Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: stolenheart    06/09/2012    1 recensioni
Cinque elementi, cinque terre. Una vita da salvare. L'ascesa al potere e la corsa per la gloria.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un gran vocio riempiva la grande sala del convito nella quale la famiglia reale stava pranzando. La principessa Arwen stava ammirando il cielo; era incredibilmente sereno quella mattina, i caldi raggi del sole penetravano attraverso le grandi vetrate da cui era circondata la stanza, riscaldandole le spalle nude.
Un grande sferruzzare di forchette, coltelli e il parlare concitato della gente la disturbava. Cercò svelta lo sguardo del padre, sussurrandogli qualcosa che servisse come scusa per farla allontanare immediatamente dalla stanza, e, dopo essersi congedata da tutti gli ospiti si avviò verso la propria camera da letto.
I corridoi del castello erano incredibilmente larghi che era possibile perdervisi; alle pareti si stagliavano imponenti stendardi colorati, ognuno di essi ricamato con eleganti disegni che, aggrovigliandosi fra loro, formavano armoniose figure geometriche. La principessa si tolse le scarpe, aveva quasi dimenticato quanto fosse piacevole camminare a piedi nudi sul vellutato tappeto rosso che si estendeva per il pavimento dell’intero palazzo.
Chiuse gli occhi e cercò di visualizzare i momenti della sua infanzia trascorsi in quella parte del castello, ma le fu difficile, se non impossibile, visualizzare delle immagini nitide e comprensibili. Aveva nostalgia di quei momenti, quando era ancora ignara di tutte le ingiustizie di cui la sua terra pullulava, quando la sua più grande preoccupazione era quella di trovare un buon nascondiglio per non farsi scoprire da sua madre.
Proseguì a passo svelto, girando prima a destra, poi a sinistra; ormai quel tragitto lo percorreva tutti i giorni, per lei era soltanto un processo meccanico che eseguiva senza prestarvi più alcuna attenzione.
Arwen entrò in camera sua passando attraverso un imponente porta sulla quale vi erano incise alcune rifiniture in oro, le quali contrastavano il colore rosso ruggine del legno.
La stanza era in ordine come al solito: letto rifatto alla perfezione, libri allineati sugli immensi scaffali in ordine alfabetico e quaderni accuratamente impilati sopra la grande scrivania. Persino i suoi abiti, visibili attraverso la parete di vetro scorrevole che fungeva da anta dell’armadio, erano allineati lungo la parete in scala di colore, da un blu notte fino ad uno sgargiante giallo. L’ordine, a volte, le faceva venire la nausea. Si diresse verso il cassettone che si trovava a sinistra del letto a baldacchino dal quale pendevano tende di un bianco splendente, costituendo un incantevole drappeggio. Scostò con grazia la sedia facendo attenzione a non graffiare il delicato pavimento in parquet e si sedette.
Aprì il vecchio cassetto di legno strattonando con forza la maniglia a forma di ferro di cavallo, e ne estrasse una spazzola color rosa pastello. Alzò lo sguardo, la cornice dello specchio era splendente, seppure avesse il doppio degli anni di Arwen non presentava scalfitture, né segni di invecchiamento e presenza di ruggine; dopo tutto faceva parte del corredo di nozze di sua madre, un regalo del fabbro più conosciuto in tutte le cinque terre: Beleg.
La ragazza poteva vedere la sua immagine riflessa alla perfezione. I capelli erano raccolti in una coda alta, alcuni boccoli le scendevano sulla fronte, accarezzandole le sottili e lunghe ciglia che incorniciavano un paio di occhi color nocciola. Iniziò a togliere una alla volta, facendo attenzione a non farsi del male, delle piccole mollette di vetro che le servivano a tenere in ordine la folta chioma, poggiandole con delicatezza sul piano del cassettone; una volta terminato il lavoro scrollò elegantemente la testa, lasciando che i boccoli dorati le ricadessero fluidamente sulle esili spalle. Dopodiché prese la spazzola e, sempre con molta cura, spazzolò i capelli, non tanto perché ne sentisse il bisogno, ma forse perché sperava che tutti i suoi pensieri scivolassero via, insieme a ciocche di capelli superflue e secche. Le era sempre piaciuto pettinarsi; fin da piccola non aveva mai permesso che le balie di corte lo facessero per lei. Chiuse gli occhi, cercò di svuotare la mente dai pensieri, e per un attimo ci riuscì, nella sua mente vi era soltanto lei, lei e nient’altro, lei e nessun’altro; poi un’immagine, confusa, distorta, una figura scura, possente e terribile. La spazzola le scivolò via dalle mani, tirando via con sé anche una ciocca di capelli; la ragazza aprì gli occhi di scatto, si portò la mano alla bocca e soffocò un grido. Aveva la gola arsa, e poteva sentire il battito del suo cuore che era improvvisamente divenuto irregolare. Si guardò allo specchio, quello che vide era soltanto un’immagine confusa, le girava la testa; cercò di raggiungere il letto a tastoni e, una volta fatto vi si buttò a peso morto. Poteva avvertire una forte morsa, una morsa che la stringeva a sé, ma non riusciva a divincolarsi, era troppo forte, e lei troppo debole; il suo corpo si rilassò e lasciò che l’ombra l’avvolgesse nel suo amaro abbraccio.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: stolenheart