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Autore: _Dolphin_    06/09/2012    3 recensioni
Giada è una diciassette qualunque, che ama la musica, odia la scuola e fa tutto quello che fanno le persone normali, ma qualcosa cambia quando durante una normale giornata di scuola qualcuno spara in classe e Giada scampa alla morte per un soffio. Questa storia è fatta di lacrime, risate, affetti, amicizie, ma soprattutto ansia.
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Questa è una nuova Fan Fiction che spero vi piacerà. Non l'ha letta mai nessuno e l'ho completata un'ora fa perciò ho deciso di pubblicarla subito. La copertina rappresenta a grandi linee la storia, anche se in realtà nella foto manca un altro personaggio importante, ma ho deciso dopo di farlo diventare importante e quindi la copertina era già fatta.
Adesso vi lascio leggere il primo capitolo, aggiornerò abbastanza spesso (spero di essere abbastanza veloce anche quando inizia la scuola! çç ). Aspetto le vostre recensioni, positive o negative che siano! ;)
Buona lettura!


A Damn Smile


Vivi la vita attimo per attimo, come se fosse l'ultimo.”
Jim Morrison.


Capitolo Uno.


Il sole inizia a sorgere e un po' di luce entra dalle persiane che ho lasciato aperte come ogni notte, perchè dormire al buio non mi piace. Mi sono svegliata prima ancora che suonasse la sveglia, ma cerco lo stesso di riprendere il sonno, anche se tra poco suonerà e infatti, non ho nemmeno il tempo di finire questo pensiero che il telefono si illumina, vibra e canta una canzoncina abbastanza irritante. Spengo la sveglia e mi alzo facendo tutto quello che faccio ogni mattina.
Alle sette e trenta vado alla fermata dove saluto i ragazzi che prendono il pullman con me. Stiamo in silenzio fino all'arrivo dell'autobus, perchè alle sette e mezza del mattino nessuno ha voglia di parlare, nemmeno l'autista che a malapena ricambia il mio saluto. Prendo il mio solito posto, mi metto le cuffie e ascolto un po' di musica. So che dovrei ripassare biologia, la mia coscienza mi dice di ripassare e so che dopo me ne pentirò, ma non ho nessuna voglia e anche se mi mettessi a leggere non riuscirei a capire niente perchè non sono abbastanza attiva.
Dopo mezz'ora di strada arriviamo a scuola e come al solito la campana è già suonata. Entro in classe e sono già tutti seduti e la professoressa ha iniziato a fare l'appello.
-Buongiorno- saluto.
-Giada sei sempre in ritardo!- risponde la prof di francese con aria scocciata.
-Scusi, è arrivato ora il pullman-
Vado a sedermi al mio posto, vicino a Giuseppe, saluto le altre mie compagne e iniziamo ad aggiornarci sulle ultime news, ma non facciamo in tempo a iniziare che la professoressa ci richiama e inizia la sua solita lezione noiosa.
Prendo la matita e inizio a pasticciare il banco, ma quando la calco troppo si spunta perciò prendo il temperino e sto per iniziare a temperare buttando la tempera per terra, ma l'occhiataccia dell'insegnante mi fa capire che devo andare al cestino perchè altrimenti sporco per terra.
Inizio a temperare, ma le mie mani fatte di ricotta mi fanno cadere il temperino per terra e tutto accade in un secondo. Mi inchino per raccoglierlo e nell'esatto momento in cui sto per afferrarlo sento uno sparo.
Non ho il tempo di pensare a nulla, i miei compagni urlano e si scatena il panico. Mi rialzo e riesco a vedere il proiettile che si trova nel muro, alla stessa altezza dove si trovava la mia testa prima che mi cadesse il temperino. Non ho il tempo di pensare a niente, usciamo dall'aula e scappiamo fuori, mentre per tutta la scuola si crea una confusione e un panico contagioso.

