! – Gridò afferrando Itachi per il colletto.
-      …non vuoi salvare il clan, Konoha…?- Itachi guardò l’amico come se lo vedesse per la prima volta.
-      Konoha; di quella massa di nullità non me ne importa nulla! Il clan Senju ci ha allontanato dal potere ci ha asserviti, perfino le nostre abitazioni sono al margine del villaggio. Che muoiano pure, purchè noi si torni al potere: il potere che spetta al più forte, agli Uchiha! Ma non a te dannato traditore! – Sputò in faccia a Itachi spintonandolo lontano. Il giovane sbattè contro una roccia cadendo in acqua. Non aveva neanche pensato a prepararsi per l’impatto, non credeva che Shisui, che il suo migliore amico potesse colpirlo!
Si rialzò zuppo - ..ma non ti importa niente di loro, ci sono donne, bambini..è la nostra gente, il nostro villaggio da più di cinquanta anni! Gli Uchiha e i Senju lo hanno fondato insieme; noi siamo una cosa sola con loro. Nessuno dovrebbe prevalere..
Un colpo alla mascella lo fece ricadere in acqua – loro sono feccia, si sono indeboliti. Noi abbiamo lo Sharingan, sarà uno scherzo assoggettarli, prendere il comando del villaggio! – Sul suo viso passò un’espressione di orgoglio. Poi guardò Itachi zuppo, e i suoi occhi s’indurirono - a furia di fare l’ ANBU ti sei rammollito; adesso verrai con me alla riunione a costo di portarti a calci! Dirò a tutti  cosa mi hai proposto, così non sarò il solo ad avere il piacere di sputarti in faccia! Altro che tensai, sei un inutile…- Non riuscì a finire la frase. Lo Sharingan di Itachi lo aveva intrappolato in un genjutsu.
Shisui attivò il suo sharingan cercando di spezzare l’illusione; senza neanche rendersene conto stava gridando, la bava alla bocca mentre la sua mente cercava di difendersi dai ripetuti colpi che l’Itachi illusorio sferrava contro di lui. Infine la katana dell’altro gli mozzò la testa.
Itachi lo guardò paralizzarsi mentre il corpo scivolava in acqua, le gelide acque del fiume lo lambirono  trascinandolo via, in fondo nel profondo freddo oscuro. La bocca, spalancata in un silenzioso urlo di terrore, si riempì d’acqua pura.
-      Shisui! Shisui…- Mormorò mentre lo sharingan nei suoi occhi mutava di forma.- Lo aveva ucciso, alla fine aveva ucciso il suo migliore amico, la persona di cui pensava di potersi fidare, il ragazzo con cui era cresciuto, con cui si era sempre confidato. Le lacrime scesero senza che potesse fermarle.  – Perché Shisui, perchè?
 
La luna era un’immensa presenza nel buio della notte; la guardò quasi aspettando, invocando che gli donasse la follia di cui aveva bisogno.
Distolse lo sguardo dal cielo stellato e se la trovò di fronte; bloccava l’accesso ai quartieri del clan.
Aveva indossato una divisa da ANBU: sulla sua schiena era agganciata la shinobigatana.
Aveva già gli shuriken in mano ed era in posizione di guardia.
Sul suo viso sembrava essere sparito ogni traccia di dubbio, d’incertezza. – Se vorrai passare prima dovrai versare il mio sangue; la prima degli Uchiha a morire sarò io!
         La mascella del giovane s’indurì - sarà uno scherzo ucciderti, adesso   sono la persona più potente del clan! – Le rispose fronteggiandola; doveva immaginare che non avrebbe ceduto, che avrebbe combattuto!
Lei sorrise nel buio splendente; uno dei suoi sorrisi in cui aleggiava la follia - ...tuo malgrado! Shisui era un idiota invasato! Ucciderlo era la cosa migliore che tu potessi fare. Fermati adesso; hai il Magenkyou Sharingan!
Prepariamo un piano: eliminiamo solo gli elementi realmente pericolosi, ti aiuterò..! – Propose speranzosa!
-      Sai che non può funzionare, sono tutti così, non solo Shisui!- La voce di lui divenne quasi un sussurro.
-      E tua madre, tuo fratello? – Gridò, improvvisamente, Hitomi avvicinandosi - loro non c’entrano nulla con la bramosia di alcuni shinobi. Non puoi ucciderli tutti, non puoi ! Ci sono persone innocenti!
