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Autore: Aleptos    22/03/2007    6 recensioni
E se Vogler... [Troppo presi a nascondersi e cercarsi]

Non una vera e propria song-fic, ma contiene frasi prese da una canzone. Sospetto OOC per House.

Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, James Wilson, Lisa Cuddy
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ecco la one-shot promessa. Premetto che non mi piace poi tanto: mi sembra di essere passata dai personaggi logorroici della raccolta "Perchè si sa..." a qualcosa di meglio, ma non mi sembra abbastanza, ecco. Non mi sembra un buon risultato. Ditemi lo stesso cosa ne pensate, così ritento.

=.= uffa.

A puro titolo informativo, il titolo significa "Nascondere e cercare" o anche solo "nascondino".

C'è rischio di OOC, quindi se lo pensate anche voi ditemelo e metterò l'avvertimento. Non ricordo di preciso se in quel punto della serie Wilson viveva con House, quindi prendetela come licenza poetica. Hamstrong è un nome totalmente inventato... altra licenza poetica.

Le parentesi sono citazioni da "Hurt" di Christina Aguilera.

 

Hide and seek

 

 

Raccogliere le proprie cose e andarsene, offeso, ferito nell'orgoglio e chissà quant'altro, non era stato che l'inizio, la prima battuta di un inatteso ultimo atto, di un copione mai letto.

Quell'ultimo sguardo aveva lasciato il sipario aperto su una scena che nessuno dei due voleva o aveva il coraggio di interpretare. Troppo presi a nascondersi e cercarsi, impegnati in quel continuo lottare e sfidare sé stessi a continuare a dire che non era vero.

Sei zeri e tutto quello che erano diventati era solo un altro ricordo tra il doloroso e il malinconico, che veniva fuori la notte a far compagnia a due bottiglie di birra e una sbronza solitaria.

Lei che non aveva potuto salvarlo si sentiva in colpa, lui che non era stato salvato si convinceva a dare la colpa a lei; l'amico di entrambi li guardava tentare di odiarsi, zittito, in silenzio.

Lisa Cuddy, unica donna a capo di un intero ospedale, soffocava il senso di colpa lavorando e null'altro, perchè il tempo era davvero troppo poco... specialmente per chiamare lui.

[Sometimes I wanna call you

but I know

you won't be there]

L'ironico, cinico, misogino, bastardo Gregory House era disoccupato, e se la prendeva con il suo ex-capo.

James Wilson, in versione Cupido in erba, che nella vicenda non c'entrava nulla se non per il fatto di essere amico di entrambi, si arrovellava il cervello tentando di trovare un modo di sistemare le cose.

"L'ospedale può fare a meno di te, per una sera"

"Un paziente con il fegato a pezzi non può fare a meno di me, Wilson. Sai, sono il suo medico."

Uno dei nuovi computer passò loro davanti, trasportato da due uomini dai bicipiti abbronzati. Lisa entrò nella camera sterile.

[It's you I miss]

 

 

Non ricordava quando quella foto fosse stata scattata. Non di preciso, almeno.

Il suo unico sorriso non sarcastico mai immortalato faceva bella mostra di sé nella cornice blu, sulla mensola più alta. Quell'attimo rubato in cui Cuddy rideva e lui sorrideva di rimando, mentre Jimmy e una bionda ormai sconosciuta prendevano il sole poco distante, sdraiati sullo stesso prato.

Non ricordava cosa avesse detto di così divertente -lei non era capace di fare battute, seria com'era- né chi avesse scattato quella foto.

Non ricordava neanche perchè, quando l'aveva vista in un cassetto insieme ad altre foto dei tempi del college, avesse deciso di incorniciarla.

Ma restava il fatto che quella sua amica -quella parola gli era uscita spontanea, e non aveva fatto in tempo a fermarla- non aveva mosso un dito per evitargli il licenziamento. Non aveva ascoltato Wilson quando sbraitava qualcosa sul consiglio; aveva preso il giubbotto e se n'era andato senza ascoltarlo.

La rimise al suo posto. Cioè dove non poteva vederla.

 

 

Wilson aveva lasciato un biglietto.

"Domani sera esci a cena con noi. Ci sono altri medici all'ospedale, sai? Il numero è 0204816349. Fammi sapere a che ora ti passo a prendere."

Considerò ragionevolmente i pro e i contro e confermò l'impulso iniziale di dire no.

Poi pensò a quanto tempo avrebbe dovuto passare ad ascoltare i discorsi dell'amico-collega che affermava qualcosa di assurdo del tipo che si stava deprimendo.

Cambiò subito idea.

 

"Questa è la segreteria del dottor House -e di James Wilson, per ora-. Se c'è un alluvione, un terremoto o qualcuno sta morendo, non me ne importa. Fatemi un favore e riattaccate. Beep!"