Nel giro di dieci minuti è arrivata la polizia e iniziano a fare domande a tutti i presenti e in attesa che arrivi il mio turno mi siedo nel marciapiede cercando di respirare. Sto tremando e non riesco a smettere di pensare che se non mi fosse caduto il temperino a quest'ora sarei finita sotto terra. Mi assale una nausea improvvisa e Alessia si siede affianco a me e mi abbraccia.
-Ce la siamo vista brutta. Ho paura perfino a stare qua seduta. Guarda come mi tremano le mani-dice lei.
Annuisco.
-Anche io mi sento malissimo, ma tu che hai visto?-
-Niente, non ho fatto in tempo a vedere niente perchè è successo così velocemente. Ma secondo te, perchè proprio a noi?-
Riesco soltanto a fare spallucce perchè poi due poliziotti si avvicinano per dirmi che mi vogliono parlare e Alessia se ne va.
Un poliziotto è in borghese, l'altro in divisa. Quello in borghese è giovane, alto, con degli occhi scuri ma bellissimi, una barba non molto folta e un bel sorriso. Il poliziotto in divisa è giovane anche lui, i capelli scuri e leggermente ricci, occhi verdi ed è alto più o meno quanto l'altro.
Vorrei alzarmi, ma sono sicura di non essere assolutamente in grado di restare in piedi, le mie gambe tremano così tanto che se mi alzassi cadrei sicuramente.
-Ciao Giada, io sono il commissario Riccardo Serra e lui è il sovraintendente Luca Cabassi. Vogliamo farti qualche semplice domanda, niente di cui preoccuparsi.- dice il poliziotto in borghese.
-Piacere. Scusatemi se non mi alzo in piedi, ma sono certa che le mie gambe non reggerebbero.-rispondo cercando di calmarmi, perchè a quanto pare il tremore non sembra voler diminuire.
-Non preoccuparti, capisco che quello che è successo oggi non è qualcosa che succede tutti i giorni. Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno.- dice con voce gentile e rassicurante il commissario.
-Sa, non è perchè hanno sparato alla finestra della mia classe che sto tremando e non è nemmeno perchè ho paura di stare qua perchè potrebbero sparare di nuovo, ma è perchè sono scampata alla morte per un soffio. Quel maledetto proiettile si trova esattamente dove mezzo secondo prima dello sparo si trovava la mia testa, ha idea di che cosa significa? Non so quale Santo mi abbia salvato, so solo che sarei dovuta morire oggi.- dico tutto ciò con una consapevolezza che prima non avevo. Sono scampata alla morte, mettetela come volete ma quel proiettile era per me. Qualcuno mi ha salvato, non so bene chi, ma in ogni caso, grazie!
I poliziotti si guardano per qualche istante e cambiano totalmente espressione. Una ruga profonda è apparsa nella fronte del commissario.
-Sai dove si trova il proiettile? Nessuno è riuscito a dirlo perchè nessuno ha visto niente e noi stiamo aspettando i colleghi per fare il sopralluogo.-
Faccio un sorriso storto.
-Il proiettile si trova nel muro dietro la porta, dove c'è il cestino a circa un metro e sessanta di altezza. Se non mi fosse caduto il temperino e non mi fossi inchinata a raccoglierlo a quest'ora non sarei stata qui a parlare con voi.- dico mentre guardo le mie mani che tremano.
Il commissario dice all'altro poliziotto di andare a verificare se realmente è così e quando se ne va, si inchina per guardarmi bene negli occhi.
-É stato sparato un solo colpo vero?-
Annuisco.
-Sai che cosa significa?- chiede con una dolcezza e una preoccupazione nella voce quasi irreale.
Annuisco di nuovo.
-Significa che ero io il bersaglio. Stava sparando a me.- rispondo con la voce che mi trema e mentre le lacrime mi salgono agli occhi, ho come la certezza che non sia finita qua. Ho la sensazione che questo sia soltanto l'inizio di una vera e propria caccia.

   
 
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