-      A Konoha ce ne sono molte di più; il gioco vale la candela. Il loro sangue ricadrà su di me e la guerra civile sarà scongiurata!-
Hitomi tacque abbassando la guardia, le braccia molli come se qualcuno le avesse tagliato dei fili invisibili. Scosse il capo tristemente - ..e di te, di Itachi Uchiha cosa sarà?-
-      Credo che l’unica a cui importi veramente qualcosa sia tu, forse Sasuke, ma non sono sicuro. – La voce del giovane si era mantenuta bassa, appena udibile per tutto il tempo, come se parlare fosse uno sforzo troppo grande. -  Probabilmente mi odia perché tutte le attenzioni sono rivolte a me. - Estrasse lentamente la katana – ma non ha importanza. Porterò a termine questa missione e poi procederò come stabilito insieme al consiglio del villaggio.
Hitomi rialzò la guardia, improvvisamente determinata, come se la forza fosse improvvisamente tornata a scorrere dentro di lei; la forza e la follia che l’aveva sostenuta, la speranza del cambiamento. – Va bene, sia come hai detto! – Lo guardò con i bellissimi occhi degli Uchiha, così simili ai suoi.-  Se non posso farti cambiare idea allora combatti con me; ma ad armi pari, non con il Magenkyou Sharingan! Se devo morire almeno ne voglio essere consapevole, voglio guardarti in faccia!
      Itachi abbassò la spada; di tutto il clan lei era la sola che desiderava assolutamente salvare. Non voleva il suo sangue! - ..è il tuo momento, puoi fuggire, andare ovunque tu voglia. Era il tuo desiderio; non è per questo che sei sopravvissuta finora?
Lei lo guardò rimanendo immobile; la maschera bianca e rossa pronta ad essere indossata. - Era così finchè non ti ho incontrato, non ti ho parlato! – Sorrise ancora: un sorriso vero ! – Tu sei il mio principio e sarai la mia fine; ho vissuto guardandoti e morirò nella stessa maniera! Combattiamo Itachi; basta parlare! Se tu non puoi cambiare non lo posso neanche io!
Itachi chinò il capo. Rimase in silenzio per un istante, un’eternità – la mia vita, la mia felicità non vale quella del villaggio! Combattiamo!-
Non aveva finito di parlare che Hitomi gli aveva già lanciato contro una manciata di shuriken.
Curiosamente, prima di attaccare, si era tolta la maschera lanciandola a terra.
Li evitò appena in tempo prima di doversi spostare nuovamente.
Hitomi combatteva da lontano volteggiando fra gli alberi e nascondendosi nell’ombra; dai sigilli che aveva applicato ai polsi evocava armi da lancio con una rapidità sorprendente.
Itachi si sorprese dell’abilità con cui mirava; sembrava sapere sempre dove lui si sarebbe trovato.
Eppure non stava usando lo sharingan.
E poi ricordò le sue parole “Tu sei il mio principio..” Certo che sapeva dove mirare; Hitomi aveva passato anni ad osservarlo, c’era da supporre che lo avesse visto allenarsi centinaia di volte. Doveva aver memorizzato i suoi schemi! Come aveva potuto sottovalutarla? Hitomi era stata addestrata per uccidere lui e la sua famiglia! Era chiaro che durante le schermaglie non gli avesse mostrato tutti i suoi trucchi; era pur sempre una kunoichi, una pericolosa assassina. Quasi a conferma delle sue parole un kunai gli trapassò la spalla sinistra. Lo estrasse rapidamente nascondendosi.
Si accorse di essere senza fiato; sorrise stancamente. Chi l’avrebbe detto che quella ragazzetta gli avrebbe dato tanto filo da torcere? Da tempo non gli capitava un avversario così in gamba; era il momento di fare sul serio. Era lui il tensai del clan Uchiha, no?
Se la trovò davanti prima ancora di accorgersene; riuscì a schivarla ma dovette scendere a terra. Sguainò la katana.
-      Basta giocare!- Lei lo imitò; negli occhi balenava la follia che la animava quando combatteva.
Incrociarono le spade, ma da subito Itachi si accorse di essere caduto nella sua trappola; Hitomi ribatteva ogni colpo, ogni fendente con precisione.
Sapeva un istante prima dove la lama dell’altro si sarebbe abbattuta, come lui schivava, come parava. Lui invece non sapeva niente di lei; niente.
Cambiò mano usando la sinistra; lei lo imitò!
No, era inutile; inutile ricorrere a mosse già usate.
Doveva spiazzarla!
Ringuainò la spada; il taijutsu; era più facile da improvvisare.