"Wilson? Sono Lisa. Mi hai convinto. Una sera fuori mi farà bene, e domani Hamstrong può sostituirmi. Richiamami quando torni"

"Cosa c'entri tu con domani sera?"

"Ah, allora c- House?"

"Chi ti aspettavi di trovare? E' casa mia, questa! Non sapevo ti piacessero le serate tra uomini a base di birra, football e risse da pub. A quanto pare mi ero sbagliato sul tuo conto"

"Non preoccuparti, House. Non rovinerò la vostra serata tra uomini. Click!"

Lisa Cuddy passò la serata con un film d'azione e mezza confezione di pop-corn -in fondo, ogni tanto si può sgarrare, con la dieta. Specie se è stata una giornata stressante.

Gregory House si ritrovò davanti James Wilson.

E cominciò il litigio.

"Si può sapere che ti ha fatto?"

"A parte non muovere un dito, dici? Beh, mi è sempre stata antipatica, così rigida..."

"House, apri le orecchie perchè non te lo ripeterò: lei ci ha provato. Sono stati i membri del consiglio ad appoggiare Vogler, non lei. Basta con questa ingiusta e inutile vendetta"

[If only I knew

what I know today...]

Il ritornare prepotente della sua coscienza, che, anche se nascosta, c'era.

I pensieri ancora più nascosti, a metà fra il sonno e la veglia, che gli dicevano che no, tutto quello non era affatto giusto.

Greg si dichiarò sconfitto.

 

Il trillare molesto del cercapersone la schiodò dal divano proprio mentre, salvato il mondo con un rocambolesco taglio del solito filo rosso, il protagonista stava per dichiarare il suo amore a qualcuno che non fosse il suo bicipite.

Poco male, a dispetto del lieto fine sarebbero sorti problemi di ogni genere.

Una buddista, salutista, animalista, vegetariana amante del macrobiotico e un fissato della palestra eroe-mica-tanto-per-caso possono stare insieme senza scannarsi o insultarsi solo in un film.

Il tailleur era ancora sulla sedia, lo infilò in fretta e si rimise le scarpe abbandonate sulla soglia; prese le chiavi e aprì la porta.

"Che tempismo. Vedi, Wilson si è arrabbiato, quindi... ritratto tutto. Anzi, sai che ti dico? Usciamo adesso"

[I'm sorry for

blaming you]

 

"Non ho tempo di ascoltarti, House. Ho un paziente in punto di morte e dei familiari furibondi con cui passare la serata"

"D'accordo, sono stato antipatico... ma addirittura preferire loro!"

Le porte dell'ascensore si chiusero prima che gli fosse possibile dire altro, o soltanto salire insieme a lei.

 

 

Aveva lasciato l'avvocato a sbrigarsela con i parenti del quasi-defunto, che già pretendevano risarcimento. Noi non siamo Dio- avrebbe voluto dire, urlare- nessuno lo è...

Si era rifugiata nel reparto pediatria, e aveva letto la favola di Biancaneve a una bambina di poco più di quattro anni, che si era addormentata nel giro di cinque minuti.

Il suo telefono ruppe il silenzio che si era creato. Quella non poteva proprio essere una serata tranquilla.

"Pronto?"

"Sto partendo. Vado a Boston"

"E me lo dici ora?"

"Già. Pensa, una clinica privata. Niente camice"

"Non l'hai mai portato, il camice"

"E' vero"

Lisa camminava per i corridoi ora, ed era improvvisamente ed inspiegabilmente triste. Si fermò a una finestra, cercando con gli occhi qualche stella nel cielo inquinato. Non ne vide nessuna.

Il telefono era silenzioso, ma le stava bene. Non le andava di parlare.

"Non mi hai mai costretto a mettere il camice"

La dottoressa Cuddy andò estremamente vicina all'infarto, e accettò il bicchiere di carta che l'uomo davanti a lei le porgeva. Il contenuto, alcolico e bianco, forse era un Martini.

"Non vedo aerei per Boston, qui"

"Piccola bugia" sorrise "E poi ti dovevo almeno un drink"

Sarà stato l'alcool, ma Lisa le vide, le stelle.

E ogni volta che le guarderà penserà a quel bacio al Martini, in un corridoio buio dell'ospedale.

 

 

 

 

Impossibile. Non aveva sentito la sveglia.

Si mise a sedere sul letto e guardò l'orologio. Le nove e mezza. Tardissimo. Aveva una riunione con il consiglio, un sospetto di epidemia di morbillo nel reparto neonatale e i colloqui per le nuove assunzioni.

La voce arrivò soffocata dal cuscino.

"Che hai da agitarti tanto? Stavo cercando di dormire"

"Sono in ritardo! Un colossale ritardo!"

Un braccio la prese per la vita e la tirò di nuovo giù.

"Lisa...oggi è domenica"

Già. Finalmente domenica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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