-      Allora Itachi Uchiha, hai deciso di fare sul serio o vuoi continuare a giocare?- Con grazia innata Hitomi rinfoderò la katana.
Non sembrava stanca; si era allenata a lungo per poter seguire con esattezza ogni mossa dell’avversario, di Itachi; il più pericoloso degli Uchiha, il primo da eliminare.
-      Se potevi anticipare ogni mia mossa perché non mi hai ucciso, perché non hai usato le armi avvelenate che tuo padre ti aveva preparato? – Itachi si terse una goccia di sudore.
Hitomi si mise in posizione di guardia; pronta per il kumite – al contrario di certa gente a me piace vincere con le mie forze. Non mi servono abilità oculari, veleni… Ti batterò perché sono forte, oppure mi sconfiggerai perché sono più debole!
Sul viso del giovane aleggiò un leggero sorriso, un sorriso triste – non possiamo essere alleati?
-      Non dipende da me; combattere, uccidere è una tua scelta! Io mi limito a proteggere gli innocenti!-
-      Quando verserò il tuo sangue una parte di me morirà insieme a te!- Itachi la fronteggiò. Si fissarono un lungo istante, quasi a volersi imprimere l’immagine l’uno dell’altro nella mente, poi cominciarono a combattere.
Il primo ad attaccare fu Itachi, mosse rapide a saggiare le difese; come forza fisica la sopravvanzava.
Hitomi era più agile e si muoveva  con cautela, proteggendosi, attenta a scoprire buchi nella difesa avversaria.
Duellavano serratamente, senza distogliere l’uno lo sguardo dall’altra; si muovevano l’uno attorno all’altro con l’agilità di due ballerini, volteggiando e spostandosi in un ristretto perimetro.
Combattevano serratamente senza scambiarsi una parola, cercando l’uno di penetrare le difese dell’altro.
Hitomi riuscì ad assestare alcuni colpi, ma solo quel tanto che le impediva di non essere sopraffatta.
Itachi le lasciava intravvedere brevi spirargli, ma spesso erano trappole che miravano a farla avvicinare, a scoprirsi.
Finì un paio di volte a tappeto, e molti dei colpi di Itachi andarono a segno indebolendola, ma sempre riusciva a rialzarsi a rimettersi in piedi.
Al contrario di lei, Itachi non mostrava alcun segno di cedimento; non una goccia di sudore.
Lentamente, per confonderla aveva variato alcune mosse, aveva finto di portare un colpo solo per cambiarne la traiettoria all’ultimo istante.
La ragazza si fermò con la schiena ad un tronco; era sfinita e le membra le dolevano per i colpi ricevuti.
           Il sudore le appannava la vista.
           Non era così brava nel kumite, non come lui perlomeno.
Raramente riusciva a portare un attacco, più spesso doveva cercare di difendersi e questo non le dava tempo per pensare una valida strategia.
Si accorse che forse l’errore consisteva nel pensare a lui, nel pensare al suo avversario; a quello che gli aveva visto fare.
Infine non era diventata altro che la brutta copia di Itachi?
Si morse le labbra; mai!
Doveva dimenticarselo, scordarsi di lui e usare quello che aveva imparato sul taijutsu; solo quello.
-      Finiamola qui…- Itachi le bloccò le braccia con una sola mano e le puntò un kunai alla gola.
Hitomi ne approfittò per allentargli un calcio che lui schivò saltando indietro – se sei stanco riposati!
Rapidamente fintò a sinistra, poi cambiò traiettoria balzandogli alle spalle; lui si voltò per affrontarla ma Hitomi lo schivò abbassandosi e colpendo alle gambe per fargli perdere l’equilibrio.
La mossa riuscì quasi completamente, ma Itachi fu lesto a trasformare la caduta in un contrattacco.
Spostandosi rapidamente la costrinse a parare gli attacchi senza potersi disimpegnare finchè con un violento colpo non la spinse contro un muro; l’impatto la fece scivolare a terra priva di forze.
Respirava a fatica: i muscoli, tutto il suo corpo urlava di dolore.
Non riusciva neanche a pensare.
           Rapido Itachi sguainò la katana e gliela puntò al petto. Gocce di  sudore gli imperlavano la fronte – Fermami, dimmi di fermarmi!- Le sussurrò stancamente - dimmelo ti prego!
Aprì gli occhi  fissandoli sul volto pallido di lui; era così bello! Il pensiero le provocò un fremito. Irrigidì i muscoli e con una rapida rotazione si sottrasse alla spada di Itachi.
Pancia a terra sguainò la katana e si rigirò per piantarla sotto la corazza del giovane, nel punto vicino al ventre; la lama penetrò facilmente.
           Itachi si tirò indietro vanificando la mossa; si tamponò il sangue incredulo.
La sagoma di uno shinobi dalla maschera arancione a spirale si materializzò da dietro un palo della luce - ..mi piace questa ragazza. Se fosse un po’ più ragionevole potremmo portarla con noi; stavo giusto cercando ninja di talento! – Si avvicinò come per osservarla meglio - sei brava ad occultarti, ti sei tradita solo per un breve istante altrimenti quel giorno non mi sarei accorto di te, davvero brava!
Hitomi lo guardò con odio; puntellandosi alla spada si mise in ginocchio. – Tu sei la feccia degli shinobi, il cancro del nostro clan, il principio della nostra perversione! Non verrò mai con te, io non sono come Itachi! – Piantò a terra la katana e in un istante l’aria attorno a Madara vorticava di shuriken e kunai.
        Come per magia attraversarono il corpo dell’uomo mascherato.
 Beffardo Madara si rivolse ad Itachi . - Molto carina la tua ragazza;  è un vero peccato sprecare del buon materiale. Sbrigati ad ucciderla, non abbiamo molto tempo! – In un istante sparì in una piega del tempo.
Itachi non lo guardò neanche ; i suoi occhi erano sempre fissi su Hitomi sul suo corpo martoriato di ferite, ferite inferte da lui stesso.
Le si avvicinò; non sapeva bene cosa dovesse fare.
Voleva che vivesse, poteva ancora salvarla.
-      ..perchè Madara…perché…- Gridò lei colmando la distanza che li separava,  afferrandolo per il collo della blusa.
 Lui la strinse a sé; sentendola tremare – per sorvegliarlo! E’ la seconda parte della missione; lo hai sentito sta radunando shinobi, particolari shinobi. Vuole la sua vendetta su Konoha e sul mondo dei ninja. Non mi sono venduto a lui, io lo detesto, non mi fido di lui!
-      Allora è questa la strada che hai scelto per te? – Hitomi lo abbracciò. Sentiva la speranza morire, fuggiva via insieme a quei bellissimi occhi scuri, gli occhi di Itachi, il suo viso così dolce quando parlava con la madre, col fratellino.
 Lentamente Itachi estrasse la shinobigatana – vieni con me oppure dovrò ucciderti! – La voce gli tremava.
-      Uccidimi affinchè il mio sangue, affinchè io sia per sempre con te! Uccidimi così che io possa rinascere libera, senza il peso del clan che mi lacera l’anima, uccidimi perché senza di te non posso vivere, uccidimi perché non posso seguirti sulla strada che hai scelto per te! – Lo strinse forte, sempre più forte poggiandogli la testa sul petto, come un’offerta.
Lui alzò la spada e senza esitare l’affondò nella carne bianca.
In un istante il sangue gli imbrattò il viso, i capelli; gocciolava dappertutto come una cascata scura mentre il corpo della fanciulla sembrava sciogliersi fra le sue braccia.
La prese in braccio mentre il volto di lei sembrava sbiadire e un sorriso leggero la rendeva più bella.
-      Sono la tua fine, il tuo assassino, come puoi sorridere? – Le lacrime gli bagnarono il viso –.
-      Ascolta il nome che ho scelto per me! – Sussurrò mentre le forze l’abbandonavano.
Il volto di Itachi si illuminò per un istante mentre ascoltava il nome che Hitomi aveva tanto desiderato, per la speranza di una nuova vita .
 Era un nome bellissimo, era un simbolo, era ciò che aveva permesso a quella ragazza di non impazzire.
Lui aveva ucciso quella speranza; aveva reciso l’ultimo filo che teneva Hitomi in vita.
Eppure lei sembrava così serena mentre dal suo corpo svaniva ogni traccia di calore; mentre il sangue bagnava il terreno .
Itachi  pianse in silenzio stringendo a sé il corpo zuppo di sangue – il tuo sangue mi darà la forza per sterminare questo clan!
Si rialzò e presala in braccio la distese sotto un albero.
Le incrociò le mani sul petto e poggiatole un delicato bacio sulle labbra esangui, le carezzò un’ultima volta il viso cereo, i lunghi capelli neri.  –Presto saremo di nuovo assieme e ti chiamerò col tuo vero nome! –
Voltatole le spalle si avviò verso il suo destino di sangue.
 
 

 
Roma 3 maggio 2010 ore 11.34
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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